GEOPOLITICA DEL MONDO MODERNO

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SICUREZZA - page 22

Afghanistan: Passaggio di consegne alla “Joint Air Task Force”.

Asia/SICUREZZA di

Si è svolta a Herat, presso “Camp Arena”, sede del contingente militare italiano del Train Advise Assist Command West(TAAC-W), la cerimonia del passaggio di consegne della Joint Air Task Force (JAFT). Il comando sarà affidato al Colonnello Cosimo De Luca, che subentra al comandante uscente Luca Tonello. La JAFT, costituita nel 2007 è composta da militari provenienti da tutti i reparti dell’Aereonautica Militare. Dal 2015, in concomitanza con la fine della missione ISAF e l’inizio della missione NATO “Resolute Support”, gestisce l’aeroporto di Herat e si occupa della formazione tecnico professionale degli operatori del settore. Durante la cerimonia il Colonnello Luca Tonello, con un discorso di commiato, ha ringraziato vivamente tutte le articolazioni del TAAC-W, sottolineando in particolare “ la professionalità e l’assoluta dedizione” del personale della JAFT. Durante il proprio periodo di comando sono state portate a termine le attività  di addestramento  del personale dell’Afghan Civil Aviation Authority(ACAA) nelle funzioni essenziali per la gestione dell’aeroporto, il tutto in un periodo di transizione da una gestione diretta dell’aeroporto con personale dell’Aereonautica Militare, ad una gestione per il tramite di ditte civili contrattualizzate dalla NSPA  (contractors).  Quest’ultima è la principale agenzia di logistica e approvvigionamento dell’organizzazione NATO. Il comandante Cosimo De Luca dovrà gestire la transizione alla successiva fase di integrazione del personale afghano all’interno degli organici dei “contractors” e assicurare il completamento dell’addestramento del rimanente personale ACAA. Alla cerimonia erano presenti numerose autorità civili e militari. Il comandante del contingente italiano del TAAC-W, Massimo Biagini, ha maturato parole di elogio nei confronti della JAFT: “ La JATF ha svolto e svolge un ruolo fondamentale sia per lo sviluppo dell’aeroporto di Herat, sia per la funzionalità del supporto aereo alle forze della coalizione” .  Hanno partecipato inoltre il Direttore dell’Aeroporto Internazionale Mr. Mohammad Azam Azami e l’Head of Office della Nato Support and Procurment Agency (NSPA), Mr. Gerry Holden.

I raid della coalizione in Iraq e Siria colpiscono l’Isis incessantemente

ASIA PACIFICO/SICUREZZA di

Tra il 21 e il 22 ottobre, sono stati condotti 25 raid aerei che hanno provocato un totale di 28 attacchi a target dell’ISIS in Siria e in Iraq. Le operazioni sono state condotte all’interno di un progetto patrocinato dal dipartimento della difesa americano; il progetto si chiama Operation Ineherent Resolve, è attivo dal 2014 e riunisce 12 nazioni con l’obbiettivo di attaccare con raid aerei e attacchi missilistici punti strategici nei territori che lo Stato Islamico rivendica di proprio dominio.

I target delle operazioni degli ultimi giorni sono stati principalmente veicoli, autobombe, aeri e anche degli stabili. L’Operation Ineherent Resolve, secondo il suo sito ufficiale, afferma che dalla nascita del progetto sono stati sottratti all’ISIS il 55% dei territori. I costi finanziari di questa operazione sono ingenti, si parla di un totale dall’8 agosto 2014 al 30 giugno 2017, di 14 356 milioni di dollari, con una stima di un costo giornaliero di 13,6 milioni di dollari. Non ci sono, invece, stime dei costi umani di suddette operazioni.

CSC,Migliorare la prevenzione del patrimonio artistico mediterraneo

SICUREZZA di

Come migliorare la prevenzione e la difesa del patrimonio artistico e culturale mediterraneo?  Se ne discuterà al Museo Archeologico Nazionale di Paestum nell’ambito della Borsa Mediterranea del Turismo Archeologico, appuntamento  giunto quest’anno alla ventesima edizione. La conferenza Internazionale riunisce studiosi del patrimonio culturale ed esperti di sicurezza che avranno modo di confrontarsi su questi temi.

