GEOPOLITICA DEL MONDO MODERNO

Category archive

POLITICA - page 5

Il vertice delle Nazioni Unite sullo sviluppo di sistemi alimentari

POLITICA di

Pasti scolastici per ogni bambino, zero sprechi alimentari e innovazione agricola sono tra gli annunci previsti all’evento di giovedì, 23 settembre a New York, in occasione del Summit delle Nazioni Unite sui sistemi alimentari.

Il Summit delle Nazioni Unite sui sistemi alimentari è stato annunciato dal Segretario Generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, in occasione della Giornata Mondiale dell’Alimentazione lo scorso ottobre come parte del Decennio di Azione per il raggiungimento degli SDGs entro il 2030. L’obiettivo del Summit è quello di realizzare progressi su tutti 17 degli SDGs attraverso un approccio ai sistemi alimentari, sfruttando l’interconnessione dei sistemi alimentari alle sfide globali come la fame, il cambiamento climatico, la povertà e la disuguaglianza.

Il vertice è destinato a innescare la trasformazione dei sistemi alimentari in tutto il mondo grazie alla collaborazione dei governi, sostenitori, comunità e imprese. Il programma per il primo vertice delle Nazioni Unite sui sistemi alimentari include la partecipazione di oltre 85 capi di stato e di governo.

Il Summit, che si svolge durante la settimana ad alto livello dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite, fa seguito ad un processo di 18 mesi in cui 148 paesi hanno ospitato dialoghi nazionali con attori chiave del sistema alimentare, per sviluppare strategie nazionali per sistemi alimentari più inclusivi, resilienti e sostenibili.

“Dopo 18 lunghi mesi, il mondo sta per assistere ad un cambio di traiettoria del progresso globale, unendo tutti in un impegno condiviso per raggiungere gli obiettivi di sviluppo sostenibile, ponendo i diritti umani fondamentali al loro centro”, ha affermato Agnes Kalibata, inviato speciale del Segretario generale delle Nazioni Unite per il vertice sui sistemi alimentari.

Dopo 600 dialoghi con gli Stati membri che hanno coinvolto più di 45.000 persone, circa 80 paesi hanno già presentato i loro percorsi nazionali in vista dell’evento di giovedì con il numero totale che dovrebbe continuare a crescere fino alla fine della settimana.

“Questi dialoghi sono diventati una base fondamentale per la trasformazione dei sistemi alimentari che è urgentemente necessaria per guidare una ripresa da COVID-19 e raggiungere i nostri obiettivi condivisi in questo cruciale decennio di azione fino al 2030”, ha affermato David Nabarro, Senior Adviser on Food Systems Summit Dialogues.

Il terzo rapporto sui dialoghi tra Stati membri, pubblicato questa settimana, riassume i risultati di quasi 450 eventi convocati in 105 paesi. Molti dialoghi con gli Stati membri si sono concentrati su una combinazione delle cinque aree prioritarie del vertice, o percorsi d’azione, per garantire che i sistemi alimentari siano adatti al futuro delle persone, del pianeta e della prosperità, come stabilito nell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile.

Inoltre, le cinque commissioni regionali delle Nazioni Unite e diverse comunità regionali, tra cui l’Unione europea, l’Associazione delle nazioni del sud-est asiatico e l’Unione africana, hanno convocato i propri membri per dialoghi regionali, indipendenti e intergovernativi, aprendo la strada a iniziative regionali sulla scia del Vertice.

Insieme alle strategie nazionali, il vertice è destinato a lanciare iniziative e coalizioni congiunte, che includono impegni per garantire pasti sani e nutrienti a tutti gli scolari, ridurre lo spreco alimentare e sbloccare l’innovazione agricola per raggiungere gli obiettivi climatici.

