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Grazia Menna - page 5

Grazia Menna has 72 articles published.

UNA SU TRE – WOMEN’S FESTIVAL – Teatrosophia

in COMUNICATI STAMPA/TEATRO by

STAGIONE 2023-2024

Via della Vetrina 7, Roma

https://www.teatrosophia.it/

      Presenta

UNA SU TRE – WOMEN’S FESTIVAL

Con

Tracy Walsh

Marsha de Salvatore

Mayil Georgi Nieto

Valentina Celentano

Fabiana De Rose

Elisa Caminada

Parysa Pourmoneshi

CAPSA Service

 Prodotto da Teatro Multilingue

 

 

DA GIOVEDI’ 23 A DOMENICA 26  NOVEMBRE 2023

 L’universo femminile che si svela sul palco per dare luce alle sue storie, che sono storie di tutti. Storie di violenza, di emancipazione, di vita, di mancanza di rispetto, di lotte; ma anche storie di gioia e di conquista del proprio spazio nella società. Dalla Isabel di Garcia Marquez che ripercorre un episodio dimenticato della storia della Colombia, alla grinta di una comica Italo-Americana al suo secondo one-woman show, passando per una serata di corti teatrali, ad Una su Tre che denuncia casi di violenza domestica attraverso le epoche, le culture e le lingue. Tutto quanto è donna. Tutto quanto può essere donna.

Dopo lo spettacolo, il consueto aperitivo offerto da Teatrosophia

Biglietti:

Intero: Euro 14,00+5,00 per tessera associativa/ Ridotto: Euro 11,00+5,00 per tessera associativa

Prenotazioni

Tel: 06 68801089 /353.39.25.682

info@teatrosophia.com

https://www.teatrosophia.it/index.php/le-stagioni/2023-2024?view=article&id=38&catid=9

Ufficio stampa Teatrosophia

Andrea Cavazzini

Giornalista e Ufficio Stampa
Cell: 329.41.31.346

 

 

Ardore! sostantivo maschile

in CULTURA/PHOTOGALLERY/TEATRO by

Ardore.! – sostantivo maschile

 Donatella Busini  “substantia” le confessioni di Massimo Sgorbani

Roma 3 novembre 2023

Articolo ed immagini di Grazia Menna

Torna al Teatro di Tor Bella Monaca di Roma, dopo quasi 10 anni, il «difficile ma attualissimo» testo che Massimo Sgorbani scrisse anni or sono, rappresentato già nel 2013, dove
Donatella Busini, attrice di notevole spessore e profondità interpretativa, ne è la musa.
Sul palco disadorno svetta quello che sembra essere un lungo ed ampio tavolo rettangolare mentre in realtà si tratta di un vero feretro, con su un copritavolo e su di esso una croce, due candelabri a luce unica  ed una sedia anonima; tutto serve per inquadrare un momento particolare, un’evento tragico e doloroso ma poi si scoprirà atteso, un certo benestare familiare, una cultura borghese di fine secolo XX; una cultura che, almeno nell’Italia di quel periodo, si accosta alla tradizione del maschio padre/padrone ed aprendosi alle nuove tendenze salutistiche, nell’era dell’ossessione del corpo, abbracciata dai salutisti come dai maniaci dell’immagine, dei corpi mercificati, osannati ed ostentati nella loro bellezza da palestrati.
Entrato in armonia con il tempo e lo spazio scenico, lo spettatore viene fatto partecipe, quasi investito dall’irruenza della recitazione, della confessione dolorosa che, attraverso il monologo, la donna di cui non conosceremo mai il nome (interpretata da Donatella Busini, ideatrice e titolare della compagnia Ipazia) ci narra la sua vita di moglie e madre, fatta di angherie fisiche e psicologiche, fatta di sottomissione al maschio “alfa”.

