GEOPOLITICA DEL MONDO MODERNO

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SICUREZZA - page 21

Iraq: Nasce a Mosul il primo Team Joint per la stabilizzazione.

Difesa/SICUREZZA di

Nasce a Mosul il Civil Affair Team della Task Force Praesidium. L’obbiettivo  è quello di supportare la ricostruzione e lo sviluppo socio-economico del territorio recentemente liberato dal Daesh . Il Team nasce dalla volontà di implementare le attività legate alla stabilizzazione dell’area attraverso il supporto diretto alla popolazione ed è costituito dai rappresentati del Counter-Terrorism Service e del National Security Service, supportati da personale della Praesidium.

Tra le iniziative che possano rispondere adeguatamente alle esigenze dei villaggi, il Civil Affair Team ha costituito, nel vasto distretto di Wanà, a pochi chilometri dalla Diga, un tavolo di incontro settimanale con il Manager della Municipalità. Tra i principali scopi del tavolo di lavoro è prevista sicuramente la realizzazione di progetti caratterizzati da una maggiore presenza sul territorio da parte di Organizzazioni Umanitarie, in grado di conseguire attività a lungo termine a favore della popolazione.

Il team è già a lavoro. Nella prima settimana di attività sono stati donati arredi scolastici alla scuola primaria del vicino villaggio di Babinet. Quotidianamente il team si incontra con le autorità locali per discutere e pianificare i progetti di sviluppo e di implementazione di settori fondamentali quali l’istruzione, la sanità e dell’agricoltura.

La delicata situazione sanitaria ha infatti spinto la Praesidium a realizzare un progetto congiunto con il reparto del Counter-Terrorism per il supporto alla locale Clinica pubblica, attraverso un’assistenza settimanale fornita da medici italiani e iracheni in rinforzo al personale della struttura

Il territorio; Il distretto conta oltre 30 villaggi ed una popolazione di circa 30mila abitanti. Questo numero è però in forte crescita dopo che l’area è ritornata sotto il controllo delle Forze Irachene. Infatti, in queste ore, molte famiglie, che avevano abbandonato l’area durante la presenza dell’Isis, stanno facendo ritorno dai campi profughi o dalle altre zone dove avevano trovato riparo.

 

Croce Rossa: A Napoli la tre giorni indetta dagli Stati Generali della Salute

SICUREZZA di

Dal 24 al 26 novembre, il centro congressi stazione marittima di Napoli sarà teatro della “tre giorni” indetta dagli stati Generali dell’area salute della Croce Rossa Italiana. L’evento ha al centro dei suoi obbiettivi “la formazione del futuro” nel settore sanitario.

Qui, un nutrito gruppo di esperti, del settore della sanità, si confronterà con più di 1000 volontari, i temi trattati spazieranno dagli interventi di primo soccorso alla prevenzione di specifiche patologie e dipendenze arrivando all’analisi dei corretti stili di vita. Ci sarà spazio anche per un confronto sul ruolo dei comunicatori nel settore.

L’interesse sociale nei temi trattati giocherà un ruolo da protagonista, si approfondiranno infatti tematiche come quelle della donazione di sangue, organi e tessuti passando per analizzare le infezioni sessualmente trasmesse. Per quanto riguarda la donazione del sangue, in Italia, attraverso campagne di sensibilizzazione mirate, si è arrivati ad una situazione stabile con la donazione che avviene in modo anonimo, non remunerato, in maniera responsabile, ma soprattutto con cadenza periodica.

Più complicato il discorso, purtroppo, per quanto riguarda la donazione di organi e tessuti. In questo caso regnano ancora paura e confusione, dettati da poca informazione a riguardo. Nel nostro paese ogni anno sono circa 8800 le persone che attendono un trapianto, meno della metà, circa 3500 riescono a beneficiarne. Un numero ,dunque, ancora sensibilmente elevato quello dei pazienti che aspettano, e che non riescono a farcela.

L’assistenza ai senza dimora troverà senza dubbio uno spazio importante all’interno della discussione, vista anche la stagione fredda a cui si va incontro. La situazione per gli assistiti che vivono per strada, come facilmente intuibile, è critica. Queste persone rischiano ogni giorno un’enorme serie di malattie, spesso correlate con malnutrizione, alcolismo, assunzione di sostanze illecite e scarsa igiene. In questo contesto, l’assistenza sanitaria, unita al supporto sociale offerto dalle Unità di Strada della Croce Rossa Italiana, può  ridurre il numero di ospedalizzazioni non necessarie oltre che offrire un supporto alla sanità pubblica, diminuendo il numero di malattie contagiose.

