Baustelle: dimenticare i nostri cuori deserti

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Roma, 14 aprile 2024

Trasformato in stile Twin Peaks -con pavimento bianco e nero e grandi tende rosse da cui ci aspettiamo veder uscire da un momento all’altro il nano che balla – il palco dell’Auditorium il Parco della Musica ha accolto ieri sera i Baustelle, in occasione dell’Intimo sexy! tour,  trasportandoci subito in un’atmosfera cult e colta.

Attacco ultrapop con Amanda Lear, seguita da L’amore è negativo e Betty. E siamo già in pieno universo Baustelle. Band tra le più amate in Italia, nata nel cuore della provincia Toscana, più precisamente a Montepulciano, tra le colline e i vigneti, nel 1996. Amatissimi da molti, incompresi da altri, sono il guilty pleasure degli ascoltatori più intellettuali, e la colonna sonora degli anni più belli delle generazioni X e Y. I Baustelle sono tra i pochi a essere riusciti a mettere insieme il passato e il presente, attingendo da un modo di fare canzoni più legato agli anni ’60 e ’70, con sonorità ’80 e ’90. Una perfetta amalgama di leggerezza e profondità, le loro melodie sono spesso orecchiabili, i testi profondi, pieni di riferimenti riflessivi e letterari. La complementarità delle voci di Francesco Bianconi e Rachele Bastreghi è stata un altro degli ingredienti magici di questa alchimia musicale che continua a emozionare oggi come vent’anni fa.

Avanguardia pop che ci trasporta in quegli anni in cui anche le canzonette erano rivoluzionarie, i Baustelle riescono a comunicare su vari livelli e anche oggi in cui molta musica, anche quella di qualità, può apparire omologata, restano fedeli a sé stessi e continuano a portare avanti un universo tutto loro.

Statico e magrissimo lui, in pantaloni neri e camicia sbottonata, mentre più prorompente è lei, che si stacca dalle tastiere per avvicinarsi al pubblico e comunica anche con ritmo e movimenti tutta la forza contenuta in quegli spaccati di vita raccontati nelle canzoni. Sembrano usciti dagli anni ’60/’70 la giovane batterista col suo caschetto di capelli neri, e il tastierista coi basettoni e la camicia chiusa da un fiocco.

Estremamente commovente il brano Alfredo, ispirato alla tragedia di Alfredino, che ha traumatizzato l’Italia intera, inchiodata davanti agli schermi dei televisori nel lontano 1981.

Poco dopo, nella successiva Vita, ci ricordano intanto che “la vita è tragica, la vita è stupida, però è bellissima essendo inutile” e ci sentiamo già un po’ meglio e così,  “viaggiando sui bruchi del luna park”, arriviamo alla seconda parte.

Dei pannelli a specchi creano un separé e riducono lo spazio del palco a una serie di alti sgabelli su cui il gruppo si esibisce in una manciata di brani acustici, tra cui quelli che sono diventati dei veri inni generazionali come La guerra è finita, Romantico a Milano, e la più recente Contro il mondo.

Via la tenda rossa, il palco si accende di rock, il pubblico non riesce più a stare seduto e scende in prima fila ad applaudire la band per La canzone del riformatorio. Seguita da uno dei momenti più belli e toccanti della serata, quando Rachele intona con grande intensità La canzone del parco, in un’interpretazione densa di emozione

Un concerto impeccabile e sincero, che ci ha immersi nel baustellismo più puro, fatto di impegno e leggerezza, di sacro e profano, di pop e sperimentazione. Ritratti in parole e musica che sono scorci di vita e di esperienze interiori, testi che fotografano le nostre esistenze complesse e melodie che ci consolano come un abbraccio. Canzoni da cantare a squarciagola in un viaggio, guardando dal finestrino le vite degli altri per capire le nostre.

Si chiude grandiosamente con Andiamo ai rave e Gomma, poi Il gruppo ringrazia il pubblico con visibile commozione. Bianconi riesce a essere schivo e algido e allo stesso tempo trasmettere calore, e nel bis ci regalano la controversa hit Charlie fa surf (che fa riferimento all’opera di Maurizio Cattelan “Charlie Don’t Surf”), che infiamma letteralmente la sala.

“Sarà l’occasione per vestire di abiti nuovi le canzoni di oggi e quelle di ieri. Sarà come amarsi in un locale al buio. Come baciarsi sul velluto o ballare un lento sulla moquette. Sarà elettrico e confidenziale, nightclub e confessionale. Intimo, bagnato e scuro. Venite, perché solo atti impuri saranno, unici e irripetibili.” Con queste parole la band toscana aveva annunciato il tour nei teatri italiani, e noi non possiamo fare altro che confermare!

 

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