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European Affairs Magazine

Max Gazzè in orchestre a Roma

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 Il 6 dicembre, Max Gazzè ha entusiasmato l’Auditorium Parco della Musica Ennio Morricone con un concerto che ha unito la sua energia creativa al fascino travolgente dell’Orchestra Mirko Casadei, della Calabria Orchestra e dell’Orchestra Popolare del Saltarello.

Sessanta musicisti, pubblico numerosissimo, quasi ben tre ore di spettacolo, in un’atmosfera carica di emozione, il cantautore romano ha ripercorso i suoi brani più celebri, regalando al pubblico nuove e sorprendenti interpretazioni. Gazzè ha letteralmente attraversato l’Italia con il suo progetto “Musica loci”, un progetto colorato da balli tradizionali accompagnati dalla straordinaria potenza dei suoni autentici di tre incredibili orchestre. Una metamorfosi, un’evoluzione, una nuova “etno-veste” inedita per i suoi successi, così l’Artista ha saputo esaltare testi e melodie che da anni sono colonna sonora per generazioni di fan.

Un evento memorabile che ha dimostrato, ancora una volta, l’eclettismo e il talento unico di Gazzè, capace di fondere musica e poesia con straordinaria naturalezza.

DI SEGUITO LA SCALETTA:

INTRO TRE + INTRO VENTO

VENTO D’ESTATE (Saltarello + Jonny + Angelo + Manuel)

I TUOI MALEDETTISSIMI IMPEGNI (Calabria)

CHE C’È DI MALE (Casadei)

TIMIDO UBRIACO (Calabria)

IL FARMACISTA (Casadei + Cori Tutti + ?)

MARE MAIE + PRAVI (Saltarello)

ADDIE ADDIE AMORE (Saltarello)

L’AMORE PENSATO (Saltarello)

L’UOMO PIÙ FURBO (Calabria)

RITURNELLA (Calabria)

TARANTELLA MINORE (Calabria)

IL SOLITO SESSO (Casadei)

INTRO SENEGAL > CARA VALENTINA (Casadei)

CIAO MARE (Casadei)

ROMAGNA MIA (Casadei)

PRAWY DO LEWEGO (Saltarello)

MENTRE DORMI (Saltarello)

L’AMORE NON ESISTE (Calabria)

INTRO MAZURKA > GREEN HORNET (Special)

TI SEMBRA NORMALE (Casadei)

LA FAVOLA DI ADAMO ED EVA (Calabria)

SOTTO CASA (Saltarello + Cori Tutti)

BIS: Intro Funeral, VITA COM’È, MUSICA PUÒ FARE

Fiorella Mannoia in Sinfonia a Roma

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Fiorella Mannoia ha incantato il pubblico di Roma con il suo attesissimo concerto del 5 dicembre all’Auditorium Parco della Musica Ennio Morricone. Un evento straordinario che, a pochi giorni dal Natale, ha regalato emozioni intense e atmosfere magiche.

Accompagnata da una raffinata orchestra sinfonica, la cantautrice ha attraversato i momenti più significativi della sua carriera, reinterpretando i brani più amati del suo repertorio in chiave orchestrale. La scaletta, curata nei minimi dettagli, ha offerto al pubblico un viaggio musicale tra classici senza tempo e arrangiamenti che hanno aggiunto nuove sfumature alle sue canzoni iconiche.

Un appuntamento che ha celebrato non solo la straordinaria voce della Mannoia, ma anche la sua capacità unica di rinnovarsi senza mai perdere la profondità e l’intensità che la rendono una delle artiste più amate del panorama musicale italiano.

La Rappresentante di lista – Sulla via del ritorno a casa

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Giorni Felici Tour 2024 – Roma, Atlantico 29 novembre 2024

Abbiamo assistito ieri sera alla data romana de La rappresentante di lista, tornati sui palchi italiani per promuovere l’ultimo album Giorni Felici.

Nonostante il titolo amaramente ironico, “Giorni Felici” affronta complessità e dolore, trasformandoli in un messaggio di resistenza e speranza collettiva. Il disco è il frutto di un lavoro collaborativo tra tanti artisti, registrato tra New York, Londra, Palermo e altre città.

“Vogliamo comunicare la voglia di disobbedire e dire no a questi finti giorni felici, a questo assopimento del mondo”. Dritto al punto, come sempre, il nuovo album di La Rappresentante di Lista ha come fil rouge l’emotività umana in rapporto col mondo e il disagio sociale e culturale che ne deriva. Il titolo del disco del duo toscano/siciliano formato da Veronica Lucchesi e Dario Mangiaracina è anche un richiamo a ‘Happy Days’, dramma di Samuel Beckett del 1961, nel quale lo scrittore irlandese manda in scena la misera condizione umana, estrema e disperata.

Secondo Veronica Lucchesi, la felicità non è solo allegria: è una condizione complessa che può includere dolore e speranza. Il tour e il disco vogliono essere un messaggio potente per il futuro, capace di unire le voci e smuovere il torpore di un’esistenza “comoda”.

