GEOPOLITICA DEL MONDO MODERNO

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Marzo 2016 - page 3

Digitalizzazione in crescita per l’UE

EUROPA/INNOVAZIONE di

Il 25 febbraio scorso la Commissione Europea ha pubblicato i risultati dell’edizione 2016 dell’indice di digitalizzazione dell’economia e della società (DESI). Notizie incoraggianti, dati i progressi registrati nel complesso; tuttavia, siamo ancora distanti dal pieno sviluppo delle nostre potenzialità digitali.

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Di cosa si tratta?

Il DESI (Digital Economy and Society Index) è uno strumento online che permette di misurare i progressi compiuti dai paesi membri dell’Unione Europea nel campo della digitalizzazione economica e sociale. Più di 30 indicatori vengono utilizzati per definire il DESI e sono raggruppati in cinque distinte aree: connettività (25% del valore totale), capitale umano/abilità digitali (25%), utilizzo di internet (15%), integrazione della tecnologia digitale (20%), servizio pubblico digitale (15%). Questo indice serve, dunque, ad individuare quali sono i settori in cui il paese di riferimento necessita maggiori investimenti per poter migliorare le proprie performance.

L’indice non solo dipinge il quadro generale dell’UE, ancora lontana dai livelli di digitalizzazione di potenze come gli Stati Uniti o il Giappone, ma mette anche in risalto le differenze notevoli tra i paesi membri. Danimarca, Svezia e Finlandia occupano i primi posti non solo a livello europeo ma anche nelle classifiche mondiali. Fanalini di coda, invece, Repubblica Ceca, Bulgaria, Cipro, Francia, Grecia, Ungheria, Polonia e Slovacchia, che non solo hanno un DESI decisamente inferiore alla media UE, ma mostrano anche un ritmo di crescita lento, che porterà a distanziare maggiormente questi paesi dal resto dell’Europa. Il DESI, infatti, indica anche il ritmo di crescita delle nazione nel campo delle tecnologie digitali. Ed è proprio qui che si può notare, ancora una volta, un’Europa a più velocità.

Alcuni paesi presentano un indice DESI superiore alla media europea e registrano anche una crescita più veloce nell’arco dell’ultimo anno. Parliamo di Austria, Estonia, Malta, Portogallo, Germania e Paesi Bassi. Buoni i ritmi di crescita anche in Italia, Croazia, Lituania, Romania, Slovenia e Spagna, anche se l’indice DESI rimane attualmente sotto la media. Tuttavia, secondo gli analisti, vi sono buone le speranze per questi paesi di ridurre le distanze da quelli più digitalmente avanzati. In calo, invece, la crescita di Danimarca, Svezia, Finlandia, Irlanda, Belgio, Lituania e Irlanda, che mantengono, tuttavia, un indice elevato.

Cosa si può fare, dunque, per migliorare la situazione? Lo scorso anno l’UE ha approvato la strategia per il mercato unico digitale, una serie di azioni che i paesi dovranno portare a termine entro la fine del 2016 volte a coordinare e standardizzare il processo di digitalizzazione nei vari paesi. Tale strategia verte su tre pilastri: migliorare l’accesso ai beni e ai servizi digitali per consumatori e imprese in tutta Europa; creare un contesto favorevole e pari opportunità per lo sviluppo delle reti digitali; massimizzare il potenziale di crescita nel settore.

Nei fatti, sembra che la strategia attuata stia dando i suoi frutti. Il 71% delle famiglie europee ha ora accesso alla banda larga ad alta velocità (nel 2014 solo il 62%) e sono in aumento anche il numero degli abbonati alla banda larga mobile con 75 contratti registrati per ogni 100 abitanti (a fronte dei 64 dell’anno precedente). È vero, tuttavia, che c’è ancora molto da lavorare, soprattutto in alcuni settori. Come emerge dal rapporto DISE, ad esempio, quasi il 45% degli europei non possiede competenze digitali di base, come l’uso della posta elettronica o degli strumenti di editing principali. L’e-commerce è una realtà ancora lontana per le piccole medie imprese: soltanto il 16% vende i propri prodotti online e solo il 7,5% anche oltre la frontiera. Non è sufficiente promuovere l’acquisto online: bisogna, altresì, stimolare maggiormente il commercio elettronico, approvando in sede europea una legislazione che protegga adeguatamente i consumatori, specialmente negli acquisti transfrontalieri. Non del tutto soddisfacenti, infine, i dati relativi ai sevizi pubblici: a fronte di una maggior varietà di servizi resi disponibili online dalle Pubbliche Amministrazioni, pare che soltanto il 32% degli utenti usufruisca di queste piattaforme.