 Scavi clandestini, atti vandalici, furti di opere d’arte, mettono costantemente sotto attacco il patrimonio artistico dei paesi più ricchi di storia. Troppi, infatti, gli scandali a cui abbiamo dovuto assistere soltanto in Italia, senza arrivare a toccare gli atti terroristici perpetrati dall’Isis in Siria e in Iraq, ma rimanendo nell’ambito del buon senso, e in quello in cui un intervento di sensibilizzazione e soprattutto adeguate misure di sicurezza potrebbero essere ancora utili. Basti pensare all’antica città di Eloro, a pochi chilometri da Noto, dove non troppo tempo fa, è stato scoperto un vero e proprio cantiere clandestino a cielo aperto.

 Nell’antica città, colonia di Siracusa i saccheggiatori agiscono indisturbati, scavando, secondo alcune testimonianze di residenti e turisti, vere e proprie voragini, con l’intento di rinvenire intere tombe con il loro corredo. Un altro evento recente riguarda l’incendio che ha completamente distrutto il sito archeologico di Ascoli Satriano, la villa romana di Faragola. Qui 14 anni di scavi e ricerche sono stati compromessi, probabilmente in maniera definitiva, in una sola notte.  Avanzata anche l’ipotesi di premeditazione .

 Ancora un altro caso a parte, quello che ha portato alla distruzione della “Barcaccia” a Roma nel 2015 .  In quell’occasione fu probabilmente l’ ignoranza a prendere il sopravvento . Questi sono esempi di atti eclatanti ma a volte l’incuria porta ad eventi, seppur senza tali ripercussioni, altrettanto incresciosi. Le numerose scritte, incisioni, interazioni invasive con le opere d’arte nelle città italiane e non solo, sono sufficienti quanto meno a far riflettere.

Questi gli obiettivi della conferenza di Paestum. Confrontarsi sulla giurisdizione internazionale, sulla sicurezza e sul ruolo della difesa dell’arte, tenendo a mente un obbiettivo che deve essere comune, quello di non lasciarsi assuefare da ciò che quotidianamente vediamo intorno a noi, imparando a rispettare, nei casi in cui questo è ancora possibile, il nostro patrimonio artistico. Saranno presenti,  il Centro per gli Studi Criminologici, che in questa direzione si è già mobilitato insieme all’Osservatorio Internazionale Archeomafie e all’Associazione Nazionale Archeologi con un master in Archeologia Giudiziaria e Crimini contro il Patrimonio Culturale. Tra gli enti partecipanti ci saranno il Ministero per i Beni, le Attività Culturali e il Turismo, l’ICCROM, l’UNESCO, il Comando Tutela Patrimonio Culturale dei Carabinieri, Legambiente, l’Università di Roma e l’Università della Calabria. Modererà il giornalista del Corriere della Sera Paolo Conti.

Importanti anche i relatori del convegno che vede tra gli ospiti del panel Mario Caligiuri, Direttore del Master in Intelligence Università della Calabria, Tsao Cevoli, Direttore del Master in Archeologia Giudiziaria e Crimini contro il Patrimonio Culturale Centro Studi Criminologici di Viterbo, Stefano De Caro, Direttore Generale dell’ICCROM, Rossella Muroni, Presidente Nazionale di Legambiente.

Interverranno sul tema della “La prevenzione per la tutela del patrimonio culturale, le relazioni internazionali e i Caschi Blu della Cultura”, Mounir Bouchenaki, Consigliere Speciale del Direttore Generale Unesco, Paolo Matthiae, Archeologo e Direttore della Missione archeologica in Siria “Sapienza” Università di Roma e Fabrizio Parrulli, Comandante Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale

Abruzzo; installata una nuova stazione automatica per il rilevamento dei dati meteonivologici

