GEOPOLITICA DEL MONDO MODERNO

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EUROPA - page 26

La Repubblica Ceca riapre i confini e invita al turismo

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Da venerdì scorso a mezzogiorno, i controlli alle frontiere con Austria e Germania, messi in atto per impedire la diffusione del coronavirus, termineranno. Questa decisione è stata presa dal governo di Andrej Babiš nella riunione straordinaria di venerdì 5 giugno: ciò vuol dire anche che i cechi non dovranno più fornire la prova di essere negativi ad un test Covid-19 né dovranno fare la quarantena dopo il ritorno da questi paesi o dalla Slovacchia o dall’Ungheria. In risposta alle preoccupazioni dell’opposizione per una seconda ondata di Covid-19, il Primo Ministro ha dichiarato che il governo ormai è pronto anche a nuove ondate grazie ai sistemi di smart quarantine in atto: non introdurrà mai più una quarantena generale per l’intera nazione.

La riapertura dei confini

Da venerdì 5 giugno alle ore 12.00, le restrizioni alla libera circolazione che erano in vigore per i confini della Repubblica Ceca con Austria e Germania sono terminate. La protezione delle frontiere interne continuerà ad applicarsi solo alla frontiera aerea (e dunque aeroportuale) e la polizia ceca effettuerà solo controlli casuali incentrati principalmente sul rispetto delle restrizioni ai movimenti transfrontalieri per le persone previste dal Ministero della sanità, vale a dire gli stranieri che sono ancora inclusi nel divieto di entrare nella Repubblica ceca. Sempre dal 5 giugno, sono esenti dal divieto del Ministero della salute i cittadini dell’Unione Europea con un certificato di residenza temporanea o di residenza permanente in Ungheria, Germania, Austria e Slovacchia e gli stranieri con status di residente di lungo periodo in quei paesi che attraversano il confine di stato tra la Repubblica ceca e la Germania, l’Austria o la Slovacchia. Inoltre, i cechi e gli stranieri con residenza temporanea o permanente in Repubblica ceca non dovranno fornire un test che dimostri la loro negatività al Covid-19 al ritorno da questi paesi. Lo stesso vale per i cittadini cechi che hanno la residenza permanente in Germania, Ungheria, Austria o Slovacchia.

Sebbene l’ingresso in Repubblica Ceca dalla Germania sia ora senza restrizioni, per il momento rimangono alcuni controlli, poiché il governo tedesco vuole coordinare la riapertura dei suoi confini con gli altri paesi vicini. I cechi che vogliono entrare in Germania dovranno dimostrare che il loro è un viaggio necessario, ad esempio per motivi di lavoro o per una visita medica. Secondo il ministro degli Esteri Tomáš Petříček, il risultato è comunque positivo, soprattutto dal punto di vista economico: “Ciò che è importante per la Repubblica Ceca è che i tedeschi possano venire qui senza alcuna restrizione agli acquisti” ha affermato.

Per quanto riguarda la Polonia, le restrizioni sui viaggi rimarranno in vigore fino al 15 giugno, secondo quanto afferma Petříček. Da allora, la Polonia sarà considerata un paese sicuro di “zona verde” dal governo ceco, ma attualmente è chiusa ai non residenti e il governo polacco non ha ancora annunciato alcun piano per allentare le restrizioni.

Il sistema di smart quarantine e l’invito al turismo

Sempre durante la conferenza stampa di venerdì scorso, il Primo Ministro Andrej Babis ha affermato che la Repubblica Ceca è preparata per qualsiasi seconda ondata di coronavirus in arrivo e che il paese non dovrebbe quindi essere intimidito dalla prospettiva. Ha garantito che ogni ulteriore epidemia sarebbe stata gestita da sistemi di “quarantena intelligenti” e che non sarebbe stato necessario un blocco generale. “Abbiamo una grande tecnologia, la quarantena intelligente funziona. Abbiamo imparato dalla prima ondata e siamo pronti. Non dovremmo spaventare le persone”, ha dichiarato Babis, aggiungendo che non era necessario creare ulteriori piani, come richiesto dall’opposizione, perché con il sistema di smart quarantine si sta già affrontando focolai locali come nella miniera di Karviná nella Moravia.

