GEOPOLITICA DEL MONDO MODERNO

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Il Presidente Juncker in visita al porto spaziale europeo

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Nella giornata di venerdì 27 ottobre, il Presidente della Commissione europea Juncker, insieme al Presidente francese Macron, si recheranno in visita presso il Centro spaziale della Guyana, a Kourou. L’infrastruttura unica è nata per garantire all’Europa un accesso autonomo allo spazio, in linea con la strategia spaziale per l’Europa, presentata nell’ottobre del 2016.

La Commissione si sta impegnando nello sviluppo di progetti spaziali su larga scala, come il programma di osservazione della Terra Copernicus e i programmi di navigazione satellitare Galileo e EGNOS, per un investimento complessivo di oltre 12 miliardi di euro nel periodo 2014-2020.

La Strategia spaziale per l’Europa, approvata lo scorso anno, risponde alla crescente concorrenza globale, aumentando il coinvolgimento del settore privato e contribuendo alle principali evoluzioni tecnologiche. I programmi spaziali europei forniscono servizi che sono già diventati indispensabili nella vita di ogni giorno, dai dati che servono per l’utilizzo di apparecchi elettronici, fino alla protezione delle infrastrutture fondamentali, come le centrali elettriche. Inoltre contribuiscono alla gestione delle frontiere, ai controlli marittimi e ambientali, migliorano la risposta in caso di catastrofi naturali e servono nel controllo dei cambiamenti climatici.

Con l’approvazione da parte della Commissione della Strategia spaziale per l’Europa, sono stati previsti una serie di interventi che permetterebbero ai cittadini europei di beneficiare pienamente delle opportunità offerte dallo spazio. Ciò, di fatti, sta permettendo la creazione di un ecosistema ideale per la crescita delle start-up, il cui fine è quello di promuovere il primato dell’Europa nel settore e aumentare la sua quota sui mercati mondiali delle attività spaziali.

Per quanto riguarda i prodotti e i servizi offerti dai programmi spaziali dell’UE, sono disponibili un video e una scheda dettagliata in francese e inglese.
È possibile seguire la visita del Presidente Juncker in Guyana sul portale audiovisivo della Commissione europea.

Trasporto marittimo: navi passeggeri più sicure grazie all’UE

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La Commissione Europea ha accolto con favore l’adozione definitiva del Consiglio, la quale prevede una serie di testi giuridici in materia di sicurezza per i trasporti marittimi: navi e passeggeri.

Bruxelles – Il pacchetto normativo accolto dall’UNione Europea, come sostenuto dalla Commissaria per i Trasporti Violeta Bulc, rappresenta una chiara risposta alla necessità di maggiore protezione per tutti i cittadini, attraverso una serie di testi in materia di sicurezza delle navi passeggeri, volti ad assicurare un livello uniforme per tutti gli Stati membri.

Le norme adottate sono il risultato delle proposte avanzate dalla Commissione a giugno del 2016, attraverso le raccomandazioni formulate nell’ambito del programma di controllo dell’adeguatezza e dell’efficacia della regolamentazione (REFIT). Un quadro di regolamentazione per la sicurezza navale dei passeggeri nell’UE, che rappresentano una buona percentuale nell’ambito della mobilitazione e dei trasporti nel territorio comunitario. Di fatti, è stato stimato che, ogni anno, sono all’incirca 400 milioni coloro che scelgono il trasporto navale all’interno dell’Unione, di cui 120 milioni quelli che si spostano tra porti di uno stesso Stato Membro.

La normativa in ambito marittimo, divenne centrale per la Commissione a seguito degli incidenti che hanno coinvolto la Herald of Free Enterprise (1987), con 193 vite perse e, l’Estonia (1994). L’adozione di norme in materia, vedono una generale soddisfazione da parte dell’Unione Europea, in termini di controllo e di idoneità dei trasporti marittimi. Con eccezione fatta per i 408 incidenti sulle navigazioni interne, registrati negli ultimi 4 anni, dove, tuttavia, solamente in un caso si è verificata la morte di un passeggero. Dai dati europei, il risultato vede il 30% delle navi conforme agli standard di sicurezza: tale percentuale, inoltre, è speculare al 60% della capacità di trasporto passeggeri.

Le nuove norme accolte dalla Commissione entreranno in vigore dopo 20 giorni dalla pubblicazione sulla Gazzetta ufficiale e avranno validità di 15 anni, con possibilità di ammodernamento. Il monitoraggio dell’esecuzione e del funzionamento di queste è a garanzia dell’EMSA (Maritime Safety Agency).

Ulteriori informazioni in materia sono reperibili a questo link.

Dure parole dell’UE contro la Corea del Nord e il Myanmar.

Il 16 ottobre è stato un giorno intenso anche sotto il punto di vista delle operazioni più squisitamente politiche dell’UE.

