GEOPOLITICA DEL MONDO MODERNO

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Giugno 2015 - page 4

Dei – Egitto: da leader africani ok a creazione zona libero scambio

Dopo cinque anni di negoziati, i leader di 26 Paesi africani hanno firmato a Sharm El Sheikh l’accordo per la creazione di una Zona di Libero Scambio Tripartita (TFTA), che coprirà meta’ del continente africano. L’accordo integra le tre aree di libero scambio già esistenti e diventerà il più grande mercato unificato del continente.

L’operazione dovrebbe inoltre aprire la strada nel 2017 ad un’area di libero scambio per tutta l’Africa, comprendente circa un miliardo di persone. La TFTA coprira’ un’area che va dal Cairo a Capetown e rappresenterà il 60% del Pil del continente africano, il 57% della sua popolazione, con un peso pari al 2% degli scambi commerciali globali. La TFTA avrà infine tre pilastri chiave: integrazione del mercato, sviluppo infrastrutturale e sviluppo industriale.

Prime esercitazioni per la VHRJ Task Force NATO

BreakingNews/Difesa/EUROPA di

L’avanguardia completa della Very High Readiness Joint Task Force della NATO, composta da più di 2.000 soldati provenienti da nove Paesi dell’Organizzazione, ha eseguito la sua prima esercitazione martedì 9 giugno nel Nord della Polonia.

Previsto un ulteriore dispiegamento di circa 25.000 unità tra ottobre e novembre, per esercitazioni in Italia, Spagna e Portogallo.

Lotta alla mutilazione dei genitali femminili

BreakingNews/EUROPA di

LISBONA: – Contrasto all’infibulazione anche in Europa. È sostanzialmente questo il tema principale di un documento di studio sulla situazione nel vecchio continente siglato alcuni giorni fa dall’EIGE, l’European Insitute for Gender Equality, con sede nella capitale portoghese.

Ai lettori rammentiamo che l’EIGE rientra nel network delle Agenzie Europee che operano nel settore JHA, Justice and home Affairs. L’Istituto è l’equivalente europeo di un’autorità indipendente, appositamente istituita per supportare e rafforzare la promozione dell’uguaglianza e la lotta alla discriminazione di genere, così come il raggiungimento di una condizione generale di consapevolezza diffusa sulla parità di genere nell’Unione.

Fermo restando che, in linea generale, i paesi Europei non annoverano tra le proprie tradizioni pratiche come l’infibulazione, il documento, denominato “Stima sulle giovani donne a rischio di mutilazione genitale nell’Unione europea”, ha sviluppato un metodo di accertamento e studio del fenomeno, che era stato inizialmente sperimentato in Irlanda, Portogallo e Svezia. “Saper stimare il numero di giovani donne a rischio di mutilazione dei genitali può essere molto utile per i decisori politici, non solo nella pianificazione o nell’implementazione delle policy di asilo o migrazione, ma anche per i parametri e le attività relative all’integrazione sociale”, ha dichiarato Virginija Langbakk, direttore dell’Istituto, aggiungendo di nutrire la speranza che il metodo consenta una migliore comprensione del fenomeno, sulla scorta degli studi recentemente conclusi proprio in Portogallo.

Altro obiettivo del metodo – così come asserito da Teresa Morais, Ministro Portoghese per gli affari parlamentari e le pari opportunità – è proprio quello di interagire con le comunità coinvolte.

Le risultanze dello studio condotto dall’Istituto, hanno infatti enfatizzato l’importanza della cooperazione tra governi e comunità, nel contrasto all’infibulazione dentro e fuori dai confini dell’Unione.

L’attività di ricerca si è basata essenzialmente sull’elaborazione e la raccolta dei dati relativi al fenomeno, in rapporto sia agli stati non europei che operano tale pratica sia alle donne appartenenti alle popolazioni e comunità che da quelle terre migrano verso i paesi europei.