SICUREZZA di

Potenziato in Abruzzo il servizio Meteomont dell’esercito. Questo servizio si inserisce nel più ampio ambito di prevenzione, sicurezza e soccorso in montagna con lo scopo di fornire ai reparti alpini l’adeguato supporto informativo.  È stata presentata, a Campo Imperatore, la nuova stazione automatica per il rilevamento dei dati meteonivologici. L’iniziativa è sorta a seguito di una richiesta di collaborazione da parte della regione Abruzzo, in risposta alle recenti catastrofi naturali che hanno afflitto il centro Italia, finalizzata alla realizzazione di un profilo climatico regionale. La stazione, grazie al contributo ingegneristico e tecnologico offerto dal Centro Elettrotecnico Sperimentale Italiano (CESI Spa)  sarà dotata di una videocamera, un sensore per la radiazione solare netta e un nuovo sistema di acquisizione dati, strumenti che consentiranno una migliore e più completa gestione delle informazioni, che in tempo reale saranno rese disponibili alla collettività e alla comunità scientifica. Grazie alla sua posizione strategica, permetterà di portare un miglioramento concreto per quanto riguarda la prevenzione e le previsioni di valanghe in tutta l’area controllata. Durante la presentazione, tenuta dal comandante delle Truppe Alpine dell’Esercito, Generale di Corpo d’Armata Federico Bonato, erano presenti numerose autorità civili e militari. Tra gli altri presiedevano; il sindaco de L’Aquila Luigi Bondi, Il Sottosegretario della Regione Abruzzo con delega alla Protezione Civile, Mario Mazzocca e il Presidente nazionale dell’Associazione Nazionale Alpini, Sebastiano Favero. In questo senso, nello scorso mese di maggio, l’esercito aveva già provveduto alla creazione all’interno del 9° Reggimento Alpini di un Battaglione specializzato per intervenire, in maniera rapida e in supporto alla Protezione Civile, in situazioni di emergenza e di pubbliche calamità.

Europol contro la tratta di esseri umani

SICUREZZA di

Sotto il coordinamento di Europol, insieme all’aiuto di Frontex ed Interpol, sono state svolte delle indagini riguardanti il traffico di essere umani. Nella seconda settimana di ottobre sono stati arrestati 16 uomini, accusati di far parte della gestione di traffico di essere umani, falsificazione di documenti e traffico di droga. Inoltre tramite queste indagini sono stati individuati ben 34 minorenni poiché sospettati di essere coinvolti in un traffico di minori (documenti illeciti e falsità di parentele sono elementi comuni a questi bambini).

In queste operazioni gli Stati membri dell’Unione europea sono piuttosto coinvolti, tanto che 19 di loro hanno controllato ben 240mila persone perché sospettate di far parte di un traffico di esseri umani in maniera illegale.

Nel frattempo 17 Stati membri e 5 stati membri si stanno unendo per accresce le forze di intelligence e scovare più precisamente e più velocemente possibile questi traffici illeciti.

Anti-terrorismo, Internet al fianco dei Governi

AMERICHE/EUROPA/INNOVAZIONE/SICUREZZA di

Il G7 appena conclusosi ad Ischia e tenutosi sotto la presidenza italiana negli scorsi mesi in varie città del nostro paese ha preso importanti decisioni sulla lotta al terrorismo. Un interessante sviluppo si ha avuto in materia di contrasto alla proliferazione online di contenuti legati al jihadismo.

Il G7, infatti, rilevando che “Daesh e Al-Qaida continuano a sfruttare Internet per diffondere i propri messaggi propagandistici, reclutare operativi, incitare alla violenza e fomentare attacchi” e che, in particolare, lo Stato Islamico “mentre soffre una serie di sconfitte sul campo di battaglia, sta sfruttando la rete per istigare i simpatizzanti a condurre attacchi terroristici nei nostri paesi e in tutto il mondo” ha evidenziato la necessità di una fitta cooperazione tra le autorità nazionali di sicurezza e i Communication Service Providers e le compagnie di Social Media.

Tale cooperazione potrà fare affidamento oltre che sugli accordi bilaterali anche su organi già esistenti quali il Global Internet Forum to Counter Terrorism formato da Facebook, Twitter, Microsoft e Youtube, lo Shared Industry Hash Database, sistema di condivisione di hash, vere e proprie firme digitali per identificare gli autori di contenuti, l’EU Internet Forum e il Civil Society Empowerment Programme.

L’intesa si ispira al concetto di Partnership Pubblico-Privata (PPP) e si fonda sui seguenti pilastri:

  1. Prevenire la diffusione di contenuti di matrice terroristica sulla rete anche attraverso l’utilizzo dell’Intelligenza Artificiale
  2. Fare rapporto alle autorità di sicurezza in caso di necessità
  3. Creare un dialogo strutturato a cadenza regolare tra Stati e compagnie tech
  4. Coinvolgere altre compagnie tech nell’intesa per aumentare il raggio d’azione, in particolare per quanto riguarda il Database di Hash.

Sul tema è intervenuto anche il Ministro degli Interni Marco Minniti che ha dichiarato: “Oggi trasmettiamo un messaggio forte alle opinioni pubbliche del mondo: è possibile avere un principio di sicurezza che non pregiudichi la libertà grazie a delle innovazioni che i grandi provider hanno già messo in atto e che noi implementeremo”.