Prima di tutto il Consiglio ha adottato delle conclusioni sul Myanmar/Birmania, abbastanza dure, in cui si legge che “la situazione umanitaria e dei diritti umani nello Stato di Rakhine è estremamente grave” per via delle notizie, recentemente diffuse, su violenze nei confronti della popolazione e di gravi violazioni dei diritti umani (uso di mine, violenza di genere, uso indiscriminato di armi da fuoco). Nel documento si parla della popolazione Rohingya, che sta fuggendo in Bangladesh, e si lancia un appello a tutte le parti in conflitto

Rohingya in fuga verso il Bangladesh su mezzi di fortuna (fonte www.rai.it)

affinché le violenze cessino. Nel frattempo, l’UE ha intensificato l’assistenza umanitaria a favore dei rifugiati Rohingya in Bangladesh e si è dichiarata pronta a estendere le proprie attività a favore di tutte le persone in stato di necessità nello Stato di Rakhine, una volta che venga consentito l’accesso ad una sua missione (in virtù del principio giuridico internazionale secondo il quale uno Stato in crisi debba necessariamente acconsentire all’ingresso di organizzazioni internazionali nel suo territorio). 

D’altro canto – si legge in una nota – l’UE si è compiaciuta del fatto che alcuni enti governativi si stiano occupando del triste fenomeno dell’apolidia dei Rohingya e che il governo si stia in qualche modo impegnando a consegnare alla giustizia  i responsabili delle violazioni dei diritti umani (spesso commesse anche nei confronti di minori) e lo ha invitato a collaborare con la Commissione Internazionale dei Diritti Umani dell’ONU, che ha stabilito una missione in quei territori.

Nel contempo però, l’UE ha stigmatizzato lo sproporzionato uso della forza da parte delle forze di sicurezza ed ha annunciato che rivedrà tutti gli accordi di cooperazione concreta in materia di difesa, confermando la permanenza del vigente embargo su armi e affini e promettendo anche misure più drastiche, in ogni sede, qualora la situazione dovesse non mutare.  Insomma: una situazione ancora in divenire, e dagli scenari mutevoli, anche perché in Myanmar esiste una Delegazione UE, ossia una vera e propria ambasciate dell’Unione, che dipende dal Servizio di Azione Esterna.

Una delle strade “deserte” di Pyongyang, capitale della Corea del Nord.

Altro fronte aperto rimane quello della Corea del Nord. Il 16 ottobre il Consiglio in versione “Affari esteri” ha infatti discusso del dossier, con particolare riferimento allo sviluppo di armi nucleari e di missili balistici che hanno violato totalmente ogni risoluzione del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite al riguardo.

L’UE ha comminato ulteriori sanzioni, che rafforzano quelle già decise in ambito ONU:

 

  • il divieto totale di investimenti dell’UE in Corea del Nord, in ogni settore: in precedenza il divieto era circoscritto agli investimenti nell’industria nucleare e delle armi convenzionali, nei settori minerario, della raffinazione e delle industrie chimiche, della metallurgia e della lavorazione dei metalli, nonché nel settore aerospaziale. Ora non si può investire più in Nord Corea. 
  • il divieto totale della vendita di prodotti petroliferi raffinati e petrolio greggio, senza alcuna limitazione in pejus. Prima c’erano dei limiti, già insopportabili, che comunque permettevano un minimo commercio di idrocarburi. Ora tutto questo non sara proprio più possibile. 
  • la riduzione dell’importo delle rimesse personali, da parte dei nordocreani residenti all’estero, da 15.000  a 5.000 euro, in ragione dei sospetti che queste siano utilizzate per sostenere programmi illegali connessi al nucleare o ai missili balistici. Quindi, difficoltà anche a spedire i soldi a casa: non verranno nemmeno rinnovati i permessi di lavoro per i cittadini nordcoreani presenti nel territorio dell’Unione (tranne per coloro che godono della protezione internazionale, perché rifugiati. In poche parole, solo ai dissidenti del regime dei Kim verranno garantiti lavoro ed assistenza). 

Il Consiglio ha inoltre inserito negli elenchi delle persone ed entità soggette al congelamento dei beni e a restrizioni di viaggio tre persone e sei società che sostengono i programmi nucleari illeciti. Sono quindi 41 le persone e 10 le società sottoposte a misure restrittive nei confronti della Corea del Nord – che si aggiungono alle 63 persone e 53 entità designate dalle Nazioni Unite – a cui si sta cercando in tutti i modi di “tarpare le ali” per fare pressione sul (pericoloso) governo di Pyongyang. 

(fonte www.consilium.europa.eu)

L’UE sempre più “operativa” nelle aree di crisi: nuova missione in Iraq, confermata missione in Bosnia, adottata nuova strategia per l’Afghanistan

Il 16 ottobre è stata una giornata impegnativa per la politica di sicurezza dell’UE, per vari motivi.