Un particolare focus è stato concentrato nel valutare le abitudini e gli atteggiamenti dei migranti verso tali mutilazioni e come le stesse credenze ed atteggiamenti mutino nel tempo e nel contesto evolutivo delle migrazioni stesse.

eige_logoDiversi Stati Membri stanno incrementando le normative nazionali, o regolando sempre più dettagliatamente la materia, così come già indicato in un analogo documento di sintesi, edito dall’Istituto due anni fa, sulla “Mutilazione Genitale Femminile nell’Unione Europea ed in Croazia”. L’Italia, il Portogallo e la Finlandia stanno attualmente incrementando dei piani normativi di azione per combattere specificamente il fenomeno, mente il Belgio, la Croazia, la Francia, la Slovacchia, la Spagna, il Regno Unito e l’Irlanda, oltre a predisporre una normativa ad hoc, stanno istituendo campagne di sensibilizzazione sul tema.

European_Institute_for_Gender_Equality_logo.svgL’EIGE sta riscuotendo sempre maggiori riconoscimenti nell’ambito dei Paesi dell’UE in materia di pari opportunità e parità di genere. L’opera dell’Istituto nel contrasto alla violenza contro il genere femminile – e l’infibulazione altro non è che una violenza – si è estrinsecata spesso nel supportare la Commissione Europea nella sua attività di iniziativa legislativa nei confronti del Consiglio dell’Unione Europea e del Parlamento e nel supportare i singoli Stati Membri nell’eliminazione di tali fenomeni.

Al fine di contrastare lo specifico fenomeno dell’infibulazione, l’EIGE amplierà il proprio bacino di raccolta e di elaborazione di dati. Per il futuro sono infatti previste l’istituzione di un database di buone prassi per contrastare il fenomeno, la redazioni di ulteriori linee guida per la ricerca sull’argomento e l’emanazione di raccomandazioni “dedicate” agli Stati ed ai                                                                        decisori.

