GEOPOLITICA DEL MONDO MODERNO

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Giacomo Pratali - page 8

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Libia: “Impossibile soluzione politica rapida”

Medio oriente – Africa di

La profanazione del cimitero italiano a Tripoli e il presunto confinamento di alcune imbarcazioni italiane nelle acque territoriali libiche. In questo scorcio di novembre, i rapporti diplomatici tra Italia e Libia hanno subito un brusco raffreddamento. Per trattare questi temi, European Affairs ha intervistato la dottoressa Giovanna Ortu, Presidente dell’Associazione Italiani Rimpatriati dalla Libia, espulsa da Gheddafi, assieme ad altri 20mila connazionali, nel 1970.

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Dopo la devastazione del cimitero italiano in Libia, qual è stata la posizione assunta dal governo italiano? Avete ricevuto sostegno?

“Sono andata dal sottosegretario agli Esteri Mario Giro, con il quale avevo in programma un appuntamento già prima che accadesse questo episodio: ho trovato molta disponibilità ma anche preoccupazione circa il contesto creatosi in quel Paese. Nel frattempo, c’è stato anche il fallimento del mediatore ONU Bernardino Leon. La situazione tra le diverse fazioni si è ormai troppo incartata. Secondo me, il prolungarsi di questa dualità tra Tripoli e Tobruk ha aumentato le frizioni: se l’accordo, invece, fosse stato raggiunto prima, non ci sarebbe stato il tempo per i gheddafiani di riprendersi e per le altre organizzazioni di radicarsi sul territorio”.

 

Non è la prima volta che il cimitero italiano in Libia è stato vittima di azioni simili. L’ultimo caso risale al gennaio 2014. Crede che questi episodi siano mossi da un sentimento antitaliano o siano gesti politici premeditati?

“A mio parere, non sono fatti mossi da sentimento antitaliano. I fatti criminosi accaduti fino agli anni 2000, che poi ci indussero a restaurarlo nel 2004, sono collegabili alla microcriminalità. Anche l’episodio del gennaio 2014 o altri più recenti sono dello stesso tenore. Tuttavia, non posso giudicare se l’ultimo fatto sia di stampo politico. Quello che è certo è che già da diverso tempo la nostra associazione temeva che le devastazioni e i furti presso il sacrario italiano in Libia potessero divenire oggetto di strumentalizzazione politica”.

 

Il recente incidente diplomatico tra Italia e Libia è una chiara strategia internazionale atta a volere escludere il nostro Paese dal ruolo guida di un’eventuale azione militare sotto l’egida dell’Onu?

“In questo momento, noto una grande dicotomia tra il sentimento del popolo libico e chi intende speculare sulle divisioni interne per mettere in crisi i rapporti tra Italia e Libia che, in fondo, si erano rimessi sulla giusta strada nella fase finale della dittatura di Gheddafi. Mi chiedo: quanto tempo ci vorrà per ritornare a quella identità di sentimenti e vedute che ha caratterizzato gli ultimi 100 anni dei rapporti tra italiani e libici?
Tornando all’incidente diplomatico di qualche giorno fa, ritengo che, mentre tutti lodano Berlusconi per il trattato firmato con Gheddafi nel 2008 che sembrava così a favore dell’Italia, gli altri partner europei si siano ingelositi di quel rapporto tra Italia e Libia, dato che questo Paese è ricco dal punto di vista energetico e fonte di enormi commesse per il settore delle grandi opere. Quel trattato aveva tolto una fetta troppo grossa agli altri Stati europei. Comunque, non avrei mai creduto che i Paesi occidentali si lanciassero in una guerra, come accaduto nel 2011, senza avere un piano istituzionale ed economico postbellico”.

 

Lei che conosce il contesto sociale libico, crede che vi siano margini per la creazione di un governo di unità nazionale? Ormai la presenza dello Stato Islamico è radicalizzata: davvero questa organizzazione rispecchia la cultura religiosa del popolo libico?

