Breve riflessione sul fenomeno della corruzione”

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Com’è noto, con il crollo del muro di Berlino e dei paesi comunisti dell’est venne meno anche quello che il giornalista Ronkey definiva il fattore K ovvero la pregiudiziale di esclusione del partito comunista dal governo.

Venne meno così anche di conseguenza l’insostituibilità dei partiti del pentapartito per la gestione del governo e come afferma Mieli anche la giustificazione della politica clientelare e del finanziamento illegale dei partiti, per ottenere quei fondi necessari per combattere il pericolo del comunismo.

Come dire che i costi della politica necessari, per battere elettoralmente il comunismo, erano non sostenibili solo con il finanziamento legali ai partiti, per via delle ingenti spese per gli importanti apparati burocratici dei partiti e del costo della comunicazione verso gli elettori.

Del resto però lo stesso partito comunista, che come disse giustamente Bettino Craxi, possedeva il più importante apparato burocratico di partito del mondo occidentale, partecipava al sistema tangentizio ed era finanziato illegalmente anche tramite i commerci delle cooperative rosse con l’Unione Sovietica.

Come effetto di questi cambiamenti di lì a un paio di anni nel 1991 il partito comunista avrebbe cambiato nome in PDS – partito democratico della sinistra, a seguito della svolta della Bolognina e con l’assenso e l’avallo del partito socialista sarebbe entrato a pieno titolo e diritto nell’internazionale socialista, sancendo così un chiaro approdo democratico e occidentale quale forza socialdemocratica e una sua spendibilità anche in chiave governativa.

In questo quadro di cambiamento, nei primi anni novanta si avvia l’inchiesta giudiziaria denominata “mani pulite”, che portò alla luce un vasto sistema di corruzione diffuso nel mondo politico e finanziario, caratterizzato dall’uso di fondi neri da parte delle aziende, per elargire tangenti ai partiti (in realtà non solo della maggioranza), con lo scopo di ottenere appalti e servizi da parte dalla pubblica amministrazione.

Ci fu nel paese un clima dell’opinione pubblica favorevole all’azione dei giudici del pool mani pulite fra i quali il giudice Di Pietro assunse a ruolo quasi di eroe nazionale; opinione pubblica che applaudiva ai continui arresti di politici e imprenditori e all’uso della carcerazione preventiva come strumento per estorcere le confessioni.

Insomma come disse correttamente Bettino Craxi i giudici del pool mani pulite avevano creato con la loro azioni giustizialista e giacobina, un clima di odio e di caccia alle streghe; basti pensare all’uso irresponsabile della carcerazione preventiva, di cui ne fecero le spese con la vita anche galantuomini come il manager ENI Cagliari, che in realtà erano solo vittime e ingranaggi di un sistema economico e politico sbagliato.

Così nel giro di un paio di anni nelle elezioni del 1994 i vecchi partiti furono minimizzati, in termini di consenso e nello stesso anno si sciolsero sia il PSI che la DC, creando un vuoto politico, che fu riempito dall’arrivo di nuovi partiti come ad esempio Forza Italia ma non solo, in discontinuità con il passato della prima repubblica e portatori di nuove idee e valori. 

Insomma fu scelta la via giudiziaria al cambiamento, azzerando di fatto la vecchia classe dirigente e politica ma lasciando inalterato il sistema politico, economico e il modello di funzionamento dalla burocrazia della P.A., che con la loro degenerazione erano alla base del fenomeno della corruzione.

In tal senso come il solo Bettino Craxi con il suo discorso in parlamento, individuò nel malfunzionamento del sistema politico e dei partiti, la causa principale della collusione fra la politica e l’imprenditoria.

Del resto come ricordava nel suo discorso lo stesso Craxi il fenomeno della corruzione o meglio del finanziamento illegale dei partiti riguardava tutti i partiti, compreso il maggior partito di opposizione ovvero il PCI, che partecipava come detto anche esso al sistema tangentizio.