Infine verrà trattato un tema particolarmente educativo. In seguito alla legge recentemente approvata dal Parlamento, si discuterà dell’insegnamento del primo soccorso nelle scuole. Un provvedimento che, come si legge nel comunicato stampa della Croce Rossa italiana, oltre a riconoscere a livello normativo ciò che la CRI fa da anni, contribuirà al salvataggio di numerose vite. Particolarmente innovativo l’insegnamento della rianimazione cardio-polmonare attraverso Videogames e App.

 

Kosovo: Kfor, esercitazione per garantire sicurezza al monastero di Decane.

SICUREZZA di

Nei giorni scorsi presso Belo Polje, il quartier generale della Kososvo Force(KFOR), si è tenuto un intenso addestramento per il Multinational Battle Group West(MNBG-W).

KFOR è una forza militare internazionale guidata dalla NATO, responsabile di ristabilire l’ordine e la pace in Kosovo, regione che ha dichiarato la propria indipendenza dalla Serbia nel 2008. Il 15 novembre scorso, inoltre, è stata la data del passaggio di consegne al comando, con il generale Salvatore Cuoci che è subentrato al generale Giovanni Fungo.

In particolare, i militari sono stati impegnati in un’esercitazione volta ad intensificare le procedure di controllo della folla e dell’ordine pubblico in occasione  di disordini o di concentrazione di masse ostili in prossimità di un sito protetto come il Monastero di Decane.

Come riportato dal comunicato dell’ufficio stampa del contingente italiano delle Kosovo Force, Il Battaglione di manovra multinazionale, su base 3° Reggimento Artiglieria da Montagna della Brigata Alpina “Julia” ha dislocato, nell’area di esercitazione di Camp “Villaggio Italia”,  un posto di comando e unità di manovra composto da militari Italiani, austriaci, sloveni e moldavi. L’obbiettivo era quello di preparare le unità del Multinational Battle Group West, che  risponde come primo responsabile, nei casi di disordini e violenze provocate dall’avvicinamento di una potenziale massa ostile in prossimità di un’ area sensibile e a rischio come quella del monastero di Decane.

L’operazione rientra nell’ambito delle attività autorizzate dalla risoluzione 1244 del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. Esso prevede, oltre a garantire la sicurezza del Monastero di Decane, di mantenere la libertà di movimento, di impedire il ricorso alla violenza e di sviluppare progetti della Cooperazione Civile e Militare tesi a supportare il processo di crescita economica grazie allo sviluppo delle istituzioni locali.

Il comunicato ha reso noto che l’esercitazione è stata svolta sotto gli occhi del Capo di Stato Maggiore delle Forze Armate ungheresi, il Generale Zoltán Mihócza

Il monastero, appartenente alla Chiesa Ortodossa Serba, dal 2006 è stato inserito nell’elenco dei patrimoni dell’umanità dell’UNESCO.

 

 

Autobomba esplode nella città di Aden, attacco rivendicato dall’ISIS

MEDIO ORIENTE/SICUREZZA di

Un’autobomba è esplosa nel quartiere Al-Mansoura della città di Aden, in Yemen. L’attacco è stato rivendicato dalle forze dello Stato Islamico.

L’automobile esplosa nella città di Aden mirava a colpire un accampamento usato forze di sicurezza della coalizione Saudita avversa ai ribelli Houthi. Nell’attacco è stata danneggiata anche la moschea Zayen bin Sultan, situata nei pressi dell’accampamento.  A quanto riportato dai testimoni il numero dei morti sembra ammontare alla decina mentre non si hanno dati precisi sul numero dei feriti, tra sono presenti cui alcuni civili.

La dinamica dell’attacco non è del tutto chiara, in quanto lo Stato Islamico rivendicando l’accaduto ha rivelato che vi fosse un solo uomo, Abu Hajar al-Adani, nella macchina carica di esplosivi, i quali sono stati detonati a distanza. Mentre i testimoni locali hanno riportato la presenza di due uomini.

