Alla mezzanotte del 14 gennaio 2021 il Portogallo ha chiuso la grande centrale a carbone di Sines da 1296 MW, sulla costa meridionale del paese. I piani iniziali dell’EDP, il colosso energetico portoghese, erano di chiudere Sines nel 2030. L’impianto era responsabile del 12% di tutte le emissioni di gas serra in Portogallo e la sua chiusura ha significato la più grande diminuzione delle emissioni inquinanti nella storia del paese. Entro la fine dell’anno EDP chiuderà anche l’unica centrale di questo tipo, ma molto più piccola, rimasta in attività a Pego, a una cinquantina di km dal grandioso castello del Templari a Tomar e a 140 km da Lisbona.
Il Portogallo – che accelera ancora nel suo impegno per l’energia pulita e per l’impiego delle rinnovabili – diventa così il quarto paese europeo ad abbandonare completamente la produzione di energia elettrica da carbone dopo Belgio (2016), Austria e Svezia (2020), secondo i dati di Europe Beyond Coal, una ONG ambientale che ci dice che entro il 2025 diranno addio a questo tipo di produzione energetica altri quattro paesi dell’UE: Francia (2022), Slovacchia (2023), Irlanda e Italia (2025). Ma ci sono anche altre medaglie “green” conquistate dai portoghesi: nel mese di febbraio 2016, un quantitativo pari al 95% dell’elettricità consumata in Portogallo è stato prodotto da fonti rinnovabili come le biomasse, l’energia idroelettrica, l’energia eolica e l’energia solare. E nel maggio dello stesso anno tutta l’elettricità consumata in Portogallo è stata prodotta in modo rinnovabile per un periodo di oltre quattro giorni, un traguardo fondamentale per un moderno paese europeo. Traguardo ripetuto negli anni seguenti, tranne in quelli della forte siccità.
Oggi i numeri parlano chiaro: la produzione totale di energia nel portogallo continentale ha raggiunto i 14.262 GWh nel primo trimestre di quest’anno, in crescita del 3,3% rispetto all’anno precedente. Sulle colline del Portogallo continuano girare a pieno regime gli impianti eolici: non solo nei grandi parchi eolici tra Viseu – Coimbra – Vila Real ma anche negli altri 20 impianti da Lisbona a Viana do Castello (ai confini con la Spagna), da Evora, nell’Alentejo a Portalegre nel Nord. Nel 2020, l’energia eolica ha rappresentato il 24% della produzione di elettricità.
E ora l’eolico conquista anche il mare oltre alle sommità sulla terraferma. Nell’Atlantico, a 20 km dalla costa di Viana do Castelo, è iniziato l’assemblaggio del parco eolico galleggiante del consorzio Windfloat Atlantic, che comporta un investimento di 125 milioni di euro. Una volta completata, questa centrale eolica sull’acqua avrà una capacità di 25 MW e sarà in grado di produrre energia elettrica sufficiente per circa 60.000 abitazioni. Partito nel gennaio 2020, il progetto – finanziato dalla Commissione Europea, dal governo portoghese e dalla Banca Europea per gli Investimenti – porterà alla realizzazione del primo parco eolico galleggiante semisommergibile al mondo. Il successo, nel 2011, del prototipo di parco eolico WindFloat1 da 2 MW ha spianato la strada allo sviluppo del progetto WindFloat Atlantic: WindFloat1 ha prodotto oltre 17 GWh di energia, operando con onde alte fino a 17 metri e venti molto forti.
Sulla strada dell’energia verde il Portogallo può contare anche sulla fonte che viene direttamente dell’acqua: quella del mare e quella dei fiumi. Nella produzione di energia idroelettrica dalle onde del mare il Portogallo ha inaugurato il 23 settembre 2008, la Aguçadoura Wave Farm, la prima wave farm commerciale al mondo. Questa centrale a onde marine si trova nelle acque oceaniche, tre miglia al largo di Póvoa de Varzim, una cittadina a nord di Porto.
Ma è dai fiumi imbrigliati dalle dighe che arrivano per ora i risultati migliori. Nel 2020 l’energia idroelettrica ha rappresentato il 28% della quantità totale di elettricità prodotta in Portogallo da fonti rinnovabili. La più grande centrale idroelettrica si trova presso la diga di Alto Lindoso, con una potenza di 630 MW. Inoltre il Portogallo ha circa 100 piccoli impianti idroelettrici, con una capacità di 256 MW, che producono 815 GWh/anno.
Il Portogallo inoltre combina l’energia eolica e idroelettrica utilizzando i venti notturni per pompare l’acqua in salita e inviandola verso i generatori per produrre energia il giorno successivo: la cosiddetta energia idroelettrica di pompaggio.
C’è poi l’energia solare/fotovoltaica che però, stranamente, in Portogallo oggi registra numeri poco significativi, nonostante le oltre 300 giornate all’anno di soleggiamento. Attualmente questo tipo di energia green rappresenta solo il 2 per cento della produzione di energia dalle rinnovabili. Tuttavia è vicina la svolta in questo settore: si stima che entro il 2030 verranno creati circa 20.000 posti di lavoro nel solo settore del solare-fotovoltaico, avendo EDP annunciato un investimento di 24 miliardi di euro nel settore delle rinnovabili fino al 2026, la maggior parte dei quali destinati proprio alla produzione eolica, solare e di idrogeno verde.
Infine il Portogallo ha dimostrato di saper ben sfruttare le sue risorse geotermiche. Il principale investimento del paese per l’utilizzo di questo tipo di energia è oggi nelle Azzorre. L’uso su piccola scala di questa fonte di energia è iniziato negli anni ’80 nel Portogallo continentale, ma è nelle Azzorre che si è più largamente diffuso l’uso della geotermia, in 8 delle 9 isole dell’arcipelago.
Il Portogallo, dunque, marcia veloce nella realizzazione di impianti di energia rinnovabile: nel periodo gennaio-agosto 2021 queste centrali hanno soddisfatto il 63% del consumo di elettricità del Portogallo, come mostrano i dati dell’utility Redes Energeticas Nacionais (REN). L’acqua e il vento continuano a fornire il contributo maggiore, coprendo rispettivamente il 28% e il 25% della domanda nazionale.
Cesare Protettì