Da un lato, dunque, è importante che l’UE fornisca una legislazione coerente ed efficace, che tuteli sia i cittadini che le imprese; dal canto loro, gli stati membri devono sostenere la creazione del mercato unico digitale, investendo in quei settori maggiormente arretrati e promuovendo la digitalizzazione tra la società civile. Realizzare quest’obiettivo permette non solo di rilanciare l’economia europea in generale e di dare nuova competitività al nostro mercato, ma consente anche ai singoli membri di sfruttare al meglio il potenziale inespresso, creando nuove opportunità (soprattutto transfrontaliere) per le imprese ma anche per i singoli.

 

Paola Fratantoni

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Si allarga black list anti-Corea del Nord

In data odierna, il Consiglio dell’Unione Europea – che, lo ricordiamo è di fatto l’organo esecutivo dell’Unione – ha aggiunto 16 persone e 12 enti alla sua “black list” di soggetti e società colpiti dalle misure restrittive europee intraprese contro le condotte della Repubblica popolare democratica di Corea.

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La decisione recepisce le nuove prescrizioni imposte dalla risoluzione 2270 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, adottata il 2 marzo 2016 in risposta ai lanci di prova di razzo nucleari da parte della Corea del Nord, avvenuti il 6 gennaio  ed  il 7 febbraio scorsi.

Gli atti formali di tale iniziativa diplomatica saranno pubblicati sulla Gazzetta Ufficiale dell’Ue domani.

La misure restrittive dell’UE nei confronti della Corea del Nord sono state introdotte per la prima volta il ​​22 dicembre 2006. Le misure attuali adempiono a tutte le risoluzioni del Consiglio di sicurezza dell’ONU adottate dopo i test nucleari ed i lanci eseguiti dalla Corea del Nord utilizzando la tecnologia dei missili balistici ed includono anche  ulteriori misure autonomamente adottate dall’UE. Tali decisione intendono colpire la politica  nucleare ed i programmi di lancio nordcoreani

Le misure più importanti comprendono divieti di esportazione ed importazione di armi, e di ogni oggetto o tecnologia che possa contribuire a tali attività. Sia l’ONU che l’UE, in modo autonomo, hanno anche istituito misure restrittive di natura finanziaria, commerciale e nel campo dei trasporti.

Con quella odierna, L’Unione europea ha così rafforzato le sue ultime misure, che furono decise il 22 aprile 2013, recependo la risoluzione del Consiglio di sicurezza ONU n. 2094.

 

Domenico Martinelli

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Consiglio Europeo prende posizione sul traffico di migranti

EUROPA di

In seguito alla riunione con il primo ministro Davutoğlu, i capi di Stato e di governo dell’UE hanno affrontato la situazione in materia di migrazione, in particolare per quanto concerne la rotta dei Balcani occidentali. Hanno accolto con favore la discussione avuta con il primo ministro turco sulle relazioni UE-Turchia e sui progressi compiuti nell’attuazione del piano d’azione comune, di cui in questi giorni abbiamo parlato su europeanaffairs.media.

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La Turchia ha confermato il suo impegno ad attuare l’accordo bilaterale greco-turco in materia di riammissione al fine di accettare il rapido ritorno di tutti i migranti non bisognosi di protezione internazionale che hanno compiuto la traversata dalla Turchia alla Grecia e di riaccogliere tutti i migranti irregolari fermati nelle acque turche.

I capi di Stato e di governo hanno convenuto che sono necessarie iniziative coraggiose per chiudere le rotte del traffico di esseri umani, smantellare il modello di attività dei trafficanti, proteggere le nostre frontiere esterne e porre fine alla crisi migratoria in Europa. Secondo i politici europei, occorrerà in particolare spezzare proprio il legame che esiste tra la traversata in mare e l’insediamento in Europa.

