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Russia, varata nuova legge antiterrorismo

Asia/POLITICA di

Da quando il conflitto è alle porte la Federazione Russa ha pensato di costituire uno schermo di tipo giuridico anti-terroistico, che però si sta rivelando essere solo un altro dei tentativi per centralizzare e rafforzare il potere dello Stato. La Duma si propone di inasprire le sanzioni per il terrorismo e l’estremismo, e, inoltre, vietare l’espatrio a coloro che possono essere sospettati di aver compiuti atti riconducibili al terrorismo. In effetti la minaccia alla quiete pubblica nelle ultime settimane, come ad esempio l’attacco degli estremisti a Stavropol’, ha fatto sì che fosse necessaria un’iniziativa del genere.
Il giorno 11 aprile 2016 sono stati presentati al parlamento due disegni di legge che andrebbero ad incidere norme contenute nel Codice Penale. Tali modifiche sono state proposte da un deputato della Duma Irina Yarovaya e dal Presidente del Comitato del Consiglio della Federazione sulla difesa e la sicurezza Viktor Ozerov.

Le modifiche sono svolte non solo nella direzione di una più severa pena per le attività affini al terrorismo. Esse andrebbero a colpire immediatamente un certo numero di sfere di vita dei cittadini, enti pubblici e strutture commerciali. L’estremismo può essere considerato anche un post su un social network, se si trova ad essere secondo il nuovo Art. 280 del codice penale affine a quelle attività considerate estremiste. Si innalza il tempo della detenzione e vengono maggiorate le multe. Sono state prese delle misure in materia di revoca della cittadinanza per coloro che sono sotto processo per atti di terrorismo e l’estremismo e impedito loro l’espatrio. E’ stata ridotta la soglia di responsabilità per i minori che dai 16 scende ai 14 anni. Inoltre le nuove sanzioni prevedono da 3000 a 5000 rubli per i cittadini che non si conformano all’obbligo di notificare al Roskomnadzor  le informazioni riguardanti l’organizzazione o lo scambio di dati tra gli utenti in rete, così anche  come violazione del dovere di memorizzare i dati per 6 mesi.

Gli autori di un nuovo pacchetto di iniziative anti-estremista vogliono in particolare limitare l’uscita dal Paese per “Ribellione armata” (Art.279 codice penale) o “Attacco contro persone o istituzioni che godono di protezione internazionale” (art. 360 del codice penale). Sono stati proposti degli articoli anche per il “terrorismo internazionale”, con la pena da 15 anni all’ergastolo, senza possibilità di libertà condizionale, e senza un termine di prescrizione e “Promozione di attività estremista”.

Oltre all’inserimento degli articoli ex novo sono state proposte anche delle puntualizzazioni come ad esempio nelle materie sulla cittadinanza della Federazione Russa. Ne può essere effettuata la revoca qualora il soggetto rientri nella sfera di giurisdizione di quegli articoli che ne provino l’affiliazione ad attività estremiste, con una puntualizzazione che esclude i casi di revoca “se una persona non ha altra cittadinanza o garanzie della sua acquisizione.”
La particolarità di queste leggi è che possono essere rivolti a chiunque. Il fatto che l’imputato o l’indagato rimarrà sul territorio della Russia, non influenzerà la sicurezza dei cittadini. Allo stesso modo, non ha alcuna importanza il fatto che per l’appartenenza a un gruppo armato illegale la responsabilità sia scesa a  14 anni. Gli autori avevano in mente la minaccia rappresentata dall’ISIS, ma i meccanismi di queste nuove leggi possono indurre in suoi abusi, grazie alle linee larghe che non hanno logica organica ma un insieme di azioni volte a rafforzare le misure di controllo. Anche il deputato della Duma di Stato Dmitry Gudkov ha puntualizzato come articoli come quelli che trattano la responsabilità la “promozione dell’attività estremista” possono considerarsi dirette all’eliminazione dell’opposizione del governo.  

La piattaforma Talk.rublacklist.net ha raccolto commenti inerenti a tale disegno di legge. Ne è risultato che la revisione è vista come un nuovo criterio per classificare le attività terroristiche sotto forma di “attività che destabilizzano le autorità”. Si estende il controllo delle comunicazioni di rete dei cittadini. Hosting provider, proprietari di siti web e altre persone (comprese le risorse estere), saranno  costretti a memorizzare i dati sull’ammissione, il trasferimento, il trasporto, la manipolazione varie informazioni elettroniche per sei mesi. Si parla anche dei pagamenti elettronici: saranno limitati quelli non personalizzati, ossia pagamenti effettuati senza identificare il cliente. Questo potrebbe rappresentare una lesione delle libertà personali che concernono sopratutto l’unione di più gruppi e la condivisione degli interessi dei consociati.

