GEOPOLITICA DEL MONDO MODERNO

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REGIONI - page 33

Elezioni USA, campagna elettorale e interferenze straniere

AMERICHE di

Si terranno il 3 Novembre 2020 le 59° elezioni presidenziali della storia degli Stati Uniti d’America, evento cruciale per la vita del Paese. A fronteggiarsi sono Donald Trump per il Partito Repubblicano e Joe Biden per il Partito Democratico. Elezioni ‘indirette’- gli elettori eleggono i cosiddetti grandi elettorichiamati, in seguito, ad eleggere il presidente e il suo vice-, l’evento ha destato attenzione nonché preoccupazione ai Paesi stranieri. Quest’ultimi hanno messo in pratica metodi occulti nel tentare di influenzare le preferenze degli elettori, di cambiare le politiche, di incrementare le tensioni all’interno degli Stati Uniti e di modificare la stessa infrastruttura elettorale.“Molti attori stranieri hanno una preferenza sul vincitore delle elezioni, che esprimono attraverso dichiarazioni e azioni scoperte e sempre più raramente coperte”, ha spiegato ,William R. Evanina, il direttore del National Counterintelligence and Security Center.A meno di 100 giorni, infatti, è allarme sicurezza informatica: Cina, Russia e Iran, nel tentativo di interferire nel voto, potrebbero far ricorso a hacker sponsorizzati dai rispettivi governi. Leggi Tutto

Verso le elezioni presidenziali americane 2020 – il fronte repubblicano

AMERICHE di

È un’America molto divisa quella che si presenta alle elezioni presidenziali che si terranno il prossimo inizio Novembre. Il clima è infatti esasperato dalla pandemia di coronavirus (gli Stati Uniti sono il Paese più colpito dal Covid19, sia per numero di contagi, che di decessi) e da conflitti economici ed ideologici sempre più profondi. Leggi Tutto

La Francia dei Cedri a un mese dal disastro di Beirut

MEDIO ORIENTE di

E’ passato appena un mese dal 4 agosto 2020, data in cui 2.750 tonnellate di nitrato di ammonio abbandonate all’interno dell’area portuale di Beirut sono esplose causando un impatto così violento da essere registrato persino dall’isola di Cipro, a circa 240 chilometri dalla capitale del Libano. Il bilancio è disastroso, in termini di vite si contano più di 200 morti e migliaia di feriti, e inoltre, come se non bastasse, l’esplosione dell’area portuale, centro economico della città, ha peggiorato ulteriormente la situazione economica del Paese, ufficialmente in crisi dagli inizi di marzo, quando il premier Diab aveva dichiarato default, ma la cui precarietà ha radici ben più lontane. E da qui nell’arco di questo mese la classe politica ha quindi ceduto alle forti pressioni del popolo libanese, comportando così le dimissioni in blocco del governo alcuni giorni dopo l’esplosione; infatti il 10 agosto lo stesso Hassan Diab, primo ministro in carica da appena sette mesi, ha rassegnato le dimissioni dell’esecutivo di fronte al Presidente Michel Aoun, aggravando ulteriormente l’instabilità del Paese, che oramai non riesce più a garantire ai propri cittadini servizi essenziali come l’alimentazione, una carenza peraltro esacerbata dal disastro che ha distrutto circa l’85% delle scorte nazionali di cereali. Leggi Tutto

Milano è la candidata italiana per il Tribunale Unificato dei Brevetti, a Torino l’Istituto Italiano per l’Intelligenza Artificiale

EUROPA di

Il 3 settembre 2020, con una nota ufficiale, la Presidenza del Consiglio dei Ministri ha individuato Milano come città candidata ad ospitare il Tribunale Unificato dei Brevetti e Torino come sede principale per l’Istituto Italiano per l’Intelligenza Artificiale (I3A), con un obiettivo: creare una sinergia tra le due città e il Governo e allo stesso tempo consolidare l’asse nord-ovest del Paese. La candidatura di Milano è stata, fino all’ultimo, incerta, in quanto la stessa Torino era in competizione per essere la sede del futuro Tribunale europeo dei Brevetti, che diventerà attivo nei prossimi anni.