Dalla rivendicazione si evince anche che il vero bersaglio di Adani fosse la “Security Belt” fondata dagli Emirati Arabi Uniti, la quale doveva essere distrutta uccidendo e ferendo tutti coloro al suo interno. Gli Emirati Arabi Uniti sono un alleato chiave dell’Arabia Saudita che dal 2015 combatte contro i ribelli Houthi, che hanno fatto della città di Aden la loro capitale temporanea.

Questo inoltre non è il primo attacco che la città subisce, il 5 Novembre scorso un’autobomba esplose nei pressi di un posto di blocco, uccidendo 15 persone e ferendone altre 20. Anche in quel caso l’attacco fu rivendicato dalle forze dello Stato Islamico.

La Cooperazione Strutturata Permanente: un punto di svolta per la Difesa UE?

EUROPA/SICUREZZA di

Negli ultimi due anni, le possibilità di integrazione aperte dal Trattato di Lisbona in ambito di azione esterna sembrano aver iniziato a concretizzarsi. Il varo della European Union Global Strategy nel giugno 2016, la Roadmap di Bratislava del settembre 2016, l’European Defence Action Plan del novembre 2016, la creazione del Fondo Europeo per la Difesa (EDF) e del Military Planning and Conduct Capability (MPCC) nel giugno 2017 sono testimonianze di un rinnovato interesse per una Difesa UE. Il paper analizza l’effettiva capacità trasformativa della Cooperazione Strutturata Permanente (PESCO) che dovrebbe essere lanciata entro la fine dell’anno.

di Lorenzo Termine

Clicca qui per scaricare il paper:

 

 

 

 

 

 

Afghanistan; a “Camp Arena” il primo corso di formazione per professionisti della comunicazione

MEDIO ORIENTE/SICUREZZA di

Anche la comunicazione all’interno della crescita professionale delle forze di sicurezza Afghane. Si è concluso, infatti, a Herat presso Camp Arena, sede del contingente italiano del Train Advise Assist Command West(TAAC-W), un corso di giornalismo e di gestione dell’informazione pubblica a favore di undici militari delle “Afghan National Defence and Security Forces”(ANDSF) . Il corso ha approfondito in particolar modo la gestione di trasmissioni radio foniche. L’esigenza di trattare tali tematiche è sorta , in primo luogo, poiché in un contesto delicato come quello afghano, che è oggi una delle realtà più a rischio per i professionisti in questo ambito,  la gestione delle informazioni svolge un ruolo fondamentale per fronteggiare la propaganda delle formazioni terroristiche ostili. Questo può esser reso possibile raggiungendo sempre più ampie fasce di popolazione durante la campagna di  informazione.  “In una società come quella odierna, il contrasto alle forze nemiche dell’Afghanistan si applica non solamente tramite il controllo del territorio fisico del proprio Paese, ma anche e soprattutto informando la popolazione in maniera adeguata, efficace e corretta su quelli che sono i continui progressi ottenuti dalle Forze di Sicurezza e dalle Istituzioni”, ha dichiarato il generale Antonio Bettelli durante la breve cerimonia di chiusura del corso, alla quale era presente anche Massimo Biagini, comandante del TAAC-W. Gli undici militari impegnati hanno potuto apprendere, dal personale qualificato di “Resolute Support” insieme a quello del contingente Italiano , il giusto approccio alla metodologia dell’informazione, al corretto uso dei canali di comunicazione a seconda dell’audience di riferimento, con particolare attenzione alla comunicazioni radiofoniche. Per il TAAC-W ha rappresentato un’ulteriore attività di formazione a favore delle forze di sicurezza afghane, che come previsto dalla missione R-S, integra la crescita sotto gli aspetti tecnico-tattici con quella in altri ambiti professionali. La missione Resolute Support ha come obbiettivo quello di fornire assistenza alla formazione dell’esercito e delle “Afghan National Defence Security Forces” .