Il concerto all’Atlantico di Roma del “Giorni Felici Tour” ha confermato questa nuova fase artistica per La Rappresentante di Lista, che in questo tour sembra voler riscoprire le radici indie rock della propria musica. Rispetto alle precedenti tournée, questa volta Veronica Lucchesi e Dario Mangiaracina hanno scelto un approccio più essenziale, abbandonando gran parte della teatralità che li ha contraddistinti in passato: meno scenografia, meno costumi d’impatto e un uso sobrio delle luci, per lasciare spazio alla musica nella sua forma più pura. 

Il live ha messo in evidenza l’anima multiforme della band: un mix travolgente di rock-funk con venature pop, capace di rendere ogni brano accattivante, ma mai banale. Dietro melodie apparentemente leggere si celano testi intensi e ricchi di significato, un marchio di fabbrica per il duo. Con brani come Amare e Ciao ciao, che hanno raggiunto un pubblico più vasto, LRDL ha dimostrato di poter unire popolarità e profondità. 

Tuttavia, questo nuovo percorso sembra puntare verso una maggiore intimità e autenticità. Con “Giorni Felici”, Veronica e Dario riportano al centro il loro background indie, pur mantenendo quel carattere orecchiabile ma ricercato che li ha sempre contraddistinti. Brani come La città addosso, Giorni Felici  Paradiso o la disarmante Ho smesso di uscire incarnano questa nuova direzione: un ritorno a sonorità più “sporche” e chitarre protagoniste, senza perdere l’attenzione ai dettagli musicali, con un bilanciamento nell’uso delle voci dei due leader.

La serata all’Atlantico ha visto anche la partecipazione del chitarrista americano Kit Conway, che ha contribuito agli arrangiamenti di alcuni brani di Giorni Felici. La sua presenza ha aggiunto una marcia in più al concerto, grazie ai riff potenti e ben calibrati. Purtroppo il sound generale è risultato spesso soffocato: l’acustica del locale o una scelta stilistica hanno reso difficile apprezzare pienamente l’esplosività della voce di Veronica, che in alcune sezioni è sembrata “ingabbiata”, senza riuscire a risaltare come avrebbe meritato. 

L’evoluzione de La Rappresentante di Lista è evidente anche nell’atteggiamento sul palco. Pur mantenendo il loro carisma e la capacità di coinvolgere emotivamente il pubblico, il duo ha scelto un registro meno performativo e meno patinato rispetto agli spettacoli precedenti. Veronica e Dario hanno optato per una comunicazione diretta e sincera, puntando tutto sull’empatia e sulla musica. Il pubblico, travolto dalla loro energia e dai potenti messaggi condivisi al microfono, ha dimostrato ancora una volta il forte legame che si è creato negli anni con questa band. 

Con Giorni Felici e il suo tour, La Rappresentante di Lista sembra voler chiudere un cerchio: dagli esordi più sperimentali con album come (“Per la) via di casa” e “Bubu Sad “ai successi radiofonici che li hanno portati al grande pubblico, fino a questa nuova fase, che li vede ancora una volta protagonisti della scena musicale italiana, ma con un approccio diverso, più introspettivo e diretto. 

Nonostante le difficoltà tecniche, l’Atlantico ha ospitato una performance intensa, che ha mostrato una band che sa rinnovarsi e sorprendere, rimanendo fedele al proprio messaggio: emozionare e far riflettere anche divertendosi.

Li rivedremo in aprile 2025 per un tour nelle maggiori città d’Europa.

In apertura del concerto si è esibito il giovane Nicolas Zullo, con il suo contautorato essenziale e poetico.

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LA MISERIA

in COMUNICATI STAMPA/CULTURA/European Affairs by

IL PRIMO ALBUM DA SOLISTA DI LUCA ROMAGNOLI

In uscita venerdì 6 dicembre 2024

La Miseria, in uscita il 6 dicembre 2024 per La Tempesta Dischi, è il primo album da solista di Luca Romagnoli, frontman dei Management(del dolore Post-Operatorio), che ha deciso di ritagliarsi uno spazio tutto suo per raccontare la sua parte più intima, strettamente intrecciata alla visione della società in cui viviamo. 10 canzoni (più una, presente in doppia veste) per un concept album sulla miseria contemporanea, che Luca Romagnoli racconta così:

La miseria è una piscina che si paragona al mare per bellezza e profondità. È la vita che finge di essere la vita, in tutte le sue declinazioni “trashendentali”.

È il linguaggio della politica, il linguaggio più basso della nostra epoca, è l’orrore della guerra (ancora), la povertà dell’odio verso l’altro. La miseria è un bambino che non è più in grado di inventare un gioco, una storia, è anche un genitore che per metterlo a tacere gli piazza tra le mani uno schermo. Dentro quello schermo è tutta una miseria che ci vuole consumatori, consumatori e basta, che ci vuole drogare di desiderio, del ciò che non abbiamo, anche quando abbiamo troppo.