Il Primo ministro Babis ha affermato che la priorità del suo governo da ora in poi sarebbe quella di gestire la crisi economica. A tal fine, è stato approvato il piano d’azione per la crisi del turismo della Repubblica ceca 2020-2021: il governo vuole sostenere gli imprenditori nel settore del turismo, ad esempio sotto forma di sostegno per la crescente domanda di servizi con programmi quali “Vacanze nella Repubblica ceca”, la revisione del Programma nazionale di sostegno al turismo nelle regioni o buoni che posticipano l’obbligo di restituire denaro ai clienti per viaggi annullati. Già dai primi di giugno, il governo ha iniziato ad emettere dei buoni per un valore di 121 milioni di corone ceche al fine di rilanciare la riapertura del settore culturale dopo il blocco dovuto al Covid-19. I voucher possono essere utilizzati per acquistare articoli e biglietti nei settori del turismo, dell’istruzione, dello sport, del tempo libero e dell’intrattenimento. La campagna inizierà il 1° luglio: chi dorme più di una notte in un hotel riceverà un buono dalla città per visitare, ad esempio, strutture culturali; il sistema sarà pienamente operativo fino al il 30 settembre 2020. Saranno coinvolte anche le attrazioni della città di Praga sostenute attraverso sovvenzioni.

“Black lives matter” sbarca in Francia: le manifestazioni contro la violenza della polizia ed il razzismo

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“Contro la violenza della polizia, non contro la polizia”: il 6 giugno, nonostante il divieto di grandi assembramenti, più di 20.000 persone si sono radunate a Parigi ed in altre città della Francia per protestare contro la violenza della polizia e il razzismo. In inglese e francese, a Parigi, Nantes e Marsiglia, Lione e Lille, gli slogan si ripetono: “Non riesco a respirare”, hanno urlato i manifestanti, riferendosi alle ultime parole di George Floyd, il giovane afroamericano morto sotto il ginocchio di un ufficiale di polizia, a Minneapolis, nel Minnesota, il 25 maggio. La folla ai piedi della Tour Eiffel a Parigi, ha chiesto altresì giustizia per Adama Traoré, morto a 24 anni dopo l’arresto da parte di tre gendarmi a Persan (Val-d’Oise), nel 2016, in circostanze che sono ancora oggi oggetto di indagini giudiziarie.

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Coronavirus Global Response, la Commissione europea lancia una nuova campagna con Global Citizen

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Il 28 maggio 2020, Ursula von der Leyen, presidente della Commissione europea, e Hugh Evans, cofondatore e CEO di Global Citizen, hanno annunciato i prossimi passi del “Coronavirus Global Response”, l’azione globale per l’accesso universale alla vaccinazione, ai trattamenti e al test contro il coronavirus ma a prezzi accessibili. Questa campagna fa seguito a quella lanciata dalla Von der Leyen lo scorso 4 maggio e terminerà il 27 giugno 2020 con un vertice finale di impegno globale. Insieme all’organizzazione internazionale Global Citizen, la Commissione intensificherà la mobilitazione dei finanziamenti per consentire al mondo di superare questa pandemia ed evitarne un’altra. Durante le prossime quattro settimane, Global Citizen guiderà la campagna “Global Goal: Unite for our Future”, con il patrocinio della Commissione europea e Bloomberg Philanthropies, la Bill & Melinda Gates Foundation e la Wellcome Trust come principali partner.