“Sono molto pessimista per una soluzione positiva nel breve termine. Infatti, anche le analisi moderatamente ottimistiche fatte da esperti di geopolitica sono state smentite dai fatti. La Libia che conosco è quella di molti decenni fa. Tuttavia, nelle tre volte che ho avuto occasioni di tornare a Tripoli, i giovani incontrati erano pieni di sentimenti ma poco alfabetizzati e a contatto con il mondo esterno attraverso la televisione italiana. Quello che mi aveva colpito era stato il trovare donne che lavoravano nelle istituzioni e nei ministeri a volto scoperto. Però, non è possibile uscire da 40 anni di dittatura indenne. La popolazione, vulnerabile, è stata vittima di organizzazioni come il Daesh, insediatesi nel tessuto sociale libico”.
Giacomo Pratali

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Libya: “Short-term outcome is impossible”

Europe/Middle East - Africa di

Italian cemetery profanation in Tripoli and supposed Libyan territorial waters violation from Italian ships. This November, diplomatic relations between Italy and Libya have risked to break off. For these issues, European Affairs interviewed Dr. Giovanna Ortu, President of Association of Italians Repatriated from Libya, expelled by Gaddafi, along with other 20 thousand compatriots, in 1970.

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Dr. Ortu, after Italian cemetery profanation, what was the position taken by the Italian Government? Did you receive support?

“I went to the Undersecretary for Foreign Affairs Mario Giro, with whom I had already scheduled an appointment before it happened this episode: he was very helpful, but also worried about Libyan context. Meanwhile, there was also UN mediator Bernardino Leon failure. The situation between different factions has become too complicated. In my opinion, this long-time duality between Tripoli and Tobruk increased the infighting: if the agreement was reached before, Gaddafi followers could not reorganize themselves and Islamic State could not take root “.

 

It is not the first time that the Italian cemetery in Libya was victim of similar actions. The last one was in January 2014. From your viewpoint, are these event advanced by anti-Italian reasons? Otherwise, by political factors?

“In my opinion, they are not advanced by anti-Italian reasons. The criminal acts happened up to 2000, which then led us to restore it in 2004, can be connected to petty crime. Even the incident in January 2014, or other latest ones, are of the same standard. However, I can not judge if the last one is politically motivated. Surely, our association feared for a long time that these desecrations could politically exploit. ”
In your opinion, is recent diplomatic incident between Italy and Libya an international strategy to exclude Rome from the leading role of a possible military action under the aegis of the UN?

“At the moment, there is a big difference between Libyan population feeling and those who speculate on the internal divisions to undermine relations between two countries. I think that agreement signed by Berlusconi and Gaddafi in 2008, in favor of Italy, caused a reaction of other European partners. Indeed, this country has several oil reserves and needed infrastructure works. That treaty had taken a slice too big to other European states. However, I would never have believed that Western countries to embark on a war, as happened in 2011, without having an institutional level, and the postwar economic “.
You know Libyan social context very well: is still possible to create a national unity government? Islamic State is always more rooted: can this organization really reflect Libyan religious context?

“I am very negative about a short-term positive outcome. Even more optimistic analysis made by geopolitical experts was failed. The Libya that I know is of many years ago. However, I’ve had opportunities to go to Tripoli three times. There I met young people were full of feeling but unschooled. However, I found women who worked in institution and with uncovered face. I think that it’s very difficult back to normal after a 40 years dictatorship. So, this weak population has been victim of Daesh propaganda. ”
Giacomo Pratali

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Francia attacca IS. USA-Russia cooperano?

Varie di

L’aviazione francese ha intensificato i bombardamenti su Raqqa all’indomani dell’attacco terroristico a Parigi. Nel G20 in Turchia, il bilaterale tra Obama e Putin lascia intravedere degli spiragli su una comune strategia in Siria.

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Lo stato di guerra proclamato dal presidente francese Francoise Hollande ha già avuto un seguito. Non solo entro i confini nazionali. L’aviazione d’oltralpe, infatti, ha intensificato, nella notte del 15 novembre, i bombardamenti sulle postazioni strategiche in Siria. Il Ministero della Difesa ha dichiarato che sono 12 gli aerei totali impiegati, i quali hanno intensificato i raid presso Raqqa, capitale dello Stato Islamico, e preso di mira un centro di comando e un campo di addestramento.