La miseria è ammalarsi di questo troppo, doversi curare per il troppo. “Chi troppo vuole nulla stringe”, non lo stringe neanche quando lo ha tra le mani, perché è troppo distratto dal suo prossimo desiderio.  Desiderio di oggetti, della prossima cosa da comprare per riempire un vuoto, del prossimo video da guardare per riempire un vuoto, della prossima foto da scattare e condividere, per essere sicuri di esistere. Non c’è niente di più misero di un mondo di persone che lottano per la propria schiavitù come se stessero lottando per la propria libertà. Niente di più misero di chi studia solo per avere un lavoro, per produrre cose che faranno arricchire altri, o faranno ammalare altri.

La miseria è darsi un bacio, e fotografarlo e sottoporlo alla valutazione degli altri, dove anche l’amore diventa un oggetto e si può dire “io ce l’ho”.

La miseria è il ricco che mostra a tutti la sua ricchezza, è la mitologia del consumo.

La miseria è vivere una vita, l’unica che abbiamo in tutta l’eternità, e viverla per qualcun altro.

LA MISERIA è il titolo del mio primo disco solista, dove ho fatto un “salto in altRo”. Dove ho deciso di dichiarare il mio valore poetico non appartenendo a nessun genere, a nessun movimento.

Me ne tiro fuori, mi ritengo già estinto.

Mi sono messo sotto uno strato di ghiaccio e aspetto che qualcuno venga a scoprirmi, come una statua rimasta sul fondo del mare per migliaia di anni.

L’indirizzo di questo disco non si trova nella periferia di una città, ma alla periferia dell’umanità.

Ho cercato di non affogare in quella piscina, ho trovato l’oceano, ma anche qui, vedo solo plastica sfuggita agli industriali.

“Quando Dio ha qualcosa da dire o da ridire, non si rivolge ai creativi di Benetton, ma ad individui particolarmente irritabili: gente che sa da dove nasce l’Offesa”. (Paolo Maria Cristalli)

I poeti. Questo disco è un omaggio ai poeti, ai miei poeti.

Soprattutto a quelli che ho avuto l’onore – l’amore – di conoscere. Ci sono le parole di Paolo Maria Cristalli e di Vik Stragovin, uno morto e l’altro vivo, ci sono le loro ed altre influenze in tutte le canzoni. Due canzoni nello specifico sono state scritte interamente con le loro parole, adattando in musica le loro opere. Con questo disco mi dichiaro poeta “senza averne i requisiti”, poeta abusivo.

È quello il mio mestiere, da sempre, non ho bisogno di fare una foto e farmi dire dagli altri, nei commenti, se posso continuare. Lo dico per sopraggiunta sicurezza, dati anagrafici alla mano, di non potere fare altro.

“Di colpo non mi fa più né caldo né freddo non essere moderno”.

Mentre camminavo per la mia strada ho incontrato Setak (Targa Tenco 2024 per il miglior album in dialetto con Assamanù), che è diventato mio grande amico e mi ha augurato e consigliato il meglio, e tra questo meglio c’era e c’è Fabrizio Cesare, il suo produttore.

Un uomo, un musicista e un produttore che da sempre ha difeso la sua posizione di eremita. Fuori da tutte le logiche. Io mi sono messo a disposizione del suo genio creativo e lui si è messo a disposizione delle mie parole, ci siamo dati appuntamento nell’aldiquà.

L’aldiquà è un altro mondo, però si trova in questo. È un luogo dove non pensi a quello che stai facendo, lo fai e basta. “Se prima devi leggerlo a qualcuno, non sei pronto”, “se stai cercando di scrivere come qualcun altro, lascia perdere”.

Il primo giorno che sono andato a casa di Fabrizio, dopo una lunghissima chiacchierata, ci siamo salutati e mi ha lasciato un libro, “La Malora” di Fenoglio. Probabilmente da quel titolo è nata la mia convinzione nel dedicarmi all’idea de La Miseria.

Io non credo nel destino, credo semplicemente che noi siamo quello che facciamo e quindi siamo quello che cerchiamo, e ancor prima noi cerchiamo solo quello che amiamo. Per questo le cose vanno da sé e poi ci convinciamo che tutto fosse scritto. Semplicemente lo abbiamo voluto dal primo momento che ci siamo messi in cammino.

Per semplicità lo chiamiamo destino, e infatti tra le tante ipotesi, quella che più mi piace la rubo dalla Treccani: “la parola destino deriva dalla radice di un verbo latino che significa “volere, stabilire”, da cui viene anche ostinarsi”.

Io e Fabrizio Cesare ci siamo chiusi nella sua casa di Velletri ed abbiamo pensato, scritto e registrato da zero questo disco, in due settimane. Ogni giorno una canzone, senza riflettere, vomitandola, suonando con i gomiti ed urlando frasi sconclusionate per cercare l’urlo primordiale, l’idea primigenia.

Non abbiamo modificato niente in post produzione, non abbiamo cercato di far funzionare ciò che non funzionava, non abbiamo messo un ritornello dove non c’era, un’apertura musicale dove non c’era. A volte proprio mentre stavamo scrivendo e registrando contemporaneamente, abbiamo bloccato prima del nascere qualche idea che avrebbe strizzato l’occhio alla miseria. La miseria discografica.