In primis, il Consiglio ha lanciato una nuova missione civile nell’ambito della politica di sicurezza e di difesa comune (PSDC) in Iraq. La missione sarà incentrata sul sostegno alle autorità irachene nell’attuazione degli aspetti civili della strategia di sicurezza nazionale dell’Iraq, e sarà guidata dal tedesco Markus Ritter. Saranno 35 gli esperti dell’UE che forniranno consulenza e assistenza in diversi settori fondamentali identificati come “critici” (nel senso anglosassone del termine) dalle autorità irachene.  La missione dovrebbe essere dispiegata a Baghdad entro la fine dell’anno, e dovrebbe avere un costo (inziale) di 14 milioni di euro. La missione, sotto egida PSDC si inquadra nelle missioni così dette “civili” dell’UE: ossia quelle missioni che hanno il principale obiettivo di ricostruire le istituzioni nei paesi martoriate dalla guerra, che ne siano usciti o ne stiano uscendo. Normalmente l’UE invia degli esperti (per l’appunto) civili, affinché affianchino le autorità locali e tentino di riformare e rifondare i settori della pubblica amministrazione: polizia, apparato giudiziario, sanità. Ma gli esperti possono fornire consulenza anche in settori come l’uguaglianza di genere ed i diritti umani; insomma: tentano in ogni modo di ripristinare o di stabilire lo stato di diritto. Le missioni dell’UE vengono dirette dal Comitato Politico di Sicurezza, che risponde all’Alto Rappresentante per la Politica Estera dell’UE (ora Federica Mogherini). L’Alto Rappresentante è a capo del SEAE, il Servizio di Azione esterna dell’UE, e presiede anche il Consiglio dell’UE nella sua versione “Affari Esteri” (cosa anomala per il Consiglio, la cui presidenza nei diversi settori

La sede del Servizio Europeo di Azione Esterna a Bruxelles

di legiferazione, normalmente, è a rotazione).  L’Alto Rappresentante è anche uno dei Vice Presidenti della Commissione europea: è l’unica figura, quindi, a cavallo sia del Consiglio che della Commissione. Il Comitato Politico di Sicurezza ha due ulteriori entità alle sue dipendenze: il Comitato Militare dell’UE, che guida le missioni di taglio più “robusto” o militare, ed il così detto CIVCOM o comitato per la gestione civile delle crisi. A occhio e croce questa nuova missione in Iraq dovrebbe inquadrarsi sotto l’egida del CIVCOM. L’obiettivo della strategia di sicurezza nazionale dell’Iraq è creare istituzioni statali capaci di consolidare la sicurezza e la pace e di prevenire i conflitti, rispettando nel contempo lo Stato di diritto e le norme in materia di diritti umani. La strategia individua una serie di minacce urgenti alla sicurezza nazionale – tra cui terrorismo, corruzione, instabilità politica e polarizzazione etnica e settaria – che la missione PSDC contribuirà ad affrontare.

La missione opererà in stretto coordinamento con la delegazione dell’UE in Iraq e con i partner internazionali presenti nel paese, compresi il Programma delle Nazioni Unite per lo sviluppo (UNDP), la NATO e la coalizione internazionale contro lo Stato Islamico. Il che significa che le questioni squisitamente militare

Soldati dell’EUFOR e forze di polizia della Bosnia Erzegovina (fonte www.euforbih.org)

resteranno un affaire della NATO.

In secundis, il Consiglio ha ribadito e confermato il suo impegno a favore della prospettiva europea della Bosnia-Erzegovina come paese unico, unito e sovrano ed ha ufficialmente stigmatizzato il fatto che, negli ultimi mesi, le riforme siano state rallentate a causa di politiche legate al (triste) passato e di polemiche sorte in occasione delle elezioni anticipate.

Per tale motivo, l’Istituzione europea ha dichiarato, con una nota, che approva ed accetta di buon grado il fatto che l’operazione ALTHEA continui ad esistere in BiH. Le forze militari impegnate nell’operazione contribuiscono ormai da tempo alla capacità di deterrenza delle legittime autorità bosniache nelle situazioni di crisi. Inoltre, non si può non dire che la forza multinazionale europea, con sede presso la base di Butmir e “succursali” in tutto il paese,  ha effettivamente contribuito anche a formare ed incrementare le capacità delle forze armate e di polizia bosniache e, più in generale, a sostenere tutti i settori della pubblica amministrazione che andavano riformati.

Infine, sempre il Consiglio ha adottato delle conclusioni su una strategia dell’UE relativa all’Afghanistan. Nel documento è stato ribadito l’impegno a lungo termine dell’UE e degli Stati membri in Afghanistan per promuovere la pace, la stabilità e lo sviluppo sostenibile. La strategia si concentra su quattro settori prioritari, così come elencati nel documento: la promozione della pace, della stabilità e della sicurezza nella regione; il rafforzamento della democrazia, dello stato di diritto e dei diritti umani e la promozione della buona governance e dell’emancipazione delle donne; il sostegno allo sviluppo economico e umano; la gestione delle sfide legate alla migrazione. L’UE vanta ormai una lunga storia di cooperazione con l’Afghanistan ed in Afghanistan volta a contrastare la corruzione e la povertà ed a favorire la crescita economica ed il rafforzamento delle istituzioni democratiche.

In un solo giorno tre segnali da parte di un UE sempre più impegnata ben oltre i suoi confini, e – come nell’ultimo caso esaminato – ben oltre le così dette politiche di vicinato. In futuro, aspettiamoci un’Europa sempre più solida e più compatta nel campo della risoluzione (militare o civile) delle crisi internazionali, magari anche al fianco della NATO e, sicuramente, su mandato dell’ONU.

 

(fonte www.consilium.europa.eu)

12 e 13 ottobre: i Ministri della Giustizia e dell’Interno europei si incontrano a Bruxelles.

