GEOPOLITICA DEL MONDO MODERNO

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Madrid, l’Associazione Italiana Ricercatori muove i primi passi

BreakingNews/EUROPA/INNOVAZIONE di

È stata  fondata a Madrid  l’Associazione dei Ricercatori Italiani in Spagna (Aris), una nuova istituzione che si propone di promuovere la comunicazione e la collaborazione delle comunità accademiche e scientifica italiana e spagnola.

Gli undici soci fondatori, tutti ricercatori e docenti italiani,  insieme all’ambasciata italiana in Spagna con questa iniziativa  hanno realizzato  un ponte tra il mondo accademico italiano e quello spagnolo grazie anche alla Foundacio’n Espanola para la Ciencia y la Tecnologi’a (Fecyt).

Hano presenziato all’evento di lancio dell’associazione Teodosio Libondi, addetto scientifico dell’ambasciata italiana a Madrid, l’ambasciatore italiano in Spagna, Pietro Sebastiani, il direttore generale della Foundacio’n Espanola para la Ciencia y la Tecnologi’a (Fecyt) Jose’ Ignacio Fernandez Vera.

L’associazione, che è  aperta a tutti, punta ad agevolare contatti e collaborazioni tra i sistemi della ricerca e dell’industria di Italia e Spagna e a promuovere collaborazioni bilaterali tra istituzioni pubbliche e private italiane e spagnole sui temi della ricerca scientifica e della politica universitaria. Scopo dell’associazione sara’ anche quello di costituire una piattaforma di appoggio per facilitare l’inserimento di studenti o giovani ricercatori italiani nel mondo accademico/scientifico spagnolo e di fare da punto di riferimento per le istituzioni italiane in Spagna.

Panama: nuovo Canale supera test dell’Oceano

AMERICHE/BreakingNews/ECONOMIA di

Il nuovo canale di Panama ha superato con successo il test dell’inondazione delle chiuse sul versante dell’Oceano Atlantico, realizzate da un consorzio di cui fa parte Salini Impregilo.

L’apertura delle valvole e l’inondazione delle vasche alimentate dalle acque del lago Gatun permetteranno di avviare ulteriori test relativi al funzionamento delle otto gigantesche paratoie, di quasi 4000 tonnellate, costruite dal gruppo italiano di Pordenone, Cimolai. Dopo questo test seguiranno continue prove di funzionamento, per un periodo di almeno tre, quattro mesi.

Salini Impregilo ritiene che per l’inizio del prossimo anno potrebbe avere luogo il passaggio della prima nave che transitera’ da un Oceano all’altro in solo otto ore, evitando una circumnavigazione di oltre 20.000 chilometri (pari a circa un mese di navigazione).

Il nuovo Canale permettera’ il transito di navi post-Panamax lunghe oltre 400 metri e con capacita’ di carico notevolmente superiori alla capacita’ attuali.

Europol: Operazione “Triangolo”, smantellata rete cybercriminale che truffava le aziende europee.

BreakingNews/ECONOMIA/EUROPA di

La sede dl centro di coordinamento contro i crimini informatici realizzato presso Europol

Ieri un’operazione internazionale congiunta di polizia, denominata Operazione “Triangolo”,  ha portato allo smantellamento di un gruppo di criminali informatici attivi in ​​Italia, Spagna, Polonia, Regno Unito, Belgio e Georgia, sospettati di commettere frodi finanziarie ed intrusioni in account di posta elettronica.

L’operazione – svoltasi mediante la perquisizione contemporanea in 58 abitazioni nei paesi interessati – ha portato all’arresto di 49 presunti membri del gruppo criminale. Le forze dell’ordine di differenti Stati Membri hanno sequestrato documenti falsi e conti correnti, carte di credito e denaro contante, oltre a numerosi computer portatili, hard disk, telefoni, tablet, e schede SIM.

La brillante operazione, che è stata coordinata dal Centro Europeo di Europol per la Criminalità Informatica (EC3) e da Eurojust (l’agenzia europea che si occupa di collaborazione in ambito giudiziario penale), ed i cui principali attori sono stati la Polizia postale e delle comunicazioni Italiana, la Polizia Nazionale Spagnola, l’Ufficio Centrale Investigativo Polacco ed alcuni organi di polizia del Regno Unito, ha così smantellato questa organizzazione e scoperto una frode internazionale per un totale di 6 milioni di euro, accumulati nel giro di pochissimo tempo.

