Visegrad, l’incontro tra i quattro Paesi per il Recovery Fund

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L’11 giugno scorso i quattro Paesi di Visegrad, vale a dire Repubblica Ceca, Slovacchia, Ungheria e Polonia, si sono incontrati presso il castello di Lednice, in Repubblica Ceca, al fine di trovare una posizione comune sul Recovery Fund. La posizione che è emersa è la seguente: l’erogazione di fondi per aiutare i Paesi membri dell’Ue è giusta e necessaria a gestire la pandemia, tuttavia deve avvenire secondo un meccanismo equo. I primi ministri Orbán e Babiš hanno affermato che “non è giusto che i Paesi più poveri debbano pagare per quelli più ricchi”. Quanto al Fondo, la proposta della Commissione prevede 63 miliardi per la Polonia, 8 per la Slovacchia, 19,2 per la Repubblica Ceca e 15 per l’Ungheria e lascia scontenti gli ultimi due paesi.

Il summit di Lednice

I ministri del gruppo Visegrad si sono incontrati l’11 giugno per il loro ultimo vertice durante la presidenza ceca: per l’occasione, il vertice si è tenuto al Castello di Lednice in Repubblica Ceca. L’argomento principale è stato la preparazione di una posizione comune sul futuro bilancio europeo e sul quadro finanziario pluriennale dell’UE. I primi ministri Andrej Babiš della Repubblica ceca, Mateusz Morawiecki della Polonia, Viktor Orbán dell’Ungheria e Igor Matovič della Slovacchia hanno convenuto che nell’attuale situazione di emergenza è necessario sostenere la comune economia europea. Tuttavia, anche se la crisi che colpisce l’UE riguarda tutti gli Stati membri, non tutti dispongono di strumenti sufficienti per far fronte alla crisi. La posizione dei paesi è dunque quella per cui i fondi previsti dai nuovi strumenti dovranno essere distribuiti in modo equo e senza svantaggiare gli Stati più in difficoltà. Il primo ministro ceco Babiš ha affermato che la distribuzione dei fondi dovrà avvenire in modo equo, così come la scelta dei criteri: “la disoccupazione non dovrebbe essere un criterio chiave perché i suoi valori negli ultimi anni non erano correlati alla crisi del Coronavirus”; al contrario, il Primo Ministro ceco considera il calo del PIL un criterio appropriato. Inoltre, è emerso che l’assistenza per l’economia europea dovrebbe essere flessibile da soddisfare le diverse esigenze di ogni Stato, che verranno stabilite di Stato in Stato. “Nel nostro caso, questo è principalmente il Piano nazionale per gli investimenti. Dobbiamo ricevere denaro per gli investimenti e dobbiamo essere in grado di mostrare alla Commissione europea e agli Stati membri esattamente dove sono finiti quei soldi”, ha affermato il primo ministro.

La posizione dei paesi

Secondo Babiš è essenziale che gli Stati membri V4 confermino una posizione unitaria nei confronti del nuovo quadro finanziario pluriennale dell’UE. “Entreremo nei negoziati con un chiaro obiettivo comune: garantire che il prossimo bilancio dell’UE sia impostato correttamente in modo che sia equo e che il piano di rafforzamento post-Coronavirus soddisfi le esigenze delle nostre economie”, ha aggiunto Andrej Babiš.

I paesi V4 sostengono la creazione di strumenti e misure straordinari in linea con le esigenze dell’economia europea al fine di affrontare le conseguenze economiche sfavorevoli della crisi causata da COVID-19. Tuttavia, ritengono che tali misure debbano essere strettamente di natura temporanea. La ripresa dovrebbe basarsi su riforme e investimenti a favore della crescita. Al fine di sfruttare appieno lo slancio già nel 2021, la portata delle misure per creare le condizioni per una crescita sostenibile dovrebbe essere abbastanza ampia e il processo dovrebbe essere semplice.

Ovvero, la distribuzione di fondi non dovrebbe svantaggiare i paesi che hanno gestito la pandemia in modo relativamente efficace: Repubblica Ceca e Ungheria sono in una posizione contrariata, poiché la proposta della Commissione prevede 63 miliardi per la Polonia, 19,2 per la Repubblica Ceca, 15 per l’Ungheria e 8 per la Slovacchia. Se il primo ministro slovacco si è detto soddisfatto per quanto otterrebbe, ha riconosciuto comunque che è poco favorevole per gli altri paesi. Il primo ministro ungherese, nazionalista conservatore molto critico con l’UE, ha affermato che il fondo è “filosoficamente abbastanza lontano da ciò che gli ungheresi pensano del mondo” e che “finanzia i ricchi con i soldi dei poveri”. Il primo ministro, pur considerando il meccanismo “assurdo e perverso” ha affermato che con ulteriori elaborazioni è disposto ad accettarlo. Quanto alla Polonia, essendo il paese che tra i quattro ha ottenuto di più, sembra essere più d’accordo con la proposta della Commissione. Tuttavia, il primo ministro Morawiecki, altro nazionalista conservatore, ha affermato che “I Paesi dell’Ue più ricchi dovrebbero pagare di più nel bilancio dell’Unione sulla scia della ripresa economica”.

Si conclude dunque che i criteri di assegnazione sia per il QFP che per il piano di Next Generation EU dovrebbero essere equi nei confronti dei paesi a basso reddito, poiché il livello di prosperità riflette la capacità degli Stati membri di finanziare la ripresa.

Bookreporter Settembre

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