Il Palazzo Justus Lipsius, sed eprincipale del Consiglio dell’UE.

Varie volte su queste colonne abbiamo avuto modo di parlare delle istituzioni europee deputate alla sicurezza interna, ossia all’interno delle frontiere dell’Unione. Una di queste è di sicuro il Consiglio Giustizia  Affari Interni, che riunisce a Bruxelles, con cadenza mensile, tutti i ministri dell’Interno e della Giustizia degli Stati membri. Ovviamente gli argomenti oggetto di discussione si soffermano sulle proposte legislative in itinere tra le viari istituzioni europee coinvolte. Di volta in volta, vuoi su input della Commissione europea, vuoi sulla base del lavoro dei  sottogruppi strategici e tecnici che sempre in seno al Consiglio si riuniscono, il Consiglio GAI affronta gli argomenti più disparati: dalla gestione delle frontiere esterne, all’ordinamento delle agenzie europee che operano nel settore, dal terrorismo all’eguaglianza di genere, dal cybercrime all’immigrazione ed all’asilo, dalla cooperazione giudiziaria alla procura europea. A distanza di qualche mese dall’avvio delle primissime attività della Presidenza estone, non possiamo non lodare le numerosissime iniziative intraprese nel settore dallo Stato membro baltico, di cui abbiamo esaltato parecchie peculiarità diverse volte qui su Europeanaffairs.it (qui, qui e qui ): un particolare impulso è stato dato proprio alle banche dati, allo scambio delle informazioni tra forze di polizia, alla cooperazione con le agenzie GAI specializzate; il tutto nell’ottica di una visione sempre più analitica e statisticamente intellegibile dei fenomeni securitari dell’Unione, volta a cercare rimedi e soluzioni altrettanto analiticamente misurabili e subito operativi sul campo.

Non a caso, la velocità con cui il Consiglio GAI promuove l’iter legislativo, la rapidità con cui discute di quanto portato alla sua attenzione in sede strategica e tecnica e l’efficacia delle azioni intraprese, molto dipendono dalla Presidenza di turno. Repetita iuvant, chi assume la Presidenza del Consiglio dell’Unione, guida tutti i tavoli  anche a livello ministeriale, quando il Consiglio si riunisce in diverse “versioni” per legiferare rispettivamente in “diverse” materie.

Ma veniamo a noi: il 12 ed il 13 ottobre a Bruxelles si è riunito un’altra volta il Consiglio GAI. Sono stati affrontati vari argomenti. Ci soffermeremo su quelli più inerenti gli home affairs, facendo un volo in planata sulle questioni attinenti alla giustizia.

Dopo un breve scambio di vedute sulla proposta di modifica del Codice Frontiere Schengen, già da tempo all’ordine del giorno del Consiglio, i Ministri hanno subito rinviato a quanto verrà loro suggerito a livello tecnico: la riforma del Codice Schengen prevede dei cambiamente nelle regole che disciplinano la reintroduzione dei controlli alle frontiere interne agli Stati membri. Inutile nascondere che l’argomento è un topic sensibile e non è facile, almeno a livello politico, raggiungere immediati accordi: pertanto è necessario che i tecnici, i così detti “eurocrati” (termine che noi non consideriamo dispregiativo, anzi) trovino prima delle possibili soluzioni compromissorie, sul campo.

A sinistra il commissario europeo per la Migrazione,Avramopoulos e a destra, il Ministro dell’Interno Estone, presidente del Consiglio GAI, Andreas Anvelt (foto www.consilium.europa.eu)

