Lockdown delle emozioni

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Assistere ad un concerto, andare allo stadio, tornare a vedere un film al cinema. Ad oggi sono argomenti tabù. È anche vero che in un paese totalmente bloccato dall’emergenza Covid-19 non sono temi di prima necessità, ma proveremo comunque a rispondere a queste domande.


Ma prima facciamo un bel passo indietro. Era l’ottobre del 1918, la prima guerra mondiale volgeva al termine e, in quel di Hollywood, il cinema muto era pronto ad affacciarsi sul mercato americano, quando, l’influenza spagnola, bloccò ogni attività. Le conoscenze mediche e scientifiche erano decisamente meno all’avanguardia di quelle che si presentano ai giorni nostri e, allo stesso modo, la libertà di informazione era pressoché inesistente. In Italia furono molti i teatri a chiudere i battenti.

A Torino, per esempio, come anche nei teatri di Roma e Milano, le attività cessarono nello stesso mese di Ottobre, per poi riprendere un mese dopo. Probabilmente si pensò che rinchiudere in casa una popolazione, da poco reduce dal conflitto mondiale, avrebbe peggiorato le cose a livello sociale e psicologico. Tutto ciò però, sommato alle ovvie condizioni medico-sanitarie dell’epoca, uccise, in Italia e in tutto il mondo, milioni di persone.

Dopo la doverosa premessa, torniamo ai giorni d’oggi, dove anche il divertimento, come noi tutti, è in una fase di “lockdown”. Un esempio emblematico lo troviamo nelle ormai celebri dirette social di artisti e calciatori, ma anche nelle banali videochiamate tra amici per sentirsi tutti “un po’ più vicini”. Una volta finito tutto questo però, in che modo si potrà far uscire la musica, il cinema e lo sport dalla quarantena?

Se per quest’ultimo mondo (molto caro a noi italiani) il discorso si complica e non poco (si pensa infatti che prima di poter tornare a guardare una partita allo stadio o in un qualsiasi palazzetto, si debba arrivare alla scoperta e conseguente diffusione di un vaccino), per il mondo dell’arte e dello spettacolo, negli ultimi giorni, si sono rincorse diverse idee.

La più celebre e sponsorizzata è quella del cosiddetto “Live Drive-in”, un ritorno al passato che permetterebbe ai concerti, ai cinema e ai teatri, di far ripartire la propria economia, in linea con le regole anti-contagio e alla popolazione di tornare a godere di una forma di spettacolo “live”, per l’appunto, comodamente dal sedile della propria auto. Sono già venti le città che, in tutta Italia, hanno aderito a questa bozza di progetto, il che non sarebbe una novità tanto per il cinema e per il teatro, quanto per la musica e per i concerti, con non pochi limiti logistici e di realizzazione.

Riuscireste ad immaginarvi segregati nella vostra utilitaria sulle note di un concerto rock? Provate a chiudere gli occhi, pensate al vostro ultimo concerto visto dal vivo e traslate le vostre emozioni dentro la carrozzeria della vostra vettura. Le sensazioni sarebbero le stesse? La risposta è no. Il rischio di un “appiattimento” delle emozioni è altissimo, e ciò non si scosterebbe molto dal vederlo dal divano di casa.

In definitiva quindi, in un mondo tecnologico come il nostro, perché non avvalerci dello streaming, di dirette televisive e quant’altro come soluzione alternativa? Sarebbe sicuramente uno “step” meno coercitivo prima di tornare a vivere in “libertà” tutte quelle emozioni, che un fenomeno di aggregazione come un concerto ci deve regalare.

 

di Matteo Sansoni

Bookreporter Settembre

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