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La Banca Centrale Europea aumenta il piano di acquisti anti Covid-19

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Il 4 giugno, la Banca Centrale Europea (BCE) ha annunciato che aggiungerà altri 600 miliardi di euro al suo piano straordinario anti-pandemia dal valore di 750 miliardi, raddoppiando la sua dimensione. Tra circa un anno, alla sua conclusione, il PEPP- Pandemic emergency purchase programme- avrà dunque un valore complessivo di circa 1350 miliardi di euro. I tassi di interesse rimarranno, invece, invariati. L’annuncio era atteso ed è stato accolto molto bene da osservatori ed investitori: lo spread tra titoli di stato italiani e tedeschi è sceso in pochi minuti di 15 punti ed è ora a poca distanza dal valore che aveva prima dell’inizio della pandemia. L’Italia sarà uno dei paesi che probabilmente beneficeranno maggiormente del piano di acquisti della BCE.

L’annuncio della BCE

Prima dell’annuncio del 4 giugno circa l’impiego di nuove risorse, il PEPP prevedeva acquisti di obbligazioni europee, pubbliche e private, dal valore di 750 miliardi e avrebbe dovuto concludersi alla fine del 2020. Con l’aggiunta di 600 miliardi di euro al piano, quest’ultimo è stato raddoppiato nella sua dimensione. Il tasso di interesse sarà, invece, invariato: il tasso principale rimane fermo a zero, il tasso sui depositi resta a -0,50% e il tasso sui prestiti marginali a 0,25%. La BCE ha altresì annunciato che gli acquisti proseguiranno fino al 2021 o fino a che vi sarà la necessità: tutti i titoli acquistati che dovessero giungere a scadenza saranno rinnovati almeno fino alla fine del 2022 ed in ogni caso il PEPP continuerà finché la BCE “non giudicherà che la crisi del coronavirus è finita”. Quest’ultima, sembra essere la più controversa tra le decisioni annunciate: su questo punto, il Consiglio direttivo della BCE non avrebbe raggiunto l’unanimità, probabilmente a causa del particolare vantaggio dei Paesi dell’Eurozona molto indebitati, come l’Italia. Leggi Tutto

Si aggrava il problema dell’acqua nella Crimea occupata

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La crisi in Crimea non si attenua, alla situazione politica si aggiunge una nuova emergenza umanitaria che si scatena a causa della mancanza di approvvigionamento idrico della regione interrotto da Kiev nel 2014. In questi giorni alla DUMA di Mosca è stato fatto un appello dalla deputata Natalia Poklonskaya, ex procuratore della Crimea, all’alto commissario delle Nazioni Unite perché l’approvvigionamento sia ripreso da parte delle autorità centrali Ucraine. Leggi Tutto

Il piano francese per un’industria automobilistica più ecologica e più competitiva

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La crisi causata dalla diffusione del Covid-19 ha inferto un duro colpo al settore automobilistico francese. Per salvare questo importante settore economico e le centinaia di migliaia di posti di lavoro che rappresenta, il 26 maggio, il Governo di Emmanuel Macron ha presentato un vasto piano di supporto per rendere il settore automobilistico francese più ecologico e competitivo. Lo Stato stanzierà nel settore oltre 8 miliardi di euro di aiuti ed in cambio, le case automobilistiche francesi si impegnano a ricollocare la produzione del valore aggiunto in Francia nonché a consolidare e mantenere tutta la produzione industriale sui siti francesi.

Un piano di sovranità industriale automobilistica

Riavviare la domanda, ricollocare la produzione in Francia e ripristinare la competitività attraverso gli investimenti: queste le priorità rilanciate dal Presidente della repubblica francese Macron, annunciando un piano dal valore di 8 miliardi di euro di aiuti per sostenere la ripresa del settore automobilistico, rendendolo più verde e competitivo. Il piano è stato simbolicamente presentato a Etaples (Pas-de-Calais), nella grande fabbrica europea Valeo di macchine elettriche a 48 volt, in prima linea nella lotta alle emissioni di CO2.