Io e Fabrizio abbiamo lavorato sull’assenza. Abbiamo deciso di non partecipare, come “unica forma possibile per inserirsi conflittualmente nel presente”.

Angelo Nero (Traccia n. 2) portami lontano da questa città, dove sento di non esser più mio”.

Questa città di persone connesse, quest’orda di nuovi barbari, che mettono la propria vita a disposizione dei brand, che si tatuerebbero volentieri un grande sponsor, felici di essere la nuova versione ultratecnologica dei manichini dei negozi.

Questi esseri devoti al capitalismo, che hanno come unico pensiero quello di Fatturare (Traccia n. 4), che pregano le insegne pubblicitarie di una banca che usa i diritti civili come pubblicità e nel frattempo finanzia una guerra che si sta svolgendo sul lato oscuro del mappamondo. Esseri che si emozionano soltanto con i video motivazionali sul successo, che non hanno mai visto il cielo, come quelle povere bestie d’allevamento intensivo, che nascono direttamente nella fabbrica dove verranno ingrassati per il banco della macelleria. Questi esseri siamo noi, che non portiamo rispetto neanche per il luogo che viviamo, la natura, e che stiamo affondando ma non lo sappiamo.

“Cosa diceva l’oroscopo ai ragazzi del Titanic?”.

Le case crollano nei paesi dove qualcuno butta le bombe che noi abbiamo costruito, la gente scappa, grida, muore. Tutto questo ci interessa nei limiti di un talk show televisivo, nello spazio e tempo di una pizza a domicilio. Non guardiamo neanche mentre guardiamo, è uno sguardo vuoto, lo sguardo de Il Nulla (Traccia n. 7), il nulla della politica, il nulla de “è sempre stato così”, il nulla che ci governa, il nulla del denaro per il denaro. I soldi fanno i soldi. “Governare è rubare, questo si sa” (Caligola, Camus). Il nulla del potere, venerato soprattutto da chi non ce l’ha. Il nulla dei poveri, che poi siamo noi, che si vergognano di definirsi tali – non interessa ai follower sui social!- e quindi fingono e fingono la vita che non hanno, e soffrono di quella depressione e ansia nutrita da ogni ricerca di cose vuote, depressione che gonfia sempre di più il palloncino del potere, che non scoppia quasi mai, ma anche quando scoppia redistribuisce l’aria nei posti alti dove volava.

Depressione che ci porta intere giornate a casa, a guardare il soffitto, a scrollare cellulari, a non avere forza e coraggio di vivere la nostra vita, cercare la nostra via. Una tristezza che passa dal letto alla poltrona, senza perdonarsi di non avere un senso, di non avere uno scopo, di non saper giocare al gioco del mondo. Anime che sanguinano peccati non propri (Sanguina, Traccia n. 8).

Anime che non si perdonano di essere forme di vita come le altre, come le formiche, come gli insetti, esseri che appaiono nella storia dell’universo come un asteroide, una costellazione, come le stelle, che muoiono anche loro e sono fatte – dicono- delle stesse sostanze nostre.

Noi che abbiamo coscienza di questo enorme gioco dell’infinitamente grande e piccolo, chissà se verremo raccontati da qualcuno. Lo faranno mai Un Film Su di Noi? (Traccia n. 3)

Noi, persi tra il terrore del futuro e i nostri Progetti per il passato (Traccia n. 5), come un vecchio di paese, seduto da un secolo sulla stessa panchina, che ha trovato pace solo rinunciandoci.

A che serve tutto questo casino? Tutto questo contorcersi? Ma dove andate, state a casa. Verrete sconfitti comunque. (Perdere, Traccia n. 1). E infatti crescendo s’impara a perdere le cose più importanti, gli affetti, s’impara che tutto se ne va e che andremo via anche noi. S’impara che bisogna arrendersi con il sorriso. Quando veniamo a conoscenza, prima o poi tutti, dei grandi dolori della vita, quanto può importare una piccola sconfitta giornaliera? Possiamo perdonare anche la fine di un amore o di una amicizia, possiamo perdonarci di non avere quella macchina costosa che ci ha mostrato quello sbruffone in quel video, che gode dell’invidia di chi non può permettersela e proprio su questo costruisce tutta la sua narrazione: lui rappresenta soltanto il “Pattume Cafonesco che ha imparato a pronunciare Bi emme vù”(Traccia n. 9).

Pattume sociale, civile e politico di indifferenza verso i problemi degli altri, dei poveri, ah! i poveri, che palle, ancora? Non vanno più di moda! Non camminano bene, non sono adatti alle sfilate. Il pattume della violenza distruttrice che ci rappresenta, la violenza che mangia tutto perché deve soltanto essere consumato e si deve andare avanti. Quanti pipponi, quanto retropensiero, quante fissazioni ha il poeta, che prende il dolore e lo moltiplica come i pani e i pesci, e se ne prende pure carico, lo fa suo. Ma dai su, Non è niente (Traccia n. 10), pensa alla salute. Pensa alla tua vita, alla tua felicità. Ma come faccio se non ci capisco più niente? Se non riesco neanche a distinguere una notizia vera da una falsa, una persona vera da un’immagine sviluppata con l’intelligenza artificiale, non riesco a distinguere un esercito in posizione da una spiaggia piena di persone, un gioco dalla realtà, non riesco a capire cosa c’è scritto in quelle tabelle. Quelli sono i morti, o soltanto il numero dei morti?