Il modus operandi utilizzato da questo gruppo criminale era quello del cosiddetto “man in the middle”, ed era basato su ripetuti attacchi a sistemi telematici, realizzati mediante l’impiego di malware e tecniche di social engineering nei confronti di aziende europee di medi e grandi volumi d’affari.

Una volta impossessatisi delle chiavi di accesso agli account aziendali di posta elettronica, gli hacker iniziavano a monitorare le comunicazioni per rilevare le richieste di pagamento. Ai clienti veniva poi richiesto di inviare il denaro su conti correnti controllati dall’associazione per delinquere.

EuropolI criminali, principalmente di nazionalità nigeriana, camerunense e spagnola, trasferivano poi i loro proventi illeciti al di fuori dell’Unione Europea, attraverso un’intricata rete di transazioni bancarie, com’è tipico per le operazioni di riciclaggio di danaro sporco.

Per consentire un rapido coordinamento, una veloce comunicazione tra i diversi protagonisti coinvolti in questa operazione transnazionale ed un efficace scambio informativo, presso la sede di Europol a L’Aia, è stato istituito un centro di coordinamento, che ha ospitato per l’occasione rappresentanti delle diverse forze di polizia coinvolte e di Eurtojust.

Insomma, il famoso ex terzo pilastro sta cominciando finalmente a funzionare.

 

 

 

 

 

 

L’Europa e la sicurezza nei prelievi agli sportelli bancomat.

 

Lo scorso 10 giugno, Europol ed il Team di sicurezza ATM hanno ribadito la loro collaborazionetastierino-400x300 nell’ambito del contrasto ai cosiddetti “payment crimes” nell’ambito di uno degli incontri annuali del Team, appositamente realizzato all’Aja presso la sede dell’Agenzia Europea di Polizia. Per team di sicurezza intendiamo il c. d. EAST, European ATM Security Team, ossia un’organizzazione europea no-profit, il cui obiettivo è quello di raccogliere e diffondere informazioni da e verso installatori e reti bancarie bancomat (ATM = Automated Teller Machine)

skimmer_800_800Il Centro di Europol contro la Criminalità Informatica (EC  3) ha infatti firmato un protocollo d’intessa con il Team di Sicurezza ATM, al fine di rafforzare ulteriormente la cooperazione nella lotta contro qualsiasi forma di criminalità legata alle carte bancomat ed alle carte di credito, comprese le frodi virtuali, ossia quelle che vengono perpetrate anche in assenza dei normali supporti magnetici, mediante malware o altri strumenti hi-tech o attacchi fisici agli apparati bancomat stessi.

Il protocollo d’intesa permetterà di scambiare dati strategici ed informazioni tra l’Agenzia ed il Team, significando che uno dei tre incontri annuali del Team stesso verranno realizzati presso la sede Europol dell’Aja, proprio così come è accaduto per la prima volta nella circostanza in parola.

Aldilà delle dichiarazioni rese dai vertici dei due organismi, Europol ha riconosciuto la gravità degli attacchi fisici o virtuali ai sistemi ATM, ed ha predisposto un documento recante delle linee guida circa la minaccia. Il documento, la cui redazione è stata coordinata proprio dall’EAST, verrà divulgato nei prossimi giorni, rappresenta un esempio di risposta coordinata tra agenzie di sicurezza e mondo della finanza bancaria, alla luce del sempre più emergente e preoccupante crescita di alcuni fenomeni criminali quali, ad esempio, lo “skimming”.

Per i non addetti ai lavori, precisiamo che gli “skimmer” sono dei dispositivi che leggono la banda magnetica delle carte bancomat e di credito, direttamente nella fenditura in cui si inseriscono negli apparati ATM. Ovviamente all’altissima nanotecnologia di questi “lettori” si associa l’impiego di microcamere illegalmente occultate e posizionate in maniera tale da spiare i movimenti della dita di chi preleva danaro, registrando i numeri che formano la sequenza del PIN.

Un momento della prima della firma del protocoloo d'intesa

AIIB: USA contro Cina

AMERICHE/Asia/ECONOMIA di

Ovvero la competizione Cino – americana per la governance dell’economia mondiale

Nelle prossime settimana verra’ definita la Carta Fondativa dell’Asian Infrastructure Investment Bank (AIIB), la Banca asiatica di investimento promossa dalla Cina che sta destando un intenso dibattito in tutto il mondo.

Bretton Woods, un sistema al tramonto

L’iniziativa cinese trae le mosse dall’insoddisfazione che l’attuale governance mondiale dell’economia suscita nei paesi emergenti.