I finanziamenti non saranno privi di condizioni: le case automobilistiche francesi sono chiamate ad impegnarsi nel ricollocare la produzione del valore aggiunto in Francia nonché nel consolidare e mantenere tutta la produzione industriale sui siti francesi.

“Questo è un piano di difesa per il nostro settore che dovrà affrontare una delle crisi più gravi della sua storia. Si tratta di un piano di sovranità industriale automobilistica che mira a ricollocare il valore aggiunto, lottare per quest’ultimo e per far sì che i settori del futuro si verifichino” queste le parole del Presidente della Repubblica francese, Emmanuel Macron “è quindi un piano dell’automobile del 21 ° secolo”.

I nuovi aiuti sono entrati in vigore il primo giugno, ai sensi di un decreto pubblicato il 31 maggio nella Gazzetta ufficiale francese. Tra questi premi e bonus, alcuni sono temporanei e cesseranno il 31 dicembre 2020.

I tre obiettivi

Il piano di 8 miliardi coprirà tre obiettivi ambiziosi per conquistare la sovranità industriale automobilistica. Il primo è aumentare la domanda e rinnovare il settore affinché diventi più ecologica. Ad ogni cambio di un vecchio veicolo dovrà seguire l’acquisto di un veicolo alimentato dal nuovo diesel o benzina, a motore ibrido o ancora meglio elettrico. L’imperativo è ridurre le emissioni di CO2. L’acquisto di un nuovo veicolo ha un costo significativo ma subentrerà l’aiuto dello Stato francese. Per consentire a più persone di guidare in modo più pulito ed economico il bonus ecologico per un veicolo elettrico al 100% aumenterà da 6.000 a 7.000 euro dal primo giugno ed è in fase di creazione un bonus ecologico pari a 2.000 euro per l’acquisto di veicoli ibridi plug-in con oltre 50 chilometri di autonomia, in modalità completamente elettrica e che costino meno di 50.000 euro. Inoltre, il premio di conversione per le aziende è stato aumentato da 3.000 a 5.000 euro. Il massimale delle entrate fiscali che consente di beneficiare di premi più elevati è stato, invece, aumentato a 18.000 euro mentre il premio di demolizione assegnato per la sostituzione di un veicolo con un altro meno inquinante viene esteso ai veicoli classificati Crit’Air 3, ovvero veicoli a benzina immatricolati prima del 2006 ma anche diesel prima del 2011.

Al contempo, è stato accelerato il dispiegamento di terminali elettrici in tutto il paese, con l’obiettivo di raggiungere 100.000 terminali entro il 2021. La Francia mira, così, a diventare il primo paese europeo ad avere un sistema di supporto così ambizioso per i veicoli elettrici e ibridi.

Un altro pacchetto di misure è entrato in vigore il 1 ° giugno: il raddoppio da parte dello Stato del miglioramento del premio di conversione per le persone che vivono o lavorano in aree a basse emissioni, entro il limite di 1000 euro, nonché il pagamento da parte dello Stato degli stessi aiuti concessi per l’acquisto di una bicicletta assistita elettricamente, fino a 200 euro.

Il secondo obiettivo del piano francese per sostenere il settore automobilistico è quello di ricollocare la produzione in Francia. “Ora dobbiamo pensare a costruire il domani” ha dichiarato il Presidente Macron “La nostra industria automobilistica deve essere al centro della sfida della modernizzazione, dell’elettricità e dell’autonomia. In questa prospettiva, il nostro obiettivo è chiaro: rendere la Francia la prima nazione a produrre veicoli puliti in Europa portando a oltre 1 milione entro 5 anni la produzione annua di veicoli elettrici, ibridi plug-in o ibridi”.