Ionon ci capisco più niente, Mi sono perso (Traccia n. 6) e trovo pace soltanto all’idea di non volerci appartenere, di non voler recitare nessun ruolo di questa commedia.

TRACKLIST

1. Perdere

2. Angelo Nero

3. Un Film Su di Noi

4. Fatturare

5. Progetti per il passato (feat Setak)

6. Mi sono perso

7. Il nulla

8. Sanguina

9. Bi emme vù

10. Non è niente

11. Perdere (Electro)

Luca Romagnoli, cantautore italiano legato visceralmente al mondo indipendente e alternativo, è noto per essere il frontman e autore dei testi dei “Management” (del dolore Post-Operatorio).

I suoi concerti sono conosciuti come concentrati di poesia e provocazioni; si può assistere al suo lato più intimista, emotivamente sussurrato, oppure osservare un demone che non scende a patti col suo tempo. 

Abbiamo visto il suo pubblico commuoversi per la delicatezza dei suoi interventi oppure rimanere scioccato davanti alla forza delle sue performance.

Dopo aver pubblicato sette dischi con i Management, sì è dedicato nel 2024 ad un progetto parallelo solista, in cui ha deciso di raccontarsi senza mezzi termini, mettendoci di fronte ad un esorcismo. La Miseria, il suo primo disco di inediti, uscirà venerdì 6 dicembre per La Tempesta Dischi.

Paolo Benvegnù: piccolo, fragilissimo, immenso artista

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E’ stato un bellissimo concerto quello che Paolo Benvegnù ci ha regalato ieri sera al Monk. A vent’anni dalla pubblicazione del suo primo album da solista, l’affascinante artista milanese ne ha pubblicato una nuova versione, intitolata “Piccoli fragilissimi film – Reloaded”, con la collaborazione di una serie di prestigiosi interpreti come Paolo Fresu, Ermal Meta, Malika Ayane, La Rappresentante di Lista, Piero Pelù e altri. Un’opera che rappresenta un viaggio tra passato e presente, esplorando temi universali come la frammentazione, il rimpianto, la liberazione e la connessione umana, e che adesso sta portando sui palchi dei migliori locali italiani.

Riconosciuto tra i grandi nomi della musica italiana, Benvegnù ha recentemente e meritatamente vinto la Targa Tenco 2024 per il miglior album con “È inutile parlare d’amore”, consolidando il suo ruolo di esploratore musicale, sociale e poetico. 

“Piccoli Fragilissimi Film – Reloaded” non è una semplice reinterpretazione dei brani originali, ma una riflessione profonda e condivisa sull’essenza stessa dell’umanità. È un’indagine sulla frammentazione e sulla volontà di ricostruire, sulle ferite lasciate dalle assenze e dal tempo, e sul loro possibile risanamento attraverso l’incontro con l’altro. È un viaggio intimo che interroga il rapporto tra passato e futuro, chiedendosi se quei pensieri sopravvivono ancora e se i danni subiti o inflitti hanno trovato un senso. Forse, suggerisce l’artista, solo attraverso le voci e i suoni dell’altro è possibile ricucire gli strappi, completare le pagine rimaste in sospeso e riconoscere le proprie appartenenze. E così, nella risonanza collettiva, emerge la possibilità di comprendere: è stato il passato a plasmare il futuro o era il futuro ad aver già scritto il passato? 

Questa nuova versione non è un semplice progetto musicale arricchito da ospiti illustri, ma una ricerca viscerale e condivisa. È il respiro dell’umanità intera, con i suoi desideri, le sue paure, le sue fragilità. È un canto corale che celebra la vita nella sua complessità, un crudo e vibrante inno. Ogni suono e ogni voce coinvolti nel progetto ne amplificano il senso, e ogni brano si presenta come un tassello della grande ricerca sul desiderio umano, sui timori, sulle incertezze e sul bisogno ineludibile di connessione. È il suono di milioni di realtà adiacenti che, intrecciandosi, raccontano una storia unica e irripetibile. 

Il concerto di Paolo Benvegnù è stato un’esperienza densa di emozioni, un’immersione poetica e visiva che ha lasciato il pubblico senza fiato. Sul palco, avvolto da luci rosse che sembravano pulsare al ritmo della musica, si è aperta una scenografia evocativa, ricca di richiami al mondo del cinema, che ha fatto da cornice perfetta per un artista capace di raccontare storie universali attraverso emozioni e parole. 

La voce profonda e incisiva scava e fa riemergere sensazioni e ricordi attraverso le melodie malinconiche e e a tratti strazianti, in netta contrapposizione (o forse semplicemente in modo complementare) all’innegabile simpatia e all’umorismo surreale di questo straordinario artista.