Il sistema di Bretton Woods nasce durante la Seconda Guerra Mondiale su iniziativa degli Stati Uniti per definire un sistema multilaterale in grado, dopo la conclusione del conflitto, di garantire un assetto condiviso per il governo dell’economia.

Sono nate cosi la World Bank e l’International Monetary Fund (IMF), istituzioni che per 70 anni sono state lo strumento con cui americani e i soci minori europei hanno ricostruito e guidato le economie del dopoguerra, con il resto del mondo a seguire.

Ma la travolgente crescita economica dei paesi BRICS ha determinato un epocale spostamento degli equilibri mondiali, e la conseguente richiesta da parte di questi ultimi di rivedere il sistema.

Oggetto di approfondito dibattito e’ stato in particolare proprio l’IMF, il cui Board gia’ dal 2010 si e’ impegnato a modificarne la Carta Fondativa nel senso di attribuire maggiore peso nelle decisioni ai nuovi leader dell’economia.

Basti pensare che oggi la Cina, che si avvia a diventare la prima economia del pianeta, possiede una quota di diritti di voto inferiore alla Francia. La riforma tuttavia, si e’ arenata nel 2014 a seguito della mancata ratifica da parte del Congresso di Washington.

Iniziativa cinese

La risposta di Pechino e’ stata rapida e concludente, con il lancio di diverse iniziative  fra le quali il New Development Fund, il Silk Road Fund e, appunto, l’AIIB.

Una banca destinata a finanziare le opere infrastrutturali di cui l’Asia e’ affamata per un fabbisogno stimato in 8 trilioni di dollari.

Basata a Pechino, la Banca avra’ un capitale sottoscritto iniziale di 100 miliardi di dollari, di cui il 50% cinese, e sara’ guidata da Jin Liqun.

La reazione iniziale degli USA e’ stata fortemente critica, in quanto ritenuta uno strumento “doppione” dell’IMF.

L’amministrazione Obama in un secondo momento ha invece preso una posizione piu’ blanda, limitandosi a criticarne la capacita’ di essere al passo con le “best practice” consolidate in materia di investimenti allo sviluppo.

Nel frattempo la diplomazia cinese ha agito silenziosa ed efficace, incassando molte adesioni fra la fine del 2014 e l’inizio del 2015.

La svolta arriva nel Marzo di questo anno, quando, a sorpresa, la Gran Bretagna annuncia la propria partecipazione in qualitè di socio fondatore, suscitando aspre reazioni americane. Seguono quasi immediate le adesioni di Francia, Germania e Italia.

Infine, a pochi giorni dalla scadenza dei termini, anche l’Australia decide di entrare come socio fondatore. Ad oggi, fra le grandi economie del mondo, rimangono fuori solo gli Stati Uniti e il Giappone, che si riserva di decidere cosa fare in un secondo momento.

Gli Europei rompono il fronte occidentale

Forte di riserve valutarie stimate alla fine del 2014 in 3,8 trilioni di dollari, la Cina ha saputo dimostrare la propria capacita’ di leadership e contrasto dell’egemonia a stelle e strisce.

Il successo dell’offensiva diplomatica, che ha suscitato vivaci discussioni in tutto il mondo, consiste nell’essersi saputa incuneare fra i punti di faglia degli alleati occidentali, agendo in primis su quel Regno Unito che ha sempre vantato una “special relationship” con gli Stati Uniti. Stretti fra le esigenze di mantenere il primato finanziario di Londra, gestire le spinte autonomistiche scozzesi e rimodellare il rapporto con la UE, i britannici non hanno voluto rischiare di rimanere fuori dal ricco mercato asiatico. A quel punto, secondo consolidata tradizione del Vecchio Continente, gli altri non hanno voluto esser da meno. L’Italia si e’ accodata, supinamente.

La (non) posizione italiana

Fa notizia la totale mancanza di dibattito pubblico del nostro paese, che si e’ limitato ad uno striminzito comunicato stampa del Ministero dell’Economia e delle Finanza e a qualche “breve” su internet.

Eppure, il potenziale accesso delle nostre imprese ad un mercato immenso avrebbe dovuto dar luogo a ben altra “narrazione” da parte del Governo Italiano.

Sembra di capire che, nonostante la decisione di aderire, i nostri esponenti politici non vogliano dare ulteriori dispiaceri all’alleato americano, gia’ piccato per la nostra condotta verso la Russia.

