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”BAUMGARTNER” di PAUL AUSTER

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Dopo un romanzo-mondo come 4321, Paul Auster ritorna con un libro all’apparenza semplice e lineare, proponendo ai lettori il suo personaggio forse più simpatico ed empatico, un uomo che al termine della vita si interroga sulle cose essenziali, inciampando e andando a sbattere come in una vecchia comica malinconica.

Il protagonista, un professore settantenne a Princeton, sperimenta un momento di autoconsapevolezza in questo romanzo intenso, delicato, senza pietà e ironico scritto da Paul Auster.

 Baumgartner, un professore di filosofia, è rimasto in una sorta di tunnel da quando, dieci anni fa, la sua amata moglie Anna, una traduttrice e poetessa poco conosciuta, è annegata mentre cercava di nuotare in mare agitato a Cape Cod. Vive con la persistente presenza di Anna, arrivando persino a mantenere con cura la sua biancheria intima, e conduce una vita ritirata, forse covando dei sentimenti per Molly, una giovane corriere UPS con cui scambia rapide chiacchiere alla porta di casa.

Baumgartner trascorre la maggior parte del tempo a scrivere, avendo appena completato un libro su Kierkegaard, il filosofo danese noto per la sua intransigente estetica ed etica esistenziale (che verrà successivamente rivelata come legata al profondo senso di dovere e alle domande esistenziali religiose dell’autore). È tormentato dall’oblio e dagli incidenti domestici, spinto da una sorta di autolesionismo subconscio.

In questo romanzo, il protagonista naviga attraverso percorsi personali spesso non lineari, tra presente e passato. Si confronta con emozioni molto umane legate alla vita, alla memoria, all’assenza, all’invecchiamento e al decadimento inevitabile, mantenendo una mescolanza di malinconia vitale e ironia senza pietà, come esemplificato nella mosca aperta dei suoi pantaloni.

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