La scaletta, costruita con cura, ha ripercorso tutti i brani di “Piccoli Fragilissimi Film – Reloaded”, regalando al pubblico la possibilità di assaporare ogni frammento di questo album incredibile, che torna a ricordarci quanto la musica posa essere vera e propria letteratura in forma di canzone. Come ospite d’eccezione, Tosca è salita sul palco per Cerchi nell’acqua, portando ulteriore intensità alla serata con la sua presenza e la sua voce inconfondibile. 

È commovente vedere un cantautore di così grande spessore esibirsi con tale passione davanti a una moltitudine di persone così calorose e attente. Ed è un rituale che si ripete a ogni sua esibizione nella capitale, a dimostrazione del fatto che i suoi brani siano entrati di diritto tra i più belli e intensi del repertorio italiano. Benvegnù, nonostante i tanti anni di carriera, continua ad abbattere ogni barriera legata al tempo e alle mode, dimostrando che l’arte autentica non ha età. I suoi testi, stilisticamente raffinati e profondi nei contenuti, sono la prova di come sia ancora possibile parlare al cuore delle persone con autenticità e con quella sfacciata bellezza che non può lasciare indifferenti.  Come effetto collaterale e sintomo di grande intelligenza e capacità emotiva, riesce a compiere questo mezzo miracolo senza mai risultare noioso o pesante e facendoci, anzi, divertire senza apparire sciocco o banale.

Ed è altrettanto incoraggiante vedere un artista che, senza clamore o compromessi commerciali, è riuscito a ritagliarsi uno spazio speciale nel panorama musicale contemporaneo, promuovendo il valore dell’arte vera, che trova ancora il suo piccolo ma luminoso posto in un mondo frenetico e superficiale.

Paolo Benvegnù e la sua band ci hanno ricordato che la musica, quando è vissuta come un atto poetico e umano, può ancora commuovere, far riflettere e unire. E in una serata così intensa, quel palco non era solo uno spazio fisico, ma un luogo in cui le anime si sono incontrate, in una connessione profonda e indimenticabile.

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Le “Galassie” di Irama al Palasport

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Dopo la prima tappa di Firenze, Irama si è esibito ieri sera sul palco del Palazzo dello Sport di Roma incantando il pubblico romano in un’atmosfera sospesa tra sogno e realtà.

L’artista, che si è affermato in questi ultimi anni come uno dei nomi più importanti del pop italiano, ha regalato al suo pubblico un viaggio musicale tra sperimentazione innovativa e tradizione.

Un pubblico fortemente partecipativo ha accompagnato cantando all’unisono le note dei grandi successi del cantante carrarino, come ‘Ovunque sarai’ e ‘Mediterranea’, così come ha accolto con grande calore i nuovi brani che promettono di diventare presto dei nuovi classici del repertorio.

Questi nuovi brani, contenuti nell’ultimo album dal titolo “Galassie”, come ha rivelato lo stesso Irama, sono frutto di un percorso introspettivo, un viaggio sonoro alla ricerca di una connessione più profonda. Per raggiungere questo obiettivo, l’ex vincitore di Amici di Maria De Filippi, ha sperimentato sonorità innovative e collaborato con artisti di fama mondiale, creando un lavoro unico e inaspettato.

Sul palco insieme ad Irama una grande orchestra che ha arricchito la profondità dei brani, con arrangiamenti, ricchi di sfumature e dettagli, che hanno evocato immagini di galassie lontane e spazi infiniti, rispecchiando perfettamente il tema del nuovo album.

Le ulteriori tappe del tour sono il 2 e 3 dicembre prossimi a Milano all’Unipol Forum ed il 6 dicembre a Torino all’Inalpi Arena.

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Every Child Is My Child: Charity Dinner da Star

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Charity Dinner a Cinecittà: una serata di solidarietà per i diritti dei bambini

Lo scorso 20 novembre, in occasione della Giornata Internazionale dell’Infanzia e dell’Adolescenza, Cinecittà ha ospitato un evento unico e indimenticabile. All’interno della suggestiva Basilica Aemilia, sul set dell’Antica Roma, si è tenuto il Charity Dinner organizzato dall’associazione Every Child Is My Child – Onlus, fondata nel 2017 dall’attrice Anna Foglietta. L’iconica location è stata messa a disposizione dagli Studios di Cinecittà per sostenere i progetti dedicati alla tutela dei diritti dei bambini in difficoltà.

Un evento tra solidarietà e intrattenimento

La serata, condotta da Carolina Di Domenico e dalla presidente dell’associazione Anna Foglietta, ha offerto un’atmosfera unica, arricchita dalla maestosità del set cinematografico che ha dato un tocco di magia all’iniziativa benefica. Accanto ad Anna Foglietta, il vicepresidente Andrea Bosca ha condiviso con gli ospiti il profondo impegno dell’associazione, raccontando l’importanza dei progetti portati avanti e dei risultati raggiunti.

Durante la cena, gli ospiti hanno potuto ascoltare testimonianze toccanti e lasciarsi incantare dall’esibizione musicale di Tosca. Accompagnata da un ensemble di talentuosi musicisti, l’artista ha esplorato i suoni del mondo con un repertorio ricercato e coinvolgente, regalando momenti di grande emozione.