Come contropartita, mentre alle porte di casa la Libia e tutto il Mediterraneo bruciano, il Governo continua a garantire la costosa presenza di un contingente militare in Afghanistan.

La vicenda dell’AIIB fa il paio con la questione del TTIP, una delle principali issue in materia di governance dell’economia attualmente in discussione in sede di Unione Europea, di cui in Italia si parla a malapena, aggiungendo indifferenza alla confusione che circonda questo trattato dai contenuti misteriosi.

Prima ripresa cinese, in attesa della reazione USA

Nel frattempo, Pechino brinda al successo, consapevole di aver dimostrato al mondo la propria capacita’ di leadership e aggregazione attorno al progetto.

L’amministrazione americana, tuttavia, ha ancora molte opzioni da percorrere.

Infatti, rimane tutta da verificare la concreta operativita’ della Banca, in quanto sembra che la Cina sia disposta a rinunciare, a differenza di quanto avviene nell’IMF a trazione USA, al diritto di veto all’interno del Board.

In questo caso, sostengono molti analisti, la capacita’ dei paesi occidentali guidati da Washington di influenzarne ed eventualmente paralizzarne le decisioni sarebbe molto alta.

Cosi come una mancata adesione del Giappone, che e’ gia’ azionista di maggioranza della concorrente Asian Development Bank, sarebbe un altro limite, e non da poco.

Infine il Congresso potrebbe sempre tornare sulle proprie posizioni e ratificare una riforma del diritto di voto all’interno dell’IMF, che a sua volta potrebbe nominare un esponente dei BRICS come successore di Christiane Lagarde, vanificando il successo cinese.

Sembra che la partita sia solo all’inizio.

di Leonardo Pizzuti

 

Fumetti e videogames crescono in Italia

INNOVAZIONE di

Carrara Show, primo appuntamento per la fiera del fumetto e del videogames sulla riviera toscana. Ultima nata nel calendario degli eventi del settore si presenta subito con un buon numero di espositori e grazie anche al lungo ponte di inizio giugno con una folta schiera di visitatori.

Fumetti, videogames, Cosplay e molto altro nei padiglioni della fiera di Carrara che per questa occasione si è riempita di giovanissimi e di famiglie.

L’area dei videogames è stata quella sicuramente più apprezzata dai giovani visitatori che hanno potuto trovare sia il passato che il presente di questo settore che sempre di più sta diventando un mezzo di comunicazione piuttosto che di solo entertainement.

 Dalla loro prima comparsa i videogames hanno attratto l’attenzione di giovani e meno giovani ma con l’avvento della rete e la possibilità di giocare on line partite multiplayer il fenomeno è cresciuto in maniera esponenziale.

newzoo_global_games_market_perregion_2013e_copia_jpg_640x0_watermark-small_q85Cerchiamo di capire il valore del settore dei Videogames, secondo le stime comunicate da NEWZOO, società di ricerca specializzata del settore, i ricavi provenienti dal gioco aumenteranno a un tasso di crescita annuale composto (CAGR) del 6,7% fino a 86,1 miliardi di dollari entro il 2016.

Il numero di giocatori in tutto il mondo salirà da 1,21 miliardi del 2013 a 1,55 miliardi. Il mobile gaming crescerà a un tasso medio annuo del 19% per gli smartphone e del 48% per i tablet, incassando, rispettivamente, 13,9 miliardi di dollari e 10,0 miliardi nel 2016.

 Un settore che in termini assoluti rappresenta un mercato di grande interesse ma che soprattutto sta sviluppando un indotto molto rilevante.

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In Italia i numeri sono di sicuro interesse tanto che sono proposti percorsi formativi anche a livello universitario che fondono i fondamenti della comunicazione con gli elementi specifici della video-programmazione.

Il lancio della nuova fiera di Carrara in questo senso è un segnale assolutamente positivo di crescita del settore che attrae visitatori da tante regioni d’Italia per incontrare esperti e appassionati, disputare tornei e tanto altro.