Il terzo obiettivo che si pone la Francia è investire nella modernizzazione delle società francesi incrementando la competitività. A tal fine è in fase di creazione un fondo per il futuro dell’automobile dotato di: 200 milioni di euro in sovvenzioni destinate ad aiutare la digitalizzazione, la robotizzazione e l’industria, compresa la trasformazione ecologica di piccoli attori del settore che non possono permettersi questi cambiamenti; 150 milioni di euro a supporto dello sforzo di ricerca delle aziende del settore; 600 milioni di euro per sostenere la crisi che ha investito i produttori.

 

La Repubblica Ceca promuove il green deal come opportunità di ripresa economica

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Passata la fase di emergenza da coronavirus, anche la Repubblica Ceca pensa a come ripartire e, sorprendentemente, è green la risposta data dal governo di Babis. La posizione iniziale della Repubblica Ceca in merito alla tutela ambientale e al green deal europeo era tutt’altro che positiva, mentre adesso il governo ha approvato una dichiarazione secondo cui gli obiettivi del green deal potrebbero costituire anche un’opportunità per la ripresa economica, e dunque sembra essere indirizzato verso tali politiche. Un importante passo che è stato compiuto insieme ad altri sette paesi membri dell’UE: unendo le forze hanno difeso il ruolo del gas naturale in un’Europa con neutralità climatica.

La cooperazione con gli altri paesi

A seguito della crisi da coronavirus e delle richieste mosse dalla Commissione europea, un gruppo di otto paesi membri dell’Unione Europea ha unito le forze per difendere il “ruolo del gas naturale in un’Europa neutrale dal punto di vista climatico”: in un documento congiunto, il 22 maggio il gruppo degli otto ha chiesto delle “soluzioni combinate elettricità-gas” nel passaggio alle emissioni nette zero entro il 2050. Il documento congiunto, dal nome “Il ruolo del gas naturale in un’Europa neutrale dal punto di vista climatico” è firmato da Bulgaria, Repubblica Ceca, Grecia, Ungheria, Lituania, Polonia, Romania e Slovacchia. La dichiarazione sostiene la necessità del gas fossile nella transizione dal carbone, in quanto forma dominante di elettricità in molti stati membri dell’Europa orientale. Secondo tale documento, “quando si sostituiscono i combustibili fossili solidi, il gas naturale e altri combustibili gassosi come il biometano e i gas decarbonizzati possono ridurre significativamente le emissioni”. Inoltre, si afferma anche che “le politiche dell’UE dovrebbero garantire sinergie e flessibilità del sistema, senza ostacolare la competitività, la stabilità dell’approvvigionamento energetico e l’accessibilità dell’energia per l’industria e le famiglie. Mentre ci allontaniamo dai combustibili fossili solidi, dobbiamo garantire la sicurezza dell’approvvigionamento energetico e affrontare gli aspetti sociali ed economici di questo processo, con particolare enfasi sul superamento delle conseguenze dell’attuale situazione causata da COVID-19”.

La Commissione europea ha calcolato che l’elettricità soddisferà il 53% della domanda energetica del blocco di paesi entro il 2050, mentre il blocco si muove verso la riduzione delle emissioni a zero. Questo lascia almeno il 40% ad altri vettori energetici, come i combustibili gassosi, che secondo Bruxelles dovranno essere completamente decarbonizzati per raggiungere l’obiettivo dichiarato dell’UE di diventare neutrale dal punto di vista climatico entro il 2050. Il gas naturale è stato uno dei principali motori della rapida transizione dell’Europa dal carbone e si sta dimostrando anche un prezioso supporto per la generazione di elettricità rinnovabile variabile da energia eolica e solare. Per questi motivi, si dichiara che “l’infrastruttura del gas dovrebbe essere considerata uno degli elementi che consentono una transizione rapida e sostenibile verso una produzione più pulita di calore ed elettricità, trasporti, processi industriali e riscaldamento e raffreddamento residenziali.”