L’intesa raggiunta è la prima iniziativa internazionale multilaterale a coinvolgere le compagnie tech e rappresenta un primo passo per un approccio integrato pubblico-privato per il monitoraggio e il contrasto dei contenuti terroristici sul Web.

Lorenzo Termine

L’UE sempre più “operativa” nelle aree di crisi: nuova missione in Iraq, confermata missione in Bosnia, adottata nuova strategia per l’Afghanistan

Il 16 ottobre è stata una giornata impegnativa per la politica di sicurezza dell’UE, per vari motivi.

In primis, il Consiglio ha lanciato una nuova missione civile nell’ambito della politica di sicurezza e di difesa comune (PSDC) in Iraq. La missione sarà incentrata sul sostegno alle autorità irachene nell’attuazione degli aspetti civili della strategia di sicurezza nazionale dell’Iraq, e sarà guidata dal tedesco Markus Ritter. Saranno 35 gli esperti dell’UE che forniranno consulenza e assistenza in diversi settori fondamentali identificati come “critici” (nel senso anglosassone del termine) dalle autorità irachene.  La missione dovrebbe essere dispiegata a Baghdad entro la fine dell’anno, e dovrebbe avere un costo (inziale) di 14 milioni di euro. La missione, sotto egida PSDC si inquadra nelle missioni così dette “civili” dell’UE: ossia quelle missioni che hanno il principale obiettivo di ricostruire le istituzioni nei paesi martoriate dalla guerra, che ne siano usciti o ne stiano uscendo. Normalmente l’UE invia degli esperti (per l’appunto) civili, affinché affianchino le autorità locali e tentino di riformare e rifondare i settori della pubblica amministrazione: polizia, apparato giudiziario, sanità. Ma gli esperti possono fornire consulenza anche in settori come l’uguaglianza di genere ed i diritti umani; insomma: tentano in ogni modo di ripristinare o di stabilire lo stato di diritto. Le missioni dell’UE vengono dirette dal Comitato Politico di Sicurezza, che risponde all’Alto Rappresentante per la Politica Estera dell’UE (ora Federica Mogherini). L’Alto Rappresentante è a capo del SEAE, il Servizio di Azione esterna dell’UE, e presiede anche il Consiglio dell’UE nella sua versione “Affari Esteri” (cosa anomala per il Consiglio, la cui presidenza nei diversi settori

La sede del Servizio Europeo di Azione Esterna a Bruxelles

di legiferazione, normalmente, è a rotazione).  L’Alto Rappresentante è anche uno dei Vice Presidenti della Commissione europea: è l’unica figura, quindi, a cavallo sia del Consiglio che della Commissione. Il Comitato Politico di Sicurezza ha due ulteriori entità alle sue dipendenze: il Comitato Militare dell’UE, che guida le missioni di taglio più “robusto” o militare, ed il così detto CIVCOM o comitato per la gestione civile delle crisi. A occhio e croce questa nuova missione in Iraq dovrebbe inquadrarsi sotto l’egida del CIVCOM. L’obiettivo della strategia di sicurezza nazionale dell’Iraq è creare istituzioni statali capaci di consolidare la sicurezza e la pace e di prevenire i conflitti, rispettando nel contempo lo Stato di diritto e le norme in materia di diritti umani. La strategia individua una serie di minacce urgenti alla sicurezza nazionale – tra cui terrorismo, corruzione, instabilità politica e polarizzazione etnica e settaria – che la missione PSDC contribuirà ad affrontare.

La missione opererà in stretto coordinamento con la delegazione dell’UE in Iraq e con i partner internazionali presenti nel paese, compresi il Programma delle Nazioni Unite per lo sviluppo (UNDP), la NATO e la coalizione internazionale contro lo Stato Islamico. Il che significa che le questioni squisitamente militare

Soldati dell’EUFOR e forze di polizia della Bosnia Erzegovina (fonte www.euforbih.org)

resteranno un affaire della NATO.

In secundis, il Consiglio ha ribadito e confermato il suo impegno a favore della prospettiva europea della Bosnia-Erzegovina come paese unico, unito e sovrano ed ha ufficialmente stigmatizzato il fatto che, negli ultimi mesi, le riforme siano state rallentate a causa di politiche legate al (triste) passato e di polemiche sorte in occasione delle elezioni anticipate.

