GEOPOLITICA DEL MONDO MODERNO

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Luglio 2016 - page 2

Bangladesh: proseguono le indagini dopo l’attentato

Asia/BreakingNews di

Continuano le indagini in Bangladesh per ricostruire la rete che ha fornito supporto logistico al commando di terroristi che nella notte di venerdì ha ucciso 20 civili, prevalentemente di nazionalità Italiana e giapponese, in un caffè della zona diplomatica della capitale Dacca.

L’attentato è stato rivendicato dallo Stato Islamico e sono state diffuse dalla stampa locale alcune foto che ritraggono il volto di 5 dei giovanissimi attentatori accanto alla bandiera nera di Daesh. I terroristi, secondo le prime ricostruzioni, sarebbero in gran parte esponenti della borghesia di Dhaka, con un passato recente da studenti presso una rinomata università in lingua inglese della Capitale.

Le forze speciali erano intervenute sabato mattina, dopo quasi 12 ore di assedio, uccidendo sei membri del commando e riuscendo a portare in salvo 13 ostaggi. Cinque di essi sono ancora tenuti sotto custodia dalle autorità e nelle scorse ore sono stati interrogati dalla polizia per chiarire la loro posizione. Tra loro, secondo quanto riportato da fonti anonime della polizia, ci sarebbero un cittadino canadese di origini bengalesi ed un cittadino britannico nato in Bangladesh. Le autorità stanno svolgendo indagini ad ampio raggio interrogando anche amici e parenti delle persone trattenute.

La polizia vorrebbe chiarire soprattutto la posizione di un ostaggio Bengalese, rimasto intrappolato insieme a moglie e figli nel ristorante durante l’attacco. In alcuni video amatoriali ripresi dall’esterno del ristorante, si vedrebbe l’uomo parlare con alcuni degli attentatori prima di ricevere da questi l’autorizzazione ad allontanarsi con i familiari.

Si tratterebbe di un insegnante di un università privata di Dhaka, tornato in patria dopo 20 anni trascorsi in Inghilterra. La polizia sospetta che uno degli attentatori abbia studiato nello stesso dipartimento dove il professore tiene regolarmente le sue lezioni e vuole capire se i due potessero essere in contatto nel periodo precedente alla strage.

Inizialmente la polizia aveva insistito nel negare ogni collegamento tra il commando e i network del terrorismo internazionale. Dopo le prime rivendicazioni e la diffusione, su siti vicini a Daesh, di alcune foto che sembrano ritrarre gli interni dell’Holey Artisan Backery e la scena del massacro, la polizia ha cambiato parzialmente linea, dichiarando che le indagini in corso stanno cercando di stabilire se gli attentatori abbiano avuto legami con gruppi stranieri, negando però che l’attacco possa aver avuto una regia esterna.

Le indagini hanno scatenato una caccia all’uomo contro 6 membri di Jamaatul Mujahideen Bangladesh (JMB), un gruppo islamista locale, sospettati di aver collaborato all’organizzazione del massacro e di aver avuto un ruolo centrale nella fase di indottrinamento dei giovani terroristi, quasi tutti istruiti e provenienti dalla media e dall’alta borghesia bengalese. Mentre le forze dell’ordine tentano di individuare e fermare i 6 sospettati, 130 membri dell’organizzazione islamista arrestati in precedenza vengono interrogati dalle autorità giudiziarie alla ricerca di informazioni utili alle indagini.

La polizia ovviamente conta di ottenere informazioni fondamentali da due sospetti (anche se inizialmente si era parlato di uno) che avrebbero preso parte all’attacco e che ora sono piantonati in ospedale.
Mentre le indagini procedono, nel tentativo di stabilire la natura locale o globale dell’attentato, Il Bangladesh e i suoi quasi 160 milioni di abitanti, musulmani per il 90%, si interrogano sulle ragioni che hanno spinto un gruppo di giovani studenti provenienti da famiglie liberali ed istruite (solo uno era di umili origini), ad imbracciare spade e fucili per uccidere e sacrificare il proprio stesso futuro. L’attacco di venerdì scorso segna un drammatico cambio di paradigma, che va oltre il possibile coinvolgimento dello Stato Islamico.