Alto argomento dibattuto è stato il terrorismo: è già il secondo mese che la Presidenza propone scambi di vedute sullo scambio di informazioni in chiave anti-terrorismo tra le Forze Armate e le Forze di Polizia. Anche questo argomento è però di difficile evoluzione: come abbiamo già detto su questo giornale (qui) non intravediamo nel breve periodo la nascita di una intelligence europea. Nessuno la intravede. E questo gli Stati membri, tutti gelosi della loro intelligence – dove non esistono alleanze – lo sanno bene. Si sta tentando allora di diffondere chiaramente l’idea che le Forze Armate, ormai da parecchi anni impegnate in medio-oriente ed in altre aree di crisi, godono dell’immenso privilegio di raccogliere intelligence durante le operazioni da loro condotte in queste aree e sono, sull’argomento, molto ferrate. Le loro informazioni, che sono quindi processate ed analizzate con rigore scientifico e , per l’appunto, militare, sono una risorsa preziosa. Queste informazioni sarebbero utilissime se condivise tra gli Stati e, ancora di più, tra le loro forze di polizia. Di sicuro i Paesi di origine “latina”, che annoverano tra le loro forze di polizia delle componenti di gendarmeria (ossia di forze di polizia a statuto militare, con competenza anche sulle questioni civili e di ordine pubblico) saranno avvantaggiati in questo ambito, proprio perché le gendarmerie possono dialogare indistintamente ed efficacemente sia con le forze militari sia con le forze di polizia ad ordinamento civile. Ma a parole sono bravi tutti: come abbiamo cercato di dimostrare in passato, un conto è scambiare informazioni di polizia, di taglio investigativo, ed un conto è scambiare ed utilizzare in ambito giudiziario informazioni coperte dal segreto perché raccolte dall’intelligence militare. Ogni ordinamento giuridico, e giudiziario,  di ogni Stato membro, è diverso dall’altro:  in qualche caso, molti Stati sono favorevoli ad una raccolta ed una condivisione dell’intelligence senza limitazioni ed a tutta birra; in alcuni Stati – sembrerà assurdo – l’azione penale non è obbligatoria da parte degli inquirenti (il che significa che un magistrato od un poliziotto potrebbero anche tenere per sé un’informazione relativa ad un reato, utilizzandola in un secondo momento… cosa impossibile in Italia!); in altri Stati la privacy, la corretta utilizzazione delle informazioni in sede giudiziaria, la più precisa separazione tra “poteri”, rappresentano capisaldi del diritto, che non possono essere intaccati se non in casi eclatanti, per necessità ampiamente comprovate. Ma va da sé che se l’intelligence si chiama così proprio perché è molto difficile parlare di dati “comprovati”. Insomma, l’Europa è in realtà ancora lontana, secondo chi scrive, dal raggiungere un accordo in materia. Altro argomento spinoso, di cui i Ministri hanno discusso, è quello dell’immigrazione: avanza l’iter legislativo per l’istituzione di un Sistema Europeo Comune di Asilo (CEAS – Common European Asylum System), e per il miglioramento del sistema EURODAC (che consente di identificare in maniera chiara ed incontrovertibile l’identità dei richiedenti asilo, principalmente per evitare che una persona possa richiederlo in più paesi contemporaneamente o in caso di diniego da parte di uno degli Stati membri). È una novità invece il tentativo della Presidenza di ricevere mandato dal Consiglio per avviare i negoziati con il Parlamento europeo su una normativa che disciplini e regoli la ricollocazione dei migranti e le prescrizioni in capo agli Stati membri nel settore della loro accoglienza. Una norma che, se approvata come piace a noi, metterebbe in mora gli Stati che fanno finta di non sentirci, quando si tratta di accoglienza dei migranti e, in più, metterebbe in ridicolo tutti quei movimenti di destra più o meno estrema che, cavalcando la tigre dell’intolleranza e della disoccupazione dei connazionali, rendono impossibile il processo di integrazione europea ed espongono i propri governi alle ire della Commissione, sempre pronta – con draconiana e giusta severità – ad avviare procedure di infrazione contro gli inadempienti.

Il Ministro italiano Orlando, il 12 ottobre, alla riunione dei Ministri della Giustizia (foto www.consilium.europa.it)

In ogni caso, non si può negare che ciascuno – a modo suo – sta cercando di far confluire in uno sforzo congiunto il tentativo di risolvere i problemi e le paure dei cittadini in questi settori.

Il giorno 12 ottobre, invece, i ministri della Giustizia hanno portato avanti l’iter legislativo per la creazione di una procura europea (EPPO – Europeana Public Prosecutor’s Office), che avrà tra i primi incarichi quello di indagare e punire chi si macchierà di offese agli interessi finanziari dell’Unione. Altro tassello  che si sta felicemente incasellando è quello della creazione del sistema ECRIS: European Criminal Records Information System, una banca dati centralizzata dei casellari giudiziali degli Stati membri, che dovrebbe facilitare il contrasto a vari fenomeni criminali, specialmente ste transfrontalieri e transazionali.

La Commissione invita a completare tutti gli aspetti dell’Unione bancaria entro il 2018

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Grazie ai piani della Commissione, i cittadini e le imprese europee potranno usufruire di un’integrazione finanziaria, volta ad accelerare l’Unione bancaria. Questa è di fondamentale importanza per rendere l’Unione economica più stabile e resistente alle crisi.

Bruxelles – In data 11 ottobre 2017, la Commissione ha pubblicato una comunicazione che definisce un percorso che porti ad un accordo su tutti gli elementi in sospeso dell’Unione bancaria. La comunicazione prelude al vertice euro di dicembre in formato inclusivo, durante il quale si discuterà dell’Unione bancaria completa, da affiancare all’Unione dei mercati dei capitali, per promuovere un sistema finanziario stabile e integrato nell’UE.

Nel 2012 la Commissione ha proposto di creare tale Unione bancaria per consentire un rinsaldamento delle basi del settore bancario e ripristinare la fiducia nell’euro. L’Unione bancaria consiste nella vigilanza bancaria, in norme per la gestione delle banche in dissesto e in una maggiore protezione per i titolari di depositi. I primi due pilastri sono stati realizzati con l’istituzione del meccanismo di vigilanza unico (SSM) e del meccanismo di risoluzione unico (SRM). Tuttavia, non è stato ancora istituito un sistema comune di protezione dei depositi.

L’Unione bancaria potrà avere successo nel momento in cui verranno ridotti i rischi, secondo le misure proposte dalla Commissione attraverso la comunicazione dell’11 ottobre, per la riduzione dei crediti e aiuti per le banche a rischio. Inoltre, la comunicazione, traccia un percorso fine alla predisposizione di un dispositivo di sostegno comune di bilancio, per il quale gli Stati membri si sono già impegnati nel 2013, volto a garantire la solidità del sistema e la disponibilità sufficiente di risorse per il Fondo di risoluzione unico (SRF).