Per tale motivo, l’Istituzione europea ha dichiarato, con una nota, che approva ed accetta di buon grado il fatto che l’operazione ALTHEA continui ad esistere in BiH. Le forze militari impegnate nell’operazione contribuiscono ormai da tempo alla capacità di deterrenza delle legittime autorità bosniache nelle situazioni di crisi. Inoltre, non si può non dire che la forza multinazionale europea, con sede presso la base di Butmir e “succursali” in tutto il paese,  ha effettivamente contribuito anche a formare ed incrementare le capacità delle forze armate e di polizia bosniache e, più in generale, a sostenere tutti i settori della pubblica amministrazione che andavano riformati.

Infine, sempre il Consiglio ha adottato delle conclusioni su una strategia dell’UE relativa all’Afghanistan. Nel documento è stato ribadito l’impegno a lungo termine dell’UE e degli Stati membri in Afghanistan per promuovere la pace, la stabilità e lo sviluppo sostenibile. La strategia si concentra su quattro settori prioritari, così come elencati nel documento: la promozione della pace, della stabilità e della sicurezza nella regione; il rafforzamento della democrazia, dello stato di diritto e dei diritti umani e la promozione della buona governance e dell’emancipazione delle donne; il sostegno allo sviluppo economico e umano; la gestione delle sfide legate alla migrazione. L’UE vanta ormai una lunga storia di cooperazione con l’Afghanistan ed in Afghanistan volta a contrastare la corruzione e la povertà ed a favorire la crescita economica ed il rafforzamento delle istituzioni democratiche.

In un solo giorno tre segnali da parte di un UE sempre più impegnata ben oltre i suoi confini, e – come nell’ultimo caso esaminato – ben oltre le così dette politiche di vicinato. In futuro, aspettiamoci un’Europa sempre più solida e più compatta nel campo della risoluzione (militare o civile) delle crisi internazionali, magari anche al fianco della NATO e, sicuramente, su mandato dell’ONU.

 

(fonte www.consilium.europa.eu)

Trump e l’Europa, prove generali dello scontro?

AMERICHE/EUROPA/POLITICA/SICUREZZA di

Rilevata l’importanza dell’asse Francia-Germania all’interno dell’Unione Europea (https://goo.gl/fU4azs) e quanto dipenderà soprattutto da esso lo sviluppo dell’integrazione in materia di Difesa e Sicurezza, è necessario sottolineare che la relazione tra l’UE e il partner transatlantico continua e continuerà ad influenzare i progressi comunitari in ambito di “hard policies” sia agendo che non agendo.

Lungi dal voler ridurre il rapporto tra NATO e Difesa UE ad una mera compensazione per cui se la NATO difetta, gli alleati europei danno nuovo impulso all’integrazione UE di Difesa e Sicurezza, e viceversa, è, però, da notare come negli ultimi mesi la retorica europea abbia evidenziato la necessità di maggiore integrazione UE proprio a causa di una sopraggiunta inaffidabilità del partner americano (in particolare si rimanda alla dichiarazione della Cancelliera Merkel “The times in which we could rely fully on others — they are somewhat over”, a margine del summit NATO a Bruxelles).

Neanche dopo 5 mesi dal summit NATO di Bruxelles, il rapporto UE-NATO sembra essere messo alla prova su un dossier scottante, l’Iran. Durante la conferenza stampa del 13 ottobre, il Presidente americano Donald Trump ha annunciato una nuova strategia USA per l’Iran che si fonderà su:

  1. Un lavoro congiunto con gli alleati per lottare contro il ruolo destabilizzante di Teheran.
  2. Un nuovo regime di sanzioni contro il paese.
  3. Nuove azioni per contrastare non più solo la corsa al nucleare, ma la proliferazione missilistica e di armi che possano minacciare la regione, il commercio internazionale e la libertà di navigazione.
  4. Un rinnovato impegno contro ogni possibile percorso iraniano verso il nucleare.

Concludendo, il Presidente Trump ha annunciato che non certificherà più l’effettivo rispetto dell’accordo da parte iraniana presso il Congresso, de facto delegando ad esso la stesura di un nuovo set di requisiti per l’Iran che comprenda anche misure di contro-proliferazione missilistica. Nel caso in cui il Congresso non riuscisse nel suo intento, il Presidente si riserva di “terminare l’accordo”.