I volti dell’attivismo

Medio oriente – Africa di

“Buongiorno” o “buonanotte dalla Palestina occupata dal mostro nazista israeliano”. E’ con questo saluto che Samantha Comizzoli, attivista volontaria per i diritti umani originaria di Ravenna, ama introdurre i messaggi lanciati tramite la sua pagina Facebook. Il suo impegno è senza tregua. Quarantacinque anni, originaria di Ravenna dove si è candidata a sindaco alle ultime amministrative con la lista “Ravenna Punto a Capo”, da un anno e quattro mesi si trova in Palestina. Il suo obiettivo è di documentare tramite post, foto, video e filmati (fra cui il film dal titolo “Israele, il cancro” realizzato con immagini di scontri reali avvenuti in Palestina e interviste ai loro protagonisti) diffusi tramite il blog e la pagina FB che gestisce, le azioni condotte dai militari israeliani negli insediamenti palestinesi. Tramite le sue testimonianze si entra in una dimensione che non da tregua. Rapimenti, incursioni notturne, violenze di vario tipo. Samantha è stata fermata sabato a Nablus in Cisgiordania, durante una manifestazione, dalla polizia israeliana. La sua carta di identità era contraffatta ed ora, dopo aver iniziato lo sciopero della fame ed essersi dichiarata prigioniera politica, sarà probabilmente espulsa. L’8 giugno scorso ha affidato alla sua pagina Facebook il compito di divulgare il suo appello, affinchè tutti possano conoscere la sua verità. A spronarla, ciò che era successo tre giorni prima, il rinvenimento a casa propria di “qualcosa che non deve assolutamente esserci” e di cui fortunatamente è riuscita a sbarazzarsi prima che potesse arrivare la Polizia e con essa, un arresto sicuro. “Mi chiamo Samantha Comizzoli e sono entrata in Palestina, tramite volo a Tel Aviv, l’11 febbraio 2014 – scrive. “Ho avuto un “visto turistico” dal terrorista Israele per 3 mesi. Dopo mi è scaduto e sono diventata “illegale” o “clandestina”. Sono qui con la mia faccia e il mio nome e ho sempre reso tutto pubblico.
Avevo la possibilità, forse, di regolarizzare la mia presenza qui, ma non l’ho fatto. Non l’ho fatto perchè non vado dai nazisti a chiedergli “un permesso” e non vado nemmeno dai loro amici (l’autorità palestinese) a chiedere il permesso di esistere dove cazzo mi pare. E’ una forma di Resistenza, personale certo – aggiunge – ma sono qui dopo un anno e 4 mesi alla faccia del mostro. Questo ha portato molte conseguenze: i primi tempi salivo sul service per fare anche solo 10 km con le chiappe strette perchè avevo paura che mi beccassero, dopo ho iniziato a non dare più il passaporto ai checkpoint volanti e a rispondergli sui denti, ogni volta che vado in mezzo agli scontri il timore non è che mi sparino, ma che mi prendano. Mi è andata sempre bene? No, non credo, Israele non è stupido. E’ una mente più complessa di quanto uno possa immaginare”. Perchè sia riuscita sempre a cavarsela, almeno fino a quando non è stata fermata, l’attivista ravennate se lo spiega in questo modo. “Inizio a pensare che la motivazione è più agghiacciante: Israele ha dimostrato e mi ha dimostrato che anche se uno sacrifica la propria vita, sta qui con il suo nome e la sua faccia e pubblica tutta (ma veramente tutta) la merda che accade; non cambia nulla. Ha dimostrato che è tutto inutile e che il mondo se ne fotte e non ferma Israele. Ho deciso di scriverlo adesso tutto questo perchè 3 giorni fa purtroppo è accaduta una cosa…. Qualcuno mi ha messo in casa qualcosa che non deve assolutamente esserci. Me ne sono liberata quando ho capito, subito, il giorno dopo e sono stata, sì, fortunata che i soldati non sono venuti quella notte. Questo però mi ha portato a pensare che abbiano deciso di venire qui, ma soprattutto che prima di venire a prendermi vogliono screditarmi e distruggere il mio lavoro. Così anche il Governo italiano sarà fuori dall’imbarazzo. Io sono pronta – aggiunge – non ho paura; prima però ho voluto scrivere tutto questo affinchè rimanga scritto e voglio aggiungere che mentre lo scrivo sto bevendo una birra e anche che ho fumato in strada varie volte e che ho anche avuto storie d’amore. In quest’anno di prigionia non mi sono mai privata della vita e della mia libertà mentale. Ho amato, sorriso, vissuto, scritto sempre la verità. Ho resistito più di un anno, e di notte ho iniziato a dormire perchè non ho paura”. Qualche giorno prima, la Comizzoli è stata ferita durante una manifestazione organizzata per celebrare i 67 anni della Nakba, la “Catastrofe”, data che segna l’espropriazione della patria palestinese del 1948, mentre stava procedendo con le braccia aperte verso il checkpoint israeliano di Howara. A colpirla due rubber bullet, proiettili di gomma utilizzati nelle armi antisommossa. L’11 giugno, una paio di giorni prima di essere fermata e imprigionata nel carcere israeliano dell’aeroporto Ben Gurion di Tel Aviv, la Comizzoli aveva avuto modo di raccontare nelle pagine del suo blog un’altro episodio. “Questa è una storia orrenda che ho vissuto oggi – scrive. “Ne sono testimone e in parte partecipe. Vi prego di leggerla, farla leggere e divulgarla perchè non ci sono giornalisti che la conoscono, ma va assolutamente fatta conoscere. Avevo appuntamento con una mia amica a casa sua, nel villaggio di Assira Al Qabilia, Nablus. Volevamo parlare di un piccolo progetto per i bambini che forse inizierò presto, il tutto bevendo un caffè. Con me è venuto un ragazzo italiano che è qui in vacanza. Siccome questo ragazzo non parla né inglese né arabo, ha colto l’occasione per farsi una passeggiata nel villaggio mentre noi parlavamo. Ha iniziato a camminare su, verso la collina, in mezzo alle case del villaggio, e un paio di bambini che l’hanno visto hanno iniziato ad avvicinarsi per fargli compagnia. Nessun dialogo ovviamente, se non a gesti. Si è fermato quando finiva il villaggio di Assira e ha scattato 3 foto alla cima della collina (dal quale era ancora molto distante), dove c’è l’insediamento illegale di Yhitzar. E’ tornato, io avevo finito, abbiamo preso il service e siamo tornati a Nablus. Quando siamo arrivati al checkpoint di Howwara abbiamo visto molti soldati con le jeep, pronti ad entrare in azione (e ho mandato un tweet). Scesi dal service ricevo una telefonata della mia amica, agitata, che mi dice di tornare subito indietro perchè ci sono lì i soldati israeliani e vogliono il ragazzo italiano che ha scattato le foto. Prendiamo un taxi per far prima e torniamo indietro al villaggio di Assira Al Qabilja. Nel frattempo davanti alla casa erano arrivate molte donne del villaggio. La mia amica ci ha fatti tornare di corsa perchè: i soldati israeliani erano piombati nel villaggio con 10 jeeps e avevano preso uno dei due bambini che aveva tentato un dialogo con il ragazzo italiano e volevano anche l’altro bambino se il ragazzo italiano non si fosse consegnato ai soldati.Il bambino che avevano preso ha 15 anni”. Dopo ore farcite di sigarette e caffè e tentativi di sbloccare la situazione, finalmente il bambino viene rilasciato. “Il problema non sono quelle 3 foto del cazzo che ha fatto l’italiano – conclude la Comizzoli. “Il problema è che qui un bambino di 15 anni non è nemmeno libero di camminare su una strada perchè deve sempre temere di essere rapito dai soldati israeliani. Il ragazzo italiano è capitato, secondo logica, in mezzo a qualcosa che volevano già fare oggi (le jeeps e i soldati erano pronti ad Howwara). Così, per buttare anche un po’ di merda sulla presenza degli internazionali e su chi stringe contatti con loro, hanno pensato bene di inscenare questa storia. Se non fosse così, pensateci bene, non sarebbero almeno venuti a prendersi la macchina fotografica o a chiedere di cancellare le foto? Anche questa storia, raccontatela ai vostri figli e ditegli che i mostri esistono”.

