GEOPOLITICA DEL MONDO MODERNO

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Palermo: Convegno all’Assemblea Regionale Siciliana sul regionalismo differenziato

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L’Università di Palermo e la Rivista giuridica “Nuove Autonomie” organizzano un importante convegno di livello nazionale sull’Autonomia differenziata delle Regioni a statuto ordinario, venerdì 26 e sabato 27 gennaio 2023 presso l’Assemblea regionale siciliana, Sala Piersanti Mattarella. Il convegno, dal titolo “L’Autonomia differenziata e l’ordinamento italiano”, si svolge a pochi giorni dall’approvazione in Senato del discusso disegno di legge governativo in materia. Vi prenderanno parte studiosi ed esperti provenienti dalle principali università italiane, che analizzeranno da diverse prospettive disciplinari gli effetti del regionalismo differenziato sull’unità nazionale, alla luce dei principi costituzionali di uguaglianza, solidarietà e coesione territoriale. Sono previste quattro sessioni di approfondimento tematico, con una tavola rotonda finale sulle prospettive dell’Autonomia differenziata in Italia. Il convegno intende offrire un importante momento di analisi e confronto accademico su uno dei temi di maggiore attualità istituzionale e politica nel panorama nazionale.

Qualità dell’aria, dal MASE 25 milioni di euro per Roma e Valle del Sacco

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La Giunta regionale del Lazio, presieduta da Francesco Rocca, ha approvato, su proposta dell’assessore Ambiente, Transizione Energetica e Sport Elena Palazzo, la delibera che ratifica lo schema di Accordo Integrativo per l’adozione coordinata e congiunta di misure per il miglioramento della qualità dell’aria, che verrà sottoscritto tra il Ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica e il Presidente della Regione Lazio. Leggi Tutto

Uno studio Eurispes mette a confronto l’economia del Mezzogiorno con quella della Germania dell’Est

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La storica frattura tra il Nord e il Sud del nostro paese ha radici antiche e problemi strutturali che ne rendono ardua la risoluzione. Il divario tra un Settentrione sviluppato e moderno ed un Meridione arretrato sembra cristallizzato e difficile da colmare. In questo contesto, il paragone con la Germania e la sua riunificazione può offrire utili spunti di riflessione.

La recente ricerca Eurispes “Mezzogiorno e Germania Est: un confronto” coordinata da Luigi Ruscello e pubblicata nella collana dedicata agli studi dell’Eurispes di Rubbettino Editore, si concentra proprio sul raffronto tra la condizione del Meridione d’Italia e quella della Germania Orientale prima della caduta del Muro. Lo studio prende in esame vari fattori socio-economici, dall’andamento demografico al Prodotto Interno Lordo, dai consumi al mercato del lavoro. Il quadro che ne emerge è di un dualismo italiano più marcato e difficile da sanare rispetto alla frattura tedesca.

In Germania, dopo un crollo iniziale, l’Est ha iniziato una lenta ma costante rincorsa grazie ad ingenti investimenti pubblici mirati. In Italia non c’è stato nulla di simile e lo sviluppo del Sud langue. Anche sotto il profilo demografico, nonostante i flussi migratori interni, la popolazione orientale tedesca tende a ridursi meno drasticamente di quella meridionale.

Passando all’economia, il Pil pro-capite del Sud arretra sempre più rispetto al Nord Italia, mentre quello dell’Est recupera parte del divario con l’Ovest tedesco. Il segreto è tutto nelle risorse stanziate per la coesione territoriale: in Germania si è investito in cinque anni oltre il doppio di quanto speso in Italia in quasi cinquant’anni.

I tedeschi, insomma, hanno fatto sistema e pagato un prezzo per riunificare non solo formalmente il loro paese. In Italia si sono alternate leggi speciali senza una vera strategia di riequilibrio. Anche nei consumi, l’Est tedesco ha superato il Meridione, che langue nonostante un tenore di vita un tempo migliore.