Quello che Trump sembra proporre più che una nuova strategia sembra un ritorno all’approccio pre-2015 e in maniera neanche troppo radicale. Le uniche due manovre dichiarate, nuove sanzioni contro le Guardie della Rivoluzione Islamica e la non-certificazione, non implicano l’uscita degli USA dall’accordo. Ci si chiede se, quindi, le discussioni in Congresso siano un pro-forma e il Partito Repubblicano, facendo fallire qualsiasi compromesso, voglia appoggiare il Presidente (che ha criticato aspramente l’Iran Deal) permettendogli, così, di tirare fuori gli Stati Uniti dall’accordo, oppure se, effettivamente, Trump abbia delegato al Congresso la gestione di un dossier così importante come quello dell’accordo iraniano.

Intanto, le reazioni dei leader europei non si sono fatte attendere. Emmanuel Macron, Theresa May e Angela Merkel hanno preso parola congiuntamente con un comunicato stampa che recita:

We stand committed to the JCPoA and its full implementation by all sides. Preserving the JCPoA is in our shared national security interest. […] Therefore, we encourage the US Administration and Congress to consider the implications to the security of the US and its allies before taking any steps that might undermine the JCPoA, such as re-imposing sanctions on Iran lifted under the agreement.”

Simili le parole di Paolo Gentiloni:

L’Italia […] si unisce alla preoccupazione espressa dai Capi di Stato e di Governo di Francia, Germania e Regno Unito per le possibili conseguenze. Preservare l’accordo, unanimemente fatto proprio dal Consiglio di Sicurezza nella Risoluzione 2231, corrisponde a interessi di sicurezza nazionali condivisi.”

Federica Mogherini, Alto rappresentante dell’UE per gli affari esteri e la politica di sicurezza, in maniera più dura ha dichiarato che:

We cannot afford as the international community to dismantle a nuclear agreement that is working. This deal is not a bilateral agreement […] The international community, and the European Union with it, has clearly indicated that the deal is, and will, continue to be in place.”

Stiamo osservando una cristallizzazione delle posizioni transatlantiche sull’Iran che porterà a risultati incerti per quanto riguarda la tenuta dell’accordo. Quello che è chiaro è che lo scontro sull’accordo iraniano è stato semplicemente ritardato e che, quando sorgerà, avrà delle conseguenze anche sul ruolo della NATO in Europa.

Guarda anche “Sull’Iran, tutti contro Trump – Infografica

Lorenzo Termine

12 e 13 ottobre: i Ministri della Giustizia e dell’Interno europei si incontrano a Bruxelles.

Il Palazzo Justus Lipsius, sed eprincipale del Consiglio dell’UE.

Varie volte su queste colonne abbiamo avuto modo di parlare delle istituzioni europee deputate alla sicurezza interna, ossia all’interno delle frontiere dell’Unione. Una di queste è di sicuro il Consiglio Giustizia  Affari Interni, che riunisce a Bruxelles, con cadenza mensile, tutti i ministri dell’Interno e della Giustizia degli Stati membri. Ovviamente gli argomenti oggetto di discussione si soffermano sulle proposte legislative in itinere tra le viari istituzioni europee coinvolte. Di volta in volta, vuoi su input della Commissione europea, vuoi sulla base del lavoro dei  sottogruppi strategici e tecnici che sempre in seno al Consiglio si riuniscono, il Consiglio GAI affronta gli argomenti più disparati: dalla gestione delle frontiere esterne, all’ordinamento delle agenzie europee che operano nel settore, dal terrorismo all’eguaglianza di genere, dal cybercrime all’immigrazione ed all’asilo, dalla cooperazione giudiziaria alla procura europea. A distanza di qualche mese dall’avvio delle primissime attività della Presidenza estone, non possiamo non lodare le numerosissime iniziative intraprese nel settore dallo Stato membro baltico, di cui abbiamo esaltato parecchie peculiarità diverse volte qui su Europeanaffairs.it (qui, qui e qui ): un particolare impulso è stato dato proprio alle banche dati, allo scambio delle informazioni tra forze di polizia, alla cooperazione con le agenzie GAI specializzate; il tutto nell’ottica di una visione sempre più analitica e statisticamente intellegibile dei fenomeni securitari dell’Unione, volta a cercare rimedi e soluzioni altrettanto analiticamente misurabili e subito operativi sul campo.