Così con il proposito di svolgere delle attività “anti-terroristiche”, i nuovi emendamenti risolvono contemporaneamente alcuni problemi rilevanti per La Federazione Russa come il rafforzamento dei poteri dell’FSB e della Banca Centrale,  Il rafforzamento del controllo sulle comunicazioni di rete dei cittadini, rafforzamento del controllo sulle operazioni finanziarie dei cittadini, con l’ausilio di mezzi elettronici di pagamento, rafforzamento del controllo sulle attività delle ONG.

Yauheniya Dzemianchuk

Alessandro Conte

Terrorismo: Arresti contro ISiS e Al Qaida in Italia e Albania

ISIS: Milano-Albania-Grosseto

Cinque le persone arrestate mercoledi 1 luglio 2015: il padre, la madre e sorella di Fatima, Sergio Sergio, Assunta Buonfiglio e Marianna Sergio, e due parenti del marito albanese Aldo Kobuzi: in Albania lo zio 37enne Baki Coku e a Scansano (Grosseto) la zia 41enne Arta Kacabuni. alias Anita. Tutti gli altri – Maria Giulia (nella foto quando era ospite della trasmissione Mediaset Pomeriggio 5), Haik Bushura (cittadina canadese), Donika Cocu, Serjola Kobuzi e Aldo Kobuzi (cittadini albanesi) – sono ricercati. Gli indagati, arrestati dopo le indagini della Digos di Milano iniziate oltre un anno fa, erano pronti per partire per la Siria: lì come Maria Giulia si sarebbero uniti ai combattenti
L’operazione Martesë (matrimonio, ndr), coordinata dal procuratore aggiunto di Milano Maurizio Romanelli ha quindi portato in carcere i familiari di Maria Giulia che vivevano ad Inzago, nel Milanese. In Albania, invece, le unità speciali della polizia di Tirana hanno fermato lo zio di Aldo Kobuzi, anche lui in Siria. Si tratta di Baki Coku, 37 anni. Domiciliato ad Arcille di Campagnatico (Grosseto), si trovava nella sua città natia, Lushnje, a circa 70 chilometri a sud della capitale. Dovrebbe essere estradato in Italia. Le persone arrestate sono cinque: i genitori di Maria Giulia Sergio (Fatima), Sergio Sergio e Assunta Buonfiglio, la sorella Marianna e due parenti del marito albanese Aldo Kobuzi: arrestato in Albania lo zio Baki Coku e la zia Arta Kacabuni, arrestata a Scansano (Grosseto).

L’operazione denominata “Martese” (Matrimonio in albanese), è stata coordinata dal prcuratore aggiunto di Milano Maurizio Romanelli. Per Maria Giulio Sergio e per altre nove persone è stata firmata un’ordinanza di custodia cautelare dal gip di Milano Ambrogio Moccia: a tutti viene contestato l’articolo 270 bis, associazione a delinquere finalizzata al terrorismo, articolo di legge che fu introdotto dopo l’11 settembre in Usa.

Le indagini condotte dagli investigatori hanno portato alla individuazione del reclutatore di foreign fighters in Europa Ahmed Abu Alharith, . Tracciando il telefono cellulare di questi e tramite le intercettazioni telefoniche, si è venuto a capo ad una rete organizzativa repida ed efficiente internazionale che collaudava la partenza, il viaggio e lo smistamento in Siria dei foreign fighters e le persone al loro seguito.  “Abbiamo individuato – spiegato Romanelli – un’utenza turca. E si è aperto uno scenario enorme che ha fornito uno spaccato sulle regole per arrivare lì: accorgimenti materiali, come ad esempio l’indicazione di non usare telefoni di ultima generazione ma solo telefoni di vecchio tipo, la necessità di procurarsi schede locali e buttare la scheda vecchia, o la regola di portarsi una sola valigia senza eccessivo bagaglio”. Ha aggiunto Romanelli “Questa persona è una persona importante nello Stato islamico e rivendica il ruolo di interlocutore con vari paesi Europei, gestisce il profilo organizzativo ed è in grado di smistare tutte le persone in arrivo e dirigerli verso lo Stato islamico, a ciascuno viene data una collocazione: gli uomini per lo più vengono addestrati in campi militari mentre le donne restano a casa e svolgono un lavoro di indottrinamento. Il reclutatore è una persona di un certo livello e in alcuni casi parla con persone del suo livello”.