Gli attacchi di Parigi hanno quindi portato ad una immediata reazione da parte dell’Eliseo. E, soprattutto, il governo non è spaventato dal fatto che, proprio i raid delle settimane scorse in Siria, sono stati una delle cause di quanto successo il 13 novembre. Gli attacchi aerei di queste ore sono, inoltre, il frutto della collaborazione tra Francia e Stati Uniti, già presenti sia sul territorio siriano sia su quello iracheni, che hanno fornito un supporto logistico e di intelligence.

Proprio il presidente degli Stati Uniti Barack Obama ha intrattenuto un proficuo colloquio con il suo omologo russo Vladimir Putin nel corso del G20 di Antalya (Turchia). Negli oltre 30 minuti di faccia a faccia, alla luce degli attentati di Parigi, si sono riavvicinati, tanto che la Casa Bianca ha definito la discussione come costruttiva.

Al netto della questione ucraina e dei confini NATO in Europa, quanto avvenuto a Parigi potrebbe aprire lo scenario di una cooperazione militare in Siria, al fine di “risolvere il conflitto nel Paese”, si legge nella nota diffusa dopo il vertice. Pur con la questione del sostegno ad Assad ancora in ballo, la strategia del terrore dello Stato Islamico potrebbe avere un effetto contrario e ricompattare Occidente e Russia in nome della lotta al Califfato.
Giacomo Pratali

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France bombs IS. G-20: US-Russia deal?

Europe/Middle East - Africa di

France drops bombs on Raqqa after Paris attacks. During the G20, Obama and Putin talk about a common strategy in Syria.

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France have reacted to act of war of the Islamic State, as defined by French President Francoise Hollande. Not only within national borders. French aviation have intensified, durinf the night of November 15, the bombings on strategic locations in Syria. Ministry of Defence said that 12 aircrafts have been employed to attack Raqqa, the capital of Islamic State, and targeted a command center and a training camp.

So, Paris attacks led to an immediate reaction from the Elysee. And, above all, the government is not scared by the fact that just recent raids in Syria have caused bloody reaction on November 13. This military action is in cooperation with the US, already operating in Syria and Iraq, which have provided logistical and intelligence supports.

During the G20 in Turkey yesterday, Barack Obama and Vladimir Putin agreed on the need for “a Syrian-led and Syrian-owned political transition”, as reported by the White House. Even if the Cremlin “don’t think that West had a unique point of view” and “differences on tactics still remain,” this meeting has been positive to partially reconnect two United States and Russia on Daesh front.7

Despite Ukrainian crisis and NATO expansion, Paris attacks could bring the Us and Russia to military cooperate in Syria, in order to find a”peaceful conflict resolution,” G20 statement reported. Isis strategy could bring to adverse effect, uniting West and Russia against Caliphate.

The strategy of terror of the Islamic State could have an adverse effect and reassemble the West and Russia in the name of fighting Caliphate.
Giacomo Pratali

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Leader Isis in Libia ucciso da F-15 Usa

Abu Nabil al Anbari, leader dell’Isis in Libia, considerato il regista delle stragi al Museo Bardo e nelle spiagge di Sousse a Tunisi, è stato colpito nei pressi di Derna, nella notte tra il 13 e 14 novembre, da due droni F-15 americani. Secondo il Pentagono, esiste la ragionevole certezza che l’uomo sia rimasto ucciso nel corso del raid.

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L’azione statunitense, avvenuta in contemporanea con gli attacchi terroristici parigini, segue quella in Siria del 12 novembre in cui è stato eliminato il boia Jihadi John.