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Il caso Navalny e la condanna europea

EUROPA di

Il 20 agosto, Alexei Navalny, il principale oppositore del Presidente russo Vladimir Putin, dopo aver accusato malori durante un volo tra Tomsk e Mosca, costringendo l’aereo su cui viaggiava a fare un’atterraggio di emergenza a Omsk, è stato ricoverato in terapia intensiva per un presunto avvelenamento. Prima di permettere il suo trasferimento all’estero, i medici di Omsk hanno cambiato più volte versione sulle sue condizioni, escludendo un avvelenamento. Trasferito a Berlino, l’ospedale Charité  ha diffuso un comunicato stampa in cui spiega che Navalny sta ricevendo cure per un’intossicazione da inibitori della colinesterasi, pericolose tossine derivate dall’avvelenamento con un pericoloso agente nervino, il novichok, sviluppato in Russia tra gli anni 80 e 90 e già usato in passato per avvelenare gli oppositori del Presidente Putin. La Russia è chiamata urgentemente a fare chiarezza sul caso: questo l’appello della comunità internazionale, Germania in testa. Quest’ultima è a capo della presidenza di turno al Consiglio dell’UE, non a caso, il 3 settembre, è arrivata la reazione delle istituzioni europee, che hanno esortato i leader dell’UE a condannare in modo chiaro l’uso di un agente chimico contro Navalny, auspicando una risposta internazionale comune.

L’avvelenamento e l’accusa tedesca

Alexei Navalny ha 44 anni, oltre ad essere il più importante e noto dissidente politico di Vladimir Putin, è considerato anche un efficace giornalista investigativo, come dimostrato dalla pubblicazione di diverse inchieste che hanno portato alla luce scandali di corruzione. A causa della sua attività politica e del suo lavoro da giornalista, nel corso degli anni è stato più volte arrestato e oggetto di attacchi. Nel 2017 un attivista filo-putiniano lo attaccò con una sostanza chimica, lasciandolo parzialmente cieco da un occhio. Nel 2019 subì un presunto tentativo di avvelenamento mentre era in carcere per scontare una pena a 30 giorni di reclusione dopo aver organizzato una manifestazione non autorizzata. Fino a giungere allo scorso 20 agosto, quando durante un volo tra Tomsk e Mosca ha accusato malori derivanti da un avvelenamento da novichok, smentito da Mosca, ma certificato dall’equipe di medici che lo ha preso successivamente in cura a Berlino.

 

La Cancelliera tedesca, Angela Merkel, ha chiesto in prima persona a Mosca di fare urgentemente chiarezza sul caso: “Ci sono domande a cui solo il governo russo può e deve rispondere” – ha incalzato – il mondo aspetterà le risposte”. “L’ospedale Charité ha dato incarico a specialisti di tossicologia dell’esercito tedesco per delle analisi – ha continuato la Cancelliera – adesso c’è un referto chiaro: Alexey Navalny è stato vittima di un agguato, con un agente chimico nervino del novichok. Questo veleno è stato rilevato senza alcun dubbio. E quindi è sicuro che sia stato vittima di un crimine. Avrebbe dovuto essere ridotto al silenzio”. “Io condanno a nome di tutto il governo con la massima forza l’accaduto”, ha concluso la Merkel.

Il Cremlino, da parte sua, respinge le accuse di un suo possibile coinvolgimento nel presunto avvelenamento di Navalny e sostiene che non vi siano motivazioni che giustifichino eventuali sanzioni contro la Russia.

La reazione europea

Il 3 settembre l’Unione europea, tramite una nota ufficiale del suo Alto Rappresentante per gli affari esteri e la politica di sicurezza, Josep Borrell, ha condannato con la massima fermezza l’avvelenamento del leader dell’opposizione russa, Alexei Navalny. Borrell, chiarendo la posizione dell’Unione dopo la conferma dei risultati dei test eseguiti all’ospedale Charité di Berlino, ha auspicato una risposta internazionale comune, sottolineando il diritto di intraprendere “azioni appropriate” contro la Russia. Egli ha ribadito con fermezza che “l’uso di armi chimiche in qualsiasi circostanza è del tutto inaccettabile e costituisce una violazione del diritto internazionale”. L’Unione europea, pertanto, invita la Federazione russa a cooperare pienamente con l’Organizzazione per la proibizione delle armi chimiche (OPCW) per garantire un’indagine internazionale imparziale.

