GEOPOLITICA DEL MONDO MODERNO

Monthly archive

Giugno 2015 - page 5

AIIB: USA contro Cina

AMERICHE/Asia/ECONOMIA di

Ovvero la competizione Cino – americana per la governance dell’economia mondiale

Nelle prossime settimana verra’ definita la Carta Fondativa dell’Asian Infrastructure Investment Bank (AIIB), la Banca asiatica di investimento promossa dalla Cina che sta destando un intenso dibattito in tutto il mondo.

Bretton Woods, un sistema al tramonto

L’iniziativa cinese trae le mosse dall’insoddisfazione che l’attuale governance mondiale dell’economia suscita nei paesi emergenti.

Il sistema di Bretton Woods nasce durante la Seconda Guerra Mondiale su iniziativa degli Stati Uniti per definire un sistema multilaterale in grado, dopo la conclusione del conflitto, di garantire un assetto condiviso per il governo dell’economia.

Sono nate cosi la World Bank e l’International Monetary Fund (IMF), istituzioni che per 70 anni sono state lo strumento con cui americani e i soci minori europei hanno ricostruito e guidato le economie del dopoguerra, con il resto del mondo a seguire.

Ma la travolgente crescita economica dei paesi BRICS ha determinato un epocale spostamento degli equilibri mondiali, e la conseguente richiesta da parte di questi ultimi di rivedere il sistema.

Oggetto di approfondito dibattito e’ stato in particolare proprio l’IMF, il cui Board gia’ dal 2010 si e’ impegnato a modificarne la Carta Fondativa nel senso di attribuire maggiore peso nelle decisioni ai nuovi leader dell’economia.

Basti pensare che oggi la Cina, che si avvia a diventare la prima economia del pianeta, possiede una quota di diritti di voto inferiore alla Francia. La riforma tuttavia, si e’ arenata nel 2014 a seguito della mancata ratifica da parte del Congresso di Washington.

Iniziativa cinese

La risposta di Pechino e’ stata rapida e concludente, con il lancio di diverse iniziative  fra le quali il New Development Fund, il Silk Road Fund e, appunto, l’AIIB.

Una banca destinata a finanziare le opere infrastrutturali di cui l’Asia e’ affamata per un fabbisogno stimato in 8 trilioni di dollari.

Basata a Pechino, la Banca avra’ un capitale sottoscritto iniziale di 100 miliardi di dollari, di cui il 50% cinese, e sara’ guidata da Jin Liqun.

La reazione iniziale degli USA e’ stata fortemente critica, in quanto ritenuta uno strumento “doppione” dell’IMF.

L’amministrazione Obama in un secondo momento ha invece preso una posizione piu’ blanda, limitandosi a criticarne la capacita’ di essere al passo con le “best practice” consolidate in materia di investimenti allo sviluppo.

Nel frattempo la diplomazia cinese ha agito silenziosa ed efficace, incassando molte adesioni fra la fine del 2014 e l’inizio del 2015.

La svolta arriva nel Marzo di questo anno, quando, a sorpresa, la Gran Bretagna annuncia la propria partecipazione in qualitè di socio fondatore, suscitando aspre reazioni americane. Seguono quasi immediate le adesioni di Francia, Germania e Italia.

Infine, a pochi giorni dalla scadenza dei termini, anche l’Australia decide di entrare come socio fondatore. Ad oggi, fra le grandi economie del mondo, rimangono fuori solo gli Stati Uniti e il Giappone, che si riserva di decidere cosa fare in un secondo momento.

Gli Europei rompono il fronte occidentale

Forte di riserve valutarie stimate alla fine del 2014 in 3,8 trilioni di dollari, la Cina ha saputo dimostrare la propria capacita’ di leadership e contrasto dell’egemonia a stelle e strisce.

Il successo dell’offensiva diplomatica, che ha suscitato vivaci discussioni in tutto il mondo, consiste nell’essersi saputa incuneare fra i punti di faglia degli alleati occidentali, agendo in primis su quel Regno Unito che ha sempre vantato una “special relationship” con gli Stati Uniti. Stretti fra le esigenze di mantenere il primato finanziario di Londra, gestire le spinte autonomistiche scozzesi e rimodellare il rapporto con la UE, i britannici non hanno voluto rischiare di rimanere fuori dal ricco mercato asiatico. A quel punto, secondo consolidata tradizione del Vecchio Continente, gli altri non hanno voluto esser da meno. L’Italia si e’ accodata, supinamente.