IMG_9723Altro punto di forza del Carrara Show la presenza degli ormai famosissimi Youtuber, Surreal Power, Stepny, Giccio Gamers, Anima, Vegas,  che hanno attratto migliaia di fan nei 4 giorni della fiera concedendo autografi, selfie e sorrisi a tutti come loro solito. Questi ragazzi sono diventati in breve tempo il punto di riferimento di centinaia di migliaia di ragazzi che li seguono attraverso i video che postano giornalmente su Youtube nei quali descrivono i videogame, le loro peculiarità, i trucchi per superare i punti più difficili, con un linguaggio sicuramente molto colorito apprezzato comunque dai loro fan. Una folla di ragazzini dietro le transenne in attesa di una foto con loro, di una maglietta firmata o di potergli lasciare un disegno o un ricordo che possano citare nel prossimo video. Dietro di loro i genitori che li hanno accompagnati, curiosi e attenti a quello che succede cercando di condividere il fenomeno per poterlo comprendere meglio.

 

Alessandro Conte

Le italiane Salini Impregilo e Azimut protagoniste in Papua Nuova Guinea e Australia

BreakingNews/ECONOMIA di

La prima progetterà la diga Karamui nell’ambito di un progetto idroelettico da 2 milioni di dollari. La seconda ha acquisito il 100% di Ewm.

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Imprese italiane protagoniste dall’altra parte del mondo negli ultimi giorni. Salini Impregilo si è aggiudicata la gara d’appalto per un progetto idroelettrico in Papua Nuova Guinea con 2 milioni di dollari e di durata quinquennale: tra le grandi opere, spicca la diga Karamui nella provincia di Simbu.

Dall’Australia, buone notizie anche da Azimut, che, tramite la controllata AZ NGA Azimut, ha acquisito il 100% Ewm. Il valore di questa operazione, 3,9 miliardi di euro, comprende il concambio del 49% delle quote con la società appena rilevata e la suddivisione del 51% delle quote tra i soci fondatori.

 

Redazione

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L’Europa apre gli occhi sul Mediterraneo

BreakingNews/Difesa/EUROPA/POLITICA di

La Commissione Europea ha stilato e approvato l’agenda europea sull’immigrazione. Nel documento vengono delineate le misure previste nell’immediato per rispondere alla situazione di crisi nel Mediterraneo e le iniziative da varare negli anni a venire per gestire meglio la migrazione in ogni suo aspetto.

Triton e Poseidon, pur mantenendo la loro missione di controllo delle frontiere via mare dell’UE, vedono le loro funzioni ampliate nelle operazioni di soccorso, con molte similitudini con Mare Nostrum. Si prospetta un sistema di emergenza di quote, per ripartire fra tutti i paesi dell’Unione i profughi che riusciranno a sbarcare sulle nostre coste. Sarà obbligatorio per tutti, eccezion fatta per Italia e Grecia, alle quali viene riconosciuto di “aver fatto già abbastanza” e considerando il fatto che i due paesi rimangono impegnati nelle fasi di soccorso e prima accoglienza.

L’Europa si trova costretta a guardare negli occhi la gravità della situazione creatasi nelle sue frontiere sud. Il primo Vicepresidente Frans Timmermans ha dichiarato: “La tragica perdita di vite umane nel Mediterraneo ha sconvolto tutti gli europei. I nostri cittadini si aspettano che gli Stati membri e le istituzioni dell’UE agiscano per impedire il ripetersi di simili tragedie. Il Consiglio europeo ha dichiarato esplicitamente che occorrono soluzioni europee, basate sulla solidarietà interna e sulla consapevolezza che abbiamo una comune responsabilità nel creare una politica migratoria efficace.” Nel presentare il documento, ha aggiunto -” Per questo la Commissione propone oggi un’agenda che rispecchia i comuni valori europei e dà una risposta ai timori che nutrono i nostri cittadini sia difronte a una sofferenza umana inaccettabile che rispetto all’applicazione inadeguata delle nostre norme comuni e condivise in materia di asilo. Le misure che proponiamo contribuiranno a gestire meglio la migrazione e a rispondere alle legittime aspettative dei nostri cittadini”.

La Commissione ha elencato le azioni immediate da intraprendere subito:

– Triplicare le capacità e i mezzi delle operazioni congiunte di Frontex, Triton e Poseidon, nel 2015 e nel 2016. È stato adottato un bilancio rettificativo per il 2015 che assicura i fondi necessari: un totale di 89 milioni di EUR, comprensivo di 57 milioni per il Fondo Asilo, migrazione e integrazione e 5 milioni per il Fondo Sicurezza interna in finanziamenti di emergenza destinati agli Stati membri in prima linea, mentre entro fine maggio sarà presentato il nuovo piano operativo Triton;

