L’accordo definitivo sul bilancio pluriennale dell’UE

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Il 10 dicembre, i Capi di Stato e di Governo degli Stati membri dell’UE hanno trovato un accordo sull’approvazione del bilancio pluriennale per il periodo 2021-2027. Dopo una lunga e complessa trattativa, Polonia e Ungheria hanno rimosso il proprio veto ed hanno accettato un compromesso che prevede il mantenimento del meccanismo che vincola l’erogazione dei fondi UE al rispetto dello stato di diritto, ma con alcune limitazioni. Il meccanismo di condizionalità economica, invero, entrerà in vigore soltanto a partire dal primo gennaio e soltanto in relazione al budget appena approvato. Inoltre, nel caso in cui uno Stato membro decida di fare ricorso contro il meccanismo, bisognerà aspettare una sentenza della Corte di giustizia dell’Unione europea prima di attivarlo. Il 16 dicembre è altresì giunta l’approvazione da parte del Parlamento europeo, prevedendo ulteriori 15 miliardi di euro per i principali programmi UE rispetto alla proposta originaria del Consiglio «per proteggere meglio i cittadini dalla pandemia COVID-19, fornire opportunità alla prossima generazione e preservare i valori europei».

L’approvazione da parte del Consiglio e la revoca del veto di Ungheria e Polonia

Dopo 10 settimane di intense negoziazioni, il 10 dicembre, i Capi di Stato e di Governo dell’Unione europea, riuniti a Bruxelles, hanno trovato un accordo sul prossimo Quadro finanziario pluriennale (QFP) per il periodo 2021-2027. Un mese fa, Polonia e Ungheria, due Stati a guida semi-autoritaria, avevano posto il loro veto al bilancio in disaccordo con il nuovo meccanismo che vincola l’erogazione dei fondi UE al rispetto dello stato di diritto e che metteva i due paesi ad alto rischio di sanzioni. Il 10 dicembre entrambi i Paesi hanno accettato un compromesso che prevede il mantenimento del suddetto meccanismo di condizionalità economica ma con alcune limitazioni: entrerà in vigore soltanto a partire dal primo gennaio e soltanto in relazione al budget appena approvato. I due Paesi hanno ritirato il proprio veto dopo che gli altri 25 si sono impegnati a firmare una dichiarazione d’intenti in cui spiegano che il meccanismo verrà applicato senza pregiudizi, che sarà legato esclusivamente ai fondi europei, e che entrerà in vigore dopo una sentenza della Corte di Giustizia dell’UE, che molto probabilmente sarà interpellata da Ungheria o Polonia o dalla stessa Commissione europea.

Dopo l’approvazione dell’accordo, i due Paesi hanno affermato di considerare la dichiarazione di intenti una vittoria. Tuttavia, il testo dell’accordo, redatto un mese fa, non è stato modificato e il meccanismo entrerà effettivamente in vigore assieme al nuovo bilancio il 1° gennaio 2021. I Paesi Bassi hanno inoltre ottenuto che il meccanismo sarà retroattivo: riguarderà infatti anche le violazioni dello stato di diritto compiute prima della sentenza della Corte di Giustizia. Quanto a quest’ultima, vi sono pochi dubbi che la Corte possa respingere il nuovo meccanismo.

Se non fosse stato trovato un accordo sul bilancio pluriennale entro il 31 dicembre, l’Unione Europea sarebbe entrata in una fase di esercizio provvisorio, ipotesi finora senza precedenti. Per quanto riguarda, invece, l’approvazione del Recovery Fund da 750 miliardi di euro per la ripresa dopo la crisi provocata dal Covid-19– incluso nel Quadro finanziario pluriennale approvato – sarebbe stato possibile aggirare il veto di Polonia e Ungheria e procedere senza di loro, ma molti leader europei, tra cui la cancelliera tedesca Angela Merkel, hanno preferito una soluzione di unanimità.

La Presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, ha accolto la notizia complimentandosi con la presidenza di turno del Consiglio, detenuta dalla Germania, ed affermando che “L’Europa va avanti”. Quanto all’Italia, in seguito al raggiungimento del compromesso, il Presidente del Consiglio italiano, Giuseppe Conte, ha scritto su Twitter che l’accordo consente di sbloccare 209 miliardi di euro destinati al nostro Paese.

L’approvazione del Parlamento europeo

Il 16 dicembre è giunta altresì l’approvazione del Parlamento Europeo al Quadro finanziario pluriennale (QFP). Rispetto alla proposta iniziale del Consiglio sono stati previsti ulteriori 15 miliardi di euro per finanziare dieci programmi che hanno a che fare con sanità, ricerca, cultura e politica comune su migrazione e asilo «Per proteggere meglio i cittadini dalla pandemia COVID-19, fornire opportunità alla prossima generazione e preservare i valori europei». Grazie a questo compromesso, in termini reali, il Parlamento europeo triplica la dotazione per EU4Health, assicura l’equivalente di un anno supplementare di finanziamento per Erasmus+ e garantisce che i finanziamenti per la ricerca continuino ad aumentare.

I negoziatori hanno accettato il principio secondo cui i costi a medio e lungo termine per ripagare il debito che genererà il Recovery non devono essere coperti a scapito dei programmi di investimento del QFP. Pertanto, è stata elaborata una tabella di marcia per introdurre nuove “risorse proprie” – vale a dire delle tasse riscosse direttamente dall’UE – da inserire nel bilancio nei prossimi sette anni e far fronte così a tali costi aggiuntivi.

L’Europarlamento ha altresì approvato il regolamento che introduce il meccanismo di condizionalità economica e con riguardo alla spesa dei fondi del Next Generation EU ha garantito l’occorrenza di incontri regolari tra le tre principali istituzioni europee, al fine di valutare l’attuazione dei fondi messi a disposizione. In aggiunta, vi sarà una migliore tracciabilità per garantire che almeno il 30% dell’importo totale del bilancio dell’UE sostenga gli obiettivi di protezione del clima, e che il 7,5% della spesa annuale sia dedicata agli obiettivi di biodiversità a partire dal 2024, e il 10% dal 2026 in poi. Infine, last but not least, la parità di  genere sarà ora prioritaria nel QFP, attraverso un’approfondita valutazione dell’impatto di genere e il monitoraggio dei programmi finanziati.

 

Bookreporter Settembre

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