Fu scelta dunque la strada giustizialista e di azzeramento della classe dirigente, senza incidere sulle regole del sistema; del resto come osservato da un bellissimo articolo di repubblica sul tema, in molto paesi occidentali la sanzione per il reato di corruzione non è penale ma di natura amministrativa, lasciando spazio a un ravvedimento dei rei.

Va sottolineato che la maggior parte dell’allora classe imprenditoriale della prima repubblica si dichiarò concussa dalla classe politica; mentre invece bisogna sottolineare l’atavica avversione della nostra classe imprenditoriale a sostenere l’etica della concorrenza utilizzando con sistemi aziendali di qualità, ricorrendo preferibilmente invece alle facili scorciatoie della collusione tangentizie per l’aggiudicazione degli appalti.

Basti pensare al caso dell’Olivetti di De Benedetti che tramite la collusione con l’amministrazione riuscì a vendere allo stato computer obsoleti e datati a prezzi esorbitanti, realizzando un lucro notevole.

Lo stesso Craxi infatti sottolineava, che definire i grandi gruppi economici, come vittime della concusione della classe politica era irrealistico, visto che gruppi come la FIAT o l’allora Montedison erano infinitamente più forti e potenti di tutto il sistema politico della prima repubblica.

SI scelse quindi la via giustizialista al cambiamento che fu solo di facciata e non tocco le regole di funzionamento del sistema politico ed economico; giustizialismo che ebbe come epilogo la barbaria delle monetine all’hotel raphael, verso Bettino Craxi e la sua politica riformista e di modernizzazione del paese (compreso il cambiamento del sistema politico basti pensare alla proposta di repubblica presidenziale).

Risultato più evidente di questa inerzia nel cambiamento del sistema? Ovvio che gli apparati dei partiti continuano ad essere onerosi e sovradimensionati e l’auspicato approdo ai cosiddetti partiti leggeri (come negli stati uniti dove i partiti sono realtà dei comitati elettorali) è ancora nel nostro paese un’utopia.

Del resto il nostro paese si caratterizza per un clima di campagna elettorale continuo, con partiti che controllano ancora il sistema economico, dal quale continuano a ricevere finanziamenti illegali.

Allo stesso tempo anche i costi della comunicazione politica continuano ad essere esorbitanti e non possono essere certamente totalmente coperti con il mero finanziamento volontario dei cittadini del 2 per mille ai partiti; insomma le entrate non sono sufficienti anche oggi a coprire le spese dei partiti e da qui la necessità del ricorso a finanziamenti illegali.

Basti pensare che ad esempio Forza Italia ha più di cento milioni di euro di debiti e che non fallisce solo per  le fideussioni prestate alle banche creditrici, dal suo leader Silvio Berlusconi come noto facoltoso imprenditore.

Per quanto riguarda la nostra P.A. continua a essere controllata da una classe di burocrati, che rappresenta un potere anche esterno a quello di controllo della politica, con il risultato che la stessa classe politica non riesce a realizzare gli auspicati tagli verticali alla spesa pubblica (e non lineari) e averne un controllo reale; spesa pubblica che resta pertanto inefficiente e anche soggetta a sperperi e ruberie.

Infine la nostra classe imprenditoriale e le aziende che malgrado l’innovazione dell’introduzione dei sistemi di qualità della 231 organismo di prevenzione dei reati compresi quelli contro la pubblica amministrazione (obbligatori per alcune tipologie di imprese e in particolare per coloro che lavorano con la P.A.), continua ad essere ancora non completamente capace di affrontare e accettare in pieno, la concorrenza e la competizione, come elemento sano ed etico del sistema economico, ricercando invece spesso vie trasversali quali la collusione e corruzione della P.A. per l’aggiudicazione degli appalti.