Per questo è stata sottolineata l’importanza dell’attività della NATO nel mar Egeo, diventata ormai già operativa. Anche i membri non UE della NATO sobo stati invitati a sostenere attivamente queste iniziative.

Tra gli ulteriori e nuovi obiettivi prefissati dal Consiglio spiccano quello di far rientrare, a spese dell’UE, tutti i nuovi migranti irregolari che hanno compiuto la traversata dalla Turchia alle isole greche e far sì che, per ogni siriano che la Turchia riammette dalle isole greche, un altro siriano sia reinsediato dalla Turchia negli Stati membri dell’UE, secondo quanto previsto dagli accordi esistenti.

Il presidente del Consiglio europeo porterà avanti dette proposte e definirà i dettagli con la parte turca prima della prossima riunione dell’alto consesso politico.

I capi di Stato e di governo dell’UE hanno inoltre discusso con il primo ministro turco in merito alla situazione dei media in Turchia ed hanno inoltre ricordato che il Consiglio europeo, nella riunione del 18 e 19 febbraio, ha deciso di ripristinare una situazione in cui tutti i membri dello spazio Schengen applichino appieno il codice frontiere Schengen, tenendo conto al contempo delle specificità delle frontiere marittime, e di porre fine ad un atteggiamento sinora rivelatosi permissivo.

Secondo i politici europei, inoltre, i flussi irregolari di migranti lungo la rotta dei Balcani occidentali si sarebbero fortunatamente esauriti.

Affinché tale situazione possa perdurare è necessario intervenire secondo le seguenti linee:

  • stare al fianco della Grecia in questo momento difficile e fare tutto il possibile per contribuire a gestire la situazione che si è venuta a creare in seguito a tali sviluppi. Si tratta di una responsabilità collettiva dell’UE che richiede una mobilitazione rapida ed efficiente di tutti gli strumenti e le risorse dell’UE disponibili, nonché dei contributi degli Stati membri;
  • fornire una risposta immediata ed efficace alla situazione umanitaria estremamente difficile in rapida evoluzione sul terreno. La Commissione, in stretta collaborazione con la Grecia, gli altri Stati membri e le organizzazioni non governative, fornirà urgentemente un sostegno di emergenza sulla base di una valutazione, effettuata dalla Commissione e dalla Grecia, delle necessità e di un piano di emergenza e di risposta. In questo contesto, i capi di Stato o di governo accolgono con favore la proposta della Commissione sulla fornitura di sostegno di emergenza all’interno dell’UE ed esortano il Consiglio ad adottarla prima del Consiglio europeo di marzo, ampliando in tale modo la gamma di strumenti finanziari utilizzabili, e invitano l’autorità di bilancio ad adottare le eventuali misure di follow-up necessarie;
  • fornire ulteriore assistenza alla Grecia nella gestione delle frontiere esterne, comprese quelle con l’ex Repubblica jugoslava di Macedonia e l’Albania, e garantire il corretto funzionamento dei punti di crisi, con il 100% di identificazioni, registrazioni e controlli di sicurezza, e la messa a disposizione di sufficienti capacità di accoglienza. Frontex lancerà al più presto un’ulteriore richiesta di agenti distaccati nazionali e tutti gli Stati membri dovrebbero rispondere in maniera esaustiva entro il 1º aprile. Europol schiererà rapidamente gli agenti distaccati in tutti i punti di crisi al fine di potenziare i controlli di sicurezza e sostenere le autorità greche nella lotta contro i trafficanti;
  • aiutare la Grecia ad assicurare il ritorno generale, su larga scala e accelerato in Turchia di tutti i migranti irregolari che non necessitano di protezione internazionale, in base all’accordo di riammissione Grecia-Turchia e, dal 1º giugno, all’accordo di riammissione UE-Turchia;
  • accelerare in maniera significativa l’attuazione della ricollocazione al fine di alleviare il pesante onere che grava attualmente sulla Grecia. L’EASO lancerà un’ulteriore richiesta di consulenze nazionali per sostenere il sistema di asilo greco e tutti gli Stati membri dovrebbero rispondere in maniera rapida ed esaustiva. Gli Stati membri sono altresì invitati a fornire con urgenza ulteriori posti di ricollocazione. La Commissione riferirà mensilmente al Consiglio in merito all’attuazione degli impegni in materia di ricollocazione;
  • continuare a cooperare strettamente con i paesi dei Balcani occidentali non appartenenti all’UE e fornire la necessaria assistenza;
  • attuare gli impegni di reinsediamento esistenti e proseguire i lavori su un programma volontario credibile di ammissione umanitaria con la Turchia;
  • adottare immediatamente tutte le misure necessarie in relazione all’eventuale apertura di nuove rotte e intensificare la lotta contro i trafficanti;
  • portare avanti, in via prioritaria, tutti gli elementi della tabella di marcia della Commissione sul “ritorno a Schengen”, in modo da porre fine ai controlli temporanei alle frontiere interne e ripristinare il normale funzionamento dello spazio Schengen prima della fine dell’anno.
    Il presente documento non fissa nuovi impegni per gli Stati membri per quanto concerne la ricollocazione e il reinsediamento.