Non a caso, la velocità con cui il Consiglio GAI promuove l’iter legislativo, la rapidità con cui discute di quanto portato alla sua attenzione in sede strategica e tecnica e l’efficacia delle azioni intraprese, molto dipendono dalla Presidenza di turno. Repetita iuvant, chi assume la Presidenza del Consiglio dell’Unione, guida tutti i tavoli  anche a livello ministeriale, quando il Consiglio si riunisce in diverse “versioni” per legiferare rispettivamente in “diverse” materie.

Ma veniamo a noi: il 12 ed il 13 ottobre a Bruxelles si è riunito un’altra volta il Consiglio GAI. Sono stati affrontati vari argomenti. Ci soffermeremo su quelli più inerenti gli home affairs, facendo un volo in planata sulle questioni attinenti alla giustizia.

Dopo un breve scambio di vedute sulla proposta di modifica del Codice Frontiere Schengen, già da tempo all’ordine del giorno del Consiglio, i Ministri hanno subito rinviato a quanto verrà loro suggerito a livello tecnico: la riforma del Codice Schengen prevede dei cambiamente nelle regole che disciplinano la reintroduzione dei controlli alle frontiere interne agli Stati membri. Inutile nascondere che l’argomento è un topic sensibile e non è facile, almeno a livello politico, raggiungere immediati accordi: pertanto è necessario che i tecnici, i così detti “eurocrati” (termine che noi non consideriamo dispregiativo, anzi) trovino prima delle possibili soluzioni compromissorie, sul campo.

A sinistra il commissario europeo per la Migrazione,Avramopoulos e a destra, il Ministro dell’Interno Estone, presidente del Consiglio GAI, Andreas Anvelt (foto www.consilium.europa.eu)

Alto argomento dibattuto è stato il terrorismo: è già il secondo mese che la Presidenza propone scambi di vedute sullo scambio di informazioni in chiave anti-terrorismo tra le Forze Armate e le Forze di Polizia. Anche questo argomento è però di difficile evoluzione: come abbiamo già detto su questo giornale (qui) non intravediamo nel breve periodo la nascita di una intelligence europea. Nessuno la intravede. E questo gli Stati membri, tutti gelosi della loro intelligence – dove non esistono alleanze – lo sanno bene. Si sta tentando allora di diffondere chiaramente l’idea che le Forze Armate, ormai da parecchi anni impegnate in medio-oriente ed in altre aree di crisi, godono dell’immenso privilegio di raccogliere intelligence durante le operazioni da loro condotte in queste aree e sono, sull’argomento, molto ferrate. Le loro informazioni, che sono quindi processate ed analizzate con rigore scientifico e , per l’appunto, militare, sono una risorsa preziosa. Queste informazioni sarebbero utilissime se condivise tra gli Stati e, ancora di più, tra le loro forze di polizia. Di sicuro i Paesi di origine “latina”, che annoverano tra le loro forze di polizia delle componenti di gendarmeria (ossia di forze di polizia a statuto militare, con competenza anche sulle questioni civili e di ordine pubblico) saranno avvantaggiati in questo ambito, proprio perché le gendarmerie possono dialogare indistintamente ed efficacemente sia con le forze militari sia con le forze di polizia ad ordinamento civile. Ma a parole sono bravi tutti: come abbiamo cercato di dimostrare in passato, un conto è scambiare informazioni di polizia, di taglio investigativo, ed un conto è scambiare ed utilizzare in ambito giudiziario informazioni coperte dal segreto perché raccolte dall’intelligence militare. Ogni ordinamento giuridico, e giudiziario,  di ogni Stato membro, è diverso dall’altro:  in qualche caso, molti Stati sono favorevoli ad una raccolta ed una condivisione dell’intelligence senza limitazioni ed a tutta birra; in alcuni Stati – sembrerà assurdo – l’azione penale non è obbligatoria da parte degli inquirenti (il che significa che un magistrato od un poliziotto potrebbero anche tenere per sé un’informazione relativa ad un reato, utilizzandola in un secondo momento… cosa impossibile in Italia!); in altri Stati la privacy, la corretta utilizzazione delle informazioni in sede giudiziaria, la più precisa separazione tra “poteri”, rappresentano capisaldi del diritto, che non possono essere intaccati se non in casi eclatanti, per necessità ampiamente comprovate. Ma va da sé che se l’intelligence si chiama così proprio perché è molto difficile parlare di dati “comprovati”. Insomma, l’Europa è in realtà ancora lontana, secondo chi scrive, dal raggiungere un accordo in materia. Altro argomento spinoso, di cui i Ministri hanno discusso, è quello dell’immigrazione: avanza l’iter legislativo per l’istituzione di un Sistema Europeo Comune di Asilo (CEAS – Common European Asylum System), e per il miglioramento del sistema EURODAC (che consente di identificare in maniera chiara ed incontrovertibile l’identità dei richiedenti asilo, principalmente per evitare che una persona possa richiederlo in più paesi contemporaneamente o in caso di diniego da parte di uno degli Stati membri). È una novità invece il tentativo della Presidenza di ricevere mandato dal Consiglio per avviare i negoziati con il Parlamento europeo su una normativa che disciplini e regoli la ricollocazione dei migranti e le prescrizioni in capo agli Stati membri nel settore della loro accoglienza. Una norma che, se approvata come piace a noi, metterebbe in mora gli Stati che fanno finta di non sentirci, quando si tratta di accoglienza dei migranti e, in più, metterebbe in ridicolo tutti quei movimenti di destra più o meno estrema che, cavalcando la tigre dell’intolleranza e della disoccupazione dei connazionali, rendono impossibile il processo di integrazione europea ed espongono i propri governi alle ire della Commissione, sempre pronta – con draconiana e giusta severità – ad avviare procedure di infrazione contro gli inadempienti.