A capo delle tre cellule del Daesh presenti in Libia, Wisam al Zubaidi (il vero nome di al Anbari) è stato capo operativo dell’Isis in Iraq nel 2014. Nello stesso anno, il leader Abu Bakr al Baghdadi, suo compagno di prigione in Iraq nel 2003, lo invia nel Paese nordafricano per sviluppare una rete di gruppi affiliati allo Stato Islamico.
Giacomo Pratali

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Head Libyan Isis presumed killed by US F-15

Abu Nabil al Anbari, leader of Isis in Libya, considered organizer of Bardo Museum attack in Tunis, was shot, in the night between November 13 and 14 by two Us American F-15 aircraft. Pentagon, believe to kill him. The US action, which happened simultaneously with attacks in Paris, following Jihadi John killing in Syria on November 12.

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Daesh in Libya Chief, Wisam to Zubaidi (the real name of al Anbari) was Islamic State commander in Iraq in 2014. In the same year, leader Abu Bakr al Baghdadi, his prison mate in Iraq in 2003, send him in the North African country to affiliate Libyan jihadist group to Caliphate.
Giacomo Pratali

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ISIS: rivendicazione e cause

Varie di

“La Francia manda i suoi aerei in Siria, bombarda uccidendo i bambini, oggi beve dalla stessa coppa”. E ancora: “13 novembre come l’11 settembre per gli americani”. È esplicita la rivendicazione degli attentati di Parigi da parte dello Stato Islamico. Rivendicazione, tuttavia, ancora da dimostrare secondo le autorità francesi e internazionali.
Nella lunga notte di terrore che ha sconvolto Parigi e tutta l’Europa, a cui hanno fatto seguito le dichiarazioni di sconforto e solidarietà da parte di gran parte dei leader mondiali, esiste l’altra faccia di questa medaglia.

I bombardamenti dell’aviazione francese delle postazioni strategiche dello Stato Islamico in Siria, le azioni in alcuni Stati africani, come Mali e Repubblica Centrafricana, dove peraltro la notizia dell’arrivo del Papa nei prossimi mesi ha provocato un alto allarme sicurezza per il Pontefice e le forze di sicurezza transalpine, hanno provocato la reazione degli uomini del Califfato.

Sul web sono stati diffusi hasthag (poi rimossi) come #Parigibrucia, fotomontaggi inneggianti alle azioni compiute nella capitale francese e l’annuncio che “il prossimo attacco sarà a Londra, Washington e Parigi”.

Gli attacchi terroristici hanno di fatto preso di sorpresa l’intelligence francese. Ma, già da diversi mesi, dopo i fatti di Charlie Hebdo del gennaio 2015, molti siti internet transalpini sono stati oggetto di attacco hacker, con la ricorrente scritta #Franceunderhacks.

Il coinvolgimento di adolescenti nei fatti del 13 novembre significa che i “foreign fighters” sono tuttora un’arma efficace per la propaganda del Daesh. Un’arma che mette a rischio la sicurezza di tutti i Paesi europei.

Seppure multiculturale da diversi decenni, la Francia, così come a catena gli altri partner europei, si scontrano con la difficoltà di reintegrare o combattere quella fetta di società, composta da immigrati o cittadini di seconda generazione, messa ancora più ai margini da due fattori: la crisi economica e l’emarginazione dovuta alla paura verso coloro che non sono davvero integrati nel tessuto sociale europeo.

 

Giacomo Pratali

 

Paris, Isis: claim and reasons

Europe di

“Celebrating the deaths of innocent people, what a vile world we live in.” “Oh God, burn Paris as you burned the Muslims in Mali, Africa, Iraq, Syria, and Palestine.” “As 9/11”. It’s explicit Isis claim responsibility for Paris attacks. But, according to French and International authorities, it’s already to prove it.

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In the long night of terror that shook Paris and all over Europe, to which have followed the statements of hopelessness and solidarity from majority of the world leaders, there is the downside.

The French aviation bombings to Daesh strategic locations in Syria, the actions in Mali and Central African Republic, where, however, the news of the arrival of the Pope in the coming months has caused high alert, have originated the Caliphate reaction.

