Giancane al Parco Schuster

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Roma, 22 luglio 2023
Articolo e foto: Ginevra Baldassari

Assistere a un concerto di Giancane è una di quelle cose che andrebbero inserite in ogni bucket list tra le esperienze da fare almeno una volta nella vita.

Ma attenzione, perché potrebbe creare dipendenza, come dimostra la schiera di affezionati fan dalla prima all’ultima fila del gremito Parco Schuster, che non solo conoscono ogni canzone, ma che interagiscono e partecipano attivamente a gag, private jokes e assurdità varie.

Il concerto è stato aperto dal cantautore Emanuele Colandrea, che ha esordito dicendo che avrebbe fatto canzoni molto tristi per abbassare l’umore, così poi per reazione, il divertimento già assicurato per l’esibizione di Giancane, sarebbe stato ulteriormente amplificato.

Se la cava egregiamente, vecchia maniera, chitarra in spalla e parole che ti tengono con le orecchie incollate li ad ascoltarlo, saluta dopo una manciata di brani tutti acclamati dal pubblico e ci lascia con la voglia di approfondire la conoscenza.

Dopo un breve cambio palco con sottofondo metal Anni ’80, sale sul palco Giancane, in maglietta Iron Maiden e immancabile cappellino, accompagnato dai suoi complici pronti a trasformare il palco in un festoso calderone di spettacolo, commozione e la loro travolgente e dissacrante ironia.

La scaletta comprende principalmente i brani del nuovo album Tutto male, ma non mancano le imperdibili hit precedenti, da Hogan Blu a Vorrei Essere te, Disagio, Limone e l’intramontabile Vecchi di Merda in cui tutto il pubblico (a occhio qualche migliaio di persone) canta e partecipa con irrefrenabile entusiasmo.

Gioca in casa stasera infatti Giancane, cresciuto nel quartiere. Pubblico più recentemente acquisito in delirio per i brani legati alla collaborazione con Zerocalcare per le sigle di Strappare lungo i bordi e Questo mondo non mi renderà cattivo.

Provocazione, romanità, sarcasmo, a vagoni, in queste quasi due ore di spettacolo, il nostro come sempre ci regala tonnellate di profondità e complessità, veicolate in chiave popolare e sonorità folk’n’roll.

Si susseguono le gag a cui ci ha abituati da sempre, con pistole ad acqua, bolle di sapone, un unicorno gonfiabile su cui il batterista Claudio Gatta surfa sul pubblico, un momento Caramba, con il maestro Eliseo Smordoni che sale a suonare il fagotto sul palco insieme al figlio Valerio (tastierista che ha collaborato ad alcuni brani dell’album Tutto Male), e naturalmente l’immancabile momento Lucchesi.

Impossibile descrivere a parole l’atmosfera che si respira, così semplice, profonda, e densa di emozioni per questa esibizione che resterà sicuramente tra le più divertenti dell’anno.

Il sorriso di Giancarlo Barbati, in arte Giancane, è uno dei più contagiosi mai visti, e tutti noi che eravamo lì sottopalco ce ne siamo ammalati e lo abbiamo tenuto incollato in faccia per ore.

Dopo il concerto ci ritroviamo tutti in fila per comprare le stupende magliette e abbandonarci ad altre ore di puro divertimento con le goodvibes di Borghetta Stile.

La galleria delle immagini

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