Si tratta di misure urgenti che devono essere adottate nel contesto dell’attuale situazione sul terreno e dovrebbero essere oggetto di costante valutazione. Il Consiglio europeo ritornerà sul fascicolo della migrazione in tutti i suoi aspetti in occasione del Consiglio europeo di marzo per consolidare ulteriormente l’attuazione congiunta europea della nostra strategia globale in materia di migrazione.

 

Domenico Martinelli

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In Cina la lotta alla corruzione passa per il controllo dei media

Asia di

In Cina la corruzione è un problema diffuso, nonostante le pene draconiane che colpiscono i funzionari riconosciuti colpevoli di condotte illegali. Per limitarne la diffusione, il governo, su impulso del Presidente Xi Jinping, si appresta a lanciare un nuovo round del programma anti-corruzione avviato tre anni fa, moltiplicando gli sforzi rispetto al 2015. La Commissione Centrale per le Ispezioni Disciplinari (CCDI) prevede infatti di condurre oltre 100 controlli da qui alla fine dell’anno.

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La Campagna anti-corruzione annunciata da Xi Jinping è stata ampiamente pubblicizzata sui media nazionali. Il 19 febbraio scorso il leader cinese ha diffuso il suo messaggio attraverso le tre principali agenzie di informazione del paese: la Xinhua, la People’s Daily e la CCTV. Contestualmente, Xi ha voluto lanciare un avvertimento al mondo dell’informazione, affermando che i media nazionali devono dimostrare assoluta dedizione e lealtà nei confronti del partito e dunque, indirettamente, verso lo stesso premier. La risposta non ha tardato ad arrivare, nel segno di una volenterosa sottomissione. Le home page delle tre agenzie sono state rapidamente colonizzate da una profusione di lodi ed attestazioni di supporto nei confronti del partito e della sua guida, in vista dell’inizio della campagna.

Secondo gli analisti, l’iniziativa di Xi Jinping non punta semplicemente ad inasprire i controlli anti-corruzione, ma risponde ad un complessivo cambio di agenda politica nei confronti dei media. Il presidente vorrebbe operare un giro di vite sul mondo dell’informazione cinese, per meglio controllare la diffusione delle notizie. Ad avvalorare l’ipotesi ha contribuito Wang Qishan, membro del Comitato permanente del Politburo e capo della Commissione Centrale per le Ispezioni Disciplinari. Durante la conferenza di presentazione della campagna, Wang ha annunciato che sia il Ministero per la Propaganda che l’organo statale che si occupa di stampa, pubblicazione, radio, cinema e televisione (e che applica le direttive della censura) saranno messe sotto esame in modo approfondito. Un ulteriore avvertimento, neanche troppo velato.

L’operazione anti-corruzione, ad ogni modo, riguarderà tutti i gangli dell’ordinamento statale ed interesserà, stando agli annunci, 36 diversi organi pubblici distribuiti su tutti gli ambiti di competenza. Dalla giustizia all’agricoltura, dagli affari religiosi al turismo, nessuno potrà considerarsi al riparo dalle indagini degli ispettori governativi. Anche quattro governi provinciali saranno passati al setaccio.