E’ la confessione il mezzo attraverso il quale ella riscatterà il proprio corpo femminile costretto a subire l’irruenza anche sessuale del marito, irruenza che le ha procurato la malattia che l’ha colpita e di cui parla in maniera quasi ossessiva, un’anchilosi degenerativa che le impedisce da anni il libero movimento.
Tra accuse al coniuge, recriminazioni sulla gestione dei rapporti personali e con i figli, segreti inconfessabili da svelare e di cui liberarsi con il solo processo del raccontarli.
si arriva a quel semplice gesto di accendersi una sigaretta, che sdogana la moglie succube del marito, del perbenismo borghese della società nella quale vive.
La morte del marito finalmente l’ha libera, concedendole e restituendole il suo amor proprio, più sani rapporti con il figlio e con la figlia, della quale lei aveva scoperto lo stato interessante solo
attraverso il marito.

Alla fine della rappresentazione teatrale, si rimane attoniti della contemporaneità di questo testo, di quanto non si siano fatti passi avanti, di come i femminicidi di cui oggi sappiamo,
potrebbero essere gli stessi di cui allora NON si doveva parlare.

Da un testo di Massimo Sgorbani
Regia Paolo Orlandelli
Con Donatella Busini

Si ringrazia l’Ufficio Stampa nella persona di Andrea Cavazzini

Ipazia Production

Teatro “Tor Bella Monaca”

Daimon – La fortuna di averlo ri-conosciuto

in CULTURA/PHOTOGALLERY/TEATRO by

Daimon – La fortuna di averlo ri-conosciuto

 Gianni De Feo e la sua ricerca dell’ IO attraverso la drammaturgia di Paolo Vanacore

Roma 13 ottobre 2023

Articolo ed immagini di Grazia Menna

Gianni De Feo indaga l’Io profondo che alberga in ognuno di noi e che, per i più fortunati o sfortunati scegliete voi, riesce ad emergere e farsi “io presente e tangibile”.

Il testo di Paolo Vanacore consente a De Feo di immedesimarsi nei pensieri, nei gesti, di immaginare le movenze dello psicanalista e filosofo James Hillman a cui si deve lo sviluppo della teoria sul riconoscimento dell’anima come sublimazione della coscienza, coscienza che deve rimanere quasi tangibile anche dopo la morte fisica.

Daimon la definizione deriva dalla parola greca che significa “essere divino”, e la si può riassumere nella voce interna che ci spinge a fare le nostre scelte e ad esplorare il nostro io più intimo, ma Daimon può anche rappresentare una figura mitologica alla quale ci ispiriamo, che ci può influenzare.

Da qui parte De Feo quando interpretando magistralmente il testo di Vanacore, si fa J. Hillman e si propone su di un palco dove trovano posto solo due valige ed un cubo, a simboleggiare proprio il lavoro dei genitori di Hillman, gestori di un hotel con le valigie e la provvisorietà di un arredo casalingo fatto solo di un cubo facilmente spostabile. Le amicizie di Hillman fin da piccolo sono state rappresentate dai viaggiatori ospitati nell’albergo dei genitori, da bambini figli di viaggiatori e questa precarietà di rapporti lo ha condotto a studiarsi, guardarsi dentro, imparare dalle proprie ferite e dai propri dolori fatti di addii, per arrivare a mettere a nudo la propria identità, cercando di capire la direzione da prendere e costruirsi così il proprio destino.

L’anello di congiunzione con Keats va cercato e trovato tra le poesie di quest’ultimo, nelle quali il poeta ha trasmesso l’idea di quanto sia fondamentale la ricerca della propria anima così da ri-conoscersi nel profondo dell’IO più segreto per intraprendere la propria strada. Da Keats De Feo ci conduce con mano leggera, immergendoci nelle atmosfere di una ottobrata romana che regala il calore-colore arancio-bruno delle foglie dei Platani, nella passeggiata verso il Cimitero Acattolico accanto alla Piramide Cestia dove Keats venne sepolto e dove ancora oggi possiamo ammirare la sua lapide con l’iscrizione: “Qui giace uno il cui nome fu scritto nell’acqua”.

Questo spettacolo è stato impreziosito anche dal contributo offerto dalla videoarte realizzata da Roberto Rinaldi , dagli arrangiamenti musicali realizzati da Alessandro Panatteri. dal disegno luci di Francesco Bàrbera e dalla voce inconfondibile di Leo Gullotta nell’interpretazione della poesia di J. Keats.