Kosovo: Conclusa operazione di addestramento da parte del Multinational Battle Group West

SICUREZZA di

Nei giorni scorsi a “camp Vrelo”, in Kosovo, si è conclusa un’importante operazione di addestramento da parte del contingente italiano del Multinational Battle Group West (MNBG-W), con la partecipazione all’esercitazione “Silver Sabre”. Il MNBG-W è composto da 650 militari provenienti da Italia Austria Moldavia e Slovenia. L’esercitazione “Silver Sabre” rientra nelle operazioni condotte dalla forza Nato “kosovo Force”, responsabile di ristabilire l’ordine e la pace nella regione del Kosovo. E’ mirata per valutare la capacità di risposta immediata contro la sicurezza e la libertà di movimento per la popolazione. In questa occasione, nel particolare le unità di manovra del MNBG-W hanno sviluppato delle procedure di controllo della folla e più in generale di gestione dell’ordine pubblico in occasione di disordini, di concentrazione di masse ostili e di una potenziale escalation di violenza nei pressi di una struttura, gestita dal personale della Liaison Monitoring Team (LMT). Quest’ultimo è uno dei nuclei di collegamento che opera con operazioni di monitoraggio nei territori municipali del Kosovo, sotto il controllo e la gestione dei Joint Regional Detachment. Nel proseguo dell’esercitazione, le unità di manovra in assetto anti-sommossa hanno applicato le procedure tecnico-tattiche tese al controllo della manifestazione, a respingere l’ammassamento di una folla ostile intenzionata ad introdursi all’interno dell’edificio e ad evacuare il personale LMT in una zona sicura. L’operazione rappresenta un’importante occasione di addestramento che apre a importanti margini di miglioramnto a livello di interoperabilità tra i diversi attori multinazionali. Rientra inoltre, nell’ambito delle attività autorizzate dalla risoluzione 1244 del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite che prevede di garantire la sicurezza al Monastero di Decane, di impedire il ricorso alla violenza e di sviluppare progetti di Cooperazione Civile e Militare tesi a supportare il processo di crescita economica grazie allo sviluppo delle istituzioni locali.

Sull’Iran USA e UE sono destinati alla rottura?

AMERICHE/EUROPA/SICUREZZA di

Il dossier iraniano dividerà il fronte trans-atlantico. Le dichiarazioni dei leader europei e dell’Alto Rappresentante seguite alla decisione del Presidente americano Donald Trump di interrompere la certificazione presso il Congresso del Joint Comprehensive Plan of Action (JCPOA), dimostrano una divaricazione con Washington già in atto ma che rischia di consumarsi più aspramente quando (verosimilmente) il Congresso boccerà definitivamente l’accordo. Le posizioni emerse sembrano ispirarsi, a monte, a concezioni di sicurezza e stabilità divenute quasi antitetiche oltre che ad interessi nazionali e collettivi diversi.

La posizione di Donald Trump (e del Gabinetto?) sembra improntata ad una visione circoscritta della sicurezza e della stabilità del Medio Oriente, come assenza di minacce e rischi per gli interessi di Washington e dei (pochi) alleati regionali. Una concezione “negativa” della sicurezza, un “non facere”.

La conferenza stampa del Presidente Donald Trump sul cambio di strategia in Iran:

 

La posizione di Federica Mogherini e, in sfumature diverse, dei leader europei confermerebbe l’adesione ad una visione integrata (integrated approach) interessata alla promozione di stabilità, sicurezza, prosperità economica, salvaguardia dei diritti umani, in cui ruolo fondamentale è rivestito dalla negoziazione multilaterale. Una concezione “positiva” della sicurezza.

La conferenza stampa dell’Alto Rappresentante dell’UE Federica Mogherini sull’Iran Deal:

Oggi il punto di disaccordo è, sostanzialmente, questo: Donald Trump propone la rottamazione dell’accordo perchè lo considera non esaustivo e svantaggioso non annoverando misure di contro-proliferazione missilistica e di altri sistemi d’arma. Gli Europei, pur condividendone le preoccupazioni, non ritengono essenziale la dismissione del JCPOA che è ritenuto un valido punto di partenza per  più ampi negoziati multilaterali che affrontino i nodi irrisolti.

Dal canto suo, l’Agenzia internazionale per l’energia atomica (IAEA), deputata alla verifica del rispetto dell’accordo, ha certificato che Teheran ha onorato tutte le condizioni ed è pienamente in regola con il JCPOA.

Negli ultimi 2 anni, l’Unione Europea si è fatta promotrice, inoltre, tramite la “Iran Task Force” di una crescente cooperazione con Teheran su un vasto numero di materie. Le frizioni, , chiaramente rimangono preponderanti: il supporto iraniano delle milizie Houthi in Yemen e di Hezbollah in Libano, il massiccio programma missilistico di Teheran, le posizioni su Israele, le violazioni di diritti umani e civili, sono solo alcuni dei punti di contrasto. Non è un caso, infatti, che le sanzioni UE all’Iran per le violazioni dei diritti umani siano rimaste in vigore nonostante le proteste di Teheran.