Molti degli obiettivi posti nel mirino della Commissione sono legati alla gestione e all’applicazione delle politiche industriali. Il partito vuole così contribuire al raggiungimento degli obiettivi economici fissati per il 2016, a livello nazionale, riducendo i livelli di sovra-produzione e favorendo la fusione delle principali industrie di stato. Questi cambiamenti, considerata la loro portata, potrebbero generare malumori ed opposizioni all’interno degli enti statali interessati. Ed ecco che si chiarisce il ruolo dei media in questa storia. Un controllo più stretto sull’informazione garantirebbe una narrativa degli eventi favorevole e, dunque, una più ampia base di consenso per le trasformazioni in agenda.

Luca Marchesini

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Libia, Graziano: “Eventuale missione se richiesta da autorità locali”

Difesa di

“Una eventuale missione in supporto alla Libia – come indicato nelle linee giuridica, diplomatica e politica tracciate dal nostro governo – sarà in concorso al nuovo governo libico che la richiederà e con il consenso multinazionale”. Lo ha detto il Generale Graziano, Capo di Stato Maggiore della Difesa, intervenendo a Modena in occasione della cerimonia di giuramento degli allievi del 197 corso.

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“Dobbiamo essere orientati, sulla base delle richieste che arriveranno dalle autorità libiche, a supportare questo processo fondamentale che porterà a stabilizzare questa area così importante del Mediterraneo. Per le Forze Armate Italiane è un dovere essere addestrate e preparate in base alle direttive nazionali, e quindi predisporre diverse opzioni che dovranno ovviamente tenere conto delle richieste del governo libico. Le attuali missioni evolvono continuamente e sono dinamiche, quindi richiedono costante preparazione e addestramento delle nostre forze, in particolare, in un contesto operativo internazionale in cui ci sono minacce che si prospettano sul fianco sud”.

Le Forze Armate hanno maturato un’esperienza trentennale in formazione e addestramento, e proseguono oggi in IRAQ con le milizie peshmergha e la polizia, in Libano e in Afghanistan con le forze di sicurezza locali. «In tutti questi anni di missioni abbiamo imparato che l’unica strada per arrivare alla sicurezza di un paese in crisi come la Libia, è quella di addestrare le forze domestiche», ha concluso il Capo di Stato Maggiore della Difesa.

Viviana Passalacqua

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Egypt: Regeni and many others

BreakingNews @en di

The Eu Parliament has officially disapproved Giulio Regeni’s death in Egypt on March, 10. While Egyptian government has changed the idea and has called Italian investigators to be notified of local detective work.

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But this last openness is not enough. Since his death, Egyptian autorithies, as told by Giza Chief Prosecutor to Italian newspaper La Repubblica, have never collaborated with Italian government to solve the murder.

And Regeni’s case is one of many. For example, we need to remember the latest arrest of Amr Ali, April 6 Movement leader, guilty of propaganda against Al Sisi regime. Or why don’t remember Muslim Brotherood’s persecution, peaked with the sentence of death on former president Morsi?

What PhD Regeni was examing before his death concerned the lack of democratic debate since Al Sisi’s arrival. An arrival peaked with all oppositions persecution which also caused the terrorism on rise. Not only in Sinai, where Sinai Province (affiliated to Islamic States) is operative, but also in Cairo, where a bomb explosion injured three people on Wednesday.

While Western countries are fighting Islamic State in Syria, Iraq and Libya, Al Sisi has created a regime similar to Mubarak and Nasser ones. On the one hand, the Suez Canal enlargement or air raid in Lybia and Yemen within Saudi Arabia. On the other hand, a totalitarian regime just like Islamic State.

Since 2013, number are tragic (sourced by Human Right Watch)

– from July 2013 to 2014: about 40,000 arrested and sentenced;
– from July 2014 to now: at least 23,000 terrorism related arrests;
– from January to June 2015: 47 prisoners dead and 209 killed by health carelessness;
– from 2013 to now: at least 3,000 sentences of death, 465 tortured and 163 tortured during imprisonment.
Giacomo Pratali

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Libya still without national unity government

BreakingNews @en di

Not even today. After that HoR representatives failed to attend vote for national unity government, also on March 8 UN Peace Deal is still pending.