Partecipazione e generosità

La partecipazione è stata straordinaria: 25 tavoli, riservati ad artisti, brand e privati, hanno riunito volti noti del mondo dello spettacolo, della cultura e dell’imprenditoria. La serata ha incluso anche una lotteria benefica, resa possibile grazie al supporto di prestigiosi marchi che hanno donato i premi in palio.

Un ringraziamento speciale è andato a Cinecittà, che ha reso disponibile il set dell’Antica Roma, offrendo una cornice unica per questo evento di solidarietà. Tra i partner della serata, Franciacorta, wine partner per l’aperitivo, e il Brunello di Montalcino Coesioni, che ha accompagnato la cena. Marie Claire Italia ha supportato l’iniziativa come media partner.

Un impegno che continua

Anna Foglietta e Andrea Bosca, rispettivamente presidente e vicepresidente dell’associazione, hanno espresso la loro gratitudine verso tutti i partecipanti, sottolineando come eventi di questo calibro rappresentino un importante contributo per garantire un futuro migliore ai bambini di tutto il mondo.

Per maggiori informazioni sul progetto e per donare vi invitiamo a visitare il sito ufficiale dell’associazione Every Child Is My Child: everychildismychild.it

Appino: (sei) solo tour 2024 – La forza sottile di un cantautore senza maschere

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Roma – Wishlist, 16 novembre 2024

SI è esibito ieri sera al Wishlist di Roma per questo suo “ultimo” tour da solista il cantautore Appino, frontman degli Zen Circus, davanti a una sala gremita sia di affezionati che di nuovi adepti.

Ad aprire il concerto il giovane cantautore romano Edel (“come quelli della luce ma con la D di depressione”) che si è fatto apprezzare dal pubblico per i testi e l’attitudine schietta e profonda. Il suo album dovrebbe uscire a febbraio e lo aspettiamo con entusiasmo. Un’apertura perfetta che ha scaldato gli animi dei presenti, preparandoci all’esibizione del cantautore Toscano.

Un anno fa, Appino pubblicava “Humanize“, un album che mescola introspezione e sperimentazione sonora. In questo lavoro, l’artista esplora il concetto di umanità attraverso un viaggio musicale e narrativo che fonde rock, elettronica e cantautorato. Ma il live di ieri sera è stato qualcosa di diverso, un’esperienza unica che ha messo in luce il lato più intimo della sua musica. 

C’è qualcosa di straordinario nel vedere un artista spogliarsi di tutta la veste strumentale, e lasciare che siano solo la voce e la musica a parlare. Questo è accaduto ieri sera, quando Appino è salito sul palco per quello che sarà l’ultimo tour indoor della sua carriera solista (almeno per ora), trasformando ogni nota in una dichiarazione, ogni parola in un ponte emotivo. 

Vestito di nero, con una chitarra a tracolla e l’armonica, Appino ha richiamato alla mente l’immagine di un giovane Lou Reed o del primo Bob Dylan. Essenziale, diretto, ma capace di toccare corde profonde. In questa veste minimale, i suoi testi – intrisi di ironia tagliente, disincanto e una struggente umanità – hanno trovato ancora più forza. 

La scaletta ha accompagnato il pubblico in un viaggio tra i tre album solisti, aprendo con pezzi iconici come La festa della liberazione, Grande raccordo animale e Carnevale. Ogni brano, pur mantenendo la potenza originale, sembrava rinascere grazie agli arrangiamenti acustici e la pedaliera di effetti utilizzata con sobria eleganza. E non sono mancati gli estratti vocali tratti da “Humanize” l’ultimo capitolo della sua discografia, i cui brani dal vivo hanno trovato una nuova dimensione: meno sperimentale, forse, ma carica di una fragilità e introspezione che rendono i suoi temi toccanti e universali. 

Il concerto non è stato solo un’esibizione musicale, ma un’esperienza di comunità e condivisione. La dimensione intima del wishlist ha amplificato il senso di vicinanza tra artista e pubblico. Si percepiva nell’aria un’emozione palpabile: i cori, le mani che battevano a tempo, gli occhi lucidi di chi si lasciava attraversare dalla musica. 

Appino, in grande forma, ha colto l’occasione per portare i saluti dei suoi compagni UFO e Karim, annunciando la fine del suo “anno sabbatico” da solista e il ritorno imminente sui palchi con gli Zen Circus. Un annuncio che ha suscitato applausi entusiasti, ma che non ha tolto nulla al senso di chiusura solenne che pervadeva la serata. 

In un’epoca in cui il panorama musicale spesso si rifugia nel passato, Appino dimostra che c’è ancora spazio per raccontare il presente, per dare voce a temi rilevanti e creare musica che non solo intrattiene, ma risveglia coscienze. E, soprattutto, che ci sono ancora giovani cuori pronti ad ascoltare, a lasciarsi ispirare e a rispondere. 

Ieri sera, il palco non era un semplice luogo di performance, ma un simbolo di ciò che la musica può e dovrebbe essere: verità, dialogo e appartenenza. 