 

Ucraina, Il decentramento nel processo di avvicinamento all'UE

BreakingNews di

Per un periodo di circa 25 anni, dall’indipendenza dall’Unione Sovietica ad oggi, l’Ucraina è stata caratterizzata da una forte concentrazione del potere politico ed amministrativo nelle mani della burocrazia di Kiev.

Il sistema sanitario statale centralizzato era sotto il controllo della Capitale, l’utilizzo del budget regionale era prestabilito e poteva solo essere erogato dagli enti locali, addirittura i permessi di costruzione dovevano arrivare dalla Capitale. Ciò ha comportato l’indebolimento progressivo delle autorità locali, incaricate semplicemente di implementare decisioni già prese. Con l’avvicinamento all’Unione Europea ciò sta gradualmente cambiando.

Il maggior potere conferito alle autorità locali sta comportando un allargamento dell’interesse politico nella popolazione del Paese, soprattutto dei giovani, degli imprenditori e di intellettuali di formazione estera, i quali, guardando sempre più ai modelli di gestione europei, anche se ancora poco corrisposti nei loro bisogni di formazione dall’UE, si stanno opponendo in maniera sempre più significativa all’opera di ostruzionismo dei burocrati di Kiev.

Ucraina, la società civile si sostituisce alle istituzioni

BreakingNews di

Al momento in Ucraina molti aspetti della vita civile non funzionerebbero senza l’azione delle organizzazioni volontarie. Ciò sta creando da una parte forte sfiducia verso le istituzioni, dall’altra un rafforzamento della società civile e di conseguenza un aumento della solidarietà tra la popolazione.

Anche in ambito militare va affermandosi sempre più il fenomeno dei battaglioni di giovani militari volontari. Soprattutto nel Sud del Paese, la minaccia delle mire russe su città come Dnipropetrovsk, Mariupol e Kramatorsk, nell’ottica della creazione di un “ponte di terra” con la Crimea, ha favorito il sorgere di un forte sentimento patriottico tra giovani convinti che le difficoltà del Paese non possano che essere inasprite dall’ideologia separatista.

Questi militari volontari, molti con esperienze internazionali in missioni NATO e UE , sono spesso sfollati che ricevono aiuti da ONG: rifornimenti di cibo e vestiti, assistenza medica, formazione, ecc. Ciò per via del fatto che gli uomini sfollati in età lavorativa scelgono sempre meno di registrarsi presso le autorità centrali per timore di essere arruolati nell’esercito nazionale, comandato per lo più da militari ex sovietici contrari alle riforme perché concentrati sul proprio tornaconto personale e sulla possibilità, laddove la situazione dovesse volgere a favore della Russia, di trovare un impiego sicuro nella sua intelligence. Le ONG, più affidabili nella gestione degli aiuti internazionali e più forti sotto il punto di vista amministrativo, offrono a questi giovani combattenti per l’Ucraina una sempre più valida alternativa.

