Giulio Andreotti a dieci anni dalla scomparsa: la Memoria degli Archivi, tracce di un patrimonio condiviso

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Sono passati dieci anni dalla scomparsa di Giulio Andreotti, sette volte presidente del Consiglio dei Ministri della Repubblica Italiana, protagonista indiscusso della politica italiana per oltre cinquant’anni. Per ricordare la sua figura, il 17 maggio si è svolto a Roma un convegno dal titolo “La Memoria degli Archivi – Giulio Andreotti a dieci anni dalla scomparsa: tracce di un patrimonio condiviso”.

L’evento, moderato dal giornalista Massimo Franco, ha visto la partecipazione di illustri relatori, tra cui il vicepresidente della Camera Giorgio Mulè, i professori Antonio Varsori e Luca Micheletta, e Serena Andreotti, figlia di Giulio Andreotti.

Nel suo intervento introduttivo, Giorgio Mulè ha paragonato gli archivi storici ai “penati” eroici cantati da Virgilio nell’Eneide, custodi della memoria di un popolo. Un paragone calzante, considerata l’enorme mole di documenti che Andreotti ha lasciato e che sono ora consultabili nell’Archivio della Fondazione Luigi Sturzo.

Il professor Antonio Varsori ha sottolineato come negli archivi andreottiani si trovino fonti preziose per ricostruire un lungo periodo della storia italiana e comprendere appieno le scelte in politica estera di Andreotti, che consentirono all’Italia di uscire dall’isolamento diplomatico. Varsori ha inoltre raccontato un aneddoto rivelatore: nel 1987, alla caduta del governo Craxi, l’ambasciatore francese a Roma disse che l’Italia perdeva due veri statisti in politica estera, Andreotti e Craxi.

Il professor Luca Micheletta si è soffermato sul fitto carteggio intercorso tra Andreotti e Francesco Cossiga dal 1985 al 1992. Pur essendo entrambi esponenti della Democrazia Cristiana, emerge dalle lettere la diversità delle loro visioni sulla delicata fase di transizione che l’Italia stava attraversando, tra riforme istituzionali e partecipazione alla Guerra del Golfo.

Particolarmente toccante è stata la testimonianza di Serena Andreotti. Attraverso fotografie proiettate sul maxischermo, ha ricordato momenti salienti della vita del padre: dai primi articoli per la rivista “Fucina” all’entrata nella FUCI, dai rapporti con Alcide De Gasperi e Paolo VI alle deleghe ricoperte come sottosegretario, fino ai 28 faldoni di documenti sul caso Moro. Serena Andreotti ha poi annunciato che l’intero archivio andreottiano è stato acquisito in copia da una fondazione americana, a dimostrazione dell’interesse storico del materiale.

Infine, Gianni Letta, ex direttore del Tempo, ha chiuso i lavori ricordando il suo stretto rapporto con Andreotti quando era al vertice del quotidiano.

L’incontro ha evidenziato come, a dieci anni dalla morte, la figura di Giulio Andreotti sia ancora di grandissima attualità e come il suo enorme archivio costituisca una miniera preziosa per comprenderne appieno il ruolo nella storia repubblicana. Come ha detto Mulè, “calata la polvere della cronaca, è giunta l’ora della Storia”. Ed è proprio dalla storia, e dalla memoria che ne conservano le tracce, che Andreotti continua a parlarci.

Bookreporter Settembre

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