Carl Brave: un volo multietnico con il cuore sempre a Roma

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Roma, 28 luglio 2023
Articolo e immagini: Ginevra Baldassari

Carl Brave porta live a Roma il suo ultimo album, Migrazioni, in cui si affacciano influenze di varie culture e
Paesi ma in cui resta protagonista sempre l’anima romana.

Un affollatissima Cavea dell’Auditorium Parco della Musica per il cantante, accompagnato sul palco da 11 elementi, tra cori e strumenti.
Tanto sano divertimento, come ci ha sempre abituati, ironia e quel pizzico di velata malinconia che si insinua spesso nei testi. Si diverte il pubblico, e si divertono i musicisti sul palco in questa grande festa dai mille colori. Ottima l’illuminazione e i giochi di luce, che fanno da sfondo perfetto ai brani colorati e intimi dell’ultimo album.

La scaletta è in grandissima parte dedicata a Migrazioni, la decorazione dietro al palco ne richiama infatti la copertina, ma include molti dei brani che lo hanno reso celebre in passato. La musica di Carl Brave abbraccia vari stili ed è difficilmente definibile, fa parte di quel fermento di musicisti che hanno cambiato il modo di fare musica a Roma e in Italia, alternando hit leggere a brani più oscuri, con una voce sempre sincera e semplice in cui quasi tutti noi possiamo riconoscerci. La sua penna ha la grande capacità di ritrarre la vita nel suo quotidiano più vero, e di far sorridere e piangere allo stesso momento. Lo show inizia con Biscotti, e subito si impenna con Chapeau, 10, Posso e un medley dei due brani più duri e rap dell’album “Odio” e “Kill Bill”.

E’ su Roma è sempre la stessa e Spigoli, che appare la prima ospite, Mara Sattei, a duettare con Carlo. Secondo ospite Saen Michael (alias Pretty Solero della Lovegang 126) con cui Carl canta Scarabocchi, seduti sul palco a un passo dal pubblico.

Sono molte le interazioni con i fan delle prime file, Carl scende dal palco in un paio di occasioni, si fa fotografare e filmare dalle migliaia di telefonini alzati al cielo, mostra cartelli e
legge (in parte) una lettera che gli hanno portato. E’ poi la volta di un medley di alcuni dei brani di quel capolavoro di Polaroid, di cui intona (ahimé senza Franco 126) Sempre in due, Tararì Tararà, Noccioline e Pellaria.

Il concerto e la festa raggiungono l’apice con la presenza di una instancabile Noemi per una versione esplosiva (e liberatoria) di Makumba.

Conclude lo show l’immancabile Malibù. Uno spettacolo sincero, vero, come ci si aspetta da questo artista ormai consolidato e che ci ha da sempre abituati a grandi giochi di parole, frasi e riferimenti che restano incollate in testa ed entrato di fatto nel vocabolario di tutti noi.
Chapeau.

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