Orbiting: il nuovo subdolo confine dello stalking

in SOCIETA' by

Una persona interessata a noi, oppure l’ex che avete lasciato da poco, o che vi ha lasciato, oggi ha una nuova modalità di tenervi sotto controllo e monitorare la vostra vita e, grazie ai social, è la stessa vittima che mette a disposizione del suo persecutore tutti gli strumenti necessari per farlo. Si tratta di una modalità decisamente subdola, invasiva, strisciante perché, in un primo momento, difficile da individuare.

Si chiama orbiting, il nome deriva dalla fisica, dove indica ilpercorso (incurvato) di un corpo nello spazio attorno ad un altro a causa della gravitazione esercitata da quest’ultimo.

Rapportato all’essere umano, più semplicemente, indica il comportamento di chi si interessa di una persona evitando il contatto diretto; può essere una pseudo tattica amorosa basata sull’ambiguità e assenza di comunicazione chiara e diretta. Si tratta di un fare – non fare che, purtroppo, riesce a trovare la sua massima possibilità di applicazione sui social, dove può giungere a configurare una forma di stalking ed è un fenomeno che sembrerebbe in costante aumento.

Ne possiamo individuare due momenti: quello che precede un possibile approccio che possa portare, nelle speranze dell’autore, ad una relazione, oppure quello in cui un ex non riesce a staccarsi dalla persona che lo ha lasciato.

Viene quindi posta in essere una costante interazione con i post e con le storie che la vittima pubblica, con commenti alle ore più improbabili del giorno e della notte o con dei like casuali magari sulle reazioni anche lasciate da altri. Manifestazioni di interesse che dovrebbero incuriosire il destinatario secondo la prospettiva di chi li pone in essere ma che, specialmente se posti in essere nei confronti di un ex, possono generare ansia, angoscia e timore delle possibili conseguenze nelle interazioni successive.

L’orbiting si può manifestare, ad esempio, nella vita reale con incontri apparentemente casuali che, con una certa attenzione, la vittima potrebbe evitare cambiando strada o alcuni comportamenti ma ciò non sembra possibile online dove, ormai, e spesso in maniera sconsiderata, la voglia di essere presenti e visibili rema contro le necessità di tutelarsi e cercare di evitare connessioni sgradite.

Ci troviamo di fronte a soggetti indecisi oppure, come si trova in numerosi articoli sull’argomento, chi fa orbiting è un narcisista che cerca con questi segnali, cerca di legare a lui la vittima se non addirittura controllarlo e dominarlo o manipolarlo per soddisfare il proprio ego?

Oppure si tratta solo di una persona annoiata che ha individuato la sua vittima ideale carpendo le sue debolezze e le insicurezze?

Forse è troppo facile dare il consiglio alla vittima di chiudere immediatamente i rapporti con quello che è percepito come unvero e proprio stalker; la vita social è un dato di fatto difficilmente eliminabile per molti, specialmente i giovani. Ciò non vuol dire che debba essere vissuta con attenzione e con la consapevolezza dei rischi che si possono correre.

I numeri che si trovano online informano che, tra i giovani, almeno il trentacinque percento ha subito questo tipo di vessazioni che sono, in ogni caso, manifestazioni di cyberbullismo e che possono portare a pesanti conseguenze psicologiche specialmente nell’età scolastica ed adolescenziale che è, ovviamente, quella maggiormente oggetto di attenzione.

Inoltre non si deve dimenticare che i comportamenti dell’aggressore potrebbero avere conseguenze ancora più gravi a causa dalla possibilità di avere a disposizione le fotografie della sua vittima prese in rete e, probabilmente, altre che si era conservato durante una relazione. Facile quindi giungere al revenge porn.

In conclusione non dobbiamo dimenticare che internet, ed in particolare i social, sono contesti dove si possono tenere gli stessi comportamenti, anche criminali, che incontriamo nella vita reale, ma con la possibilità che avvengano anche in un contesto virtuale che non ha spazi né confini e offre maggiori e più invasive possibilità agli aggressori.

Avv. Gianni Dell’Aiuto

Bookreporter Settembre

Lascia un commento

Your email address will not be published.

*