In conclusione, la comparazione tra doti e virtù teutoniche e debolezze italiane appare impietosa. Certo i tedeschi sono noti per la loro laboriosità e il senso di appartenenza alla comunità, mentre da noi il campanilismo la fa da padrone. Eppure, guardando al modello germanico, emerge chiaro che servirebbero ingenti capitali pubblici vincolati per il Sud, insieme ad un progetto di crescita che parta dal basso, dalla società civile e dall’imprenditoria locale.

Senza un piano organico di rilancio e una visione d’insieme, il Mezzogiorno rimarrà indietro. Le infrastrutture da sole non bastano: c’è bisogno di creare lavoro, assistenza sociale, servizi. Bisogna puntare su giovani e donne, troppo spesso costrette a emigrare. Serve insomma un nuovo sentimento di unità nazionale, altrimenti l’Italia rimarrà spezzata in due. Il confronto con la Germania, tra luci e ombre, può essere uno stimolo a non rassegnarsi ad un destino a due velocità.

La situazione in Medio Oriente dopo il 7 Ottobre

L’attacco che Hamas ha condotto contro lo Stato di Israele, lo scorso 7 Ottobre, rappresenta un ulteriore episodio del conflitto che devasta il Medio Oriente da circa un secolo (anno più, anno meno).

Per poter comprendere tale nuova fase di questa guerra infinita, è necessario esaminare gli aspetti che ad essa sono connessi al fine di potere avere una visione complessiva del suo significato.

Come tutti i conflitti, anche questo si svolge su piani paralleli ineluttabilmente interconnessi e le cui conseguenze richiedono una comprensione d’insieme per identificare le eventuali ipotesi di soluzione. Leggi Tutto

Prima seduta plenaria della nuova Commissione tecnica specialistica (Cts) per le autorizzazioni ambientali in Sicilia

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La Commissione tecnica specialistica (Cts) per le autorizzazioni ambientali in Sicilia ha tenuto la sua prima seduta plenaria, segnando un importante passo avanti nella riforma che mira a fornire risposte veloci alle richieste di investimento nella regione. L’insediamento di questa Commissione è stata sottolineata come un’azione prioritaria dal presidente della Regione Siciliana, Renato Schifani, che ha riconosciuto l’importanza di semplificare e accelerare le procedure autorizzative per sostenere lo sviluppo economico e ambientale dell’isola.

Durante la seduta plenaria, l’assessore regionale all’Ambiente, Elena Pagana, ha evidenziato il momento particolare che la Sicilia sta vivendo per le sfide energetiche. La regione si trova di fronte a importanti opportunità nel settore delle energie rinnovabili, ma è anche chiamata a gestire in modo sostenibile le risorse naturali e a tutelare l’ambiente. La Cts, attraverso una valutazione accurata e tempestiva delle richieste di autorizzazione ambientale, svolge un ruolo fondamentale nel garantire un equilibrio tra sviluppo economico e tutela dell’ambiente.

Il presidente della Cts, Gaetano Armao, ha tracciato un primo bilancio positivo dell’attività svolta dalla Commissione. Fin dalla sua istituzione, la Cts ha emesso 130 pareri e ha esaminato pratiche relative a investimenti per un valore complessivo di 2 miliardi di euro. Questi numeri testimoniano l’impegno della Commissione nel rispondere prontamente alle esigenze delle imprese e dei comuni siciliani, garantendo al contempo il rispetto delle norme ambientali e la salvaguardia del territorio.

Un obiettivo ambizioso della Cts è quello di azzerare l’arretrato delle pratiche entro un anno. La riduzione dei tempi di attesa per le autorizzazioni ambientali è cruciale per consentire alle imprese di pianificare e avviare i loro progetti in tempi ragionevoli. Inoltre, la Cts mira a fornire risposte certe alle imprese e ai comuni per sfruttare al meglio i fondi del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), che rappresentano un’opportunità significativa per la crescita economica e la transizione ecologica della Sicilia.