Si ringrazia l’Ufficio Stampa nella persona di Andrea Cavazzini

Teatro “Lo Spazio”

“Teatrosophia – “Le nostre figlie si amano”

in CULTURA/TEATRO by

“Teatrosophia – “Le nostre figlie si amano”

Viaggio interiore nei vizi, nell’amore, e nel dolore di due sorelle

Roma, 06 ottobre 2023

Articolo di Leonardo De Luca

Foto Ufficio Stampa Teatrosophia

“Le nostre figlie si amano” di Antonio Mocciola è il monologo interpretato da Serena Borrelli al Teatrosophia dal 6 all’8 ottobre per la regia di Giorgia Filanti. Centro della storia è l’incontro tra due sorelle, Pia e Giordana, che hanno vissuto separate per molto tempo e, a parte per qualche visita fugace, non sono rimaste in contatto per molti anni. Questo incontro capita in un momento particolare della vita di Giordana.  Infatti, lei ha portato al fallimento un matrimonio e ha visto la sua libreria fallire per assenza di acquirenti mentre tutto si consumava nella totale indifferenza degli abitanti del suo paese, a suo dire impermeabili alla cultura. Il fumo e l’alcool sono intervenuti nella sua vita come anestetico divenendo subito vizi da cui non riusciva più a uscire. La casa è stata mantenuta dalla sorella Pia che tira avanti, adesso con il peso in più del mantenimento di Giordana, con la sua piccola sartoria. La visita di Pia si trasforma in una speranza di salvezza per Giordana che ritrova un punto saldo e stabile su cui poter fare affidamento. Dopo gli innumerevoli inviti della sorella torna nella loro vecchia casa nel loro piccolo e remoto paese natale, per ritrovare in esso un luogo di pace e serenità e per riuscire ad abbandonare i vizi che tanto la tormentano.

Il loro rapporto però si è deteriorato con il tempo e continua a farlo durante la loro convivenza, fintanto che questo muta in un mantenimento che dura fino a tre anni, alimentato da rigidità, bugie e soprattutto da una grande incomprensione di fondo. In più di due anni passati nella casa assieme a Pia, Giordana non ha nessun miglioramento nel superamento dell’alcolismo e del tabagismo, i periodi dove riusciva nella loro privazione seguivano precipitosamente altri con pessime ricadute. E con questo paradigma, che si ripete quasi ciclicamente, è messa in luce la sua totale incapacità di sapersi regolare e la totale assenza di volontà personale.

Il monologo scava molto nel loro rapporto di vicendevole ricerca nell’altro di una fonte di aiuto e liberazione dalla propria condizione di repressione che annulla ogni tipo di volontà. Questo è assecondato dal loro legame consanguineo che le porta a sentirsi entrambe parte di una stessa matrice originale e a rispecchiarsi nell’altro. L’opera pone la sua essenza all’interno di quelle oppressioni soffocanti che non lasciano aria da respirare. La canicola è una di queste, la più durevole tra tutte tanto è l’affanno che appesantisce Giordana. La subdola violazione di Pia, anch’essa forma di oppressione, la maggiore tra tutte, è nascosta dalla parsimonia che imperversa ogni suo movimento e ogni sua parola, qualunque essa sia, da una manifestazione di affetto a una richiesta o un’esortazione, anche violenta se necessario.

I due personaggi sono speculari e Simona Borelli interpreta magistralmente ognuno di loro, semplicemente mettendosi e togliendosi un cappello, rende le sorelle proprie nel loro autentico modo di muoversi e assolutamente inconfondibili. Veniamo portati in luoghi la cui realtà viene prima filtrata dalla percezione individuale delle due sorelle. Ne vien fuori un’opera di straordinaria potenza in grado di calare nella tragicità della situazione impartendo un senso il soffocamento che Pia e Giordana manifestano di percepire e che, quando arriva allo stremo, diviene forza distruttiva.

