Da Praga a Brno, l’Unione degli insegnanti in sciopero

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Nelle principali città della Repubblica Ceca, da Praga a Brno, sono stati convocati degli scioperi dall’Unione degli insegnanti a seguito di una disputa con il governo sui salari bassi.

Lo sciopero è stato indetto dall’Unione degli insegnanti: si ritengono inadeguati gli aumenti salariali offerti dal governo. Il primo ministro Andrej Babis aveva originariamente promesso che gli stipendi degli insegnanti sarebbero aumentati del 15%, divisi tra agevolazioni fiscali e salari, ma lunedì i legislatori hanno invece votato per un bilancio con un pacchetto maggiorato di appena l’8%, con un ulteriore 2% destinato ai capi di istituto per un sistema di ricompensa degli insegnanti. I sindacati hanno inizialmente richiesto un aumento di stipendio del 15% l’anno prossimo. In seguito, hanno concordato un aumento del 10%, a condizione che l’intera somma vada alla paga base. Il governo ha promesso che nell’autunno del 2021, gli insegnanti dovrebbero vedere i loro stipendi aumentare del 15% rispetto al 2017, il che significherebbe ottenere 45.000 corone.

Lo sciopero è stato portato avanti in tutta la Repubblica Ceca: migliaia di scuole hanno partecipato ad uno sciopero di un giorno mercoledì 6 novembre per gli stipendi degli insegnanti secondo quanto detto da un funzionario sindacale. “Un totale di 1.221 scuole sono chiuse, 2.743 hanno ridotto le loro ore e quasi 3.000 ci stanno inviando e-mail di supporto in quanto non hanno potuto prendere parte attiva allo sciopero” ha dichiarato ai giornalisti Marketa Seidlova vicecapo del sindacato ceco degli impiegati delle scuole. Inoltre, secondo gli ultimi dati del comune di Brno, lo sciopero avrebbe dovuto colpire 28 scuole elementari (18 chiusure complete, 10 chiusure parziali) e 11 scuole materne (8 chiusure complete, 3 chiusure parziali). Questi dati concretamente significano che oltre la metà delle scuole del paese ha preso parte alla protesta, ha aggiunto Seidlova, con indosso una maglietta con l’hashtag #nomorecheapteachers, non più insegnanti economici.

Di tutt’altro avviso è stato il ministro dell’Istruzione Robert Plaga, il quale ha minimizzato i numeri dicendo che erano ben lontani dall’essere “l’illusione che stavano cercando di creare” poiché solo il 10-25% delle scuole aveva aderito allo sciopero a seconda della regione. “Dopo anni o forse decenni in cui gli insegnanti sono stati trascurati, i salari ora stanno aumentando. Ammetto che potrebbero crescere più velocemente, però”, ha dichiarato Plaga, aggiungendo “abbiamo aumentato notevolmente i salari negli ultimi due anni, ma siamo ancora lontani da una situazione in cui potremmo dire che stiamo investendo nel futuro dei nostri figli”.

Ad Olomouc, nella Moravia settentrionale, il capo del sindacato regionale degli impiegati della scuola Eva Hrdlickova, ha affermato che è stato proprio l’atteggiamento del ministro dell’istruzione Robert Plaga il motivo principale dello sciopero. “Questa volta la quantità di denaro non ha importanza. Ciò che conta è l’atteggiamento di Plaga e il modo in cui negozia con le parti sociali “, ha detto Hrdlickova.

Nella dichiarazione politica rilasciata, il governo di centrosinistra del primo ministro miliardario Andrej Babis ha promesso di aumentare i salari degli insegnanti entro il 2021 ad almeno il 15% percento del livello del 2017. Infatti, nel primo trimestre del 2019, gli insegnanti nella Repubblica Ceca hanno guadagnato un po’ più di 36.200 corone (1.420 euro) al mese in media, leggermente più alto del salario medio complessivo dei membri dell’UE di quasi 32.500 corone.

I sindacati scolastici, che hanno portato avanti lo sciopero, hanno richiesto un aumento almeno del 10 percento della retribuzione di base, ed hanno rifiutato di commentare ulteriormente, limitandosi a sottolineare che l’aumento dell’8% della retribuzione di base è inferiore a quanto promesso da Plaga. “Non c’è più nulla di cui negoziare”, ha invece detto Babis su possibili ulteriori colloqui con i sindacati scolastici, ed anche Plaga ha dichiarato di essere d’accordo con Babis sull’aumento deciso.

Bookreporter Settembre

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