– Proporre per la prima volta l’attivazione del sistema di emergenza previsto all’articolo 78, paragrafo 3, del TFUE per aiutare gli Stati membri interessati da un afflusso improvviso di migranti. Entro la fine di maggio la Commissione proporrà un meccanismo temporaneo di distribuzione nell’UE delle persone con evidente bisogno di protezione internazionale. Entro la fine del 2015 seguirà una proposta di sistema permanente UE di ricollocazione in situazioni emergenziali di afflusso massiccio;

Proporre entro fine maggio un programma di reinsediamento UE per offrire ai rifugiati con evidente bisogno di protezione internazionale in Europa 20 000 posti distribuiti su tutti gli Stati membri, grazie a un finanziamento supplementare di 50 milioni di EUR per il 2015 e il 2016;

Varare un’operazione di politica di sicurezza e di difesa comune (PSDC) nel Mediterraneo volta a smantellare le reti di trafficanti e contrastare il traffico di migranti, nel rispetto del diritto internazionale.

I quattro pilastri della nuova agenda, in linea con la politica sullìimmigrazione auspicata da J.C. Juncker, Presidente della Commissione Europea, sono i seguenti:

  • Ridurre gli incentivi alla migrazione irregolare, in particolare distaccando funzionari di collegamento europei per la migrazione presso le delegazioni dell’UE nei paesi terzi strategici; modificando la base giuridica di Frontex per potenziarne il ruolo in materia di rimpatrio; varando un nuovo piano d’azione con misure volte a trasformare il traffico di migranti in un’attività ad alto rischio e basso rendimento e affrontando le cause profonde nell’ambito della cooperazione allo sviluppo e dell’assistenza umanitaria.
  • Gestire le frontiere: salvare vite umane e rendere sicure le frontiere esterne, soprattutto rafforzando il ruolo e le capacità di Frontex; contribuendo al consolidamento delle capacità dei paesi terzi di gestire le loro frontiere; intensificando, se e quando necessario, la messa in comune di alcune funzioni di guardia costiera a livello UE.
  • Onorare il dovere morale di proteggere: una politica comune europea di asilo forte. La priorità è garantire l’attuazione piena e coerente del sistema europeo comune di asilo, promuovendo su base sistematica l’identificazione e il rilevamento delle impronte digitali, con tanto di sforzi per ridurne gli abusi rafforzando le disposizioni sul paese di origine sicuro della direttiva procedure; valutando ed eventualmente riesaminando il regolamento Dublino nel 2016.
  • Una nuova politica di migrazione legale: l’obiettivo è che l’Europa, nel suo declino demografico, resti una destinazione allettante per i migranti; bisognerà quindi rimodernare e ristrutturare il sistema Carta blu, ridefinire le priorità delle nostre politiche di integrazione, aumentare al massimo i vantaggi della politica migratoria per le persone e i paesi di origine, anche rendendo meno costosi, più rapidi e più sicuri i trasferimenti delle rimesse.

Subito dopo l’esposizione delle misure previste dall’agenda sull’immigrazione, paesi come Regno Unito, Irlanda e Danimarca, noti nelle loro politiche migratorie molto rigide, si sono chiamati fuori dal quadro concreto degli aiuti e delle quote da ripartire, creando un contesto parallelo nel cuore dell’Unione. Sarà il summit dei leader europei di giugno che deciderà sulle quote e in quell’occasione verrà discussa e definita la poszione di tutti.

A richiamare alle loro responsabilità i governi dell’Unione è stata anche l’Alta rappresentante/Vicepresidente Federica Mogherini la quale ha dichiarato: “È un’agenda audace quella con cui l’Unione europea ha voluto dimostrare di essere pronta ad affrontare la situazione disperata di coloro che fuggono guerre, persecuzioni e povertà. La migrazione è responsabilità condivisa di tutti gli Stati membri e tutti gli Stati membri sono chiamati ora a raccogliere questa sfida storica. Una sfida che non è solo europea, è globale: con l’agenda confermiamo e ampliamo la cooperazione con i paesi di origine e transito per salvare vite umane, combattere le reti di trafficanti e proteggere coloro che sono nel bisogno” e ha aggiunto ” Sappiamo tutti che una risposta reale, a lungo termine sarà possibile soltanto se affrontiamo le cause profonde, che vanno dalla povertà all’instabilità dovute alle guerre, fino alla crisi in Libano e in Siria. Come Unione europea, siamo impegnati e determinati a cooperare con la comunità internazionale”.