La (non) posizione italiana

Fa notizia la totale mancanza di dibattito pubblico del nostro paese, che si e’ limitato ad uno striminzito comunicato stampa del Ministero dell’Economia e delle Finanza e a qualche “breve” su internet.

Eppure, il potenziale accesso delle nostre imprese ad un mercato immenso avrebbe dovuto dar luogo a ben altra “narrazione” da parte del Governo Italiano.

Sembra di capire che, nonostante la decisione di aderire, i nostri esponenti politici non vogliano dare ulteriori dispiaceri all’alleato americano, gia’ piccato per la nostra condotta verso la Russia.

Come contropartita, mentre alle porte di casa la Libia e tutto il Mediterraneo bruciano, il Governo continua a garantire la costosa presenza di un contingente militare in Afghanistan.

La vicenda dell’AIIB fa il paio con la questione del TTIP, una delle principali issue in materia di governance dell’economia attualmente in discussione in sede di Unione Europea, di cui in Italia si parla a malapena, aggiungendo indifferenza alla confusione che circonda questo trattato dai contenuti misteriosi.

Prima ripresa cinese, in attesa della reazione USA

Nel frattempo, Pechino brinda al successo, consapevole di aver dimostrato al mondo la propria capacita’ di leadership e aggregazione attorno al progetto.

L’amministrazione americana, tuttavia, ha ancora molte opzioni da percorrere.

Infatti, rimane tutta da verificare la concreta operativita’ della Banca, in quanto sembra che la Cina sia disposta a rinunciare, a differenza di quanto avviene nell’IMF a trazione USA, al diritto di veto all’interno del Board.

In questo caso, sostengono molti analisti, la capacita’ dei paesi occidentali guidati da Washington di influenzarne ed eventualmente paralizzarne le decisioni sarebbe molto alta.

Cosi come una mancata adesione del Giappone, che e’ gia’ azionista di maggioranza della concorrente Asian Development Bank, sarebbe un altro limite, e non da poco.

Infine il Congresso potrebbe sempre tornare sulle proprie posizioni e ratificare una riforma del diritto di voto all’interno dell’IMF, che a sua volta potrebbe nominare un esponente dei BRICS come successore di Christiane Lagarde, vanificando il successo cinese.

Sembra che la partita sia solo all’inizio.

di Leonardo Pizzuti

 

Mandato di arresto per Becchetti, il patron di Agon Channel

BreakingNews/EUROPA di

La procura della capitale albanese ha emesso un ordine di cattura per Francesco Becchetti, imprenditore romano, nipote dell’ex ras delle discariche Manlio Cerroni, proprietario di Agon Channel, rete televisiva che produce nel paese balcanico e trasmette anche un canale in italiano sul nostro digitale terrestre. Il mandato riguarda anche la madre Liliana Condomitti. Le accuse, per entrambi, sono quelle di riciclaggio e “falso in documentazione”.

Circa un’anno e mezzo fa

Al telefono: ” Guardo la tv, c’è un nuovo canale che ha aperto. A proposito, infatti te lo volevo chiedere: questo è un’italiano, uno che lavorava con l’immondizia, ne sai qualcosa?”, – “No, come si chiama?”,- domando a mia volta incuriosita. “Beh, Agon Channel, ma come si chiama il tipo proprio non mi viene”.

Capita che a casa ci torno in ferie ad agosto 2014 e, finalmente, guardo Agon Chanel: una catapulta catodica che ti getta indietro nei primi anni ’90, quando da bimbi albanesi s’imparava l’italiano con “la televisione”. Tornando alla realtà, “il tipo” un nome ce l’ha, anche ben noto ai media, anche a quelli investigativi: Francesco Becchetti.

Kalivac – Albania

Se si prova a fare una ricerca in rete, sui motori di ricerca, e si digita “Kalivac Albania”, il primo risultato che viene fuori è la pagina di uno studio professionale d’ingegneria idro-elettrica con base a Roma e se si apre la pagina troviamo la scheda lavori per la costruzione di un impianto idro-elettrico, commissionato da Enelpower nel periodo 2000-2001. Il secondo risultato è il sito web della Hydroelectric Beg – Becchetti Energy Group. I sito è aggiornato al 2011 e il progetto viene ancora descritto come “in una joint venture con Deutche Bank” e in conclusione si legge: ” To date, 40% of the works have been completed. The start-up is expected for 2012 – A oggi, il 40% dei lavori è stato completato. L’ avvio è atteso per il 2012″.