In Bangladesh, la radicalizzazione islamista non fa più breccia unicamente nelle menti di giovani poveri e diseredati, la cui unica istruzione consiste negli insegnamenti fondamentalisti impartiti dalle scuole coraniche attive nelle zone rurali. L’islamismo militante ed il richiamo alla morte, la propria e quella del nemico, seducono anche i pupilli della borghesia occidentalizzata e si insinuano attraverso le parole, rilanciate dai social media, di predicatori stranieri che parlano da luoghi lontani. E’ una sorta di indottrinamento autodidatta difficile da capire, difficile da prevenire e difficile da controllare che indica nella violenza anti-occidentale la soluzione ai tanti problemi che affliggono uno degli stati più poveri e popolati del pianeta.

 

Luca Marchesini

Bangladesh: investigations after Dhaka attack

Asia @en/BreakingNews @en di

Investigations are continuing in Bangladesh to identify the network that has provided logistical support to the command of terrorists that on Friday night killed 20 civilians, mostly Italian and Japanese nationalities, in a coffee shop in the diplomatic area of ​​the capital Dhaka.

The attack was claimed by the Islamic State, and some photos that show the face of five of the young attackers next to the black flag of Daesh have been disseminated by the local press. The terrorists, according to preliminary reports, would be largely members of the middle class of Dhaka, with a recent past as students at a renowned university in English language in the capital.

Special forces intervened on Saturday morning, after nearly 12 hours of siege, killing six members of the commando and managing to rescue 13 hostages. Five of them are still being held in custody by the authorities, and in recent hours have been questioned by the police to clarify their position. Among them, according to reports from anonymous police sources, there would be a Canadian citizen of Bangladeshi origin and a British citizen born in Bangladesh. The authorities are in the meantime conducting wide-ranging investigations questioning even friends and relatives of the people detained.

The police would like first to clarify the position of a Bengali hostage, trapped with his wife and children in the restaurant during the attack. In some amateur videos taken from the outside of the restaurant, the man is talking to some of the bombers before receiving permission to move away from there with family members. He would be a teacher of a private university in Dhaka, returned to his homeland after 20 years in England. The police suspect that one of the attackers studied in the same department where the professor regularly holds its lessons and wants to verify if the two could be connected in the period prior the massacre.

Initially the police insisted in denying any connection between the command and the networks of international terrorism. After the first claims and dissemination, on sites close to Daesh, of some pictures that seem to portray the Holey Artisan Backery interiors and the scene of the massacre, the police has changed partially line, stating that the ongoing investigations are seeking to determine whether the terrorists have had links with foreign groups, but denied that the attack may have had an outside director.

The investigations have sparked a manhunt against 6 members of Jamaatul Mujahideen Bangladesh (JMB), a local Islamist group, suspected of having collaborated in the organization of the assault and to have played a central role in the process of indoctrination of young terrorists, almost all educated and coming from the middle and high Bengali bourgeoisie. While the police try to locate and stop the six suspects, 130 members of the Islamist organization previously arrested are interrogated by judicial authorities seeking information useful to the investigation.

 

Luca Marchesini

AREA DI CRISI – LIBIA, DA GHEDDAFI FINO AL GOVERNO DI UNITA’ NAZIONALE

Video di

AREA DI CRISI – LIBIA, DA GHEDDAFI FINO AL GOVERNO DI UNITA’ NAZIONALE
Terza puntata del WebFormat “AREA DI CRISI” settimanale di approfondimento di EUROPEAN AFFAIRS MAGAZINE. In studio Alessandro Conte, direttore di European Affairs Magazine, intervista il Gianluca Ansalone, Docente SIOI e esperto di relazioni internazionali

 

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CREDITS
AREA DI CRISI – Settimanale di european affairs –
CONDUCE: Alessandro Conte, direttore European Affairs Magazine –
REDAZIONE: Giacomo Pratali, Paolo Balmas, Paola Fratantoni, Paola longobardi, Giada Bono – SEGRETERIA DI REDAZIONE: giacomo pratali –
MUSICA SIGLA: per gentile concessione di Francesco Verdinelli –
REGIA: Tino Franco –
IMMAGINI: Nel blu studios –
MONTAGGIO: Daniele Scardecchia –
REALIZZATO IN COLLABORAZIONE CON :
EUROPEAN AFFAIRS MAGAZINE – www.europeanaffairs.media
NEL BLU STUDIOS – www.nelblustudios.com –
EDITO DA: Centro Studi Roma 3000 – www.roma3000.it

The FARC and Colombia signed a landmark agreement in Havana

Americas di

On the 23rd of June, a landmark cease-fire agreement was signed in Havana between the FARC (Revolutionary Armed Force of Colombia) and the Colombian President Juan Manuel Santos. The peace talks, which have been held in Havana since November 2012, led to a remarkable achievement: a possible solution to a 50 years lasting conflict.

