Il Gruppo di Visegrád è un’alleanza culturale e politica di quattro paesi dell’Europa centrale – Repubblica Ceca, Ungheria, Slovacchia e Polonia – istituita nel 1991 con il fine di garantire l’avanzamento militare, culturale, economico ed energetico, nonché di promuovere l’integrazione dei singoli stati nell’Unione Europea.
Il 16 dicembre, i sindaci delle quattro capitali dei V4, Praga, Budapest, Bratislava e Varsavia, hanno deciso di stringere un patto di intesa in controtendenza rispetto ai leader dei quattro paesi ed alle politiche nazionali. Il cosiddetto “Patto delle città libere” siglato a Budapest presso l’importante sede della Central European University è un accordo europeista, contro il populismo e a favore della cooperazione per la lotta ai cambiamenti climatici e per la gestione dei fondi europei; altri importanti questioni affrontate sono l’invecchiamento della popolazione, le politiche abitative e quelle sociali. Oltre a lavorare per risolvere la vivibilità, le città si sono impegnate a proteggere la libertà della popolazione, la dignità umana, la democrazia, lo stato di diritto e la diversità culturale.
È il sindaco di Budapest Gergely Karácsony ad aver invitato i suoi omologhi firmatari del patto – Matúš Vallo sindaco di Bratislava, Zdenek Hrib sindaco di Praga e Rafał Trzaskowski sindaco di Varsavia: ponendosi contro il populismo di Orban e del sindaco precedente, ha richiesto una cooperazione in questo senso, rafforzando sia il “Gruppo dei 4” che le quattro capitali. Infatti, i quattro sindaci hanno richiesto la possibilità di ottenere parte dei finanziamenti diretti al governo direttamente in municipio, rendendone la gestione più indipendente. La recente vicenda del Primo Ministro ceco ha smosso ancora di più la situazione da questo punto di vista, portando i sindaci a chiedere proprio dove finiscano i fondi europei quando utilizzati esclusivamente dal governo.
Il sindaco di Budapest sottolinea i suoi valori legati alla solidarietà, e considera il patto come un “ponte verso l’Europa”, dichiarando poi “il populismo che cerca l’egemonia non può conquistare le città. Le città possono essere le teste del ponte a partire dalle quali è possibile ripristinare tutte le attuali crisi della democrazia. Ecco perché le città sono una spina nell’occhio del populismo”.
Alla luce del fatto che tutti e quattro i paesi di Visegrád, nell’ultimo periodo, hanno adottato politiche in contrasto all’UE, il segnale mandato dai sindaci delle capitali risulta particolarmente importante. La Repubblica Ceca ha un’indagine in corso per conflitto di interesse nell’utilizzo dei fondi UE da parte del Primo Ministro Babis, sia l’Ungheria che la Polonia sono guardate con attenzione per verificare che l’articolo 7, il rispetto dello stato di diritto, non venga violato; negli ambiti del potere giudiziario e della magistratura, in entrambi i paesi sono stati adottati provvedimenti ritenuti lesivi di tale articolo. I leader di questi paesi mantengono questa loro posizione sulla base del principio di sovranità, per il quale si sentono legittimati ad applicare le leggi ritenute più consoni. Allo stesso tempo, nessuno vuole rinunciare ai fondi europei, pur contestando le condizioni previste per poterne godere. “Vogliamo lottare per l’accesso diretto al denaro europeo perché siamo i motori diretti della crescita nei nostri paesi”, ha affermato il sindaco di Varsavia Trzaskowski: i sindaci progressisti vorrebbero che Bruxelles li aiutasse a “bypassare” in qualche modo i loro governi nazionali e incanalare i fondi direttamente nelle loro città.
Altro elemento importante del patto riguarda la lotta ai cambiamenti climatici: il sindaco di Budapest ha voluto porre l’accento su questa tematica in modo esemplare, dichiarando lo “stato di emergenza climatica” nella sua città. Ciò anche perché la scorsa settimana, durante la riunione dei leader dell’UE a Bruxelles, la Polonia, l’Ungheria e la Repubblica ceca hanno respinto i piani della presidente della Commissione europea Ursula Von der Leyen per la neutralità del carbonio in tutta l’Unione Europea entro il 2050; le città vogliono invece dare un messaggio diverso, e sperano davvero che la loro iniziativa sarà accolta e apprezzata a Bruxelles.
“Abbiamo governi difficili ma siamo fortemente impegnati nei valori europei, nella democrazia, nell’apertura e nella libertà. Abbiamo combattuto tutti per l’inclusività delle nostre città”, ha dichiarato il sindaco polacco. “Se avremo successo nelle nostre città, questo potrebbe essere un nuovo impulso per le potenze liberali in tutti i nostri paesi”, ha affermato a sua volta il sindaco di Praga Zdenek Hrib.
Secondo i recenti segnali, le alleanze dei sindaci sono percepite come una grave minaccia politica: la coalizione di governo ungherese ha approvato la scorsa settimana una legislazione che limita il potere dei comuni e dei partiti di opposizione in parlamento. Ciò vuol dire che questa presa di posizione dei sindaci è temuta dai governi, in quanto può portare davvero ad un cambiamento.