 

Posizione condivisa anche dal Parlamento europeo, più di 100 eurodeputati di vari gruppi politici, infatti, in una lettera indirizzata alla presidenza del Consiglio dell’Unione Europea e all’Alto rappresentante per gli affari esteri e la politica di sicurezza, hanno chiesto di avviare un’indagine internazionale e di considerare la possibilità di nuove sanzioni contro la Russia. “Rimaniamo estremamente scettici sul fatto che le autorità russe siano idonee e disponibili a indagare sul reale contesto di questo crimine – si legge nella lettera – Riaffermiamo la necessità da parte dell’Ue di istituire rapidamente il meccanismo di sanzione delle violazioni dei diritti umani dell’Ue, in modo da poter individuare i responsabili dietro agli attacchi contro esponenti dell’opposizione e giornalisti”. Anche il Presidente del Parlamento europeo, David Sassoli, si è espresso chiaramente sulla questione in un tweet: “Il governo russo deve ascoltare l’UE. Tutta l’Europa è seriamente preoccupata per l’avvelenamento di Navalny con un agente nervino. Questo caso deve essere indagato a fondo” queste le sue parole.

 

Il 2 settembre anche la Nato si è espressa sull’avvelenamento, definendolo “scioccante” e condannandolo con forza, come si legge nel comunicato del Segretario generale Jens Stoltenberg.

 

 

Prima visita dell’Alto Rappresentante Borrell in Libia: “preservare l’integrità territoriale, la sovranità e l’unità nazionale” priorità dell’agenda UE

AFRICA di

L’Alto rappresentante dell’Unione europea per gli Affari Esteri e la Politica di Sicurezza, Josep Borrell, per la prima volta dall’inizio del suo mandato, martedì primo settembre ha tenuto una visita ufficiale in Libia.

Nel corso della visita, Borrell ha incontrato il capo del Governo di Accordo Nazionale (GNA) di Tripoli, Fayez al-Serraj, e il Presidente della Camera dei Rappresentanti di Tobruk, Aguila Saleh, nell’intento di incentivare gli sforzi europei verso la ripresa del dialogo politico in Libia,  favorendo il raggiungimento di una soluzione pacifica al conflitto. Nel discutere degli ultimi sviluppi nel Paese, l’Alto Rappresentate dell’Unione ha altresì ribadito che la Libia rimane in cima all’agenda politica dell’UE, il cui obiettivo è preservare la sovranità, l’integrità territoriale, e l’unità nazionale del Paese nordafricano.

Come è noto, la visita giunge qualche giorno dopo l’accordo del 21 agosto tra al-Serraj e Saleh per l’avvio di un cessate il fuoco, il ritorno dei foreign fighters, ed il rilancio del processo politico per l’avvio di riforme strutturali giungendo ad elezioni politiche.

Nelle sue riunioni a Tripoli e ad al Qubah, Borrell ha accolto con favore l’intesa raggiunta, sottolinenando la necessità di una sua rapida ed effettiva attuazione. Già il giorno successivo alla conclusione dell’accordo l’Unione europea, per il tramite dell’Alto rappresentante, aveva dichiarato:

Questo è un primo passo avanti costruttivo, che dimostra la determinazione dei leader libici a superare l’attuale situazione di stallo e crea una nuova speranza per un terreno comune verso una soluzione politica pacifica alla crisi libica di lunga durata e la cessazione di tutte le interferenze straniere nel paese. Sosteniamo pienamente l’accordo sui principi per cessare immediatamente tutte le attività militari in Libia, richiedendo la partenza di tutti i combattenti stranieri e mercenari presenti in Libia, e riprendere il processo negoziale nel quadro del processo di Berlino”.

Anche in questa occasione, l’Alto rappresentante ha incoraggiato i partner internazionali a dare ascolto ed incoraggiare l’impegno degli interlocutori libici, intenzionati a lavorare per attuare questi principi nel quadro della Conferenza di Berlino, guidata dalle Nazioni Unite. A questo, secondo Borrell, l’unico processo capace di offrire “un’opportunità realistica per il dialogo politico, necessario per porre fine al conflitto libico”. Le discussioni del funzionario europeo con le controparti libiche hanno infine toccato il tema dell’embargo sulle armi imposto dall’ONU e del ruolo svolto, in tal senso, dalla missione aerea e navale a guida europea conosciuta con il nome di Irini.