La posizione della Repubblica Ceca

Il 25 maggio il governo ceco ha pubblicato una dichiarazione in cui invita il piano di ripresa economica dell’UE e il bilancio a lungo termine ad allinearsi con il green deal europeo, segnando così un importante cambiamento rispetto alle precedenti posizioni di Praga. La dichiarazione è già stata approvata dal ministro dell’ambiente ceco Richard Brabec e dovrebbe essere formalmente approvata dal gabinetto prossimamente. Se confermata, la mossa segnerebbe un’inversione rispetto alle precedenti posizioni di governo: a marzo, mentre la pandemia di coronavirus ha iniziato a diffondersi in tutto il continente, il primo ministro ceco Andrej Babiš ha esortato l’Europa a “dimenticare l’Accordo Verde ora e concentrarsi sul coronavirus”.

In particolare, la Repubblica ceca riconosce la necessità di una rapida ripresa economica e del ritorno a una vita normale, senza le restrizioni causate dalla pandemia COVID-19. “Dovremmo cercare insieme soluzioni che ci permettano di soddisfare elevate ambizioni ambientali, sostenendo al contempo la competitività dell’Europa, la sua economia, gli investimenti e la creazione di posti di lavoro” si può leggere nel documento presentato. Per il governo di Praga, “l’attuazione di alcuni degli obiettivi del Green Deal europeo può rappresentare un’opportunità per un processo efficace di ripresa economica, tuttavia è importante garantire che gli impegni ambientali comuni siano rispettati a livello globale e non solo da parte dell’UE”.

Pascal Canfin, l’europarlamentare francese che presiede la commissione ENVI per l’ambiente del Parlamento europeo, ha accolto con favore la dichiarazione ceca, definendola “una buona notizia”. “Nonostante alcune forti dichiarazioni iniziali, la Repubblica ceca ammette che gli investimenti nella ripresa verde e nel green deal sono la strada da percorrere per tutti gli Stati membri dell’UE”, ha affermato Canfin. Secondo Canfin, l’approvazione ceca del Green Deal è anche “un buon segno” per i prossimi negoziati sul prossimo bilancio settennale dell’UE per il 2021-2027, anche se riconosce l’importante ruolo giocato dai fondi europei: “Qualsiasi accordo sarà più facile da raggiungere se del denaro aggiuntivo andrà a progetti e investimenti ecologici”, ha affermato.

Recovery Fund, la Commissione presenta la proposta “Next Generation EU” per la ripresa economica

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La presidente della Commissione europea Ursula Von der Leyen ha formalmente presentato il piano di ricostruzione europea, il Recovery Fund, ribattezzato “Next Generation EU”. Si tratta del principale strumento europeo per sostenere la ripresa economica con un fondo da 750 miliardi di euro, dopo il picco che ha avuto a causa della pandemia da coronavirus. La proposta, basata sul recente compromesso tra Francia e Germania, è stata presentata anche al Parlamento europeo, dove la presidente della Commissione ha tenuto un discorso, ed è ora da negoziare: deve essere approvata dal Consiglio europeo e dal Parlamento, quindi i 27 stati membri dovranno essere d’accordo sulle misure proposte. Il Presidente del Consiglio italiano Conte ha espresso un grande segnale di ottimismo per la proposta di Bruxelles, anche perché l’Italia sembra essere il primo paese destinatario dei fondi, con 81,8 miliardi di euro a fondo perduto e 90,9 miliardi di euro in prestiti da restituire tra il 2028 e il 2058.

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Vertice tra UE e Giappone per una risposta congiunta al Covid-19

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Il 26 maggio, la Presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen e il Presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, hanno tenuto una videoconferenza con il Primo ministro giapponese Shinzō Abe. I leader hanno affrontato la questione della risposta alla pandemia da Covid-19 evidenziando l’importanza della solidarietà globale, della cooperazione e del multilateralismo e hanno convenuto sulla necessità di trarre insegnamenti dall’attuale situazione globale al fine di prevenire future pandemie nonché i loro effetti. “Il nostro incontro invia due messaggi importanti: in primo luogo il partenariato UE-Giappone è molto forte e vivace. E in secondo luogo, stiamo lavorando molto duramente insieme per affrontare questa crisi COVID-19” queste le parole del Presidente del Consiglio europeo, Charles Michel.