The meeting was held in Havana, the capital of the small Caribbean country that gave a great support to the negotiation process. In fact, Cuba provided the necessary mediation between a revolutionary armed group and a legitimate government. This task has been carried out in an excellent way by the pre-eminent revolutionary country of Latin America, whose government is the successor of a guerrilla group that took the power in 1959. At the same time, Cuba has created an institutional stability as well as a credibility in international relations. These characteristics gave Cuba the status of a trusted interlocutor in the international community. Moreover, the United Nations Organization (UN) played a determinant role in the peace talks, both in the negotiation process and in the future implementation of the agreement. In fact, the UN Secretary General, Ban Ki-moon, took part in the decisive meeting on the 23rd of June.

The agreement is composed of three parts. The first one refers to the cease-fire, the end of the conflict and the disarmament. The second part concerns the fight against criminal organizations and the safety of political movements. The third one, finally, affirms the commitment of both parts in asking the Constitutional Court to decide which mean could be appropriate in order to check people’s opinion on the agreement (probably a referendum). The first part of the covenant is the most important because it defines how the end of the conflict and the disarmament are going to be ensured. This is going to be obtained by the creation of specific zones, in which the fighters will be able to live, without their weapons, in order to start an integration process in the civil society. Inside these zones, professional or educational courses are going to be organized in cooperation with the government. Another important point of the agreement is that the FARC accepts to deliver all its weapons to the UN. So that the UN officials will be able to use it for the creation of three monuments, which will be designed together by the FARC and the Colombian government. In order to guarantee the respect of the commitments, a monitoring and verify mechanism is going to be founded. It will be composed of representatives of the FARC, the government as well as the UN. The second part of the covenant refers to the commitment of the government in fighting criminal organizations and ensuring for all political and social movements a safety participation in Colombian political life. This is the necessary requirement to allow FARC’s inclusion in the political dialogue, so that they will be able to express their future political claims by legal means. In exchange, the FARC accepts to give up using weapons for political purposes.

The President Juan Manuel Santos declared that a new era of peace in Colombian history has started, but at the same time, it is important to remain realistic, because the issue is not completely resolved. In fact, the Colombian population is required to approve the agreement by a referendum consultancy. Even though the majority of the population expressed its joy when the pact was signed, a part of political forces is more conservative and rejects any kind of negotiation with the FARC. These political forces, headed by the former President Álvaro Uribe, think that the FARC should be defeated by military means. In addition to that, someone observes that the government has not resolved the conflict with smaller armed groups like the ELN (National Liberation Army), which asked the government for separate negotiations.

Nevertheless, the importance of the agreement reached is undeniable. Its symbolic value as well as its pragmatism have restored Colombians hope in the solution of the bloody conflict that has been affecting their country since the sixties.

Storico accordo tra FARC e governo colombiano firmato all’Havana

Varie di

Il 23 giugno scorso è stato firmato all’Havana uno storico accordo sul cessate il fuoco tra le FARC (Fuerzas Armadas Revolucionarias de Colombia) ed il governo colombiano del Presidente Juan Manuel Santos. I negoziati, iniziati all’Havana nel novembre 2012, hanno portato ad uno storico risultato: la pacificazione di un conflitto iniziato più di 50 anni fa.

La cerimonia si è svolta all’Havana, capitale del piccolo Paese caraibico che ha dato un grande contributo all’esito dei negoziati. La mediazione tra un gruppo rivoluzionario armato ed un governo non poteva esser svolta in modo migliore che dal Paese rivoluzionario per eccellenza dell’America Latina, il cui governo è erede di un gruppo guerrigliero che ha preso il potere nel 1959. Cuba è allo stesso tempo un Paese che ha costruito una propria solidità istituzionale aggiunta ad un’affidabilità sul piano delle relazioni internazionali, tale da poter essere considerata un interlocutore valido da parte dei principali Paesi della comunità internazionale. Un ruolo decisivo nei negoziati è stato svolto anche dall’Organizzazione delle Nazioni Unite (ONU), che oltre ad esser stata un importante mediatore, svolgerà anche importanti funzioni nella fase di attuazione del contenuto dell’accordo. All’incontro del 23 giugno era, infatti, presente anche il Segretario Generale dell’ONU Ban Ki-moon.