La riforma della Commissione tecnica specialistica per le autorizzazioni ambientali in Sicilia e il suo impegno a semplificare e accelerare le procedure autorizzative sono passi importanti verso uno sviluppo sostenibile e un ambiente più salubre per gli abitanti dell’isola. L’obiettivo di fornire risposte tempestive alle richieste di investimento e di sfruttare al meglio i fondi disponibili rappresenta una chiara volontà di promuovere lo sviluppo economico e ambientale della Sicilia, nel rispetto dei principi di sostenibilità e tutela dell’ambiente.

Convegno ASEL: patto strategico Sicilia-Sardegna nel segno dell’insularità

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L’insularità è da sempre un tema di grande importanza per le regioni costiere italiane e di recente è stato oggetto di discussione in un convegno organizzato dall’Associazione delle Regioni Insulari (Asel). Questo incontro ha visto la partecipazione di diversi amministratori provenienti da isole italiane, dalla Corsica alla Sicilia, che hanno condiviso le proprie esperienze e riflessioni sull’argomento.

Hanno partecipato alla conferenza: il Sindaco di Cagliari Paolo Truzzu; il Presidente A.S.E.L. Rodolfo Cancedda; il Presidente A.S.A.E.L. Matteo Cocchiara; il Presidente della Commissione speciale Insularità della Regione Autonoma della Sardegna Michele Cossa; il Professore Gaetano Armao, delegato del Rettore dell’Università di Palermo per le questioni legate all’insularità; l’Assessore all’Industria della Regione Autonoma della Sardegna Anita Pili, il Componente della Commissione speciale Insularità della Regione Autonoma della Sardegna Giuseppe Meloni e il Vicepresidente della Commissione Giustizia della Camera dei Deputati Pietro Pittalis. Gli intervenuti hanno portato la loro testimonianza sulle sfide e le opportunità legate all’insularità, sottolineando come l’insularità sia un tema che unisce la Sicilia, e la Sardegna, in quanto entrambe le isole affrontano problemi simili dovuti alla loro posizione geografica.

La presenza dei rappresentanti di diverse aree insulari italiane al convegno ha evidenziato l’importanza di rendere effettivo il principio di insularità, oggi inserito nella Costituzione italiana (art. 119). Questo principio riconosce le specificità delle regioni insulari e sancisce il diritto a pari opportunità rispetto alle regioni continentali.

Tuttavia, nonostante questa importante conquista legislativa, è necessario fare di più per garantire che l’insularità non rimanga solo una dichiarazione sulla carta, ma diventi una realtà concreta per Sardegna e Sicilia. Queste due regioni devono fare squadra e unire le proprie forze per ottenere pari opportunità rispetto alle regioni continentali.

Le sfide che le isole affrontano sono numerose e complesse. Tra queste, vi è la necessità di migliorare le infrastrutture di trasporto e connettività, sia marittima che aerea, per agevolare gli scambi commerciali e turistici. Inoltre, è fondamentale promuovere lo sviluppo economico e sostenibile delle isole, valorizzando le risorse locali e creando opportunità occupazionali.

In questo contesto, è essenziale che le istituzioni nazionali e regionali sostengano le richieste di Sardegna e Sicilia. È necessario destinare risorse adeguate per affrontare le specificità insulari e promuovere politiche di sviluppo mirate. Solo attraverso un impegno concreto e coordinato sarà possibile superare le sfide e sfruttare appieno il potenziale di queste regioni.

La valorizzazione dell’insularità non riguarda però solo Sardegna e Sicilia, ma può rappresentare un modello di sviluppo per altre regioni insulari italiane ed europee. L’esperienza e le buone pratiche condivise nel convegno dell’Asel possono essere un punto di partenza per promuovere un dialogo e una collaborazione più stretta tra le isole, al fine di ottenere il riconoscimento e il sostegno che meritano.