Pnrr, Armao: «Bene norma che destina 40% risorse al Sud»

POLITICA/RUBRICHE di

Lo afferma il vice presidente della Regione Siciliana Gaetano Armao, coordinatore della commissione Affari europei e internazionali della Conferenza delle Regioni, esprimendo il proprio apprezzamento per l’approvazione (nelle commissioni Affari costituzionali e Ambiente della Camera), su proposta del ministro Mara Carfagna, dell’emendamento al Decreto governance e semplificazioni che stabilisce che il 40 per cento delle risorse europee previste per l’Italia dal Piano di ripresa e resilienza dovrà essere destinato al Mezzogiorno.

«L’impegno del ministro per il Sud e la coesione territoriale – prosegue l’esponente del governo Musumeci – consentirà al Mezzogiorno e alla Sicilia di avviare il percorso di recupero del divario del Paese. L’Italia può ripartire solo se il Mezzogiorno inizia a crescere e per farlo ha bisogno di investimenti in infrastrutture strategiche, materiali e immateriali per decenni dimenticate».

L’Aem spinge su Macroregione del Mediterraneo e Ponte sullo Stretto

POLITICA/RUBRICHE di

“Istituire la macroregione del Mediterraneo, prevista dal Parlamento Europeo dal 2012, che potrebbe coordinare e calamitare risorse”. E’ quanto emerge dal documento finale del convegno dell’Associazione europea del
Mediterraneo (Aem) che ha “fatto proprio in modo unanime il Progetto di Sistema elaborato da Svimez, Animi, Cnim, Arge presentato il 6 maggio 2021 al Capo dello Stato ed inviato al Governo”.

E’ stato anche condiviso il documento sottoscritto il 4 giugno dalle Regioni Calabria e Sicilia che, in sintonia con un punto essenziale del Progetto di Sistema, motiva il parere condizionato al Pnrr, che ha subordinato ogni deliberazione in merito alla creazione del Fondo Complementare a valere sul Fondo Sviluppo e Coesione “all’accoglimento degli emendamenti e delle
considerazioni indicate nel documento approvato”.

Le Regione siciliana e la Regione Calabria ribadiscono la imprescindibile esigenza di inserire la realizzazione del Ponte sullo Stretto di Messina tra le norme della recente legge con un esplicito, formale impegno del Governo a realizzarlo con risorse aggiuntive. Ritenendo la realizzazione del Ponte di assoluta priorità, da inserire tra i progetti del Pnrr e del Fondo complementare.

La mozione del Convegno, nel sollecitare le due Regioni ad avviare l’iter per la realizzazione della Macroregione Europea del Mediterraneo, auspica intanto che il Governo consideri il Progetto di Sistema nell’ambito più generale del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), per far sì che nel Mezzogiorno d’Italia si possa superare la politica dell’assistenza e dei
finanziamenti a pioggia, incapaci a promuovere crescita e sviluppo sociale e dare invece corpo all’ alternativa di avviare nel Sud quel “secondo motore”, indispensabile al Paese .

IV Conferenza permanente Stato-Regioni-Province autonome-CGIE: Fedriga conferma la realizzazione nell’anno in corso

POLITICA di

“Accogliamo con grande soddisfazione – commenta Michele Schiavone, Presidente del Consiglio Generale degli Italiani all’Estero (CGIE) – la conferma dell’impegno a organizzare nell’anno in corso la IV Conferenza permanente Stato-Regioni-Province autonome-CGIE da parte del neo Presidente della Conferenza delle Regioni e delle Province autonome Massimiliano Fedriga. Questo appuntamento ufficiale, atteso da oltre 10 anni, quando in realtà dovrebbe essere triennale, – continua Schiavone – è fondamentale per aggiornare l’agenda delle politiche per gli italiani all’estero e fare il punto sui profondi cambiamenti sociali, culturali e migratori avvenuti in Italia in questi anni. Una sfida da affrontare con autorevolezza e strumenti adeguati per valorizzare il potenziale delle nostre comunità fuori dai confini nazionali”.

