Il Solito Dandy – Canta la rivoluzione gentile

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Roma, Largo Venue 20 aprile 2024

Due occhi giganti ai lati del palco, la batteria spostata sul lato sinistro, così si presenta il palco, pronto all’arrivo de Il solito Dandy per questa sua tappa romana al Largo Venue, con un singolo fresco fresco pronto per l’uscita il 26 aprile per Neverending Mina con distribuzione ADA/Warner.

Arriva sul palco ed è subito festa. Un viaggio tra passato e presente, in un caleidoscopio di colori, fumi e led rosa e blu. Il Solito Dandy, al secolo Fabrizio Longobardi, ha carisma, si muove molto sul palco e riesce ad alternare pathos e divertimento con estrema naturalezza. Impossibile non farci ripescare tra i ricordi di altre epoche, l’abbigliamento della band ricorda le tappezzerie dei locali degli anni ’80 e diciamo che la sobrietà non è proprio di casa questa sera.

Essenziale, semplice e diretta è invece l’attitudine di Fabrizio, che ha la gentilezza stampata nello sguardo e una voce che trasmette una gamma di emozioni al contempo malinconiche e positive. Un pianto e una carezza, una risata e due passi di danza, tutto questo nell’arco di pochi minuti, è quello che succede sul palco e sottopalco nello svolgersi dello show.

Grande complice di scena il chitarrista Simone Guzzino uscito dritto dagli anni 70 con la sua chioma riccia e i baffi che lo fa somigliare a un incrocio tra Santana e Brian May. Chichissimo il batterista Iacopo Volpini con le lunghe treccine bionde e la giacca rosa e verde aperta sul torace nudo. La band è il semplice assetto basso (suonato con energia da Andrea Zanobi), chitarra e batteria ed è quanto basta a fornire un tappeto sonoro intenso e variopinto, su cui scivolano le parole delle canzoni.

Dandy ha una dote preziosissima di questi tempi che è la grande umiltà che dimostra, la gratitudine di essere arrivato fin qui e di avere davanti a sé la possibilità di crescere ancora. Il passaggio a X Factor gli ha sicuramente permesso di raggiungere un numero crescente di ascoltatori, incuriositi e catturati dalla sua voce e dalla sua personalità che spicca per semplicità ed empatia.

Come un juke box shakerato che mescola le influenze e viaggia nel tempo, Il Solito Dandy ricorda contemporaneamente Togni, Dalla, Umberto Tozzi, la Carrà, Renato Zero e tanti altri, tutti rigorosamente immersi in sonorità synth pop anni ’80. Un’atmosfera neosurrealista, in cui i sogni e la realtà si incontrano e si scontrano, si mescolano e si confondono, trasportandoci in un universo fatato, fatto di piccoli gesti quotidiani, mostri, sirene, aragoste e tuffi nel passato.

Dopo la partecipazione al talent show televisvo, Il Solito Dandy torna alla dimensione dalla quale è nato il suo percorso musicale, quella della musica dal vivo, e lo fa raccontando storie che toccano le corde più surreali del nostro lato umano. Sul palco ripropone le cover che lo hanno portato a classificarsi al terzo posto della finale Ci vuole un fisico bestiale di Luca Carboni, una delle più grandi influenze del cantautorato pop contemporaneo, Un’emozione da poco di Anna Oxa (che ci ricorda tanto Luca Marinelli in Lo chiamavano Jeeg Robot) e quella Giulia di Gianni Togni, che gli calza così a pennello da confondersi amabilmente con i brani firmati da lui.

A metà dello spettacolo circa arriva il nuovo singolo Irresistibile, in cui racconta un viaggio intenso di rinascita, ricco di speranza e di nuovi inizi. Nel brano “volano le foglie di giornale a mille miglia un’altra primavera e noi monete dentro le fontane come i desideri che non hai realizzato mai” mentre “in un giorno d’aprile stretti senza ragione tra il portone e le scale Parte una canzone fuori dal tempo, Mandolini e viole fioriscono per noi”. Poesia revival che riesce a evocare in poche righe tutto il mondo del possibile e del sogno a occhi aperti. D’altronde Il Solito Dandy sogna una “rivoluzione gentile, fatta di persone che rispondono alla rabbia con comprensione, in cui tutti puntiamo al bene altrui, andando oltre gli individualismi e augurandoci il meglio.”

Irresistibile non è solo un brano musicale, ma un vero e proprio invito a liberarsi dalle corazze che il passato ci ha costruito intorno. Un inno ad abbracciare il futuro con coraggio e dolcezza, senza lasciarsi sopraffare dalle delusioni e dalle ferite del passato. Una dedica a tutti coloro che non si arrendono di fronte alle avversità e a chi, nonostante le difficoltà, continua a cercare la bellezza e la gentilezza nel mondo che lo circonda.

Nella sua biografia “Il Solito Dandy nasce e inciampa in mille fantasie, corre da Torino (sua città natale) a Roma, si mescola ai turisti e poi finisce chissà dove, scrive canzoni d’amore italiane con le nuvole, gli sguardi languidi da telenovela, le statue barocche e il blu di pescheria. Un sentimentalismo da poveri per chi vive in una città che continuamente perde pezzi e riesce comunque a commuoversi coi tramonti o con un fritto”. Metafisico il momento in cui, a fine concerto, si esibisce nel brano Largo Venue proprio nel locale che ha ispirato il titolo del brano.

Con questo show il nostro “Turista Sentimentale” ci ha portato in un viaggio introspettivo attraverso un microcosmo di piccole cose. Un mondo costruito con sapiente equilibrio, bilanciando in dosi uguali esperienza, imitazione e fantasia.

Le emozioni e le situazioni dipinte sono vivide e reali, frutto di una profonda conoscenza della quotidianità. Nessuna forzatura: l’artista preferisce raccontare la propria “normalità, più o meno squallida”, con onestà e autenticità. Un invito a saper cogliere la bellezza anche nelle piccole cose quotidiane. In un mondo che tende all’omologazione e alla noia, “la capacità di meravigliarsi diventa la nostra unica arma di difesa”.

 

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