Addio a Napolitano Presidente emerito della Repubblica

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La figura di Giorgio Napolitano ha segnato in modo indelebile la storia della Repubblica Italiana, e lo ha fatto partendo dalla sua militanza nel Partito Comunista Italiano. Questo napoletano di gran classe, noto per la sua eleganza e attenzione ai dettagli, è stato il primo presidente nella storia della Repubblica ad essere eletto due volte, prima nel 2006 e poi nel 2013. Leggi Tutto

Verso il pieno riconoscimento dei diritti degli insulari: l’articolo del professor Gaetano Armao su Federalismi

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La pubblicazione dell’articolo del professor Gaetano Armao sulla prestigiosa rivista giuridica “Federalismi” segna un importante passo avanti nel dibattito sul riconoscimento dei diritti dei cittadini insulari. Il professor Armao, delegato del Rettore dell’Università di Palermo alle questioni dell’insularità, ha presentato la sua relazione alla Conferenza annuale di ICON•S – International Society of Public Law, intitolata “Islands and Oceans. Public Law in a Plural World”, che si è tenuta il 3 luglio 2023 presso la Victoria University di Wellington, in Nuova Zelanda.

L’articolo del professor Armao si concentra sul livello europeo come chiave per completare il quadro normativo e garantire il pieno riconoscimento dei diritti dei cittadini insulari. Questo dibattito assume particolare importanza dopo l’introduzione dell’insularità nell’articolo 119 della Costituzione italiana. Tale modifica costituzionale ha posto le basi per affrontare questioni cruciali legate alle isole e alla loro condizione geografica peculiare.

Sul piano pratico, la condizione insulare impatta indirettamente sulla vita quotidiana dei cittadini in molteplici forme, non sempre  in maniera così esplicita e visibile come nel  caso degli abnormi costi del trasporto aereo che le isole devono affrontare. Questa problematica, non a caso, è oggetto di discussione presso la Commissione europea. L’alto costo del trasporto rappresenta una sfida significativa per gli abitanti delle isole, limitando la loro mobilità e l’accesso a servizi essenziali. Affrontare questa questione a livello europeo è fondamentale per garantire condizioni di parità per i cittadini insulari e favorire lo sviluppo delle comunità locali.

A livello nazionale, i temi legati all’insularità stanno emergendo nel dibattito parlamentare sul disegno di legge relativo al regionalismo differenziato. Grazie alla garanzia costituzionale acquisita con l’introduzione dell’insularità nell’articolo 119, questi temi diventeranno un elemento cruciale per la determinazione dei livelli essenziali delle prestazioni (LEP). Ciò implica che le specificità delle isole e le loro esigenze particolari dovranno essere prese in considerazione nella definizione dei servizi essenziali che devono essere garantiti a tutti i cittadini, senza discriminazioni geografiche.

Il contributo del professor Armao rappresenta un”ulteriore passo avanti nel cammino verso il pieno riconoscimento dei diritti dei cittadini insulari. La sua relazione alla conferenza di ICON•S ha permesso di evidenziare l’importanza del livello europeo e dell’approccio transnazionale nel risolvere le sfide legate all’insularità. Ora, con l’attenzione crescente su questi temi a livello nazionale e internazionale, è auspicabile che si possano trovare soluzioni concrete per garantire la piena parità di diritti e opportunità per tutti i cittadini delle isole.

Iran: nuova diplomazia, ma stesso obiettivo

La teocrazia iraniana ha da sempre perseguito un duplice obiettivo strategico: assumere una leadership regionale affermandosi come potenza dominante nel Medio Oriente; costringere gli USA ad abbandonare l’area e allo stesso tempo detronizzare Israele. Questa è stata e rimane la direttiva geostrategica che orienta la politica dell’Iran, ciò che invece ha subito una rimodulazione è stato l’approccio della diplomazia persiana nei confronti dei Paesi del Golfo e della Penisola Arabica.

Nei mesi scorsi, infatti, la diplomazia di Teheran ha adottato una differente e nuova modalità esecutiva che ha sensibilmente modificato la posizione del Paese nei confronti dei rapporti con gli altri Stati del Medio Oriente.