Alla eventualità di intervenire in Libia, cuore dell’instabilità e del traffico dei migranti nel Mediterraneo, la Mogherini ha dichiarato che non ci saranno boots on the ground, ma ci si affiderà a operazioni mirate di intelligence che i governi degli stati membri dovranno condividere il più possibile.

Sabiena Stefanaj

 

Elezioni UK: vincitori, vinti e affari futuri

ECONOMIA/EUROPA/POLITICA/Varie di

“Hanging on in quite desperation is the english way – Sopravvivere in una quieta disperazione è il modo all’inglese”, così cantavano i mitici Pink Floyd nel lontano 1972, versi che descrivono alla lettera l’attuale situazione emotiva dei laburisti inglesi nel post voto popolare del 7 maggio scorso. Il Regno Unito rimane decisamente conservatore e spiazza ogni previsione di “sfida all’ultimo voto”. Hanno vinto i Tories.

Circa 11 milioni e 300 mila voti per 331 seggi su 650, ovvero 24 in più rispetto al 2010, sono una conferma piena al mandato di Cameron. Quelli che hanno determinato la vittoria dei Tories e la disfatta dei Lab sono stati i cosiddetti swing voters, ovvero coloro che cambiano schieramento politico e che decidono per temi, argomenti o vantaggi volta per volta. Nel sistema elettorale inglese uninominale questo atteggiamento è decisivo alla conta finale. In definitiva, i conservatori sono cresciuti del 0,7% e i laburisti del 1,5% rispetto al 2010, quindi chi ha deciso vincitori e sconfitti sono stati i voti raccolti dalle altre formazioni politiche “secondarie” quali UKIP con il 12,6% e soprattutto l’ SNP di Nicola Sturgeon con il loro 4,6%. I scozzessi hanno spazzato via i laburisti guadagnando 56 seggi su 59 previsti per loro in Parlamento. Il linguaggio empatico, indipendentista e molto più di sinistra dei laburisti ha premiato. Non pervenuti i lib-dem di Nick Clegg fermi a soli 8 seggi, 49 in meno rispetto al 2010, crollo clamoroso.

Come funziona il sistema elettorale inglese del “first-past-the post”?

I parlamentari britannici vengono eletti attraverso il sistema dell’uninominale maggioritario secco. I partiti si contendono 650 collegi su tutto il territorio ed in ognuno di essi a vincere, ovvero a guadagnarsi un seggio in Parlamento è il candidato che prende più voti. Gli elettori possono esprimere una sola preferenza e a governare è il partito che si è aggiudicato il maggior numero di parlamentari. Sistema imperfetto : Il candidato deve assicurarsi solo la maggioranza semplice ed è possibile quindi che la maggioranza di persone in quel collegio abbia in realtà votato anche per altri candidati. Succede che un partito che in molti collegi non arrivi primo, possa aggiudicarsi, sì un gran numero di voti, ma conquistare pochi seggi. E’ successo a UKIP proprio in questa tornata elettorale. Allo stesso modo, il partito che alla fine forma il governo potrebbe in realtà aver ricevuto meno voti del suo rivale. Ogni collegio, inoltre, è diverso, a cominciare dal numero di elettori che lo compongono: un candidato che vince in un piccolo collegio può quindi aver ottenuto molti meno voti di uno che ha invece perso in un collegio molto imponente, ad esempio i grandi centri urbani, le città. Esattamente quello che è successo ai laburisti, vincenti nelle città più importanti, ma perdendo nei centri non urbani.

I britannici votano la promessa dell’economia e il ridimensionamento del tasso di disoccupazione, mentre penalizzano la “speranza”, l’equità e l’attenzione alle classe lavoratrici, tanto proclamata dai candidati del Partito Laburista in campagna elettorale. Votano un Cameron pragmatico e penalizzano un timido Miliband, troppo impacciato, troppo serioso, troppo “senza polso”, almeno nell’immaginario mediatico rappresentato.

Votano anche un probabile futuro fuori dall’Europa?

David Cameron ha dichiarato all’indomani del voto, “Possiamo fare della Gran Bretagna un luogo dove il buon vivere è alla portata di chiunque abbia voglia di lavorare e fare le cose in modo giusto”,- e ha aggiunto, “ però, si, ci sarà un referendum sul nostro futuro in Europa”. Il Brexit, questa volontà degli inglesi di ufficializzare le distanze dal continente politico, potrebbe prendere forma nel 2017, probabile anno del referendum. Jean-Claude Juncker ha definito “non negoziabili i fondamenti dell’Unione, come la libera circolazione di persone”, punto debole fisso dei rapporti con Londra. Centro nevralgico della finanza europea, la City significa troppo per l’UE e di certo non sarà una passeggiata affrontare un eventuale ricorso per separazione. I negoziati in corso per il TTIP (Transatlantic Trade and Investment Partenership) che vedono il Regno Unito protagonista saranno decisivi in questo di mediazioni tra USA e UE.