Il Ministro italiano Orlando, il 12 ottobre, alla riunione dei Ministri della Giustizia (foto www.consilium.europa.it)

In ogni caso, non si può negare che ciascuno – a modo suo – sta cercando di far confluire in uno sforzo congiunto il tentativo di risolvere i problemi e le paure dei cittadini in questi settori.

Il giorno 12 ottobre, invece, i ministri della Giustizia hanno portato avanti l’iter legislativo per la creazione di una procura europea (EPPO – Europeana Public Prosecutor’s Office), che avrà tra i primi incarichi quello di indagare e punire chi si macchierà di offese agli interessi finanziari dell’Unione. Altro tassello  che si sta felicemente incasellando è quello della creazione del sistema ECRIS: European Criminal Records Information System, una banca dati centralizzata dei casellari giudiziali degli Stati membri, che dovrebbe facilitare il contrasto a vari fenomeni criminali, specialmente ste transfrontalieri e transazionali.

KFOR: La cellula CIMIC dona  materiale tecnico ai vigili del fuoco in Kosovo

SICUREZZA di

I militari del contingente Italiano “Multinational Battle Group West”(MNGB-W) , in particolare quelli appartenenti alla cellula CIMIC, hanno effettuato una consegna di equipaggiamenti e materiali tecnici, forniti dalla croce rossa, a favore dei vigili del fuoco della Municipalità di Dakovica, in Kosovo. L’operazione rientra, oltre che nell’ambito generale delle missioni KFOR, appartenenti alla NATO, con l’obiettivo di ristabilire l’ordine e la pace in Kosovo, in particolare nell’ambito dei progetti CIMIC sviluppati a favore delle fasce deboli delle popolazioni. CIMIC è l’acronimo che indica la Civil Military Cooperation, una funzione operativa che presiede all’interazione tra le forze militari e le componenti civili presenti nelle aree di crisi.

A seguito dei gravi danni provocati dalle alluvioni negli anni scorsi, il contingente Italiano ha istruito i vigili del fuoco Kosovari sull’impiego e l’utilizzo dei materiali donati, in caso di necessità di allestimento di un campo per sfollati a seguito di calamità naturali. L’operazione è stata  possibile grazie all’impegno di cooperazione tra la cellula CIMIC, con il capo settore Roberto Faccani, e il comando operativo di vertice Interforze dello Stato Maggiore della Difesa .

La consegna è stata effettuata con una significativa cerimonia, dove il dottor Faccani ed il colonnello Enzo Ceruzzi, comandante del “Multinational Battle Group West”, hanno ufficializzato il passaggio dei materiali all’ente locale Kosovaro. In questa sede le autorità hanno comunicato, di comune accordo, che ci sarà nei prossimi mesi la necessità di effettuare un ulteriore intervento nel quale si fornirà all’ente locale il materiale necessario per completare un Posto Medico Avanzato, in modo da portare il personale sanitario direttamente sulle zone calamitose e a rischio. Quest’attività si inserisce in un ambito di cooperazione più ampio e funzionale chiamato “Sistema Paese” e sottolinea l’importanza dell’ormai imprescindibile interazione tra componenti civili e militari in tutti gli scenari operativi.

 

Redazione
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