Benjamin Clementine: intrappolati nelle emozioni

in CULTURA/MUSICA/PHOTOGALLERY by

Roma 2 agosto 2023

Articolo e immagini: Ginevra Baldassari

Conclude il suo breve tour italiano a Roma, nella splendida Cavea dell’Auditorium Parco della Musica Ennio Morricone, il cantautore, poeta, e polistrumentista Benjamin Clementine.

Un set scarno, in cui fa da protagonista il pianoforte a coda Steinway, dietro il quale un palco rialzato ospiterà un quintetto di archi.

Elegante e minimale come suo solito, Benjamin Clementine sale sul palco a piedi nudi, vestito di pantaloni grigi e una bellissima camicia bianca con volant attorno al colletto e suona il piano seduto su uno sgabello da bar.

E’ un artista completo, profondo, la cui immagine, sia nei video, che nelle copertine e nell’abbigliamento è sempre stata curatissima.

Acclamato dalla critica Francese, paese che lo accolto ai suoi esordi, quando si esibiva per strada o in piccoli locali e viveva quasi come un clochard, Benjamin è sicuramente uno degli artisti più interessanti, versatili e inclassificabili della sua generazione. Se i brani si tingono di blues, di jazz, di soul, di poesia, di opera e musica classica, è davvero complicato, e forse anche inutile, cercare di ascrivere i suoi brani a un genere preciso.

Sul palco porta il nuovo album “And I have been” oltre a molti brani del disco d’esordio “At Least for now”, l’amato singolo “I won’t complain” e “God save the Jungle” dal secondo album “I tell a fly”.

Decisamente più toccante dal vivo, accompagnata nella maggior parte dei brani dal solo pianoforte, la sua voce si tinge di mille tonalità e fa vibrare l’intera platea. Testi con contenuti sociali, forti ma contemporaneamente malinconici e poetici, scanditi con chiarezza, e persino con un accenno di Italiano nel brano Condolence, che Benjamin fa intonare in coro alla platea, “Am sending my condolence to paura, am sending my condolences to insicurezza”. E ancora più protagonista l’affezionato pubblico lo diventa nel brano Genesis, ripetendo per ben cinquanta volte la frase “we are trapped in free”.

Un concerto intimo, unico nel suo genere, che ha messo in luce l’essenza creativa ed espressiva di questo incredibile artista. Bello imponente, statuario, elegante, selvaggio, sofisticato, è riuscito a intrappolarci nell’ emozione di un concerto indimenticabile.

 

 

La galleria delle immagini

Lascia un commento

Your email address will not be published.

*