Ue: nuove proposte sulla sicurezza

EUROPA/POLITICA di

Al vaglio misure per aiutare gli Stati partner nella lotta al terrorismo e alla criminalità. All’orizzonte anche alcune manovre di bilancio per favorire i processi di pace in Africa.

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La Commissione Europea e l’Alto Rappresentante per la politica estera dell’Ue hanno recentemente diramato un comunicato in materia di sicurezza. Non è una novità: ma l’obiettivo stavolta è quello di aiutare i paesi partner e le organizzazioni regionali a prevenire crisi in materia di sicurezza utilizzando gli strumenti di cui l’Unione ed i singoli Stati Membri dispongono, sulla scorta delle lezioni apprese nei paesi terzi come le missioni di formazione in Mali o in Somalia o, più indietro nel tempo, in Bosnia e Congo (si pensi alle missioni sotto egida UE denominate “EUFOR Althea” ed “EUFOR RD Congo”, a cui hanno partecipato negli anni folti contingenti di militari e non provenienti dal nostro Paese).

La “comunicazione” congiunta, che suona come un’importante dichiarazione di intenti, svela quali siano ad oggi le criticità del sistema Europa in materia sicurezza e difesa ed illustra una serie di proposte anche economico – finanziarie per fronteggiare le minacce del terrorismo e della criminalità organizzata emergenti dentro i confini dell’Unione. Il tutto manifesta l’evidente intento di Junker e di Mogherini di attribuire una missione ancora più globale dell’Europa. Il documento è da ritenersi quale un vero e proprio libro bianco di livello strategico in materia di sicurezza; la stessa Mogherini ha dichiarato: “Con queste nuove proposte intendiamo aiutare i nostri partner ad affrontare le sfide connesse al terrorismo, ai conflitti, alla tratta di esseri umani e all’estremismo. Permettere ai partner di garantire la sicurezza e la stabilizzazione sul loro territorio non serve solo a favorire il loro sviluppo, ma è anche nell’interesse della stabilità internazionale, comprese la pace e la sicurezza in Europa”.

Alcuni manovre di bilancio illustrate nel documento per il raggiungimento dell’obiettivo prefissato dalle Istituzioni UE sono:
– adattare il Fondo per la pace in Africa per ovviare alle sue limitazioni;
– creare un nuovo fondo che colleghi pace, sicurezza e sviluppo nell’ambito di uno o più strumenti già esistenti;
– creare un nuovo strumento finanziario destinato specificamente a sviluppare la capacità dei paesi partner in materia di sicurezza.

Materialmente, il supporto che la Commissione vorrebbe fornire potrebbe consistere nella fornitura di ambulanze e materiale di protezione o mezzi di comunicazione alle forze militari nei paesi in cui le missioni della politica di sicurezza e di difesa comune stanno già assicurando formazione e consulenza, ma dove la loro efficacia risente della mancanza dei mezzi essenziali.

Il tutto assume una maggiore rilevanza se si pensa che proprio domani, 7 maggio, un’importante Comitato del Consiglio dell’Unione Europea, il COSI – Standing Committee on Internal Security, si riunirà in maniera informale a Riga, in Lettonia (che è il paese attualmente reggente la Presidenza del Consiglio): in quella sede si discuterà principalmente di terrorismo, di foreign fighters, di confini, di immigrazione e dell’operato delle numerose agenzie europee operanti nel settore JHA (Justice and Home Affairs).

Questi eventi, questi “atteggiamenti”, devono indurci a pensare che l’Europa, e le sue numerose Istituzioni, con uno sguardo all’interno ed all’esterno dei suoi confini stanno cercando di assumere un ruolo di sempre maggior rilievo nella gestione civile delle crisi e dei risvolti ad esse interconnessi. L’Europa, in sintesi, pur non abbandonando i suoi primigeni obbiettivi strategici di natura politico-economica, sta operando finalmente in maniera sempre più incisiva anche negli equilibri e negli assetti internazionali, valicando – e anche di molto – i suoi confini geografici ed assurgendo ad organizzazione internazionale sempre più “completa”.

Domenico Martinelli

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Redazione
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