Come applicare nella società civile, economica e politica la privacy

Il tema dell’articolo di questa settimana è come applicare la privacy nella nostra società civile, economica e anche politica, tema di stretta attualità nella moderna società basata sul valore dell’informazione.

Ma pur avendo nelle mie attività consulenziale sviluppato in moderne aziende e enti pubblici diversi progetti di implementazione di sistemi della privacy, il mio approccio al tema non sarà tecnico (non vorrei annoiare con nozioni troppo tecniche), ma strettamente sociologico sui comportamenti da tenere per la gestione corretta della privacy, che garantisca un equilibrio fra interesse del cittadino alla riservatezza e interessi dei vari stakeholders (aziende, PA, associazioni, scuola, partiti) ha gestire le informazioni così necessarie ai processi della moderna economia.

In realtà la privacy è un concetto che nasce nella cultura dei paesi anglosassoni fra la contrapposizione fra il ruolo pubblico e quello privato di ogni cittadino.

Nel senso che nei paesi anglosassoni e anche nei paesi scandinavi i politici, ad esempio, quando svolgono un ruolo pubblico sono ovviamente soggetti al giudizio e alla visibilità da parte dei media (vedi caso Watergate), ma quando invece tornano nella dimensione della vita privata sono dei normali cittadini, cui viene riconosciuto, dal contesto sociale piuttosto che da una generica normativa, il diritto alla riservatezza.

Badate bene che Clinton ha corso il rischio di subire un impeachment non perché avesse avuto una relazione con una stagista, ma per aver mentito su questo episodio ai media e quindi aver perso credibilità nella sfera pubblica e non in quella privata.

Una conferma di questa protezione della riservatezza dei cittadini (ma come norma sociale piuttosto che normativa) è data dal fatto che una volta usciti dal ruolo pubblico, non è infrequente vedere i primi ministri di quei paese così evoluti fare tranquillamente la spesa nei mercati (come faceva la signora Thatcher che smessi i panni della lady di ferro e primo ministro inglese nella sfera privata diventava una massaia come tutte le altre donne del regno unito), senza che nessuno appunto ne disturbasse il diritto alla riservatezza nella sfera privata.

Dualismo fra sfera pubblica e sfera privata inviolabile che in quei paesi così evoluti è applicata a tutti i cittadini non solo perché prevista da una normativa ma perché è piuttosto una norma di carattere sociale e morale, anzi direi di più un valore condiviso da tutti i cittadini della comunità e società civile.

Questo avveniva anche nella prima repubblica proprio per un tacito patto non solo fra le forze politiche che si fronteggiavano anche aspramente ma sempre su idee e programmi e mai sulla sfera privata dei singoli politici, ma anche nella società civile dove ovviamente le informazioni circolavano (come in tutte le società umane), ma c’era una norma sociale e morale (la legge della privacy sarà varata solo nel 1996) e un valore condiviso di rispetto della riservatezza di tutti i cittadini.

Quando l’avanti in risposta alla polemica politica verso il PSI da parte dei repubblicani pubblicò le lettere del giovane Spadolini di adesione alla politica razziale fascista e quindi attaccando Spadolini nella sua sfera privata di giovane ancora non entrato nell’agone della politica, la voce repubblicana tuonò con un articolo, in cui si denunciava giustamente l’imbarbarimento della vita politica (se non anche della società civile del nostro paese).

Processo di imbarbarimento della vita politica e della società civile che si accentuato progressivamente, fino a raggiungere valori parossistici, nella seconda repubblica dove il sistema politico oramai bipolare e anche la società civile ed economica sono stati incapaci di gestire la privacy secondo proprio questo modello di dualismo fra sfera pubblica e privata tipica tipico dei paesi anglosassoni e scandinavi.

Insomma, siamo arrivati al punto che la polemica e battaglia politica è scesa a spiare dal buco delle serrature della vita privata dei politici, ma fatto ancora più grave questo fenomeno si è esteso per osmosi anche alla vita della società civile ed economica.

Uso delle informazioni private nella sfera pubblica che è stato aggravato dal fatto che oggi le informazioni personali sono usate in modo scorretto anche nella società civile ed economica, in collegamento a quel fenomeno e malattia morale che è il mobbing.