Se il risultato più sorprendente dal punto di vista della ricaduta mediatica può essere considerato il riavvicinamento tra Teheran e Riyad, avvenuto grazie alla intercessione di Pechino, non devono essere assolutamente sottovalutati gli altri passi che l’Iran ha mosso nel tentativo di riconfigurare la sua posizione nell’ambito regionale.

La ripresa di relazioni diplomatiche con gli Emirati Arabi, le ricerca di un dialogo con Abu Dhabi, l’inizio di negoziati con il Bahrain, rappresentano altrettante iniziative diplomatiche volte a presentare l’Iran non come un antagonista scomodo e un vicino ambizioso, ma come un possibile interlocutore di livello e come un partner per la condivisone di progetti che soddisfino interessi reciproci.

Oltre a questi passi l’Iran si è mosso in altre direzioni, dimostrando di voler normalizzare anche situazioni diplomatiche basate sulla adozione di prospettive differenti che in passato hanno opposto Teheran sia al Cairo sia all’Oman. Nel particolare, sono state intraprese significative iniziative per la normalizzazione dei rapporti con l’Egitto, che costituisce uno dei Paesi protagonisti dell’intero MENA e antagonista principale nel ruolo di Paese guida dell’area.

Ma l’azione diplomatica iraniana è stata caratterizzata da una visione a 360°, in quanto sono stati ripresi i colloqui con la Turchia e di conseguenza con la Russia e la Siria per cercare di arrivare a una soluzione che possa risolvere le problematiche che affliggono la regione siriano irachena salvaguardando gli specifici interessi di tutte le potenze coinvolte.

A coronamento di questa serie di iniziative diplomatiche di assoluta importanza, per dare rilievo al nuovo corso della geopolitica di Teheran nei confronti dei Paesi del Medio Oriente, l’Iran ha proposto l’istituzione di un forum regionale dal quale sono esclusi gli USA e Israele, ottenendo una reazione di principio, complessivamente positiva, che potrebbe aprire a nuove prospettive di sviluppo delle relazioni nell’area.

Ovviamente, questo nuovo orientamento strategico non ha risolto d’emblée i numerosi dossier che ancora caratterizzano i rapporti tra Teheran e le Capitali Arabe; infatti, rimane elevata la tensione con il Kuwait e anche con gli stessi Emirati e l’Arabia Saudita a causa di problematiche di particolare rilievo, come rivendicazioni territoriali o il supporto a fazioni contrapposte nell’ambito della crisi yemenita.

Il nuovo contesto diplomatico vede quindi l’Iran proporsi come partner disponibile al dialogo e non come minaccioso vicino pronto a “flettere i muscoli” per conseguire i propri obiettivi.

Tuttavia, rimane insita la diffidenza degli altri attori e la circospezione con la quale le iniziative di Teheran sono accolte, in quanto, nonostante il cambiamento di atteggiamento, rimane immutato l’obiettivo strategico iraniano che punta all’ acquisizione della leadership regionale.

Ma il punto di volta che sorregge il conseguimento di un tale obiettivo rimane quello della eliminazione della presenza USA nell’area.

Solo eliminando la presenza di Washington l’Iran può sperare di assumere quel ruolo di leadership che rappresenta il centro di gravità della strategia perseguita dalla teocrazia di Teheran.

L’eclisse dell’America, inoltre, renderebbe possibile, agli occhi dell’Iran, l’eliminazione del nemico atavico del regime: Israele.

Di conseguenza, se nei confronti dei Paesi del Medio Oriente la diplomazia iraniana ha adottato un atteggiamento decisamente più conciliante e meno aggressivo che nel passato, è nei confronti degli USA e di Israele che si concentra l’azione ostile e provocatoria dell’Iran.

Azione che alterna fasi dinamiche sia dirette, contro gli interessi commerciali nell’area (flusso attraverso il Golfo), sia indirette, con il continuo e massiccio supporto alle organizzazioni terroristiche di matrice islamica che conducono una sorta di proxy war contro gli interessi USA e che agiscono ai confini di Israele mantenendo elevato lo stato di tensione.