Il 2012 giunse, passò e lasciò Kalivac, sud dell’Albania, con uno squarcio di cantieri abbandonati e operai non pagati. Il resto avvenne nelle aule giudiziarie. La BEG aveva ottenuto una concessione trentennale e tanti incentivi dal governo albanese, sempre nel tentativo di attirare investitori stranieri nel paese.  La Enelpower avrebbe dovuto partecipare a costruire e gestire in società l’ impianto da 100 megawatt per un’ investimento di 160milioni di euro. Tutto finisce quasi in un batter d’occhio e il colosso energetico si ritira e Becchetti cita in giudizio Enelpower per “non aver mantenuto gli impegni finanziari alle scadenze previste”. In Italia viene respinta la richiesta di risarcimento di 120 milioni e la BEG si fa concedere una proroga dal governo albanese. Il 2007 vede realizzarsi l’accordo con Deutche Bank che, però, salta anche in questo caso. Il risarcimento viene riconosciuto alla BEG dal tribunale albanese per un ammontare di oltre 20milioni di euro e, forte di questo, Becchetti non esita a citare in giudizio di nuovo Enelpower, sempre in Albania, vedendosi riconosciuti 440milioni di euro.

Agon Channel

La tv di Becchetti “albeggia” ( traduzione della voce “agon”) nel 2013 a Tirana. Recluta stranoti volti televisivi albanesi, paga in euro, propone una formula descritta come “innovativa”, ma che rimanda quasi immediatamente alla tradizione della tv generalista italiana e alla formula sdoganata dei talent show. Il resto è storia: la decisione “epocale” di trasmettere in Italia da Tirana, l’arrivo di star della tv italiana, con un certo diletto per quelle “sulla via del tramonto” professionale in patria, la sovraesposizione dell’immagine dello stesso Becchetti nei media e nei rotocalchi di costume.

Ritorno al futuro

“La procura della capitale albanese ha emesso un ordine di cattura per Francesco Becchetti, imprenditore romano, nipote dell’ex ras delle discariche Manlio Cerroni, proprietario di Agon Channel, rete televisiva che produce nel paese balcanico e trasmette anche un canale in italiano sul nostro digitale terrestre. Il mandato riguarda anche la madre Liliana Condomitti. Le accuse, per entrambi, sono quelle di riciclaggio e “falso in documentazione”. Disposto anche il sequestro delle quote delle sua società. Al centro dell’inchiesta giudiziaria, avviata un anno fa, il progetto per la costruzione di una delle più grandi centrali idroelettriche del paese, mai realizzata”, si legge nei comunicati stampa che fanno girare la notizia poco prima dell’ora di pranzo del 9 giugno 2015.

La vicenda giudiziaria dà l’avvio a una nuova fase nei rapporti tra Becchetti e le autorità albanesi. Immediate anche le prese di posizione “pro” e “contro” il personaggio. Berisha ( sì, sì, è lo stesso) tuonava contro il governo Rama, il quale starebbe “facendo di tutto per chiudere il becco a chi lo attacca”. Qualche commentatore più “realista” si pone la questione dell’attendibilità di tale operazione clamorosa contro un’ imprenditore straniero in Albania: e se i fatti smentissero questo zelo della giustizia albanese, “che figura ci fa l’Albania”?

La riforma della giustizia e la lotta alla corruzione è una priorità del governo Rama nel quadro della prospettiva europea. Le elezioni amministrative che si terranno tra due settimane punteranno i riflettori internazionali sul paese e, secondo i suoi oppositori, la reazione contro Becchetti si racchiude in un’azione intimidatoria, che poco ha a che fare con la giustizia.

Fermo restando che la vicenda giudiziaria avrà il suo corso, il pittoresco personaggio dell’imprenditore italiano che offriva “primati”  in qualsiasi settore mettesse mano, che poi sono i soliti ( rifiuti, calcio – anche se inglese e di terza categoria, tv privata), si dilunga in altri capitoli ancora da scrivere.

 

Libia, libero il chirurgo italiano

BreakingNews di

Fonti vicine all’unità di crisi della Farnesina hanno confermato il rilascio del Chirurgo Catanese rapito in Libia a gennaio scorso da un gruppo di criminali comuni.