Se questo è un addio, non poteva essere più toccante e autentico. 

Dopo questa prima data a Roma, il tour prosegue:

22/11 PARMA @ COLONNE28

28/11 BERGAMO @ DRUSO

29/11 BOLOGNA @ LOCOMOTIV

30/11 TARANTO @ MERCATO NUOVO

6/12 SALUZZO @ CINEMA TEATRO MAGDA OLIVERO

7/12 FIRENZE @ VIPER THEATRE

12/12 PERUGIA @ AUDITORIUM S.FRANCESCO AL PRATO

14/12 PALERMO @ SPAZIO FRANCO

16/12 MILANO @ ARCI BELLEZZA

17/12 CESENATICO @ TEATRO COMUNALE

20/12 COLCERESA @ REVOLUTION

La galleria immagini:

Photocall – La Coda del Diavolo

in CINEMA e TV/PHOTOCALL by

La coda del diavolo, il film diretto da Domenico de Feudis, vede protagonista un ex poliziotto, Sante Moras (Luca Argentero), divenuto guardia carceraria e ora accusato di un omicidio che non ha commesso. A causa di questa accusa, Sante è costretto a darsi alla fuga e inizia a indagare clandestinamente per conto suo, alla ricerca della verità.
Aiutato dalla giornalista Fabiana Lai (Cristiana Dell’Anna), che sta seguendo il caso, l’ex poliziotto scopre terribili verità: è coinvolta un’organizzazione criminale, invischiata in un traffico di esseri umani. Sante non dovrà solo salvare se stesso, ma molte ragazze innocenti che rischiano di finire preda dei trafficanti…

Al Cinema Barberini si è tenuta la proiezione del film in anteprima ed il photocall con gli attori principali ed il regista.

LE LARVE – La Versione di un Matto 

in COMUNICATI STAMPA/CULTURA/European Affairs/MUSICA by

La Versione di un Matto è il nuovo album de Le Larve, un progetto che esplora la  fragilità, le sfide interiori e la complessa bellezza dell’essere umano. L’album include  brani che variano dal pop all’alternative rock, offrendo un’esperienza sonora e  testuale intensa. Con testi profondi e un sound maturo, Le Larve si raccontano in un  percorso di introspezione e crescita. 

L’album è disponibile in digitale ed in vinile, in edizione limitata, a partire da venerdì  15 novembre. 

Ascolta l’album qui: https://bfan.link/la-versione-di-un-matto 

Tracklist: 

1. Eau de Parfum 

2. Caos (Un Po’ Più in Là) 

3. Amsterdam (Fottute Campane) 

4. Oggi Piove L’Universo

5. Invisibile 

6. Incel (Amico Mio) 

7. 10 Piani 

8. La Versione di un Matto

Etichetta discografica: DANEL / Distribuzione Believe Digital 

Singoli Estratti: 

“Eau de Parfum”: Un brano di forte impatto, con un ritornello che esplode in  un grido liberatorio. 

“Incel (Amico Mio)”: Un pezzo provocatorio e ironico che mostra il lato più  cinico della band. 

“Invisibile”: Primo singolo che conserva le sonorità classiche de LE LARVE.

Guarda i videoclip di: 

La Versione di un Matto

Eau de Parfum

Nati dal desiderio di comunicazione ed espressione creativa di Jacopo, leader  polistrumentista della band nonché doppiatore di fama nazionale, Le Larve per  lungo tempo hanno brulicato di musicisti, per consolidarsi poi nell’ultimo decennio  in una formazione stabile che vede Mattia Micalitch al basso, Stefano Maura alla  chitarra ed Edoardo Guerrazzi alla batteria.  

Nel 2016 Le Larve pubblicano il primo disco “Non Sono D’accordo”, presentato al  teatro Quirinetta di Roma, per l’occasione sold-out; iniziano ad esibirsi con frequenza,  sia in solo che come band al completo, facendosi notare non solo dagli appassionati,  ma anche dagli addetti al settore, tanto da strappare un contratto con  Universal/Polydor. La band, dopo un periodo di pausa, torna con uno spirito ed  un’anima ancora più piene di voglia di suonare e divertirsi. 

“La Versione di un Matto” è un album che invita a fermarsi, ascoltare e riflettere, un  viaggio tra melodie avvolgenti e testi che parlano al cuore. 

Il release party di presentazione dell’album si terrà il 15 novembre alle ore 21:00  presso il Whishlist Club di Roma

Release Party: 

Data: 15 novembre 2024 

Ora: 21:00 

Luogo: Wishlist Club, Roma

Acquista qui i biglietti del release party al Wishlist: https://dice.fm/event/k6wwx8- le-larve-15th-nov-wishlist-roma-rome-tickets?lng=it 

Le Larve: 

Jacopo Castagna – Voce  

Mattia Micalitch – Basso 

Stefano Maura – Chitarra 

Edoardo Guerrazzi – batteria 

Le Larve on line: 

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Comunicato stampa: Daniele Mignardi Promopressagency

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Emanuela Vertolli
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