L’impegno congiunto

Il Giappone è uno dei partner più affini dell’Unione europea. Il partenariato strategico UE-Giappone si basa su una cooperazione di lunga durata, valori e principi condivisi come la democrazia, lo stato di diritto, i diritti umani, il buon governo, il multilateralismo e le economie di mercato aperte. Ai sensi dell’accordo di partenariato strategico, l’UE e il Giappone stanno rafforzando le loro relazioni in una vasta gamma di settori, dalla cooperazione politica rafforzata al commercio e agli investimenti, dallo sviluppo alla trasformazione digitale, dall’azione per il clima alla ricerca e innovazione, e dalla cooperazione in materia di sicurezza alla crescita sostenibile.

Il 26 maggio, la Presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, il Presidente del Consiglio europeo Charles Michel ed il Primo Ministro giapponese Shinzō Abe, in videoconferenza, facendo leva sull’iniziativa dell’Unione europea che recentemente ha riscosso molto successo, quella della “Risposta globale al coronavirus” avviata il 4 maggio, hanno ribadito il loro impegno per la collaborazione globale nell’ambito dell’emergenza attuale, sostenendo finanziamenti per lo sviluppo e l’implementazione di efficaci medicinali antivirali, strumenti per la diagnostica, trattamenti e vaccini, al fine di renderli disponibili a tutti ad un prezzo accessibile. I leader hanno confermato che sia il Giappone che l’UE sono impegnati per frenare la diffusione della pandemia da Covid-19, proteggere le vite e mitigare le conseguenze sociali ed economiche, in linea con i loro principi e valori democratici, i diritti umani, lo stato di diritto e il principio di non discriminazione. Al fine di prevenire future pandemie, i leader hanno sottolineato l’importanza di rafforzare le capacità di preparazione e risposta, di condividere le informazioni in modo libero, trasparente e rapido e di migliorare la risposta internazionale anche attraverso organizzazioni internazionali pertinenti, come l’OMS, attingendo insegnamenti tratti dalle attuali risposte globali. Durante la videoconferenza è stato ribadito il ruolo dell’OMS nel coordinare la lotta contro la pandemia di Covid-19 ed è stato accolta con favore la risoluzione recentemente adottata in occasione della 73a Assemblea mondiale dell’Organizzazione che ha richiesto al Direttore generale di avviare, al più presto, un processo graduale di valutazione imparziale, indipendente e completa per rivedere l’esperienza acquisita e le lezioni apprese nell’ambito della risposta sanitaria coordinata ed internazionale al COVID-19.

Cooperazione e multilateralismo

Illustrando l’impegno congiunto dell’UE e del Giappone per accelerare la cooperazione in materia di ricerca, il Commissario europeo per l’innovazione, la ricerca, la cultura, l’istruzione e la gioventù, Mariya Gabriel e il Ministro dello giapponese per la politica scientifica e tecnologica, Naokazu Takemoto, hanno firmato a margine della videoconferenza, una lettera di intenti sul rafforzamento della cooperazione scientifica, tecnologica e innovativa. L’intesa include la collaborazione tra il programma giapponese di ricerca e sviluppo “Moonshot” e il programma “Horizon Europe” dell’UE. Giappone e Unione europea stanno promuovendo il coordinamento globale in vari consessi internazionali come il G7, il G20 e il sistema delle Nazioni Unite e sono impegnati ad assistere i paesi vulnerabili e le comunità bisognose.