Hashtag as #Parigibrucia (later removed), photomontages that exalted Paris attacks and the announcement that “the next attack will happen in London, Washington and Paris.”, has been broadcast on the web.

Indeed, terrorist actions have taken by surprise the French intelligence. But, for several months after the events of Charlie Hebdo in January 2015, many French websites have been hacked, with the recurring writing #Franceunderhacks.

Teenagers involvement in the actions of November 13 means that “foreign fighters” are still an effective weapon for propaganda Daesh. A weapon that threatens the security of all European countries.

Although multicultural since several decades, France, as well as other European partners, clash with the difficulty to reintegrate or fight that slice of society, composed by immigrants or second-generation citizens, marginalized because of two reasons: the economic crisis and the fear towards those who are not really integrated into the European social fabric.
Giacomo Pratali

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Farnesina agli italiani: “Evitare ogni spostamento”

BreakingNews di

In seguito agli attentati a Parigi del 13 novembre, il Ministero degli Affari Esteri italiano ha invitato gli italiani presenti nella capitale francese “ad attenersi alle indicazioni delle Autorità locali e ad evitare ogni spostamento. In caso di emergenza contattare Consolato Generale ai seguenti numeri: 33 (0)1 4430 4701, 33 (0)1 4430 4702, 33 (0)1 4430 4706 ed al Cellulare 0607227256”.

Parigi sotto assedio: l’11 settembre europeo

BreakingNews/Varie di

Almeno 127 e 197 feriti, di cui almeno 80 in condizioni gravi. Sono questi i drammatici numeri, destinati a salire di ora in ora, della serie di attentanti al grido di “questo è per la Siria” o “Allahu Akbar” che hanno sconvolto Parigi venerdì 13 novembre. 7 le azioni compiute nel cuore della capitale francese rivendicate dallo Stato Islamico.
Il più importante al teatro Bataclan, dove circa 1500 persone stavano assistendo ad un concerto rock. Qui, tre terroristi sono entrati in azione, prendendo inizialmente in ostaggio un centinaio di persone, mentre 30 sono riuscite a scappare subito. Gli attentatori hanno poi fatto fuoco sulla folla. Il blitz della polizia a tarda notte ha portato alla loro uccisione, ma anche al drammatico ritrovamento di 118 cadaveri.

Questo l’episodio più grave. Ma il terrore è durato per molte ore, nel corso delle quali si sono temute ulteriori azioni. E lo stato d’allerta, a cui ha fatto seguito la mobilitazione di oltre 1500 unità dell’esercito francese, ha riguardato molti punti del centro parigino. E di conseguenza il sangue e il numero di vittime è salito. 18 al bar La Belle Equipe, 15 a bar Le Carillon e al ristorante Le Petit Cambodge, 5 alla pizzeria La Casa Nostra, 3 all’esterno dello Stade France, dal cui interno, nel corso della partita amichevole Francia-Germania, sono stati uditi tre forti boati causati da altrettante esplosioni. Sull’altro fronte, oltre ai tre terroristi uccisi al Bataclan, sette si sono fatti esplodere.

Il presidente francese Francoise Hollande, presente alla partita, è stato fatto subito uscire per motivi di sicurezza e ha convocato un Consiglio dei Ministri straordinario. Nel discorso a rete unificate, il Capo di Stato ha chiesto ai parigini di aprire le loro case e di non fare mancare la solidarietà verso chi è stato coinvolto in questa serie di attentati. Ha dichiarato lo stato d’allerta alfa e annunciato la parziale chiusura e l’intensificazione dei controlli alle frontiere (nella mattinata è stato chiuso il valico del Monte Bianco che collega Italia e Francia).

“Nel momento in cui vi parlo sono in corso attacchi terroristici senza precedenti nella zona di Parigi. E’ una terribile prova che ancora una volta ci colpisce. Dobbiamo dare prova di sangue freddo. La Francia di fronte al terrore deve essere forte e grande. Rinforzi militari convergono sulla regione di Parigi per evitare nuovi attentati” , ha dichiarato Hollande.

 

Giacomo Pratali

Giacomo Pratali
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