L’accordo si articola in tre parti: la prima riguarda il cessate il fuoco, la fine delle ostilità ed il disarmo; la seconda si riferisce al contrasto delle organizzazioni criminali e la sicurezza delle organizzazioni politiche; la terza, invece, afferma l’impegno delle parti a rivolgersi alla Corte Costituzionale affinché indichi il meccanismo di partecipazione popolare che ritenga idoneo ad approvare l’accordo (si pensa ad un referendum). La prima parte dell’accordo è la più importante poiché definisce le modalità attraverso cui sarà garantita la fine delle ostilità ed il disarmo dei guerriglieri. Si prevede, infatti, la creazione di zone apposite in cui i guerriglieri potranno trasferirsi privi di armi per iniziare un processo di reintegrazione nella vita della società civile. In collaborazione con il governo saranno organizzati corsi di formazione professionale o di educazione a seconda delle necessità. Altro punto importante prevede l’impegno dei guerriglieri a consegnare le armi, le quali passeranno sotto il controllo dell’ONU. I rappresentanti dell’organizzazione provvederanno poi a destinare le armi alla costruzione di 3 monumenti che saranno ideati di comune accordo dal governo colombiano e le FARC. Per garantire l’osservanza degli impegni presi sarà, infine, istituito un meccanismo di controllo e verifica formato da rappresentanti delle FARC, del governo colombiano e dell’ONU. La seconda parte dell’accordo riguarda, invece, l’impegno del governo a contrastare le organizzazioni criminali e a garantire a tutti i movimenti politici e sociali la partecipazione in sicurezza alla vita politica del Paese. Questo è un presupposto necessario per l’inclusione delle FARC nel dialogo politico, in modo che possano in futuro esprimere le proprie rivendicazioni con mezzi pacifici. In cambio, i membri delle FARC si impegnano ad abbandonare definitivamente l’uso delle armi per scopi politici.

Il presidente Juan Manuel Santos ha dichiarato che si apre un nuovo capitolo della storia colombiana, fatto di pace, ma che allo stesso tempo è opportuno rimanere realisti, perché la questione non è ancora del tutto risolta. Ora, infatti, il popolo colombiano dovrà approvare l’accordo raggiunto con un referendum e nonostante la maggioranza della popolazione abbia accolto con gioia la notizia, vi è una parte politica più conservatrice che non ritiene che con le FARC si debba negoziare. Queste forze politiche capeggiate dall’ex-Presidente Álvaro Uribe ritengono che le FARC vadano combattute con le armi. Inoltre, si contesta al governo di lasciare aperta la questione con gruppi armati minori come l’ELN (Ejército de Liberación Nacional), che ha chiesto l’apertura di negoziati separati.

Tuttavia, non si può negare il grande valore dell’accordo raggiunto, la sua forte carica simbolica unita al suo pragmatismo hanno riacceso la speranza nel popolo colombiano di veder risolto il sanguinoso conflitto che affligge il loro Paese dagli anni ’60.

Notte di terrore a Dacca: uccisi 20 ostaggi

Asia/BreakingNews di

Un commando di islamisti probabilmente affiliati allo Stato Islamico ha assaltato con armi da fuoco e da taglio un ristorante frequentato da stranieri nella zona diplomatica della capitale del Bangladesh. Questa mattina alle 7,40, dopo una notte di stallo, le forze speciali dell’esercito sono intervenute con un blitz lampo uccidendo sei attentatori e liberando 13 ostaggi. Un settimo terrorista è stato arrestato. Due agenti polizia hanno perso la vita nel corso dell’operazione.

Sul pavimento del ristorante sono stati rinvenuti i corpi di 20 ostaggi, quasi tutti di nazionalità italiana e giapponese, secondo quanto riportato da fonti locali.