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Since several weeks, Western countries are waiting for national unity government to intervene in Libya. And while Italian prime minister Matteo Renzi denied a military operation without Libyan approval, today the New York Times reports that the White House has a plan to immediately go in Libya to stop ISIS expansion.

Indeed United States, France and United Kingdom are on the ground since at least one months. So Italy, after the verbal crossfire between Renzi and the US ambassador John R. Philips, must decide soon if it wants to lead international coalition or if it wants to be slipped away.
Giacomo Pratali

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Growing digitisation in the EU

Innovation di

 

On 25th February, the European Commission published the result of the 2016 Edition of the Digital Economy and Society Index (DESI). Good news. Data show a general growth; however, we are still far away from the full development of our digital capabilities.

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What is the DESI?

The DESI is an online tool to measure the progress of EU Member States towards a digital economy and society. More than 30 indicators define the DESI and are grouped into five policy areas: connectivity (25 % of the total score), human capital/digital skills (25 %), Internet use (15 %), integration of digital technology (20 %) and digital public service (15 %). Indeed, this index is used to identify which sectors needs more investment in order to improve the country’s performance.

The index not only shows the general status of the European Union -still far from the level of digitalization of countries such as the US or Japan-, but also points out the considerable differences among Member States. Denmark, Sweden and Finland take the lead in Europe but they are also top countries in world rankings. At the very bottom are Czech Republic, Bulgaria, Cyprus, France, Greece, Hungary, Poland and Slovakia: not only their DESI score is well below the EU average, but data show also a slower growth rate, which will increase the distance from the rest of EU members. The DESI, indeed, also shows the growth rate of the nation in the field of digital technologies. And here, once again, we can see a multi-speed Europe.

Some countries have a DESI score higher than the EU average, but also record a faster growth in the last year. We are talking about Austria, Estonia, Malta, Portugal, Germany and the Netherlands. Good growth rates also in Italy, Croatia, Lithuania, Romania, Slovenia and Spain, although their DESI score currently remains below average. However, according to analysts, there are good hopes for these countries to reduce the distances from the most digitally advanced countries. By contrast, a drop has been recorded in the growth of Denmark, Sweden, Finland, Ireland, Belgium, Lithuania and Ireland, though they DESI scores are still high.

What should we do to improve the situation? Last year, the EU approved the Digital Single Market strategy, a set of initiatives that countries have to deliver by the end of 2016 in order to coordinate and standardize digitization processes in EU countries. This strategy is built on three pillars: improving access to goods and digital services for consumers and industries across Europe; create a favorable environment and equal opportunities for the development of digital networks; maximise the growth potential in the sector.

Apparently, the implemented strategy is paying off. 71% of European households now have broadband access at high speed (in 2014 only 62%), while the number of subscribers to mobile broadband has increased up to 75 contracts every 100 inhabitants (compared to 64 last year). It is true, however, that there is still a lot of work to do, especially in some sectors. As the DISE report points out, for example, almost 45% of Europeans do not have basic digital skills, e.g. the use of email or the main editing tools. The e-commerce is still far from being a reality for small and medium enterprises: only 16% of them sell their products online and only 7.5% across the border. Promoting online shopping is not enough: it is essential to encourage electronic commerce, by approving a better legislation to protect consumers, especially in cross-border shopping. Finally, the data on public services are not satisfactory at all. Despite a greater variety of services made available online by Public Administrations, it seems that only 32% of users actually use these platforms.

On one hand, therefore, it is important that the EU provides a coherent and effective legislation that protects both citizens and entrepreneurs; on the other, Member States must support the creation of the digital single market, investing in the most underdeveloped sectors and promoting the digitalization of civil society. Achieving this goal will revitalize the European economy in general and make our market more competitive, but it will also allow EU members to make the most of the untapped potential, creating new opportunities (especially across the border) for enterprises, but also for individuals.

 

Paola Fratantoni

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Boko Haram: also an European issue

BreakingNews @en/Politics di

Military and economical campaign against Boko Haram is continuing. During March, Nigerian army killed several militants, as happened two days ago when 5 jihadists were killed and many weapons confiscated. Or through the suspenction of four cattle markets in Borno State, where Boko Haram traded stolen animals to support itself.