I Presidenti von der Leyen e Michel e il Primo Ministro giapponese Abe hanno sottolineato altresì la loro determinazione a garantire una solida ripresa economica ed a ricostruire economie più sostenibili, inclusive e resilienti, in linea con l’Agenda 2030, gli obiettivi di sviluppo sostenibile e l’accordo di Parigi. I leader hanno poi sottolineato la necessità di assistere i paesi in via di sviluppo nella loro risposta al coronavirus, ad esempio attraverso il pacchetto di sostegno “Team Europe” di oltre 20 miliardi di euro. Al centro delle discussioni vi sono state anche le conseguenze geopolitiche della pandemia da coronavirus ed è stato ribadito l’impegno a sostenere l’ordine internazionale basato sul diritto e a rafforzare la cooperazione in settori quali la sicurezza informatica, la lotta alle minacce ibride e l’antiterrorismo. I leader hanno poi condiviso la preoccupazione che la diffusione del virus possa intensificare alcuni conflitti regionali e rendere più difficile la protezione della popolazione civile. Pertanto, hanno sostenuto la richiesta del Segretario Generale delle Nazioni Unite per un cessate il fuoco globale nell’ambito della pandemia di COVID-19 e hanno insistito sul rispetto dei principi umanitari. Leggi Tutto

Francia, battuta d’arresto per l’ idrossiclorochina contro il Covid-19

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Dopo uno studio pubblicato sulla rivista “The Lancet” che evidenzia l’inefficacia e i rischi dell’uso di idrossiclorochina per curare il Covid-19, il 26 maggio, in Francia, l’Alto Consiglio per la sanità pubblica (HCSP) e l’Agenzia dei medicinali (ANSM) hanno dichiarato di essere contrari al suo uso come trattamento o in studi clinici. In Europa, il clamore nei confronti dell’uso di idrossiclorochina è nato proprio in Francia, soprattutto grazie ad uno studio condotto dall’infettivologo Didier Raoult. Qualche ora dopo l’annuncio francese, anche l’Agenzia italiana del farmaco (Aifa) ha sospeso l’autorizzazione all’utilizzo di idrossiclorochina per il trattamento del Covid-19. Ciò fa eco all’annuncio dell’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) risalente al 25 maggio circa la sospensione temporanea dell’uso del medicinale nell’ambito del processo di solidarietà globale per la lotta al coronavirus.

Il “guru dell’idrossiclorochina”

Derivato dalla clorochina-un medicinale contro la malaria-l’idrossiclorochina è prescritta per combattere le malattie autoimmuni, il lupus o l’artrite reumatoide. Si tratta di uno dei tanti trattamenti testati dall’inizio dell’epidemia da coronavirus, ma il suo utilizzo è oggetto di molte controversie.

A marzo gli Stati Uniti hanno concesso l’autorizzazione di emergenza per l’uso del farmaco nella lotta al Covid-19 e Donald Trump ha dichiarato che lui stesso lo sta assumendo per scongiurare un contagio. In Europa il clamore nei confronti dell’uso di idrossiclorochina è nato in Francia, dove un piccolo studio svolto nella clinica di Marsiglia e condotto dall’infettivologo Didier Raoult ha rivelato di avere risultati promettenti. Sin dall’inizio dell’epidemia in Francia, si è creato uno scontro tra sostenitori e avversari dell’infettivologo Didier Raoult, rivelatosi il più noto portavoce dei presunti benefici dell’idrossiclorochina, attraverso studi realizzati sui suoi pazienti ricoverati nell’istituto Méditerranée Infection di Marsiglia. In particolare, Raoult utilizza l’ idrossiclorochina in pazienti con forme minori di coronavirus ed in combinazione con un antibiotico della famiglia dei macrolidi, l’azitromicina. Raoult, 68 anni, è diventato una star del web, parlando quasi esclusivamente attraverso video postati su YouTube. Sostenuto da alcuni politici locali della destra francese, come il sindaco di Nizza Christian Estrosi, Raoult è altresì diventato collaboratore della nuova rivista sovranista di Michel Onfray. Leggi Tutto

Francesca Scalpelli
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