Teheran è, paradossalmente, l’unica che potrebbe guadagnare qualcosa da questa frattura: i top officials iraniani, infatti, non hanno mai nascosto che un fronte atlantico fiaccato sarebbe un vantaggio per gli interessi regionali dell’Iran. In caso di uscita americana dall’accordo, l’Iran potrebbe continuare a supportare l’accordo avvicinando UE e Russia oppure dichiararne la fine per sopraggiunta violazione da parte degli USA che, verosimilmente, riapplicherebbero il set di sanzioni contro Teheran a cui avevano rinunciato con il JCPOA.

In entrambi i casi, l’Unione e gli Stati membri saranno obbligati a prendere decisioni fondamentali sull’Iran e sul rapporto con gli USA nel settore medio-orientale, che potrebbero segnare un punto di svolta della Politica Estera e di Sicurezza Comune. Federica Mogherini, Alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, ha in programma una visita a Washington nei primi giorni di novembre. Cercherà di ricucire la ferita? Quale sarà la risposta del Presidente americano?

Lorenzo Termine

Mogherini al convegno IAI su Difesa Europea, “Finanziare, sostenere, agire”

SICUREZZA di

L’Istituto d’Affari Internazionali ha ospitato l’Alto Rappresentante Federica Mogherini ed il ministro della difesa Roberta Pinotti: un duetto femminile di cui l’Italia e l’Europea ne possono andare solo che fiere; dibattito moderato dall’inviato del Corriere della Sera Paolo Valentino. La protagonista è stata la difesa, argomento al giorno d’oggi al centro dei dibattiti politici e che nel processo d’integrazione europea ha spiccato per l’importanza attribuitale e le conseguenti misure adottate.

Innanzitutto perché affrontiamo la difesa europea e perché proprio oggi?

La prima a rispondere è Federica Mogherini che fa notare che la nuova strategia d’azione era stata presentata prima della Brexit, così come le misure sul lavoro sono state adottate nel settembre scorso, quando Trump ancora non era salito sulla scena, eventi questi che hanno senza dubbio sensibilizzato non solo gli attori istituzionali ma anche il pubblico da cui è partita la richiesta di una maggior difesa, spostando l’attenzione dalle misure economiche e politiche a quelle di difesa che non sono state quasi mai ai primi posti. È la minaccia a far risvegliare gli animi collaborativi, soprattutto quando gli strumenti nazionali non sono sufficienti. L’Alto Rappresentante continua con il tema della spesa, citando l’UE come l’organizzazione al secondo posto del bilancio economico, in cui l’Italia occupa una buona posizione.. allora il problema dove sorge? Bisogna analizzare il come questa spesa è distribuita, o meglio i singoli contributi dei paesi e da qui si noterà una forte frammentazione e disparità delle realtà economiche, dovuta anche all’assenza di efficaci economie di scala.

“Finanziare, sostenere, agire” sono questi i passi da seguire per condurre giuste linee politiche che cerchino di raggiungere obiettivi comuni, anche se a velocità diverse, date le differenze che accomunano ciascun membro. Secondo il ministro Pinotti, si può finalmente parlare di successo nel campo della difesa italiana ed europea: la collaborazione con la NATO, di cui promotrice principale la Mogherini stessa, i vertici straordinari organizzati proprio per la discussione di nuove misure da adottare, così come la nota espressione del ministro nell’agosto 2016 dello “Schengen della difesa” per la promozione di nuove collaborazioni e piani d’azioni di difesa fra gli Stati; non per ultimo l’incontro del Consiglio europeo per il progetto Pesco (cooperazione strutturata permanente),  ne sono la dimostrazione vivente. Viene poi citato l’innovativo piano strutturale di confronto e raccorto fra il bilancio europeo e quello nazione degli Stati membri, per raggiungere una maggiore coerenza e diminuire la frammentazione di cui sopra; “il libro bianco per la sicurezza internazionale e la difesa” è stato il punto di partenza ed ora il lavoro delle forze armate, sia a livello locale che non, è di gran lunga migliorato. Ciò nonostante la macchina europea per entrambe le ospiti non si può nè deve arrestarsi, ma può soltanto che aumentare di velocità ora che sembra aver preso la giusta direzione.