La Commissione invita il Parlamento europeo e gli Stati membri ad adottare quanto prima le manovre proposte, al fine di trovare in tempi brevi un accordo sul pacchetto per il settore bancario, presentato nel novembre del 2016. Questo include proposte riguardo gli elementi restanti delle norme concordate in seno al Comitato di Basilea per la vigilanza bancaria (CBVB) e al Consiglio per la stabilità finanziaria (FSB). Tali suggerimenti mirano a completare il programma legislativo post-crisi, garantendo che le norme affrontino le rimanenti sfide per la stabilità finanziaria, dove la riforma consentirà alle banche di continuare a finanziare l’economia reale.

Nella comunicazione, tra i punti salienti, vengono sollecitati progressi sul sistema europeo di assicurazioni dei depositi, in modo da garantire a tutti i titolari di questi di godere dello stesso livello di protezione. La Commissione ha proposto anche alcune misure, già avanzate nel 2015, per la creazione di un unico sistema europeo di assicurazione dei depositi (EDIS), come risposta alle preoccupazioni sollevate in sede di Parlamento europeo e Consiglio. Ciò prevedrebbe due fasi: la prima di riassicurazione, in cui l’EDIS fornirebbe la copertura della liquidità solo ai sistemi di garanzia dei depositi (SGD) nazionali. La seconda fase fa capo alla coassicurazione, dove l’EDIS coprirebbe progressivamente le eventuali perdite.

Altro passaggio chiave, in riferimento alla stabilità finanziaria è necessità di un sostegno di bilancio per l’Unione bancaria. Gli Stati membri hanno già convenuto sull’importanza di un meccanismo comune di sostegno per il Fondo di risoluzione unico, che ha portato all’istituzione del meccanismo di risoluzione unico (SRM). Ciò per offrire la garanzia di disponibilità di fondi per risoluzioni bancarie, nei casi di perdite conseguenti ai bail-in di investitori privati, dove gli eventuali costi verranno recuperati dal settore bancario in modo da garantire la neutralità di bilancio a medio termine. In tal senso, l’opzione più efficace individuata è quella del meccanismo europeo di stabilità (MES), contenuta nel documento di riflessione della Commissione sull’approfondimento dell’Unione economica e monetaria. Soluzione da raccordare con l’approfondimento dell’Unione economica e monetaria dell’Europa, che includerà la proposta di conversione di tale meccanismo in un Fondo monetario europeo.

Allo stesso modo, la Commissione sta già operando per un pacchetto di misure complete per la riduzione dei crediti deteriorati esistenti, evitandone l’accumulo futuro (sede di Consiglio 11 luglio 2017). Il pacchetto, la cui approvazione è prevista per la primavera 2018, comprenderà:
·         un progetto in materia di società di gestione patrimoniale nazionali;

  • misure legislative volte a sviluppare ulteriormente i mercati secondari per i crediti deteriorati e ad accrescere la capacità dei creditori di recuperare il valore dei prestiti garantiti;
  • una relazione contenente la valutazione della possibilità di una proposta legislativa volta a introdurre misure di sostegno prudenziali di natura regolamentare per ovviare all’insufficienza degli accantonamenti a fronte di nuovi crediti deteriorati; e
  • l’indicazione della via da seguire per promuovere la trasparenza in materia di crediti deteriorati in Europa.

Pubblicata sempre nella giornata dell’11 ottobre è la relazione di esame del meccanismo di vigilanza unico, che valuta positivamente i primi anni di funzionamento di questo sistema, nonché offre chiarimenti da parte della Commissione sui poteri di vigilanza.

I questo quadro generale, inoltre, al fine di trovare soluzioni pratiche per allentare la spirale banche-emittente sovrano, la Commissione rammenta i lavori in corso del comitato europeo per il rischio sistemico sui titoli garantiti da obbligazioni sovrane. La valutazione dei risultati, dovrebbe portare alla proposta che consentirebbe lo sviluppo di tali titoli, i quali consentirebbero alle banche di diversificare le obbligazioni sovrane in loro possesso.

Allo stesso modo, la Commissione, per continuare a garantire una vigilanza di alta qualità, proporrà di considerare alla stregua di enti creditizi le grandi imprese di investimento che svolgono attività analoghe a quelle bancarie, rendendole così soggette alla vigilanza bancaria. Nell’Unione bancaria la vigilanza su tali imprese, anche da parte della Banca centrale europea, sarebbe esercitata nel quadro del meccanismo di vigilanza unico (SSM).

Il futuro delle finanze dell’UE: una nuova relazione sulle politiche di coesione alimenta la discussione sui fondi UE dopo il 2020

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Bruxelles – In data 9 ottobre 2017, la Commissione Europea ha pubblicato la relazione sulla coesione. Il documento tende a mettere in chiaro la condizione economica, sociale e territoriale attuale degli Stati membri dell’UE, prendendo le mosse dai risultati ottenuti grazie allo stanziamento dei fondi per la coesione, durante gli anni della crisi.