 

Durante l’incontro con il primo ministro Sarraj e i membri del suo gabinetto, l’Alto Rappresentante dell’UE ha discusso anche di altre questioni di interesse comune, come la gestione dell’immigrazione e le recenti manifestazioni antigovernative a Tripoli. Nella capitale, Borrell ha poi incontrato il Presidente della National Oil Corporation (Noc), Mustafa Sanalla, per discutere della preoccupante situazione del blocco petrolifero, la quale, a detta dell’Alto Rappresentante, richiede urgentemente una risoluzione internazionale per prevenire un collasso di un settore cruciale per l’economia e la prosperità del Paese.

Libia: al-Serraj e Saleh annunciano il cessate il fuoco, nuove elezioni a marzo

AFRICA di

Dopo quasi 17 mesi di guerra, il 21 agosto scorso il capo del Consiglio presidenziale libico Fayez al-Serraj e il Presidente della Camera dei rappresentanti Aguila Saleh hanno annunciato la sospensione delle ostilità con un cessate-il-fuoco su tutto il territorio libico. La svolta è arrivata “alla luce della situazione attuale e dell’emergenza coronavirus”, precisando che “la tregua impone anche la demilitarizzazione di Sirte e Jufra”, come proposto recentemente dal governo di Washington.

Al Serraj si è però spinto oltre, annunciando elezioni presidenziali e parlamentari entro marzo “sulla base di un’adeguata base costituzionale su cui le due parti concordano”. In un comunicato distinto, il Presidente del Parlamento di Tobruk, Aguila Saleh – ritenuto braccio politico e burocratico del maresciallo Khalifa Haftar – ha chiesto “a tutte le parti di osservare il cessate-il-fuoco immediato [..], così da “sbarrare la strada a qualsiasi intervento militare straniero, [..] con il conseguente allontanamento dei mercenari e lo smantellamento delle milizie, ripristinando la piena sovranità nazionale“. Inoltre, Saleh ha suggerito l’istituzione di una forza di polizia ufficiale nelle varie regioni, in preparazione all’unificazione delle istituzioni statali, in attesa dell’ultimazione dei lavori della Commissione militare 5+5 sotto l’egida delle Nazioni Unite.

L’annuncio ha raccolto l’immediato sostegno di numerosi attori internazionali, a partire dalla missione dell’ONU in Libia, Unsmil, che ha chiesto “l’immediata esecuzione della coraggiose scelte attuate“. Anche l’Italia, che ha sostenuto in maniera costante e attiva gli sforzi dell’ONU nel quadro del processo di Berlino assieme ai principali partner UE, ha accolto con favore i comunicati emessi, dichiarando con un comunicato della Fernesina, che l’Italia “continuerà a svolgere il suo ruolo attivo di facilitazione per una soluzione politica alla crisi libica, esortando tutte le parti interessate a dare un seguito rapido e fattivo al percorso delineato nei comunicati del Consiglio Presidenziale e dalla Camera dei Rappresentanti“. L’iniziativa ha ricevuto il plauso anche del presidente egiziano, Abdel Fattah al Sisi, principale sponsor del generale Khalifa Haftar.

Per quanto ci siano buone ragioni per sperare che la tregua sia duratura, l’apparente distensione tra le parti in conflitto non implica che si vada verso una soluzione politica della crisi libica, né tantomeno verso una riunificazione ed una effettiva pacificazione nei prossimi mesi, in ragione delle numerose divergenze tra i due contendenti. L’appello del Capo del Consiglio presidenziale di Tripoli allo svolgimento di elezioni presidenziali e parlamentari entro marzo, ad esempio, è assente nel comunicato di Saleh, che, al contrario, insiste nel portare avanti la Dichiarazione del Cairo, che prevede un nuovo Consiglio presidenziale “ristretto” con tre membri in rappresentanza di Tripolitania, Fezzan e Cirenaica. La possibilità di indire nuove elezioni non è quindi menzionata, anche perché queste porterebbero al superamento del parlamento di Tobruk in carica dal 2014. Un altro punto di contrasto è inoltre la proposta di Saleh di insediare il nuovo organo legislativo nella città di Sirte, attuale linea del fronte, possibilità che porterebbe alla fine dell’esecutivo di al-Serraj, nato con gli accordi di Shkirat del 2015.