La Russia nel mirino degli U.S.A.: inserite nella “lista nera” americana nuove società di intelligence russe.

SICUREZZA di

Al fine di monitorare i movimenti sovietici, lo scorso 28 ottobre il Dipartimento di Stato Americano ha fornito nuove linee guida per la gestione del problema legato alle società di intelligence russe inserite nella “lista sanzionatoria” americana.

Tra le disposizioni previste dalle sanzioni statunitensi, a cui al momento sarebbero sottoposte 36 società russe, la “limitazione delle transazioni commerciali tra USA e Russia”, motivo alla base del aggravamento delle relazioni con quest’ultima.

Obiettivi e le nuove aziende colpite dalla lista sanzionatoria americana

La versione aggiornata della nuova lista, rilasciata il 27 ottobre scorso, ha raccolto numerose critiche. Le più aspre, sicuramente, quelle dei membri del Congresso, i quali hanno accusato la Casa Bianca di non aver rispettato la scadenza prefissata al 1 ottobre 2017. Obiettivo principale della legge, firmata ad agosto dall’attuale presidente americano Donald Trump e approvata a maggioranza dal Congresso, quello di “punire la Russia  per l’intromissione nelle elezioni presidenziali verificatesi lo scorso anno negli Stati Uniti”.

Tra le new entry della lista le più note aziende produttrici di armamenti militari: Rosoboroneksport, Almaz-Antey (missili), la United Shipbuilding Corporation (grande società di costruzione navale), Sukhoi e Tupolev (aeromobili) e Rostec (società di holding tecnologico).

Secondo il rapporto dell’ Istituto internazionale di studi per i problemi della pace di Stoccolma ( SIPRI), al secondo posto dopo gli USA, i quali detengono il primato con il 33%, la Russia.

Come ha specificato il Congresso Americano, “la Russia sarebbe sottoposta non a limitazione, ma ad una regolamentazione nella vendita, ed esportazione, di proprie armi”. L’obiettivo americano sarebbe infatti quello di collaborare con gli alleati, rafforzandone le capacità militari ed esulandoli da eventuali sanzioni”. A riprova di ciò il coinvolgimento di alcuni alleati americani, i quali avrebbero manifestato l’intenzione di voler acquistare armi russe, espressa anche da Turchia e Arabia Saudita.

Incluse nella “lista nera”, oltre alle aziende di carattere bellico, anche FSB e GRU, due delle principali agenzie di intelligence e sicurezza russe, già accusate di “intromissione nella campagna elettorale americana” durante la presidenza Obama, e nuovamente inserite nell’elenco.

La nuova lista “guida per aziende ed individui che vedranno entrare in vigore le sanzioni il 29 gennaio 2018, autorizza i funzionari governativi americani a punire individui e società coinvolte in trattative con persone e aziende presenti nell’elenco”. Inizialmente accettate da Mosca, le modifiche proposte non hanno incontrato il benestare del Parlamento russo, il quale le ha definite “dannose per la cooperazione politica della Russia con Washington in Siria, dove entrambe sono state impegnate in campagne contro militanti dello Stato Islamico”.

L’atteggiamento Americano

Mentre Trump ha più volte parteggiato per l’adozione di un atteggiamento conciliante nei confronti di Mosca, incontrando il volere del Cremlino, l’FBI americana, a seguito di indagini, ha avanzato sospetti in merito a possibili rapporti tra funzionari russi e l’attuale presidente americano.

Le reazioni, da entrambe le parti, sono state immediate: Mosca e Washington hanno espulso diplomatici e gli U.S.A. hanno chiuso il consolato di San Francisco in Russia.

Il fatto che Trump abbia più volte assunto un atteggiamento ostile nei confronti dell’approvazione della legge sulle sanzioni lo hanno confermato John McCain (repubblicano) e Ben Cardin (democratico), entrambi ostili alla Russia e favorevoli alla lista, considerata “un buon primo passo per implementare una legislazione seppur discussa dal Congresso, molto complessa”.

Nonostante i ritardi e la riluttanza nell’applicare la legge continuino, il Congresso ha ribadito il proprio intento: “sanzionare il comportamento della Russia non soltanto nei confronti della crisi scoppiata nella parte orientale dell’Ucraina, ma anche in merito agli attacchi cybernetici messi in atto ai danni del sistema di sicurezza nazionale americana e alle violazioni dei diritti umani”

Redazione
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