L’economia europea, seppur in ripresa, è tuttora affetta da disuguaglianze tra le varie regioni appartenenti all’Unione, nonché da differenze interne agli stessi territori. Inoltre, a livello di investimenti pubblici, questi risultano inferiori rispetto al periodo antecedente la crisi e, con riferimento al documento di riflessione sul futuro delle finanze europee, è stata evidenziata la necessità di maggiori incentivi da parte dell’UE.

La relazione non ha lo scopo di condizionare la proposta definitiva della Commissione, ma alimenta la discussione sulla politica di coesione dopo il 2020, suggerendo una politica di respiro europeo.

In generale, la politica di coesione dell’Unione ha registrato successi concreti in molte regioni, costituendo un’importante fonte di investimenti e creando 1,2 milioni di posti di lavoro negli ultimi dieci anni, ma allo stesso tempo, altri Stati hanno registrato un crollo degli investimenti pubblici che avrebbero dovuto sostenere la crescita.

Nonostante una riduzione graduale del divario economico tra i diversi paesi, il documento di riflessione poneva il quesito secondo cui fosse o meno necessario concentrare la politica di coesione sulle regioni meno sviluppate.

La crescita degli Stati è un fatto innegabile, ma questa risulta essere tutt’altro che omogenea, in quanto molti rimangono nella fascia del “reddito medio”. Queste regioni avranno sicuramente bisogno di ulteriori sostegni finanziari per creare posti di lavoro e promuovere i cambiamenti strutturali necessari, anche in termini di perseguimento degli obiettivi di produzione energetica a partire da fonti rinnovabili e di riduzione delle emissioni di gas a effetto serra fissati per il 2030.

La politica di respiro europeo, si pone tre obiettivi principali: gestire la globalizzazione, non lasciare nessuno indietro e sostenere le riforme strutturali.

Gestire la globalizzazione, nel panorama europeo, significa modernizzare le economie dei paesi e creare valore. Sono necessari nuovi investimenti volti all’innovazione, in quanto solo alcuni paesi svolgono un ruolo trainante nell’ambito della modernizzazione, della digitalizzazione e della decarbonizzazione.

Il secondo obiettivo, non lasciare nessuno indietro, fa riferimento alla realtà che vede molte regioni soggette alla perdita di popolazione, al contrario di altre che non riescono a gestire la pressione demografica e i flussi migratori. Allo stesso tempo, mentre da una parte l’occupazione nell’UE ha registrato una crescita, dall’altro resta alto il livello di disoccupazione, specie tra i giovani.
Una risposta a tale fenomeno la si trova nell’incentivo dei finanziamenti, volti a combattere l’esclusione e la discriminazione, per una maggiore coesione sociale all’interno dell’Unione.

Sostenere riforme strutturali, migliorando la pubblica amministrazione, per una crescita della competitività e una massimizzazione dell’impatto degli investimenti. La relazione sulla coesione, tende a riconoscere la necessità di rafforzare il collegamento tra la politica e la governance economica, per sostenere riforme che creino un ambiente urbano favorevole alla crescita.

In questa prospettiva, tra le prossime tappe della Commissione, vi sarà quella che vede il lancio di una consultazione pubblica, all’inizio del 2018, attraverso la quale verrà proposto il quadro finanziario pluriennale (QFP), al cui seguito vi saranno le proposte per la politica di coesione dopo il 2020.

 

Per ulteriori informazioni:

Settima relazione sulla coesione economica, sociale e territoriale

Memo – Il futuro delle finanze dell’UE: settima relazione sulla coesione economica, sociale e territoriale

Scheda informativa: la coesione nell’Unione

Scheda informativa: la politica di coesione in azione e i suoi effetti in tutte le regioni dell’UE

Inforegio – mappe interattive

NATO conclude Saber Strike 2017

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MILITARY  BASE, Latvia, June 26, 2017 – About 11,000 U.S. and NATO service members from 20 countries concluded the Saber Strike 17 exercise here on June 24.

The exercise took place in various regions in the Baltics and Poland from May 28-June 24.

Saber Strike 17 is a long-standing Joint Chiefs of Staff-directed, U.S. European Command-scheduled, U.S. Army Europe-led cooperative training exercise.

Multinational Exercise

Participating nations in this year’s exercise included Belgium, Canada, Croatia, Denmark, Estonia, Finland, France, Germany, Italy, Latvia, Lithuania, Luxembourg, Netherlands, Norway, Poland, Portugal, Slovenia, Slovakia, the United Kingdom and the U.S.

This year’s key training objective was to exercise with NATO’s enhanced forward presence battle groups as part of a multinational division, while conducting an integrated, synchronized, deterrence-oriented field training exercise designed to improve the interoperability and readiness of participating nations’ armed forces.

“Less than one year ago, our alliance said we were going to transition from assurance to deterrence,” said Lt. Gen. Ben Hodges, the commander of U.S. Army Europe. “One of the manifestations of that transition was the creation of the eFP Battlegroups. In less than one year, these battle groups are exercising already in Estonia, Latvia, Lithuania and Poland. That is an amazing accomplishment for our great alliance.

Hodges added, “Deterrence means you have to have the capability to compel or defeat a potential adversary. You have to demonstrate that capability and the will to use it, and these exercises are that demonstration.”

