Il Cosmo in una stanza, Vizi privati generano pubbliche virtù, tra estetica e scienza

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Capita, a volte, passeggiando su una spiaggia, di vedere una conchiglia o una pietra particolare. Raccogliere un tale oggetto e poi esporlo nella propria casa dandogli un posto d’onore potrebbe significare l’inizio dell’allestimento di una propria “stanza delle meraviglie”.
L’incantesimo suscitato da certi oggetti bizzarri, inusuali, se non addirittura misteriosi, sta alla base di ogni collezionismo legato alla stanza delle meraviglie.


Durante la fertilissima epoca del Rinascimento e poi del barocco emerse la tradizione dello studiolo d’arte e della wunderkammer.
A Berlino, per esempio, il primo cabinet delle meraviglie è stato fondato dal principe Joachim II, regnante tra il 1535 e il 1571, di cui rimangono poche testimonianze, andate quasi tutte perdute nei tumulti della Guerra dei Trent’anni. Nei secoli a seguire, altri importanti esponenti delle nobiltà dei maggiori principati d’Europa hanno tentato di costituire raccolte di opere d’arte raffinate, rarità preziose legate ad una fauna possibilmente esotica (naturalia), strumenti di ricerca scientifica oltre a creazioni inspiegabili di qualsiasi genere naturalistico o d’artifizio, indirizzando l’istituzione del moderno museo d’arte.

La passione per la ricerca dell’oggetto unico e sbalorditivo, dall’aura da reliquia, e la gratificazione di vedere estasiati i curiosi nella condivisione di questo assortimento di mirabilia ha motivato il collezionista tedesco Thomas Olbricht a costruire il museo privato “Me Collectors Room”, di sua proprietà ma aperto al pubblico, dedicato a esibire ogni volta parti diverse della sua eccezionale collezione.

Di professione medico, mediante la sua collezione, Olbricht sembra indagare i misteri e i sottili fili che sorreggono il mondo, il memento mori nelle sue numerose declinazioni si veste sempre di aspetti diversi pur di alludere al fatto che non vivremo per sempre, consapevolezza dolorosa e ineluttabile – specie in chi ha giurato a Ippocrate. Nella sua wunderkammer si vedono teschi di svariate dimensioni e materiali, dall’avorio alle pietre preziose. Forse il leitmotiv della Vanitas trova l’apice in una grande sfera costituita da centinaia di crani di topo, con maestria assemblati per restituire una sfera perfetta in cui è insita una notevole delicatezza. La caducità e la transitorietà dell’essere si palesano temi centrali, come lo sono la vita e la morte, analizzati dagli artisti da oltre 500 anni perché rimangono sempre attuali.

Alcuni portagioie a forma di sarcofago contengono una scultura femminile in avorio le cui interiora sono state asportate ed esposte come se fossero modellini esplicativi di anatomia (scientifica), piccoli preziosismi che nella collezione di Olbricht si alternano a sculture d’argento cesellate come la barca a vela delicatamente decorata con fregi di metalli lucidi che è anche coppa, o a figure lignee venute fuori dalla mano del maestro ebanista.

Composizioni in pietra come i teschi che sembrano generarsi da un blocco di pietra preziosa o la rosa finemente scolpita proprio da un quarzo di rosa, con un occhio che appare in mezzo ai petali, completano la collezione. Altre espressioni di artificialia ben riuscite sono quelle in corallo: il corallo è un imprescindibile oggetto da collezione perché elemento di tripla valenza, appartenendo esso al mondo animale (si nutre, percepisce), al mondo vegetale (è una pianta marina, cresce) e quello minerale. Sono così state realizzate opere di spiccata bellezza, come il teschio tutto annidato dal corallo la cui superficie è popolata da formiche che rendono la percezione sorprendente e ripugnante al contempo. Negli ampi spazi del suo museo, Olbricht offre regolarmente momenti di scambio, organizzando mostre temporanee attigue all’indole della wunderkammer e alle tematiche ad essa correlate come l’età barocca, la vanitas, l’immaginazione, il mondo fantastico. La mostra estiva del 2019, intitolata Beyond, ha sottolineato magistralmente questa ricerca accurata e solerte attraverso i meandri della vita e della sua caducità inevitabile.

Oltre ai raffinati oggetti che compongono la collezione di Olbricht, si trovano anche animali in tassidermia, come il collo lungo di una giraffa o il coccodrillo impagliato appeso al soffitto, oltre al felino che si avventura tra le teche espositive.

Roma, esposizione Mirabilia – wunderkammer del giovane Giano del Bufalo

Ma chi non si trovasse di passaggio a Berlino, sappia che a Roma, nel suo cuore antico, tra il Palatino e Circo Massimo (a via San Teodoro) si trova Mirabilia, la wunderkammer del giovane Giano del Bufalo, restauratore e amante della tecnica della tassidermia, che pone il focus della sua pregiata collezione proprio sugli animali impagliati.

Rilevati da vari musei, questi animali impressionano per la loro grandezza e l’ottimo stato di conservazione. La testa di un elefante con le zanne perfettamente preservate, una tigre che da il benvenuto a chi entra nella galleria, conchiglie giganti (sirenix, nautilus), dente di narvalo, pietre luccicanti, un armadillo con il suo dorso a cinture, la testa di un bufalo decorata, altri veri trofei da caccia, teschi d’animale e composizioni di esseri impagliati davanti a foto di quadrerie antiche, formano questo reame di stupore e di meraviglia. “Gli animali qui presenti sono morti per cause naturali”, sottolinea Giano del Bufalo, che viaggia instancabilmente in cerca di nuove conquiste per la sua singolare collezione. La sua galleria romana è stata presentata nel film documentario “Wunderkammer. Le Stanze della meraviglia” (regia di Francesco Invernizzi), che permette di cogliere uno sguardo anche alle collezioni di altri appassionati e proprietari di cabinet de curiosité. Farsi avvolgere dal fascino della wunderkammer significa tuffarsi in un mondo di stupore, sulla sottile soglia tra il reale e l’immaginazione.

me Collectors room Auguststrasse 68 10117 Berlin

Mirabilia Gallery Via San Teodoro 14 00186 Roma

www.adrenalinaproject.com
Bookreporter Settembre

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