Nasce a Roma il polo della New Space Economy

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La camera di Commercio della Capitale è stata tra le prime ad aderire al progetto del NSE Expo Forum, forte dell’importante presenza di aziende del settore Aerospaziale residenti proprio nella regione Lazio e in particolare nel comune di Roma. Per sapere quanto vale il settore abbiamo incontrato il presidente Tagliavanti che ci ha illustrato i dati salienti del comparto.

Quanto vale il settore aerospaziale nel Lazio?

L’Italia conta complessivamente 5 distretti produttivi aerospaziali e fra questi il Lazio è il principale. Delle 829 imprese che compongono i 5 distretti, 257, ossia il 31%, hanno infatti sede nel Lazio, con 30mila occupati (il 42,3% del totale) e 5 miliardi di euro di fatturato (il 35% del totale). 

Per dare un ulteriore termine di confronto, si consideri che il secondo distretto aerospaziale per dimensioni del fatturato è quello del Piemonte, il cui valore della produzione è di 2,5 miliardi di euro, ossia la metà rispetto al Lazio. In termini di occupazione il distretto del Lazio assorbe invece più lavoratori di Piemonte e Lombardia messe insieme. 

L’aerospazio è inoltre centrale nel quadro delle politiche regionali e nell’ultimo ciclo di programmazione dei fondi europei ha assorbito oltre 58 milioni di euro, 12 dei quali direttamente destinati a sostenere l’attività di ricerca, che è naturalmente una leva imprescindibile per il settore.

Basti pensare, a quest’ultimo riguardo, al rilievo che hanno le produzioni spaziali vere e proprie, in molti casi inserite all’interno di programmi di livello europeo. Ad esempio, il lanciatore europeo VEGA è costruito per il 65% sul territorio laziale.  

Il valore del settore può poi essere misurato dalla dimensione delle sue esportazioni. Secondo i dati recentemente comunicati da Intesa San Paolo, le vendite all’estero del polo aerospaziale del Lazio ammontano a oltre 1 miliardo di euro e per circa la metà sono dirette ai mercati di Francia, Stati Uniti e Regno Unito. Rilevante è anche la presenza sui mercati delle economie emergenti, con circa 150 milioni di euro di esportazioni in Turchia, 70 in Russia e 25 negli Emirati Arabi Uniti. 

A tutti gli effetti il settore aerospaziale deve essere dunque considerato uno dei fulcri del settore produttivo laziale. Questo non solo per gli aspetti dimensionali che ho appena richiamato, ma anche per gli elementi qualitativi del settore, che è uno di quelli dove massimamente si esprime il rapporto fra le imprese e il mondo della ricerca. E non può esserci dubbio sul fatto che le prospettive di sviluppo economico siano sempre più legate alla capacità di produrre e trasferire l’innovazione, ossia di contaminare il lavoro delle imprese con i nuovi saperi tecnologici. Da questo punto di vista quello dell’aerospazio è, per la regione Lazio, un vero e proprio settore trainante.  

Il New Space Economic Forum è alla sua prima edizione: come valuta questa iniziativa per la promozione del settore? 

Il Forum è promosso dal mondo camerale e dalla Regione Lazio, nell’ambito della Convenzione sottoscritta per assicurare la partecipazione congiunta a fiere di carattere internazionale. Proprio questo muoversi insieme in una proiezione globale può essere considerato come un primo elemento di valore aggiunto dell’evento. Tipicamente, se ci confrontiamo con altri grandi Paesi, emerge infatti la minore capacità italiana di fare sistema, ossia di competere non a livello di singola azienda, bensì di filiere produttive e istituzionali. Un limite che forse nel Lazio è ancora più forte che altrove. La regione conta oltre 240mila studenti universitari, concentra centri di ricerca all’avanguardia (quali ad esempio il CNR e l’ENEA), conta circa 32mila addetti nel campo della ricerca, occupa il secondo posto nazionale per numero di start-up innovative (ormai più di 1.500), ma, nonostante queste dotazioni, non può dirsi leader nel campo del trasferimento tecnologico. Rimane cioè un diaframma a separare il mondo della ricerca e quello dell’impresa, che ancora non siamo riusciti a rompere. Spesso poi le stesse Istituzioni sono restie a ragionare su una progettualità comune, che permetterebbe invece sia di aumentare l’efficacia delle politiche, sia di accrescere la scala degli investimenti. Da questo punto di vista il Forum deve appunto essere visto come una delle iniziative a cui la Camera di Commercio di Roma è ben lieta di partecipare nell’ottica di promuovere il rafforzamento della catena istituzionale del Lazio.

La rilevanza dell’evento sta poi nel confermare che la nostra regione e il nostro Paese sono, e vogliono continuare a essere, protagonisti nel campo della New Space Economy, un settore che offre grandi prospettive di crescita futura e che continuerà a garantire la crescita di un’occupazione di qualità. Il Forum costituisce d’altronde un elemento di continuità nell’attenzione prestata dalla Camera di Commercio alle prospettive del settore. Tanto che nell’ultima edizione di Maker Faire Rome, uno tra i più grandi eventi europei dedicati all’innovazione e alla creatività, è stata ospitata un’intera sezione sullo spazio e sulla sua economia. Ed è importante che le Istituzioni confermino il loro impegno nel promuovere iniziative volte a rafforzare la propensione all’innovazione e all’internazionalizzazione del sistema produttivo. 

           

Quali sono i progetti della Camera di Commercio per questo settore? 

Credo che la Camera di Commercio, sempre nell’ambito della collaborazione istituzionale di cui ho appena detto, debba prestare particolare attenzione al rafforzamento verso il basso della filiera produttiva del settore. Mi spiego meglio. Proprio per la sua forte domanda di ricerca e innovazione, l’aerospazio è un settore dove la concorrenza si gioca su alte dimensioni di fatturato e dove quindi forte è la prevalenza di grandi imprese. Non solo. Dal momento che il settore è anche fortemente internazionalizzato, sono spesso le grandi multinazionali a dettare le regole del gioco e le stesse linee di evoluzione tecnologica. Ecco, noi come Lazio e naturalmente come Paese dobbiamo decidere con che ruolo vogliamo stare su questo campo di gioco. Qui sono due gli obiettivi che dovremmo prefiggerci. Il primo è di rendere ancora più consistente la partecipazione delle nostre PMI alla filiera aerospaziale, garantendo al contempo che questa partecipazione si realizzi all’interno di una sempre maggiore capacità innovativa. Quindi la filiera deve essere rafforzata verso il basso nel senso di irrobustire per numero e per qualità il tessuto delle imprese più piccole del settore così da metterle in condizioni di non subire la concorrenza oligopolistica delle grandi multinazionali.

Il secondo obiettivo dovrebbe essere quello di creare le condizioni perché un tessuto produttivo più robusto e compatto possa anche cominciare a determinare in proprio le traiettorie tecnologiche del settore. Un’ambizione certo alta, ma non infondata tenendo conto che le nostre aziende già svolgono un ruolo di primo piano nella ricerca e produzione aerospaziale. E la Camera di Commercio si propone di essere parte della prospettiva di avanzamento competitivo del settore aerospaziale laziale.         

Bookreporter Settembre

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