Flussi migratori e Covid-19: la Commissione europea presenta linee guida per gli Stati membri
Nel pieno dell’emergenza dovuta alla pandemia da Covid-19, le pressioni alle frontiere esterne dell’Unione non sono scomparse. I flussi migratori non si fermeranno in questa nuova crisi e l’Unione dovrà certamente occuparsene ora ed in futuro.
Il 16 aprile la Commissione europea ha presentato le linee guida per l’attuazione delle pertinenti norme dell’UE in materia di asilo, procedure di rimpatrio dei migranti e reinsediamenti dei profughi durante l’emergenza del coronavirus. Ciò risponde alla richiesta di consulenza invocata dagli Stati membri su come garantire la continuità delle procedure ed il rispetto dei diritti fondamentali.
I flussi migratori al tempo del Covid-19
Nel giro di pochi mesi si è passati dal timore di una nuova stagione di sbarchi, alla tensione in prossimità della frontiera greco-turca, fino a giungere all’emergenza dovuta al coronavirus, durante la quale i riflettori sul tema dei flussi migratori sembrano apparentemente spenti.
L’Unione europea si è materializzata fisicamente e simbolicamente il 4 marzo al confine tra Grecia e Turchia, quando la tensione fra le forze dell’ordine greche ed i profughi siriani, che tentavano di entrare in Grecia e dunque in Europa, era arrivata all’apice. La Presidente della Commissione europea, il Presidente del Consiglio e quello dell’Europarlamento, si sono dunque recati al confine per testimoniare solidarietà alla Grecia. Ursula von der Leyen, in quell’occasione, ha promesso 700 milioni ad Atene e ha parlato della Grecia come uno scudo per l’Europa, mostrando il volto di un’Unione europea molto diversa da quella del 2015, quando, in qualità di patria dei diritti umani, accoglieva i profughi in fuga dal conflitto. Oggi, l’Europa sembra difendersi dagli stessi.
In linea con questo atteggiamento di chiusura, nella gestione dell’emergenza sanitaria, il 17 marzo i 27 stati membri dell’UE hanno deciso di prendere tutte le misure necessarie per impedire qualsiasi ingresso non essenziale in Europa proveniente da Paesi terzi, per un periodo iniziale di 30 giorni, poi prorogato fino al 15 maggio. Da allora tutti gli Stati membri dell’UE-eccetto l’Irlanda-e i paesi Schengen non appartenenti all’UE, hanno assunto decisioni nazionali per attuare questa misura restrittiva. Le restrizioni ai viaggi si estendono anche alle persone bisognose di protezione internazionale o per altri motivi umanitari, nel rispetto del principio di non respingimento.
Al contempo, il coronavirus sembra bloccare le intenzioni di approdare in Europa: gli sbarchi si sono ridotti di circa l’80% in pochi giorni. Ciò vale per chi parte dai Paesi in cui le condizioni di vita possono essere definite “accettabili”. Mentre dalla Libia si continua ancora a partire: qui però i migranti spesso vengono intercettati dalla Guardia costiera libica e riportati indietro. La situazione è così più complessa di quello che appare. Malgrado il crollo degli sbarchi e l’attenzione focalizzata sull’emergenza sanitaria attuale, il tema dei migranti resta dunque centrale.
Le linee guida della Commissione europea
Il 16 aprile la Commissione europea, in collaborazione con l’Ufficio europeo di sostegno per l’asilo (EASO) e l’Agenzia europea della guardia di frontiera e costiera (Frontex), nonché delle autorità nazionali, ha presentato delle linee guida l’attuazione delle pertinenti norme dell’UE in materia di asilo, procedure di rimpatrio dei migranti e reinsediamenti dei profughi durante l’emergenza del coronavirus.
In merito alle procedure di asilo è stato sottolineato come le misure sanitarie adottate per limitare l’interazione sociale tra il personale ed i richiedenti abbiano un impatto notevole sui processi di asilo, pertanto, si raccomanda l’applicazione della flessibilità prevista dalle norme dell’UE. In particolare, la massima flessibilità dovrebbe essere consentita in relazione alle scadenze ed alla durata del trattamento e dell’esame delle richieste d’asilo. Per quanto riguarda le interviste personali, necessarie all’espletazione del processo di richiesta d’asilo, queste possono essere condotte mediante accordi specifici, da remoto tramite videoconferenza o addirittura omesse se necessario.
Una stretta cooperazione tra gli Stati membri è di fondamentale importanza per il buon funzionamento del sistema di Dublino. La Commissione incoraggia tutti gli Stati membri a riprendere i trasferimenti dei richiedenti il prima possibile, alla luce delle circostanze in evoluzione. Prima di effettuare qualsiasi trasferimento, inoltre, è necessario considerare la situazione relativa al coronavirus, compresa quella risultante dalla forte pressione sul sistema sanitario, nello Stato membro responsabile. Laddove i trasferimenti verso lo Stato membro normalmente responsabile non possano aver luogo entro il termine applicabile, gli Stati membri possono concordare bilateralmente il trasferimento in una data successiva, la quale deve essere incoraggiata ad esempio per i minori non accompagnati e nei casi di ricongiungimento familiare.
Con riguardo alle condizioni di accoglienza, le misure di quarantena e di isolamento devono essere ragionevoli, proporzionate e non discriminatorie. I richiedenti asilo devono ricevere l’assistenza sanitaria necessaria. Coloro che sono in detenzione devono continuare ad avere accesso all’aria aperta e qualsiasi restrizione, come la limitazione dei visitatori, deve essere spiegata con attenzione.
In linea con il regolamento Eurodac- European Dactyloscopie- laddove non sia possibile prendere le impronte digitali di un richiedente a causa delle misure adottate per proteggere la salute pubblica, gli Stati membri dovrebbero provvedere il prima possibile e comunque entro 48 ore dal cessare di tali motivi di salute.
Gli Stati membri dell’UE, nonché l’Alto commissario delle Nazioni Unite per i rifugiati (UNHCR) e l’Organizzazione internazionale per le migrazioni (OIM) hanno temporaneamente sospeso le operazioni di reinsediamento e rimpatrio. Le attività preparatorie, tuttavia, dovrebbero continuare nella misura del possibile, affinché tali operazioni possano riprendere una volta cessate le misure restrittive. Oggi più che mai è opportuno dare priorità ai rimpatri volontari, nell’ottica secondo cui esse rappresentano un rischio inferiore per la salute e la sicurezza. A tal proposito, l’agenzia europea Frontex è pronta ad assistere gli Stati membri nell’organizzazione delle operazioni aeree.
Nel ribadire il sostegno agli Stati membri nell’attuazione di tali linee guida, la Commissione europea ha annunciato che le stesse saranno integrate da incontri tematici organizzati dalle agenzie dell’UE, al fine di fornire consigli pratici e facilitare la condivisione delle migliori pratiche.