In buone condizioni sembra fosse già stato liberato una settimana fa e consegnato alle autorità di Tripoli che secondo alcune indiscrezioni avrebbero trattenuto Ignazio Scaravilli con l’intento di fare pressioni sul governo italiano per un riconoscimento del governo tripolino al pari di quanto fatto per Tobrouk.

L’italiano potrebbe rientrare nei prossimi giorni.

6000 landings during last weekend, homeless shelters are collapsing

Europe di

About 6,000 migrants are rescued in the Mediterranean and arrived in Sicily in the first weekend of June. Thanks to satellite calls from dinghies, the italian Coast Guard was able to coordinate the many relief efforts. While Frontex, which made use of military boats of different European nationalities, run very well. Just as important were the aid provided by NGOs, such as MSF or Moas, which has rescued more than 2000 people.

[subscriptionform]
[level-european-affairs]
Whereas the British newspaper The Guardian claims that at least 500,000 migrants will land on Italian shores by the end of 2015, despite the Italian and European authorities try to stop any alarmism, situation is dramatic.

Palermo and Trapani have received 860 and 548 people each one. These numbers are set to rise in the coming hours. If the rescue at sea have worked through cooperation at the European level of military vessels in the Mediterranean, mainly British, Irish, German and Swedish, places such as Caritas or shelters seem close to collapse.

“In Palermo there is no enough capable bridge structure. We are in an emergency especially in view of the number of people ready to leave Libya. It will be a summer of fire. We put the volunteers in the field and do not pull back,” he reported in La Repubblica Don Sergio Mattaliano, Director of Caritas of Palermo.

40 % of migrants, Syrians, Sudaneses and Eritreans, after initial reception, seeking money to leave for big cities like Rome, Milan, Turin or Bologna. Like in Greece, many of them have to plan to reach Germany, Sweden and Norway. Others, including a large part of minors, remain inside the shelters, only to be routed to other centers located throughout Italy.

Moas has also involved. It haven’t never rescued so many migrants like in these two last days: “This was the single largest back-to-back operation in which M.Y. Phoenix was involved. Within minutes of locating one overcrowded vessel, we spotted another and then another. This kept happening until we found ourselves involved in the rescue of five boats carrying more than 2,000 migrants (6400 since last August) between them”, Ret’d Lt Col. Ian Ruggier who was coordinating efforts on board M.Y. Phoenix said.

“Since proving our capabilities, we have received a huge amount of support from people all over the world who have refused to sit back and watch desperate people drown. Now, our effort also seems to have inspired a number of other organisations to offer their own vessels to the cause. This is a great example of civil society responding to a global problem. We are incredibly proud of what we’re witnessing”, MOAS founder Christopher Catrambone said.
Giacomo Pratali

[/level-european-affairs]

Gentiloni al Forum Onu su Africa, ‘Per aiutare Africa investire su giovani’

BreakingNews di

“I giovani tra i 10 e i 24 anni in Africa sono 1,8 miliardi. Sono convinto che si debba investire su di loro, perche’ sono il futuro”: lo ha detto il Ministro degli Esteri, Paolo Gentiloni, intervenendo alla Conferenza delle Nazioni Unite dedicata ai Paesi africani meno avanzati, che si tiene l’ 8 e il 9 giugno a Expo.

Azioni concrete per contribuire a sviluppo Paesi africani meno avanzati
L’obiettivo del meeting, come ha spiegato lo stesso Ministro, e’ quello di “verificare quali possono essere le azioni concrete per contribuire allo sviluppo dei Paesi africani meno avanzati, in modo che possano abbandonare entro il 2020 questa condizione”. L’ esposizione universale di Milano “e’ l’ occasione ideale per avviare programmi concreti per la crescita e la lotta alla poverta’ – ha detto – e l’ Italia e’ pronta a condividere la sua esperienza per arrivare in pochi mesi a definire una nuova cornice di cooperazione internazionale”. Secondo il ministro “serve un approccio globale non solo economico ma che tenga conto anche dei diritti umani”.
Italia finanzia oltre 100 missioni per complessivi 560 milioni di euro
L’Italia finanzia oltre 100 missioni in Africa per complessivi circa 560 milioni di euro per programmi in agricoltura, in aiuto alla condizione delle donne, finanziamento ai settori privati. Ad aprire i lavori della due giorni di meeting sono stati il ministro degli Esteri del Benin, H.E. Nassirou Bako Arifari e il sottosegretario generale delle Nazioni Unite, Gyan Chandra Acharya.