Key Training Events

Key training events of the exercise included a convoy by Battlegroup Poland, from Orysz, Poland, to southern Lithuania; a maritime prepositioned offload of prestaged supplies and equipment in Latvia; a Marine amphibious assault in Latvia; two combined arms live-fire exercises, one each in Poland and Lithuania; an air assault by the British Royal Marines at the Polish and Lithuanian border; and a river crossing in the same area.

“If you would like to have skilled soldiers, you have to train every day,” said Latvian Army Chief of Defense Maj. Gen. Leonids Kalnins. “If you would like to be safe as a state, you have to find allies; but if you would like to be the winner and create a great future for all countries, for all society, you have to participate in such exercises as this one.”

The Saber Strike exercise series facilitates cooperation between the U.S, allied, and partner nations to improve joint operational capability in a variety of missions and prepare participating nations and units for future operations while enhancing the NATO alliance.

During the exercise, U.S. and NATO distinguished visitors attended a demonstration of the joint and combined capabilities of the U.S. and NATO here.

‘NATO Allies Working Together’

One of the visitors was Nancy Bikoff Pettit, U.S. ambassador to Latvia, who spoke about the importance of the exercise.

“I think exercises like this send a very strong message,” she said. “It’s not only the U.S. who is interested in security and defense here in the Baltic region, it’s all of our NATO allies working together.

Bikoff Pettit added, “This exercise demonstrates what happens when many NATO allies come together to cooperate and demonstrate the interoperability that we have. We are really pleased with the quality of the exercises.”

Saber Strike 17 promotes regional stability and security, while strengthening partner capabilities and fostering trust. The combined training opportunities that it provided greatly improve interoperability among participating NATO allies and key regional partners.

“The U.S. is here,” Hodges said. “We’re going to continue to participate in exercises; American soldiers love serving with Latvian soldiers. This is a great place to train, and we’re excited about doing that for as [long] as I can see.”

As the seventh iteration of this exercise, Saber Strike 17 continues to provide a venue for U.S. and NATO military members to train and learn from one another to form a stronger partnership.
SOURCE:Glbsecurity

Manchester 22 dead at the concert, is terrorism

Europe di

The death toll report of Manchester has risen to 22, among which many children, more than 59 injured hospitalized in nearby hospitals.

The explosion took place at 22:35 at the end of the Ariana Grande concert, a popular American pop star loved by teenagers crowding the concert, out of the gates as their parents waited for them to bring them home.

Investigators have found that the explosion involved the attacker who exploded shortly after the singer had finished the concert, a boom and then the screams of the wounded, the panic triggered an escape to the outside by involving And trampling down the bad guys who could not stand. Outside, parents tried to get in to reach their children by feeding chaos.
Manchester Mayor Ian Hopkins said it was “the most horrible incident” the city had ever faced.

Immediately go to investigations to capture possible accomplices and to figure out whether it is a “lone Wolf” or a terrorist cell.

The explosion took place shortly after Ariana Grande left the scene at the arena – the largest indoor venue in the city with a concert capacity of around 21,000.

The police chief said that at this first stage of the investigation, one man is thought to be one but investigates at 360 degrees.

Italy,International Valve Summit, Bergamo celebrates the technology of industrial valves

Europe/Innovation di

On May 24 and 25 in Bergamo will be held the second edition of the International Valve Summit, the international trade show for industrial valves, a leading Italian engineering company.

The event, hosted by the PROMOBERG Fair Company, represents one of the most important mechanical appointments, therefore, concerns valves technology and flow control solutions.

The driving sector is that of OIL & GAS, which in Italy is about 25 billion euros, of which about 8 billion are related to the sales of the industrial valves sector, an important market that represents one of the excellence of the Italian mechanical industry.

The “International Valve Summit” has been designed to give way to a major part of the O & G chain, an excellence of Italian mechanics that has some of the most important companies in Bergamo.

Schermata 2017-05-19 alle 22.24.12Promoter of the event Luca Pandolfi, head of the internationalization policies of Confindustria di Bergamo

The inspiration for this project was born by a study that Confindustria has achieved by meeting the needs of the industries of the province of Bergamo, says Dr. Pandolfi, the event this year hosts 205 companies with a strong growth compared to the first two years ago Which was about 150 participants.

Growth that represents the importance of the sector at international level, this sector in particular has a very strong tendency for internationalization, especially with regard to the oil and energy sector in general.

Screen 2017-05-19 at 22.25.47We will test the Italian industrial valves in Middle East or Eastern European pipelines or in the Algerian water pipelines. Indeed, the reference market in this sector is made up of very large multinationals, a target hard to reach without the support of an industrial system

Thirteen debate sessions with 50 exception speakers will be held in the two days of the event, which will address both technology-related issues in the industry, but also the procurement-related issues of large companies to explain the strategies of purchasing offices in the industry.

The O & O gas industry grows much faster than the rest of the subfund is a positive phenomenon that attests to the excellence and appreciation of the international market.

This year, the event envisages hosting about 8,000 visitors against 5700 last year, many of which will come from 57 countries worldwide, a major success for the 2017 International Valve Summit.

 

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Alessandro Conte
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