L’articolo odierno vuole esaminare il nuovo ruolo che i sindacati devono assumere nella moderna economia e società civile, per raggiungere il quale obiettivo devono effettuare un percorso evolutivo e di cambiamento, che li porti a pieno titolo come fondamentali stakeholders nella nuova società economica del mondo globalizzato.
Ma cominciamo la nostra analisi con una considerazione sul valore storico del ruolo del sindacato!
Vi siete domandati perché le strutture sociali sindacali (pur con le loro contraddizioni) sono resistite e sono sopravvissute al crollo della prima repubblica che invece travolse tutti i vecchi partiti?
Semplicemente perché i sindacati, per la loro vicinanza al mondo del lavoro, ai suoi bisogni di sviluppo e tutele dei lavoratori ed essendo strutture sociali orientate a produrre reale valore e benessere per i lavoratori, non hanno subito (o solo in minima parte) quel processo di progressiva autoreferenzialità che i partiti della prima repubblica subirono colpevolmente, con il risultato che tutto il sistema politico fu corrotto e alla fine crollò non solo per l’effetto di tangentopoli (ma è un tema che approfondiremo in altri articoli).
In più mi piace osservare che il riformismo e l’approccio pragmatico il sindacato ce l’ha da sempre nel sangue basti osservare alcuni episodi significativi.
Il primo riguarda la considerazione che nel 1947 pur nella diversità ideologica e di mondi di riferimento contrapposti (la democrazia occidentale e il mondo dei paesi comunisti) i tre sindacati unitari (CGIL, CISL e UIL) tentarono con coraggio di creare il sindacato unico, per tutti i lavoratori, caratterizzato da un approccio pragmatico e riformista e non ideologico, tentativo che fallì al momento in cui De Gasperi espulse su ordine degli stati uniti (era una delle condizioni per gli aiuti del piano Marshall) i socialisti e i comunisti dal governo.
E così le ideologie e i mondi differenti preso di nuovo il sopravvento e i tre sindacati proseguirono per la loro strada in modo non unitario e rimanendo ciascuno ancorato al proprio partito politico di riferimento (vedi ma non solo la CGIL come cinghia di trasmissione del PCI).
Insomma, una commistione del mondo del lavoro con le ideologie e la politica, che inquinò per molti anni il corretto funzionamento etico dei sindacati, che dovrebbe invece essere necessariamente riformista e pragmatico nella sua azione.