Ma quanto risulta efficace questa nuova impostazione diplomatico – strategica da parte di Teheran e come viene percepita dai vari Paesi nell’area mediorientale?

Certamente la fiducia negli USA come garante della sicurezza e dell’equilibrio nella regione ha subito un ridimensionamento notevole a causa di una linea politica priva di visione strategica adottata dalle amministrazioni americane che si sono succedute da Obama in poi (nessuna esclusa), linea che ha dimostrato l’incapacità di Washington di adattare la propria diplomazia a uno scenario i cui parametri sono in continuo mutamento. Le azioni volte a cercare di invertire questa tendenza poste in atto dalla attuale amministrazione, anche se si sono dimostrate poco efficaci e abbastanza maldestre, hanno avuto, almeno, il pregio di cercare di recuperare il terreno perduto.

La sensazione di insicurezza creatasi ha spinto i Governi dell’area a individuare delle alternative che possano colmare il vuoto lasciato dagli USA, offrendo la possibilità alla Cina di entrare quale attore di rilievo nell’area e concedendo alla Russia un rientro da protagonista nello scenario. Contestualmente, l’acquisizione di una maggiore consapevolezza nelle capacità intrinseche di alcuni Paesi (Arabia Saudita, Egitto, Turchia) nel poter ricoprire un ruolo sempre più incisivo, ha fatto nascere il concetto di Media Potenza che sta cambiando gli assetti geostrategici generando nuovi centri di equilibrio regionale.

Nonostante la nuova impostazione diplomatica di Teheran possa essere considerata, pur con un certo ottimismo, di successo, rimane la diffidenza di fondo degli altri Paesi che temono che una volta eclissatasi la potenza USA l’aggressività dell’Iran non sia più contrastabile. La presenza della Cina, partner critico dal punto di vista commerciale ed economico, e di una Russia in difficoltà non sono considerate alternative affidabili per garantire la sicurezza e l’equilibrio.

Questa situazione genera, da un parte, un atteggiamento ambiguo nei confronti degli USA, contraddistinto da aperture caute e ricerca del massimo risultato ai fini del conseguimento dei propri interessi, cercando di evitare una situazione di completa dipendenza/sudditanza diplomatico politica alla strategia di Washington.

Dall’altra, un’azione abbastanza spregiudicata nell’intraprendere soluzioni alternative, ricercando partnership e collaborazioni dirette sia verso il Sud Emergente (Global South) sia verso l’Unione Europea, identificando in essa quelle realtà politiche in grado di formulare visioni strategiche di ampia portata.

Il successo della strategia iraniana non è affatto scontato; in primo luogo, le preoccupazioni degli altri Stati non sono state di certo ridimensionate da questo nuovo corso della diplomazia, in quanto gli artigli di Teheran sono sempre più affilati.

In secondo luogo, anche se gli USA hanno visto decadere la loro influenza regionale, rimangono comunque l’unica potenza che l’Iran considera con rispetto e teme e di conseguenza sono ancora un elemento critico nell’equilibrio della Regione.

In terzo luogo, inoltre, anche ammettendo la scomparsa della presenza USA, l’Iran si troverebbe a confrontarsi con una Cina decisamente in ascesa e desiderosa di imporre la propria leadership in quella regione che rappresenta il trait d’union tra l’Asia e il Mediterraneo, dove è puntata la direttrice strategica della Road and Belt Initiative di Pechino.

Infine, anche se Israele è attraversato e scosso da una crisi costituzionale senza precedenti e sembra aver perso la lucidità diplomatico politica che ne ha caratterizzato la storia, le sue potenzialità non possono essere sottovalutate e l’esito di un eventuale conflitto, oltre a non essere affatto scontato per Teheran, altererebbe drammaticamente l’assetto dell’intera regione e potrebbe trasformarsi in un clamoroso insuccesso per la teocrazia iraniana.