Fenomeno drammatico del mobbing, che è drammaticamente esteso presente nella società civile ed economica e che riguarda quasi un milione di persone, con costi non solo economici (vedi calo produttività) ma anche soprattutto sociale ed umani: quante vite spezzate, persone disadattate e sofferenze morali e fisiche?

Fenomeno del mobbing di cui tutti siamo consapevoli, ma che è colpevolmente sottaciuto dai media e che invece rappresenta un dramma quanto quello altrettanto drammatico dello stalking, che giustamente ha molta visibilità su media.

Nel frattempo è intervenuta dal 1996 una legge sulla privacy che applicava una direttiva europea e dal 2018 un regolamento europeo e quindi applicabile in tutta la comunità europea, che hanno portato delle regole anche se eccessivamente burocratizzato per le aziende, la PA e tutte le organizzazione sociali ed economiche, per gestire lecitamente e secondo etica le informazioni personale dei cittadini (vedi ad esempio resa  dell’informativa sulle finalità e ambito del trattamento dei loro dati personali).

Ma evidentemente diventa importante per una corretta gestione della privacy a tutti i livelli, trovare un punto di equilibrio, fra la giusta esigenza dell’azienda di acquisire le informazioni personali e l’esigenza dei cittadini di essere tutelati da un uso responsabile dei loro dati personali da parte delle stesse aziende.

Ma del resto banalizzando voi assumereste una baby-sitter per la cura responsabile di vostro figlio/a, senza prima acquisire informazioni sulla sua serietà, affidabilità e capacità?

Ragionamenti di cui sopra che ovviamente si estende in maggior larga scala a tutti gli ambiti della vita sociale, civile ed economica del nostro paese.

Tant’è vero che il grande giurista e padre della privacy italiana Rodotà in un bellissimo articolo su repubblica rifletteva, che al di là delle regole burocratiche per gestire la riservatezza e privacy dei dati personali (comunque giuste anche se da snellire), lo scopo principale della legge della privacy è in realtà quello di fornire dei principi e delle linee guida morali e sociali su questo tema così delicato indirizzate verso la società civile, economica e politica.

Ovvero la normativa sulla privacy seppur giusta non è mai totalmente applicabile in tutto i suoi aspetti, ma deve rappresentare appunto una linea guida e un insieme di principi che devono essere adottati spontaneamente dalla società civile, politica ed economica nei suoi valori fondanti e condivisa da tutti gli orientamenti civile e sociali.

Se applicheremo quanto sopra in tutti gli ambiti saremmo in grado di arrestare quel progressivo processo di imbarbarimento della vita sociale, civile, economica e politica del nostro paese, che si è verificato dalla mancata soluzione politica di tangentopoli e dal non soluzione dell’anomalia del nostro sistema politico, economico e civile rispetto a quello delle grandi democrazie occidentali.

Processo di imbarbarimento che ha appunto avuto inizio nella vita politica con l’incapacità delle forze politiche di gestire eticamente le nuove regole del bipolarismo della seconda repubblica.

Così come nella vita economica per la medesima incapacità di gestire le nuove regole della concorrenza apportate dalla globalizzazione e nella vita della società civile dal progressivo degrado del suo collante sociale e morale.

Concludo che non è sufficiente che per gestire la privacy dei cittadini fornire loro, ad esempio, l’informativa o richiedere il consenso al trattamento dei dati sensibili, ma è assolutamente necessario che ciascuno di noi nella vita quotidiana faccia proprio il valore morale e civile del rispetto della riservatezza delle persone che è strettamente collegato al rispetto della loro dignità umana.

E quanto all’importanza della morale e delle norme sociali nella società civile mi piace ricordare che gli storici sostengono che l’Impero Romano crollò piuttosto che per le pressioni dei popoli barbari ai confini, per il degrado morale del concetto di Civis Romanus sum.

Infatti, qui concludo si passò dalle gloriose istituzioni della repubblica romana, dove Scipione l’africano il vincitore di Annibale a Zama si fece processare per una supposto reato di corruzione, per rispettare le istituzioni della repubblica, fino a gli ultimi imperatori dell’impero romano deboli, corrotti e di facili e leziosi costumi.

 

 

 

 

 

 

 

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