Il risultato di questo sistema che non è né cambiato e nè è diventato più trasparente, sono sotto gli occhi di tutti, ovvero quello che le statistiche dichiarano: le tangenti in rapporto al PIL sono triplicate rispetto ai tempi di tangentopoli!! 

Quindi cambiano gli attori politici ma il fenomeno della corruzione resta un aspetto pervasivo della nostra società politica ed economica, come è testimoniato dagli scandali che hanno riguardato quelle stesse forze che allora erano davanti all’Hotel Raphael a tirare le monetine a Bettino Craxi.

Del resto lo stesso Gianni Alemanno assolto recentemente in cassazione per supposti reati di corruzione e collusione con il sistema mafioso relativi al periodo di quando era sindaco di Roma, ha dichiarato di essere diventato garantista e di essersi pentito di aver partecipato durante la fase storica di tangentopoli allo stillicidio di quella classe politica.

Certamente la legge cosiddetta spazza corrotti ha introdotto un sistema di rendicontazione delle donazioni ai partiti più efficace e trasparente, come avviene negli stati uniti ma potrebbe essere non sufficiente; come non è sufficiente il finanziamento del 2 per mille da parte dei cittadini ai partiti.

Insomma i costi della politica continuano ad essere superiori alle entrate legali dei partiti e da qui l’inevitabile sistema della corruzione che continua a interessare la nostra pubblica amministrazione.

Si rende necessario inoltre anche un maggiore controllo, da parte della politica e degli enti deputati, della spesa pubblica anche in termini di efficienza, trasparenza e qualità, per evitare proprio quei fenomeni di corruzione e di collusione della nostra burocrazia della P.A..

In questo senso la costituzione dell’ANAC deputata proprio alla prevenzione e controllo dei reati contro la pubblica amministrazione è sicuramente un passo in avanti importante e rappresenta un authority in grado di fornire modelli e procedure anticorruzione per tutta la nostra P.A. ma anche e soprattutto per le aziende.

Ma il discorso è più ampio e parte della riflessione che Mani Pulite e la via giudiziale al cambiamento hanno fallito, nel  tentativo di  rendere efficiente ed etico il sistema politico ed economico italiano, che anzi è oggi più corrotto e inefficiente che hai tempi di tangentopoli, con una crisi come allora del sistema dei partiti.

E’ indubbio come affermato dal giudice Gherardo Colombo (il migliore e più intelligente del pool mani pulite) nel suo bel libro, che per battere il fenomeno della corruzione bisogna passare da una cultura della repressione a una cultura della legalità e della prevenzione.

Sostiene ancora Gherardo Colombo che bisogna andare a parlare di cultura della legalità nelle scuole educando in tal senso i ragazzi, che costituiranno nel futuro una classe dirigente italiana più etica ed onesta.

Ma direi che anche le aziende devono cambiare e acquisire la cultura etica della competizione e della concorrenza etica e sana, come elemento ineliminabile della partecipazione al sistema economico e di stimolo al miglioramento della qualità dei servizi offerti, senza quindi ricorrere alla scorciatoia della collusione con la P.A. per aggiudicarsi appalti e servizi.

Ma soprattutto il sistema politico deve cambiare rendendosi più efficiente e in grado di creare maggioranze stabili in grado di governare a tutti i livelli dal nazionale al locale e opposizioni in grado di controllarne l’operato, soprattutto sul piano dell’erogazione spesa pubblica.

Infine anche i partiti devono evolvere verso forme leggere, quasi dei comitati elettorali, così come detto avviene negli stati uniti, con la possibilità di accedere in modo trasparente e rendicontato ai finanziamenti da parte di aziende e privati.

Concludiamo che quindi è necessario un reale cambiamento del nostro sistema politico, della pubblica amministrazione e del sistema economico che insieme alla diffusione della cultura legalità nelle nuove generazioni, sia in grado di battere nel medio periodo il fenomeno atavico della corruzione nel nostro paese. 

 



Bookreporter Settembre

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