Quindi, in sintesi, il nuovo corso della diplomazia dell’Iran rappresenta il tentativo di rendere meno ostili i Paesi dell’area mediorientale, mostrando una postura meno aggressiva e più incline a forme di collaborazione locale limitate, il cui fine ultimo è comunque quello di porre le condizioni per eliminare la presenza USA, che rappresenta l’ostacolo insormontabile per poter raggiungere quella leadership regionale che l’Iran insegue dalla rivoluzione del 1979.

La diplomazia persiana ha radici millenarie e l’Iran di oggi ha ereditato questa raffinatezza di pensiero, ma lo scenario non è solamente limitato allo scontro Iran vs. USA in quanto il palcoscenico adesso ospita nuovi protagonisti le cui aspirazioni geostrategiche sono altrettanto aggressive e di portata globale.

Ma questa complessa scenografia geopolitica è estremamente fluida e quindi c’è posto anche per altri protagonisti ed è qui che l’Europa potrebbe trovare le condizioni adatte a recitare un importante ruolo in questo Grande Gioco che è in atto per costruire il Nuovo Ordine Mondiale.

Cutuli (CESTI): Addio a Berlusconi, introdusse il modello USA nella TV italiana creando modello europeo di Network televisivo commerciale

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Nel giorno dei funerali di Silvio Berlusconi, il presidente del CESTI (Centro Studi sull’Internazionalizzazione), Carmelo Cutuli, ha espresso il suo profondo cordoglio e rivolto un commosso ricordo.
 
“Imprenditore – ha dichiarato Cutuli – che ha saputo introdurre il modello della TV commerciale americana in Italia, modernizzando il settore dell’intrattenimento e contribuendo in modo significativo all’evoluzione dei media e della comunicazione nel nostro Paese e in Europa. Silvio Berlusconi è stato un uomo di visione, capace di intravedere le potenzialità della televisione come strumento di comunicazione di massa e di intrattenimento. Grazie alla sua lungimiranza, ha saputo importare e adattare il modello della TV commerciale americana all’Italia, dando vita a un fenomeno senza precedenti che ha cambiato per sempre il panorama mediatico italiano ed europeo.”
 
“Dai grandi serial televisivi agli infomercial ispirati dal broadcasting a stelle e strisce, le televisioni di Berlusconi si sono evolute negli anni, diventando a loro volta un modello per i network commerciali europei e non solo. La sua formula vincente si è basata sulla capacità di comprendere e anticipare i bisogni e i desideri del pubblico, offrendo contenuti innovativi e coinvolgenti capaci di conquistare milioni di telespettatori. È innegabile che il successo delle televisioni di Berlusconi sia stato anche frutto di una strategia commerciale e di marketing capillare, che ha saputo sfruttare al meglio le potenzialità delle nuove tecnologie e dei cambiamenti sociali. Attraverso la realizzazione di campagne pubblicitarie mirate e l’utilizzo di format di successo, Silvio Berlusconi ha creato un vero e proprio impero mediatico che ha influenzato non solo il settore dell’intrattenimento, ma anche la politica e la cultura del nostro Paese.”
 
Per quanto riguarda, nello specifico, il contributo alla politica del nostro Paese, Cutuli ha sottolineato: “In quanto politico, Silvio Berlusconi ha dimostrato una grande abilità nel saper comunicare con il popolo e nel trasmettere un’immagine di sé come leader carismatico e innovatore. La sua lunga carriera politica, contraddistinta da alti e bassi, è stata segnata dalla sua determinazione nel perseguire i suoi obiettivi e nel difendere le sue idee. Nonostante le numerose polemiche e le critiche che lo hanno accompagnato nel corso degli anni, Silvio Berlusconi è riuscito a lasciare un’impronta indelebile nella storia della politica italiana ed europea.”
 
Nel giorno delle esequie, il CESTI, si unisce al dolore della Famiglia Berlusconi e di tutti coloro che lo hanno conosciuto e stimato, esprimendo sentito cordoglio e vicinanza in questo momento di profondo dolore.
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