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If social and military radicalization of Boko Haram is well-known, also economical point of view is important. Especially about the cattle trade, which almost entirely passes by Borno. Indeed, the closure of four markets even affected the market in Lagos, where prices rised.

Neverthless, after Libya, also Nigeria is becoming a new Caliphate stronghold. This was evident during January 2016, when 905 Nigerian migrants reached Italian coasts through Mediterranean route (109 on January 2015): “We have to control better this situation – Federico Soda, IOM, said -. About, about 90 per cent of Nigerian women were victims of human trafficking. “

17,000 people killed, at least 1,000 schools destroyed, over 2 million displaced people. These are the numbers of Boko Haram insurgency in the last six year. An insurgency which is producing a migration route towards Libya and another geopolitical matter for Italy and EU countries.
Giacomo Pratali

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NATO e FRONTEX insieme nel Mar Egeo

Varie di

Apprendiamo che Frontex e la NATO hanno raggiunto ieri un’intesa comune sulle modalità di  cooperazione congiunta nel Mar Egeo.

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Secondo un comunicato stampa UE, queste modalità operative saranno volte a massimizzare l’efficacia, garantire la coerenza e la complementarità dell’operazione di FRONTEX “Poseidon Rapid Intervention” nella zona e gli sforzi delle attività di sostegno della NATO.

“La decisione della NATO di fornire assistenza nella conduzione delle operazioni di ricognizione, monitoraggio e di sorveglianza sugli attraversamenti illegali nel Mar Egeo è un importante contributo agli sforzi internazionali per affrontare il traffico di migranti e l’immigrazione irregolare nel Mar Egeo, nel contesto della crisi dei rifugiati”.

Questo è un altro esempio dell’importanza della cooperazione pratica UE – NATO, già presente in molti teatri di crisi. L’UE, infatti, ha dichiarato ufficialmente di confidare che i suoi sforzi congiunti con la NATO contribuiscano ad affrontare le numerose sfide della crisi migratoria corrente e a ridurre i pericoli connessi agli attraversamenti irregolari nel Mar Egeo.

Così, mentre Frontex continuerà ad operare nel mare Egeo nel quadro della citata operazione “Poseidon Rapid Intervention”, le due organizzazioni internazionali si scambieranno informazioni in tempo reale.

Frontex attualmente impiega 14 navi e due elicotteri nel mare Egeo, che sostengono le autorità greche nella sorveglianza delle frontiere, nel rilevamento dei migranti e nelle operazioni di ricerca e soccorso. In totale, Frontex ha sul campo 739 funzionari, personale e membri di equipaggio sulle isole greche per sostenere anche gli sforzi relativi alla registrazione dei migranti. Dall’inizio del 2016, più di 130 000 migranti sono stati salvati dopo il loro arrivo sulle isole greche.

D’altra parte, le navi della NATO stanno già raccogliendo informazioni e stanno già conducendo un’attività di monitoraggio nel mare Egeo. Il loro campo di azione adesso sarà  esteso anche alle acque territoriali.

I comandanti dell’unità navali impiegate hanno infatti già definito l’area di attività in stretta consultazione e coordinamento con le autorità greche e turche, anche per facilitare l’accesso nelle rispettive acque nazionali.

Lo scopo dell’impiego della NATO non ovviamente è quello di fermare o respingere le barche dei migranti, ma quello di aiutare la Grecia e la Turchia, così come l’Unione Europea, nei loro sforzi per contrastare il traffico di esseri umani e le reti criminali che stanno alimentando questa crisi.

Il comando marittimo della NATO ha preso accordi con Frontex anche a livello operativo e tattico. NATO e FRONTEX scambieranno ufficiali di collegamento e condivideranno informazioni in tempo reale, per consentire a FRONTEX, così come alla Grecia ed alla Turchia, di intervenire in tempo reale.

Questo è un ottimo esempio di come la NATO e l’UE possano lavorare insieme per affrontare le sfide comuni.

Anche Europeanaffairs.media elogia la prontezza e la rapidità di questa decisione comune e ritiene che nell’affrontare la crisi, “il tempo è l’essenza, e la cooperazione è la chiave”.

 

Domenico Martinelli

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Domenico Martinelli
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