Con Sean Connery e’ morto 007

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Esistono personaggi che muoiono con il loro autore; è il caso, ad esempio di Charlie Brown e Snoopy che non sono sopravvissuti, per volontà di Schulz alla sua morte. Il Commissario Maigret non è possibile possa andare oltre Simenon, così come Sherlock Holmes è legato in maniera indissolubile a Sir Arthur Conan Doyle. 007 è Sean Connery, ed oggi più che il grande attore, è morto il personaggio.

Un attore, del resto, è difficile che muoia. Restano i suoi film, la sua immagine, un volto che si abbina alle scene ed un ricordo che difficilmente si perde ad ogni replica di un film. Anche per chi non era ancora nato al momento della loro morte, Stanlio e Ollio o Charlie Chaplin sono volti conosciuti e chissà che, almeno una volta, non abbiamo immaginato, al termine del film, di vederli intervistati in diretta. A modo loro sono ancora vivi. 

Anche un attore come Alberto Sordi è ancora vivo e ce lo sentiamo accanto a noi, pronti a dargli addirittura ragione dopo che, nei panni del Marchese del Grillo, ci ricorda che lui è lui e noi nun semo un cazzo. Facile anche essere pronti a rispondere ad una supercazzora del Conte Mascetti e dimenticarci che anche Ugo Tognazzi non c’è più.

I grandi attori non muoiono, sono nella stanza accanto e ci fanno compagnia ancora, sempre con il loro stile che rimane.

Anche Sean Connery non è morto, perché non smetteremo dirivedere Il nome della rosa e faremo il tifo per Guglielmo da Baskerville e restare stupiti del suo acume e dalla sua capacità investigativa, senza sapere che il personaggio è modellato sulla persona del filosofo Guglielmo di Occam. Anche il filosofo diventa l’attore.

Sean Connery lo vedremo morire ancora una nei panni di Jimmy Malone ne Gli intoccabili o come ironico padre di Indiana Jones. Chi ha visto Il giorno più lungo può riconoscerlo in uno dei soldati che sbarcarono in Normandia. Ma il suo personaggio è e rimarrà 007, il primo, quello vero, anche se successivamente non ha avuto parole gentili nel personaggio che lo ha reso una star quando ebbe a dire di essere stufo di James Bond, di averlo odiato e che avrebbe addirittura voluto ucciderlo.

Ma avrebbe ucciso se stesso che, fin dal 1962 in poi, l’anno della prima apparizione cinematografica dell’agente segreto più famoso del mondo, è visto come l’uomo che da Ursula Andress in poi ha avuto alcune delle donne più belle del mondo senza bisogno di troppa fatica per sedurle: dalla prima Bond Girl in poi, passando sempre attraverso Miss Moneypenny.

Il personaggio di Fleming, dal 1953, è sopravvissuto al suo creatore, morto nel 1964, quando era nelle sale il terzo film della serie: Goldfinger. Dopo altri autori hanno mantenuto James Bond vivo e vegeto. Sarà uno 007 sempre più evoluto, tecnologico e politicamente corretto come impongono le mode del momento. 

Bond lo abbiamo conosciuto che beveva Martini, fumava e guidava una rombate Aston Martin. I produttori, con gli anni, lo hanno già fatto smettere di fumare ed è passato alla guida di auto ecologiche; il timore che smetta anche di bere o di corteggiare le Bond Girl mette un sincero senso di angoscia, ma speriamo che non si giunga a tanto.

E’ l’immagine di James Bond che può che essere identificata con Connery al quale, possiamo affermarlo senza timore di smentita, tutti i suoi successori hanno cercato di ispirarsi almeno in qualcosa. Probabilmente senza di lui non sarebbe esistito neppure il mito di 007. 

Oggi più che l’uomo e l’attore, forse piangiamo 007, che nelle prossime pellicole, quando ocme sempre entrerà in scena con “My name in Bond. James Bond.”, avrà un volto ancora diverso ma non più lo stesso sapore che ha avuto almeno fino ad oggi.

E le leggende non muoiono: continueremo a guardare i suoi film, ma 007 non sarà più lui.

Gianni dell’Aiuto

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Bookreporter Settembre

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