Usa – Italia in prima fila alla Darpa Robotics Challenge

BreakingNews di

L’Italia era in prima fila alla Darpa Robotics Challenge a Pomona, dove si sono sfidati i più forti team a livello globale sulla robotica. In palio un premio di due milioni di dollari, assegnato all’automa più utile per assistere in futuro gli essere umani nella risposta ai disastri naturali. Per trionfare nella competizione era necessario far superare al proprio robot un percorso a ostacoli entro il tempo massimo di un’ora, all’interno del quale bisogna svolgere otto compiti specifici: guidare un veicolo, aprire una porta, chiudere una valvola, tagliare un buco nel muro con un attrezzo, rimuovere ostacoli, camminare su terreno sconnesso, salire una o più scale e scavalcare macerie. La vittoria è andata a un team sud coreano, Kaist, e a due statunitensi, Ihmc e Tartan Rescue, arrivati secondo e terzo. Per il nostro paese ha partecipato “Walkman”, costruito dall’Istituto italiano di tecnologia (Iit) di Genova in collaborazione con il centro di ricerca “E.Piaggio” di Pisa. Il robot è alto 1,85 metri e pesa 120 chili. Si tratta di un androide capace di intervenire in situazioni di emergenza nelle zone degradate e pericolose del pianeta.

“Walkman”, un androide capace di intervenire in situazioni di emergenza nelle zone degradate e pericolose del pianeta

Il team Walkman, che ha ricevuto la visita – tra gli altri – del console generale italiano a Los Angeles Antonio Verde, è arrivato 17esimo a seguito di un problema alle batterie. Ha dimostrato comunque di avere ottime capacità. Dalla forza (è in grado di sollevare massi) al movimento (può guidare, nonché spostarsi e compiere azioni su terreni disagiati), all’interazione con gli oggetti (sa usare martelli pneumatici e frese). Peraltro, ha anche ottime capacità cognitive e percettive che gli permettono di operare in autonomia in caso di black out o severe limitazioni delle comunicazioni. La Darpa Robotics Challenge è cominciata nel 2012 ed è nata dopo il disastro nucleare di Fukushima l’anno precedente. In quel caso se i soccorritori avessero avuto dei robot, si sarebbe potuto evitare un disastro di quelle proporzioni.

Immigrazione: 6000 sbarchi nel weekend, strutture d’accoglienza al collasso

EUROPA di

L’operazione Frontex e il coinvolgimento di navi di diverse nazionalità hanno permesso di svolgere al meglio le operazioni di salvataggio, grazie anche all’importante lavoro di coordinamento svolto dalla Guardia Costiera italiana. Cifre da record per Moas: “Siamo lieti di poter collaborare anche con le navi stanziate dagli stati membri”, ha affermato il direttore Xuereb.

[subscriptionform]
[level-european-affairs]
Sono circa 6000 i migranti salvati nel Mediterraneo e arrivati in Sicilia nel primo weekend di giugno. Grazie alle telefonate satellitari arrivate dai barconi, la Guardia Costiera, dalla sede nazionale di Roma, ha potuto coordinare i numerosi soccorsi. Decisivo l’apporto di Frontex, che si è avvalsa di imbarcazioni militari di diverse nazionalità europee. Così come importante sono stati gli aiuti forniti dalle organizzazioni non governative, come Msf o Moas, la quale, attraverso l’aiuto di navi militari e private, ha messo in salvo ben 2000 persone.

Mentre il quotidiano inglese The Guardian sostiene che almeno 500 mila migranti sbarcheranno sulle coste italiane da qui alla fine del 2015, nonostante le autorità italiane ed europee tentino di stoppare sul nascere qualunque tipo di allarmismo, la situazione è nei fatti drammatica.

Le sole Palermo e Trapani hanno accolto 860 e 548 persone a testa. Numeri destinati a salire nelle prossime ore. Se i soccorsi in mare aperto hanno funzionato grazie alla cooperazione a livello europeo delle imbarcazioni militari presenti nel Mediterraneo, soprattutto inglesi, irlandesi, tedesche e svedesi, luoghi come la Caritas o i centri di accoglienza sembrano prossimi al collasso.