Leggi Tutto

L’ombra lunga del neopresidente americano sulla politica italiana

POLITICA di

Le immagini in mondovisione del Campidoglio di Washington preso d’assalto lo scorso 6 gennaio hanno scosso le democrazie occidentali. A seguito degli eventi indecorosi di Capitol Hill, il cui mandante morale si materializza nella persona di Donald Trump, il mondo intero ha tirato un sospiro di sollievo all’insediamento del nuovo Presidente Joe Biden presso la Casa Bianca. La nuova era inaugurata da Biden e dalla sua vice, Kamala Harris, aleggia come un’ombra sulla politica italiana e ne influenza, direttamente e indirettamente, le dinamiche interne.  

“Non dobbiamo cancellare ciò che è successo, perché la democrazia non è un dono che viene dal cielo, la dobbiamo continuamente rinnovare, dobbiamo sempre investire nella democrazia”. Così il 44° Presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, ha commentato l’assalto a Capitol Hill, ospite da Fabio Fazio su Rai3 nel suo programma a Che tempo Che Fa, ricordandoci che la democrazia non è qualcosa di scontato, ma è fragile e va tutelata dagli “impulsi di estrema destra”.

A poco più di un mese dal suo insediamento, a colpire di Joe Biden è sicuramente il punto di rottura col suo predecessore sul lato della comunicazione. Donald Trump passerà alla storia per essere stato il presidente americano che più di tutti ha fatto un uso spasmodico, controverso e molto personale dei social media. Lungo l’elenco dei tweet per attaccare gli oppositori politici, inveire verso altri Capi di Stato e condividere fake news.  L’atto finale della sua permanenza alla Casa Bianca, d’altronde, è stata una lunga campagna di delegittimazione delle elezioni presidenziali sui social, bollata come la miccia che ha scatenato l’assalto al Congresso e che ha dato avvio al suo secondo impeachment per “incitamento all’insurrezione”.

Ai tweet infuocati di Trump si è sostituita una comunicazione completamente opposta: istituzionale, formale e sobria. Nelle primissime ore del suo incarico, Joe Biden ha annunciato la firma di 17 ordini esecutivi volti a stigmatizzare molte delle politiche che hanno reso Trump così divisivo. Tra queste la reintegrazione degli Stati Uniti negli accordi di Parigi, il ritiro dell’uscita dall’OMS, lo stop alla costruzione del muro con il Messico e il ripristino della volontà dell’amministrazione di Barack Obama di promuovere la diversità all’interno del governo federale. Re-impegno sul clima, cambio di rotta sull’immigrazione, ripristino del multilateralismo, inclusività e diversità: difficile credere che l’Italia possa essere immune al cambiamento d’oltreoceano. Quello che succede negli Stati Uniti si lega in maniera speculare e condiziona, direttamente e indirettamente, le vicende italiane ormai da sempre. Una variante, tra le tante in gioco, di un certo spessore che compone il complesso quadro della politica nostrana.

Non possiamo non notare come all’insediamento di Biden coincida il ribaltamento operato da Matteo Renzi alla maggioranza giallo-rossa. Tra le varie dinamiche che hanno spinto il senatore a questa scelta, si vocifera abbia inciso anche la sua ambizione a ricoprire un incarico internazionale come segretario generale presso la NATO. Con Joe Biden alla guida del paese più influente del mondo, appare sicuramente una strada più percorribile rispetto al passato, alla luce della stima reciproca che Renzi può vantare con le amministrazioni dem statunitensi. Il ritiro delle ministre di IV che ha causato la crisi in seno all’ormai “fu governo Conte bis” ha portato alle dimissioni di Giuseppe Conte, riconfermato a Palazzo Chigi la scorsa estate anche grazie a seguito di un endorsement di Trump, giunto sotto forma di cinguettio e fonte della famosa storpiatura in “Giuseppi”.

Ed ecco che Biden diventa una figura a cui guardare al momento della ricerca dei numeri alle Camere. “L’agenda della nuova amministrazione Biden è la nostra agenda, condividiamo l’approccio del multilateralismo perché il bilateralismo non ha risolto e non può risolvere i problemi” Così Giuseppe Conte, citando il neopresidente americano nel suo intervento per chiedere la fiducia al Parlamento e convincere i cosiddetti costruttori a un voto di “responsabilità”.

