“Black lives matter” sbarca in Francia: le manifestazioni contro la violenza della polizia ed il razzismo

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“Contro la violenza della polizia, non contro la polizia”: il 6 giugno, nonostante il divieto di grandi assembramenti, più di 20.000 persone si sono radunate a Parigi ed in altre città della Francia per protestare contro la violenza della polizia e il razzismo. In inglese e francese, a Parigi, Nantes e Marsiglia, Lione e Lille, gli slogan si ripetono: “Non riesco a respirare”, hanno urlato i manifestanti, riferendosi alle ultime parole di George Floyd, il giovane afroamericano morto sotto il ginocchio di un ufficiale di polizia, a Minneapolis, nel Minnesota, il 25 maggio. La folla ai piedi della Tour Eiffel a Parigi, ha chiesto altresì giustizia per Adama Traoré, morto a 24 anni dopo l’arresto da parte di tre gendarmi a Persan (Val-d’Oise), nel 2016, in circostanze che sono ancora oggi oggetto di indagini giudiziarie.

Le manifestazioni

Le proteste in omaggio di George Floyd e del movimento Black Lives Matter hanno avuto un grande successo in tutta Europa lo scorso fine settimana. In Francia, nonostante il divieto di assembramenti con più di dieci persone, le manifestazioni contro la violenza della polizia ed il razzismo del 6 giugno hanno raggiunto numeri elevatissimi: 5.000 persone a Lione; 1.500 a Lille e Nantes; oltre 3.000 a Marsiglia; a Bordeaux, almeno 2.500 persone hanno tenuto, in ginocchio e per alcuni con i pugni alzati, un lungo minuto di silenzio; il 5 giugno tra 1500 e 3000 persone erano già radunate davanti al tribunale di Rouen. “Il diritto di manifestare viene messo da parte durante la crisi sanitaria, ma la politica continua. Non c’è ragione per non far sentire la nostra voce” ha affermato Axel Colombo, 27 anni, a Parigi. Qui a scendere in piazza sono state più di 20.000 persone. I manifestanti hanno chiesto “giustizia per tutti” sollevando pannelli con la scritta “Black lives matter”, il grido di battaglia dell’omonimo movimento oltremare. Il tema della violenza poliziesca è da tempo motivo di preoccupazione nei quartieri popolari. Tuttavia, è stata necessaria la mobilitazione dei “gilet gialli” e le conseguenti operazioni di contrasto affinché il tema diventasse una preoccupazione nazionale.

Sotto la pressione degli eventi il tono generale della maggioranza sulla questione della violenza della polizia sta cambiando in modo significativo. La precedente linea del governo era chiara: la violenza della polizia non esiste. Il contenimento del Covid-19 aveva relegato la questione in secondo piano, rendendola una questione propria soltanto alle banlieues, dove i controlli di polizia sono stati a lungo fonte di tensione. Mentre l’esecutivo poteva credere che il tema fosse sepolto e mentre le manifestazioni erano bandite a causa della crisi sanitaria, la combinazione della morte di George Floyd negli Stati Uniti e un nuovo sviluppo giudiziario nel caso Adama Traoré, hanno riportato il tema al centro dell’attenzione. Il problema del razzismo nelle forze di polizia è ora aggiunto a quello della violenza, questione già resa evidente da più di un anno di manifestazioni da parte di “gilet gialli”.

La reazione delle autorità francesi

In seguito alla moltiplicazione delle manifestazioni, il Presidente della Repubblica francese, Emmanuel Macron, ha incontrato diversi ministri negli ultimi giorni. Il silenzio delle autorità era, infatti, diventato insostenibile. Il 7 giugno il Capo dello stato ha incontrato il Primo Ministro Edouard Philippe e gli ha chiesto di formulare rapidamente delle proposte per rispondere alle richieste espresse dai manifestanti. “Nel contesto delle emozioni suscitate dalla morte di George Floyd negli Stati Uniti, una parte della comunità nazionale ha protestato contro il razzismo e ha messo in dubbio l’azione della polizia. Vogliamo rispondere a questa rabbia con trasparenza e azione”, conferma l’entourage di Edouard Philippe. Anche il Ministro della coesione territoriale e delle relazioni con le collettività territoriali, responsabile della città e delle abitazioni, Julien Denormandie, ha ricevuto una chiamata dal Presidente ed è stato invitato a partecipare a questo lavoro del governo. Ma è soprattutto il Ministro dell’Interno, Christophe Castaner, a trovarsi in prima linea. Secondo il gabinetto presidenziale, Emmanuel Macron ha espressamente chiesto al ministro di “completare rapidamente il lavoro, iniziato lo scorso gennaio, che consisteva nel presentare proposte per migliorare l’etica della polizia”. Durante un viaggio a Pau il 14 gennaio, Emmanuel Macron aveva già formulato una simile richiesta a Cristophe Castaner. “Comportamenti che non sono accettabili sono stati o visti o segnalati” aveva motivato Macron.

La conferenza stampa di Castaner

Il Ministro Castaner ha tenuto una conferenza stampa lunedì pomeriggio, dove ha annunciato la fine del cosiddetto metodo di “strangolamento”: non verrà più insegnata nelle scuole di polizia e di gendarmeria e una sospensione sarà sistematicamente considerata per ogni comprovato sospetto di razzismo nella polizia.

La conferenza stampa sulla violenza e il razzismo della polizia, organizzata su espressa richiesta del Palazzo dell’Eliseo, segna, così, una svolta per il governo, mentre il movimento internazionale Black Lives Matter trova una forte eco in Francia, soprattutto nelle aree sensibili.

Tuttavia, “Libération” si rammarica che “al di là delle parole” le misure proposte dal Ministro dell’Interno restino comunque “limitate” e che molte questioni cruciali non sono state veramente trattate. “Abbiamo sentito buone parole e promesse. Mancano gli atti ”scrive il giornale.

Questi impegni arrivano dopo le rivelazioni del sito “StreetPress” sull’esistenza di un gruppo di Facebook che riunisce agenti di polizia e veicola messaggi razzisti. Il sito ha poi rivelato l’esistenza di un secondo gruppo Facebook, in cui più di 9000 persone, “molte delle quali sono membri delle forze di sicurezza”, scambiano, ancora una volta, messaggi di natura razzista, in particolare prendendo di mira un ragazzo di 14 anni, Gabriel, gravemente ferito all’occhio durante il suo arresto nella periferia di Parigi, pochi giorni fa. Una ferita causata dai calci violenti in faccia da parte di uno o due poliziotti. Interrogato anche su questo argomento, Christophe Castaner ha dichiarato di essere “disturbato” dalle “testimonianze” attorno a questo arresto.

Bookreporter Settembre

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