Molte delle vittime presenterebbero ferite fatali causate da armi da taglio. Un lavoratore delle cucine del ristorante, sfuggito al massacro, ha dichiarato che gli attentatori sono penetrati nel locale armati di pistole, bombe a mano e spade, alle 20.45 di venerdì, urlando “Dio è grande”, mentre 20 clienti di nazionalità straniera (tra cui diversi diplomatici e imprenditori italiani del settore del tessile) stavano cenando, insieme alla clientela locale.

Alle grida sono seguiti gli spari e le esplosioni. Molti membri dello staff, tra cui lo chef italiano dell’Holey Artisan Bakery, e alcune decine di clienti sono riusciti a mettersi in salvo prima che gli attentatori sbarrassero le porte e si asserragliassero dentro il ristorante. Secondo alcune fonti, ancora da verificare, gli attentatori si sarebbero poi dedicati al massacro, uccidendo brutalmente gli ostaggi incapaci di recitare a memoria passi del Corano.

Alcuni degli impiegati si sono asserragliati nei bagni, riuscendo a salvarsi e iniziando a comunicare con l’esterno attraverso i cellulari e i social media. Una folla di duecento persone circa, composta da curiosi, amici e parenti degli ostaggi, si è radunata nei pressi del ristorante mentre la polizia iniziava a delimitare l’area e a mettere in sicurezza il perimetro.

Il blitz di questa mattina ha messo fine a 10 ore di assedio. L’identità delle vittime deve ancora essere verificata.

I morti di oggi si sommano ai 40 uccisi nel paese asiatico dal 2013 in poi per mano di militanti islamisti. Le vittime, tra cui stranieri, blogger atei, militanti della comunità gay e esponenti di minoranze religiose, sono state spesso massacrate a colpi di machete, in una inedita fiammata di violenza organizzata e coordinata da gruppi terroristi con legami internazionali. La polizia ha risposto, nel corso degli ultimi mesi, con un giro di vite contro l’islamismo militante che ha portato all’arresto di oltre 10 mila persone in tutto il paese.

Finora, però, le autorità del Bangladesh avevano respinto l’idea che i gruppi locali potessero essere parte di un network islamista transnazionale. L’attentato di oggi le costringerà probabilmente a riconsiderare tale posizione.

Night of terror in Dhaka: 20 hostages killed

Asia @en/BreakingNews @en di

A commando of Islamists probably affiliated to the Islamic State attacked with firearms and sidearms a restaurant attended by foreigners in the diplomatic area of the capital of Bangladesh. This morning at 7.40, am after a night of stall, special army forces intervened with a flash blitz killing six attackers and freeing 13 hostages. A seventh terrorist was arrested. Two police officers were killed during the operation.

On the floor of the restaurant were found the bodies of 20 hostages, almost all them of Italian and Japanese nationality, as reported by local sources.

Many of the victims would present fatal wounds caused by sharp weapons. An employee of the restaurant kitchens, escaped the massacre, said that the bombers have penetrated the local armed with guns, grenades and swords, at 8:45 pm on Friday, shouting “God is great”, while 20 clients of foreign nationality (including which several diplomats and Italian entrepreneurs of the textile industry) were having dinner, along with the local clientele.

To outcry followed the gunfire and explosions. Many staff members, including the Italian chef of Holey Artisan Bakery, and several dozen customers have been able to get to safety before the bombers blocked the doors and barricade inside the restaurant. According to some sources, yet to be verified, the bombers would then dedicated to the massacre, brutally killing the hostages unable to recite passages from the Koran.

Some of the employees were holed up in the bathroom, managing to save himself and starting to communicate with the outside world through mobile and social media. A crowd of about two hundred people, made up of curious, friends and relatives of the hostages, had gathered near the restaurant while the police began to outline the area and to secure the perimeter.

The blitz tof his morning ended a 10-hour siege. The identity of the victims has yet to be verified.

Today’s deaths are added to the 40 killed in the Asian country from 2013 onwards for Islamist militants hand. The victims, including foreign, atheist blogger, the gay community activists and members of religious minorities, were often slaughtered with machetes, in an unprecedented blaze of violence organized and coordinated by terrorist groups with international links. Police responded, in recent months, with a crackdown against militant Islamism that led to the arrest of more than 10,000 people across the country.

So far, though, the Bangladeshi authorities had rejected the idea that local groups could be part of a transnational Islamist networks. Today’s attack will likely force them to reconsider that position.

Luca Marchesini

Luca Marchesini
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