Ancora più sorprendente il cambio di rotta del segretario della Lega, Matteo Salvini, da sempre tra i più aspri critici dell’europeismo, che nelle ultimissime ore si è dichiarato disponibile a sostenere un governo Draghi (d’altronde, difficile dire di no a una figura irreprensibile come quella dell’ex governatore della Bce). In parte, bisogna dirlo, sollecitato anche dalle forze economiche e produttrici del Nord, regione di natura sempre più europea sotto il punto di vista industriale e imprenditoriale. L’altro ieri, così, la Lega ha sostenuto Draghi, votando a favore del regolamento del Recovery plan al Parlamento europeo, quando soltanto un mese fa si era astenuta. Salvini ha rivisto anche la sua linea dura sull’immigrazione, una tematica che gli ha sempre assicurato un ampio bacino di consenso, dichiarando che “Proporremo l’adozione della legislazione europea. A noi va bene che il tema sia trattato come in Francia e Germania, con le stesse regole. Coinvolgendo la Ue”. Anche qui lo scostamento ricalca il passaggio avvenuto dall’amministrazione Trump a quella di Biden, da toni di chiusura, sovranisti e unilaterali a un’apertura verso temi di maggiore responsabilità e multilateralismo. Sull’atlantismo a cui Draghi aveva preliminarmente fatto riferimento, Salvini è netto: “Dobbiamo guardare alle democrazie, all’Occidente, alle libertà dell’Occidente, senza essere tifosi di altri regimi che di democratico non hanno nulla”. Una dichiarazione sbalorditiva per chi ha sempre strizzato l’occhio a regimi tutt’altro che democratici, quali quelli di Orbán, Morawiecki e Putin.

Insomma, la nuova fase inaugurata da Mario Draghi, la cui agenda ha definito essere atlantista e europeista, ha destabilizzato il sovranismo nostrano. Che sia pura tattica politica, le prossime mosse lo riveleranno. Fatto sta che non si può tralasciare l’influenza di uno scenario internazionale mutato, in cui i potenti interlocutori di una volta, sono o fuori gioco, vedasi Trump, o poco affidabili, come nel caso di Putin delegittimato dalla stampa estera sotto molti punti di vista, a fronte dello scandalo Navalny, della violenta repressione delle manifestazioni di piazza e la successiva decisione di espellere diplomatici Ue.

La crisi sanitaria ha mostrato l’inadeguatezza della retorica sovranista e messo in evidenza la necessità di una risposta multilaterale di fronte a una sfida di natura transfrontaliera come la pandemia. Sbandati dal mutamento dei punti di riferimento all’estero, i partiti italiani sembrano aver trovato rifugio sotto l’ombra di Joe Biden e della sua vice, Kamala Harris, verso posizioni più moderate e meno populiste “alla Trump”.

Studio della Regione Siciliana: la condizione d’Insularità costa 6,54 miliardi di euro all’anno ai siciliani

POLITICA di

Studio della Regione Siciliana: la condizione d’Insularità costa 6,54 miliardi di euro all’anno ai siciliani

A rivelarlo è uno studio – “Stima dei costi dell’insularità per la Sicilia” – condotto dal governo Musumeci attraverso il Nucleo di valutazione e verifica degli investimenti pubblici della Regione Siciliana e il Servizio statistica e analisi economica dell’assessorato all’Economia, con il supporto dell’Istituto di ricerca Prometeia

Leggi Tutto

Gaetano Armao confermato alla presidenza del gruppo interregionale per l’insularità del comitato europeo delle regioni

POLITICA di

Il Comitato europeo delle Regioni (CdR) a Bruxelles ha confermato per il nuovo mandato (2020-2025) il Gruppo interregionale per l’Insularità, confermando come suo Presidente Gaetano Armao, Vicepresidente ed Assessore all’economia della Regione Siciliana, come Vicepresidente Nanette Maupertuis, componente dell’esecutivo regionale della Corsica, e come segretario organizzativo Leonardo Di Giovanna, funzionario della Regione Siciliana. Leggi Tutto

1 3 4 5 6 7 17
admin
0 £0.00
Vai a Inizio
×