Nei prossimi mesi sarà necessario monitorare e se e come le autorità di Tripoli e Tobruk riusciranno a rendere effettiva la tregua a cui si è giunti, convincendo le milizie a consegnare le armi per formare un esercito e delle forze di polizia unificate, primo passo per avviare un efficace processo di stabilizzazione all’interno del Paese.

Mar della cina, attive nuove piattaforme di monitoraggio cinesi

ASIA PACIFICO di

In questi ultimi decenni, la Cina ha progressivamente aumentato e migliorato le sue infrastrutture, comprese quelle marine. Potere e strategie si rincorrono sempre più nelle profondità marine,dove passa il 95 % delle comunicazioni, ecco perché capire la velocità di passaggio dei dati sottomarini implica, per le agenzie dei servizi segreti nel mondo, comprendere come prevenire e affrontare una possibile minaccia alla propria sicurezza nazionale. In realtà, molte di queste piattaforme stanno espandendosi nel tentativo di poter controllare e monitorare la zona meridionale del mar cinese. Tutto questo costituisce un vantaggio strategico rispetto alle altre nazioni e, inoltre, può essere un incentivo per sorvegliare i movimenti delle navi statunitensi.  Nonostante Pechino abbia più volte rassicurato che questi dispositivi vengono utilizzati solo per scopi civili, in  realtà si può intravedere un approccio “dual-use”. Leggi Tutto

Il vertice estivo franco-tedesco a Fort Bregançon

EUROPA di

La preoccupazione per l’aumento dei casi di Covid-19, il sostegno ad una mediazione europea in Bielorussia, l’allarme per le condizioni dell’oppositore russo Navalnyj e le tensioni nel Mediterraneo orientale: questi i principali temi affrontati dal Presidente della Repubblica francese Emmanuel Macron e la Cancelliera tedesca Angela Merkel nel summit tenutosi il 20 agosto a Fort Bregançon, la residenza estiva del Presidente francese in Costa Azzurra. È il primo vertice tra i due leader in questa sede e la Cancelliera si è detta emozionata al pensiero che in quello stesso posto, nel 1985, François Mitterrand invitò il cancelliere Helmut Kohl. Merkel e Macron rafforzano, così, la ritrovata armonia tra le due potenze europee.

La sfida del Covid-19

Il 20 agosto, a Fort Bregançon, Emmanuel Macron e Angela Merkel hanno passato in rassegna le principali questioni nell’agenda europea ed internazionale.

I due leader hanno espresso preoccupazione per l’aumento dei contagi da Covid-19 nei due Paesi ed in tutta Europa, chiarendo la linea comune nella politica di prevenzione e nella sperimentazione di un vaccino. Testare, tracciare, isolare: queste le parole d’ordine. “In questo momento ci sono più vaccini già nella fase 3 e abbiamo prospettive ragionevoli di avere un vaccino nei prossimi mesi” così Macron ha espresso la sua soddisfazione per la coordinazione europea nella ricerca. “Questo non risolve i problemi delle prossime settimane ma dei prossimi mesi” ha aggiunto.

I due leader hanno manifestato la volontà di non richiudere i rispettivi Paesi e di non privare ulteriormente i cittadini delle loro libertà, rimarcando la necessità di imparare a convivere con il virus, scovando ed isolando i focolai. “Vogliamo in ogni caso evitare che vengano di nuovo chiuse le frontiere nell’Unione europea” ha dichiarato Angela Merkel, per poi evidenziare l’importanza di concordare e sviluppare criteri simili nella gestione della pandemia, muovendosi su basi scientifiche.

Sulla scia del risultato raggiunto con il Recovery Fund, un programma finanziario senza precedenti per affrontare una crisi pandemica senza precedenti, Merkel e Macron hanno sottolineato che se l’obiettivo è comune a tutti gli Stati membri dell’Unione europea, il risultato è tangibile. L’imperativo è ora quello di scongiurare un nuovo confinamento, ridare slancio alla crescita europea ed unirsi in una sola voce nell’ambito della politica estera continentale.

Le altre questioni cruciali

Altro tema condiviso da Francia e Germania è la preoccupazione per le condizioni del leader dell’opposizione russa, Aleksej Navalnyj, avvelenato pochi giorni fa. I due leader hanno offerto a Leggi Tutto

Francesca Scalpelli
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