I reclutatori facevano anche un lavoro di convincimento sui profitti di cui avrebbero potuto godere i combattenti in Siria, non solo indottrinamento quindi. Promesse di portata materiale, quali cure sanitarie, macchine a prezzi stracciati, armi ecc. come spiega Lamberto Giannini, direttore del Servizio Centrale Antiterrorismo della Polizia. “Considerate l’attrattiva che questo può avere su persone che vivono una debolezza psicologica e anche economica. I dati sulle origini dei foreign fighters lo dimostrano. È comunque chiaro che non basta l’idea di un’auto scontata per convincere una persona a partire per la guerra”.
Questo aspetto ricorre spesso nelle telefonate tra Maria Giulia Sergio e la madre Assunta dove la figlia assicura la madre nel vendere tutto, non parlare con nessuno, solo con Allah e che “si potrà coltivare tutta la Siria se vuole”. Al padre che chiede se gli possono procure una macchina e la patente dice “No, qua non c’è la patente… Said ha preso la patente come mujahid, come combattente per Allah… Lui guida, non c’è problema… Lui in Albania non aveva la patente, poi ha fatto due mesi di addestramento e, niente, ha fatto tutto… Pa’, se tu vai tu al fronte con Said, con la macchina ti danno anche il kalashnikov…”.

Dettagli organizzativi pratici dai quali emergono alcune peculiarità, anche il fatto che il marito, Aldo, è diventato a tutti gli effetti un mujahid, un combattente del cosidetto Califfato e che la stessa Sergio si dichiara pronta a morire se ce ne fosse bisogno “ anzi, non vedo l’ora!”

Al Qaida: Roma

Altri arresti sono stati eseguiti a Roma dove è stato sgominata una cellula di Al Qaida la quale adoperava una rete virtuale di indottrinamento e reclutamento con lo scopo di organizzare azioni terroristiche. L’indagine è del procuratore aggiunto Giancarlo Capaldo e del pm Elisabetta Ceniccola, che si sono avvalsi di investigatori del reparto antiversione dei carabinieri del Ros, del servizio segreto interno (Aisi) e della collaborazione della Fbi statunitense. In manette sono finiti un tunisino e due marocchini: Ahmed Masseoudi, residente prima a Guidonia e poi a Palombara Sabina (comuni in provincia di Roma), ma attualmente in Tunisia; Abderrahim El Khalfi, residente nel quartiere romano di Tor Pignattara e Mohammed Majene, già in carcere in Marocco per altri fatti. Nei loro confronti è ipotizzato il reato di associazione per delinquere di tipo terroristico. Stando ai riscontri investigativi, “costituivano, assieme ad altri numerosi soggetti non identificati, una cellula estremistica dedita alla jihad islamica, gerarchicamente organizzata ai cui membri venivano demandati specifici compiti di supporto all’associazione islamica affiliata ad Al Qaeda”.
Come risporta l’ordinzanza “l’organizzazione si proponeva il compimento di atti di violenza con finalità di terrorismo e di eversione dell’ordine democratico internazionale, mediante l’apertura e l’amministrazione del sito web di matrice jihadista www.i7ur.com, attivo nella propaganda, nell’arruolamento e nell’addestramento di chiunque volesse partecipare. Tale inchiesta nasce a partire dal 2009 quando era stata localizzata un’utenza riconducibile a Mohammed Masseoudi, dipendente dell’Ambasciata Tunisina a Roma e analizzando gli orari di connessione si riteneva che dietro ci fosse il figlio Ahmed. Questi era il vero amministratore del portale Ashak Al Hur (Amanti delle Uri-Vergini), con riferimento alle presunte vergini che verrebbero assegnate ai martiri del jihad.

Come spiega il procuratore aggiunto di Roma, questa “è la prima cellula affiliata ad Al Qaida a Roma, con un centinaio di membri dislocati in vari paesi”. Per il GIP “ Messaodui e El Khalfi risultano nella completa dedizione all’attività illecita. Essi dedicano la propria esistenza a sostenere Al Qaeda con ogni propria energia e con ogni mezzo, tralasciando i propri interessi personali, ovvero facendoli coincidere con il sostegno all’organizzazione terroristica. Il tutto sarebbe stato compiuto grazie a relazioni di altissimo livello con i vertici di organizzazioni terroristiche, scambiando con questi materiali, supporti, aiuti, informazioni e copertura per la jihad in Europa”.
Reclutamento Is e cellule di Al Qaida nelle mire degli investigatori questa settimana in Italia dalle quali emerge la dedizione incondizionata al terrorismo in nome della guerra “santa” da parte di questi soggetti.

Sabiena Stefanaj
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