“A Palermo manca una struttura ponte capace di accogliere grossi numeri. Siamo in emergenza soprattutto in vista del numero di persone pronte a partire dalla Libia. Sarà un’estate di fuoco. Noi mettiamo in campo i volontari e non ci tiriamo indietro”, ha riferito a La Repubblica don Sergio Mattaliano, Direttore della Caritas di Palermo.

Specialmente nel caso del capoluogo di regione della Sicilia, dove non fa eccezione il fatto che la maggioranza degli arrivi siano di nazionalità siriana, eritrea (coloro che dovrebbero godere del diritto di asilo politico, secondo le proposte della Commissione Europea) e sudanese, il 40% dei migranti, dopo la prima accoglienza, cercano soldi per partire alla volta di grandi centri come Roma, Milano, Torino o Bologna. E, come accade già in Grecia, molti di essi hanno intenzione di partire per mete come Germania, Svezia e Norvegia. Altri, invece, tra cui in larga parte minori, rimangono all’interno dei centri d’accoglienza, per poi essere smistati verso altri centri situati in tutta Italia.

Le cifre da capogiro hanno interessato anche Moas, l’organizzazione non governativa con base a Malta. La M.Y Phoenix è riuscita a mettere in salvo 2000 persone provenienti da cinque imbarcazioni differenti: un record per l’associazione diretta da Martin Xuereb. Salvataggi che salgono a circa 6400 se consideriamo le attività da agosto 2014 ad oggi.

“Quello a cui stiamo assistendo è un esodo senza precedenti. Migliaia di persone disperate continueranno a rischiare la propria vita se tutti noi come società civile non saremo in grado di offire alternative a questa gente” ha detto Regina Catrambone, l’impreditrice di Reggio Calabria, fondatrice di MOAS insieme al marito Christopher Catrambone.
E ancora: “Quando l’anno scorso MOAS ha deciso di solcare il Mediterraneo per salvare le persone che continuavano a morire, in tanti ci hanno detto che era un’idea folle. La verità è che questa è una soluzione semplice a un problema complesso. Finchè le persone continueranno a rischiare la vita in mare, la priorità è salvarle”, ribadisce.

“Ci fa molto piacere notare che finalmente salvare vite in mare sta diventando sempre di piú una priorità nell’agenda politica europea – afferma invece Xuereb -. Siamo lieti di poter collaborare anche con le navi stanziate dagli stati membri. Questa è esattamente la cooperazione per cui ci siamo sempre battuti”, conclude il Direttore di Moas.
Giacomo Pratali

[/level-european-affairs]

Razzi su Israele, nessun ferito

BreakingNews di

Un razzo lanciato da Gaza è caduto nei pressi di Ashkelon, città costiera della zona sud di Israele. Non si segnalano – scrive Ynet – ne’ vittime ne’ danni.

Proprio ieri l’esercito ha schierato nella zona il sistema antimissile Iron-Dome. Pochi giorni fa, dopo una fase di relativa calma, sono stati lanciati due razzi dalla Striscia di Gaza verso verso Ashkelon e Netivot, rivendicati da milizie salafite filo-Isis che sfidano Hamas da posizioni ancor più radicali.

In migliaia sui barconi in fuga dalla Libia

BreakingNews di

La nave della Royal Navy HMS Bulwark sta facendo rotta, assieme ad altre unità europee, verso la Libia “a tutta velocità” per prendere parte a un’operazione di salvataggio di “migliaia” di migranti alla deriva nel Mediterraneo su 14 barconi. Lo riporta SkyNews. A bordo della Bulwark c’è il ministro della Difesa, Michael Fallon. “E’ necessario – ha detto Fallon parlando dalla Bulwark – che in tempi brevi altre navi da altre marine europee vengano qui ad aiutare. Dobbiamo condividere più informazioni di intelligence, capire chi è responsabile del traffico di esseri umani e come fanno i quattrini e quindi spazzare via le organizzazioni criminali coinvolte”. Fallon ha poi messo in guardia che l’ondata migratoria potrebbe assumere una dimensione colossale “se l’Europa non si mette d’accordo e inizia ad affrontare il problema alla radice”. Londra ha messo ha disposizione di recente la Bulwark per le operazioni di soccorso dei migranti nel Mediterraneo, ma il governo Cameron ha ripetutamente sottolineato che le persone salvate non saranno accolte in Gran Bretagna, bensì sbarcate in Italia o in Grecia.

 

 

Alessandro Conte
0 £0.00
Vai a Inizio
×