Europol: Operazione “Triangolo”, smantellata rete cybercriminale che truffava le aziende europee.

BreakingNews/ECONOMIA/EUROPA di

La sede dl centro di coordinamento contro i crimini informatici realizzato presso Europol

Ieri un’operazione internazionale congiunta di polizia, denominata Operazione “Triangolo”,  ha portato allo smantellamento di un gruppo di criminali informatici attivi in ​​Italia, Spagna, Polonia, Regno Unito, Belgio e Georgia, sospettati di commettere frodi finanziarie ed intrusioni in account di posta elettronica.

L’operazione – svoltasi mediante la perquisizione contemporanea in 58 abitazioni nei paesi interessati – ha portato all’arresto di 49 presunti membri del gruppo criminale. Le forze dell’ordine di differenti Stati Membri hanno sequestrato documenti falsi e conti correnti, carte di credito e denaro contante, oltre a numerosi computer portatili, hard disk, telefoni, tablet, e schede SIM.

La brillante operazione, che è stata coordinata dal Centro Europeo di Europol per la Criminalità Informatica (EC3) e da Eurojust (l’agenzia europea che si occupa di collaborazione in ambito giudiziario penale), ed i cui principali attori sono stati la Polizia postale e delle comunicazioni Italiana, la Polizia Nazionale Spagnola, l’Ufficio Centrale Investigativo Polacco ed alcuni organi di polizia del Regno Unito, ha così smantellato questa organizzazione e scoperto una frode internazionale per un totale di 6 milioni di euro, accumulati nel giro di pochissimo tempo.

Il modus operandi utilizzato da questo gruppo criminale era quello del cosiddetto “man in the middle”, ed era basato su ripetuti attacchi a sistemi telematici, realizzati mediante l’impiego di malware e tecniche di social engineering nei confronti di aziende europee di medi e grandi volumi d’affari.

Una volta impossessatisi delle chiavi di accesso agli account aziendali di posta elettronica, gli hacker iniziavano a monitorare le comunicazioni per rilevare le richieste di pagamento. Ai clienti veniva poi richiesto di inviare il denaro su conti correnti controllati dall’associazione per delinquere.

EuropolI criminali, principalmente di nazionalità nigeriana, camerunense e spagnola, trasferivano poi i loro proventi illeciti al di fuori dell’Unione Europea, attraverso un’intricata rete di transazioni bancarie, com’è tipico per le operazioni di riciclaggio di danaro sporco.

Per consentire un rapido coordinamento, una veloce comunicazione tra i diversi protagonisti coinvolti in questa operazione transnazionale ed un efficace scambio informativo, presso la sede di Europol a L’Aia, è stato istituito un centro di coordinamento, che ha ospitato per l’occasione rappresentanti delle diverse forze di polizia coinvolte e di Eurtojust.

Insomma, il famoso ex terzo pilastro sta cominciando finalmente a funzionare.

 

 

 

 

 

 

L’Europa e la sicurezza nei prelievi agli sportelli bancomat.

 

Lo scorso 10 giugno, Europol ed il Team di sicurezza ATM hanno ribadito la loro collaborazionetastierino-400x300 nell’ambito del contrasto ai cosiddetti “payment crimes” nell’ambito di uno degli incontri annuali del Team, appositamente realizzato all’Aja presso la sede dell’Agenzia Europea di Polizia. Per team di sicurezza intendiamo il c. d. EAST, European ATM Security Team, ossia un’organizzazione europea no-profit, il cui obiettivo è quello di raccogliere e diffondere informazioni da e verso installatori e reti bancarie bancomat (ATM = Automated Teller Machine)

skimmer_800_800Il Centro di Europol contro la Criminalità Informatica (EC  3) ha infatti firmato un protocollo d’intessa con il Team di Sicurezza ATM, al fine di rafforzare ulteriormente la cooperazione nella lotta contro qualsiasi forma di criminalità legata alle carte bancomat ed alle carte di credito, comprese le frodi virtuali, ossia quelle che vengono perpetrate anche in assenza dei normali supporti magnetici, mediante malware o altri strumenti hi-tech o attacchi fisici agli apparati bancomat stessi.

Il protocollo d’intesa permetterà di scambiare dati strategici ed informazioni tra l’Agenzia ed il Team, significando che uno dei tre incontri annuali del Team stesso verranno realizzati presso la sede Europol dell’Aja, proprio così come è accaduto per la prima volta nella circostanza in parola.

Aldilà delle dichiarazioni rese dai vertici dei due organismi, Europol ha riconosciuto la gravità degli attacchi fisici o virtuali ai sistemi ATM, ed ha predisposto un documento recante delle linee guida circa la minaccia. Il documento, la cui redazione è stata coordinata proprio dall’EAST, verrà divulgato nei prossimi giorni, rappresenta un esempio di risposta coordinata tra agenzie di sicurezza e mondo della finanza bancaria, alla luce del sempre più emergente e preoccupante crescita di alcuni fenomeni criminali quali, ad esempio, lo “skimming”.

Per i non addetti ai lavori, precisiamo che gli “skimmer” sono dei dispositivi che leggono la banda magnetica delle carte bancomat e di credito, direttamente nella fenditura in cui si inseriscono negli apparati ATM. Ovviamente all’altissima nanotecnologia di questi “lettori” si associa l’impiego di microcamere illegalmente occultate e posizionate in maniera tale da spiare i movimenti della dita di chi preleva danaro, registrando i numeri che formano la sequenza del PIN.

Un momento della prima della firma del protocoloo d'intesa

Europol: Operation “Triangle”, cybercrime net dismantled.

Yesterday, an international joint police operation, called Operation “Triangle”, has led to the dismantling of a group of criminals, who were active in Italy, Spain, Poland, United Kingdom, Belgium and Georgia, and are suspected of committing financial fraud and intrusion in e-mail accounts.

The operation – which took place simultaneously with searchs in 58 homes in the involved countries – led to the arrest of 49 alleged members of the criminal group. Law enforcement officials from different Member States have seized forged documents and bank accounts, credit cards and cash, as well as numerous laptops, hard drives, phones, tablets, and SIM cards.

The brilliant operation, which was coordinated by the European Centre for the Europol Computer Crime (EC3) and Eurojust (the European agency in charge of cooperation in the field of criminal justice), and whose principal actors were the Italian Postal & Communications Police, the Spanish State Police, the Polish Central Bureau of Investigation and some law enforcement agencies in the UK, dismantled this organization and discovered an international 6-milions-euro fraud.

Money was earned in a very short time, because the modus operandi used by this criminal group was the so-called “man in the middle”, and was based on repeated attacks in telematics systems, through the use of malwares and social engineering techniques, against European companies of medium and large business volume.

Once entered into the corporate accounts mail, hackers began to monitor communications to detect requests for payment. Customers were then asked to send the money on bank accounts controlled by the criminals.

Criminals, mainly coming from Nigeria, Cameroon and Spain, transferred their illegal gains outside the European Union, through an intricate money laundering bank transactions.

To allow a rapid coordination, a fast communication between the different actors and an effective exchange of information, a coordination center was set up at the Europol headquarters in The Hague, which hosted all representatives from the different national police forces and Eurtojust.

In short, the famous former “third pillar” is finally working.

Lo stato della crisi Ucraina

BreakingNews/EUROPA di

Indipendentemente dal modo in cui la situazione viene presentata a livello internazionale, quella che si sta consumando in Ucraina è una vera e propria guerra civile. I medici degli ospedali che trattano i feriti (per lo più giovani con arti amputati e gravi ustioni), affermano che le ferite riportate sono per poco più del 10% derivanti da armi da fuoco, tipiche delle ribellioni e insurrezioni, il 90% sono invece imputabili ad artiglieria pesante e mezzi utilizzati in vere e proprie situazioni belliche.

La situazione sta inoltre degenerando nelle cosìddette “Repubbliche del Popolo” (Donetsk e Luhansk), tanto da provocare un vero e proprio esodo della popolazione. Le ragioni di ciò sono da ricercarsi in due questioni fondamentali: innanzitutto la scarsa disciplina dei mercenari e dei volontari russi, i quali, giocando ai conquistatori, passano il loro tempo a bere, sparare e perpetrare stupri, tanto da instillare nella poplazione locale addirittura la paura di lasciare le proprie abitazioni, e l’incpacità del personale delle “Repubbliche” di gestire la cosa pubblica , personale addirittura difficile da contattare perchè spesso ufficialmente a Mosca per presunte formazioni.

Redazione
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