Teatrosophia – In TreNo In Tre No

in COMUNICATI STAMPA/CULTURA/TEATRO by

STAGIONE 2023-2024

Via della Vetrina 7, Roma

https://www.teatrosophia.it/

Presenta

In TreNo In Tre No

di e con

GIUSEPPE MANFRIDI

Elementi scenici: Antonella Rebecchini

In una teatralissima conferenza-spettacolo concepita all’insegna del divertissement  verbale, dai tratti spesso decisamente comici, si inviterà il pubblico a viaggiare nelle pieghe del linguaggio e della parola per sondarne le infinite possibili magie, sino a scivolare nelle misteriose doppiezze della parola, intesa sia come strumento di gioco che come straordinario scrigno di affascinanti enigmi e di codici criptati. Una stralunata e ‘diabolica’ performance che riconosce i suoi numi tutelari nei virtuosismi umoristico-stilistici di Queneau, Perec, Marchesi, Flaiano e Campanile.

Dopo lo spettacolo, il consueto aperitivo offerto da Teatrosophia

INFO:

IN TRENO IN TRE NO

Di e con Giuseppe Manfridi

DA VENERDI’13 A DOMENICA 15 OTTOBRE 2023 

Venerdì e Sabato h 21:00

Domenica h 18:00

Biglietti:

Intero: Euro 14,00+5,00 per tessera associativa

Ridotto: Euro 11,00+5,00 per tessera associativa

 

Prenotazioni

Tel: 06 68801089 /353.39.25.682

info@teatrosophia.com

https://www.teatrosophia.it/index.php/le-stagioni/2023-2024?view=article&id=30&catid=9

Ufficio stampa Teatrosophia

Andrea Cavazzini

Giornalista e Ufficio Stampa
Cell: 329.41.31.346

DAIMON L’ultimo canto di John Keats

in COMUNICATI STAMPA/CULTURA/TEATRO by

Via Locri 42, Roma 339 775 9351  – 06 7720 4149

DAIMON
L’ultimo canto di John Keats

Spettacolo musicale diretto e interpretato da Gianni De Feo

Testo di Paolo Vanacore

con l’amichevole partecipazione in voce di Leo Gullotta
drammaturgia musicale a cura di Gianni De Feo
arrangiamenti musicali di Alessandro Panatteri
videoarte Roberto Rinaldi

 

“Vediamo il mondo una volta sola, da bambini. Il resto è memoria.” (Louise Glück)

In un freddo e ventoso autunno romano, il grande psicanalista e filosofo James Hillman percorre la strada lastricata di foglie di platano che dal lungotevere conduce alla Piramide Cestia dove è situato il cimitero acattolico. In una dimensione di pace quasi surreale, guidato da una forte volontà interiore, Hillman si dirige verso la lapide del poeta inglese John Keats morto a Roma nel 1821 all’età di 26 anni. Un sottile legame li unisce, un’idea antica e universale: l’idea di “fare anima”.

In questo stato meditativo il filosofo ripercorre le tracce della propria esistenza: la nascita ad Atlantic City sulle rive dell’Oceano, l’odore della sabbia, il rumore del mare, l’adolescenza trascorsa nell’hotel dei genitori, gli incontri con bambini di passaggio e il ripetersi di giochi destinati a frantumarsi senza pietà ad ogni loro partenza.

Fino a quando l’impatto karmico con un bambino di dieci anni come lui, una creatura misteriosa dallo sguardo profondo e caritatevole di nome John (casuale richiamo a Keats), risveglierà la sua coscienza. Da quel momento, da quello scambio breve ma intenso, Hillman riconoscerà, lungo tutto il percorso della sua crescita, la presenza di una guida incaricata a indicargli la strada che lo porterà al compimento della propria vocazione. È il Daimon, coscienza divina che da sempre ci accompagna nella realizzazione di quel destino, o disegno superiore, che la nostra anima ha scelto per noi prima ancora di nascere, ma che dimentichiamo nell’attimo stesso in cui veniamo al mondo.

In una trama narrativa che oscilla tra fantastico, reale e sovrannaturale, il filosofo Hillman riconosce nel poeta Keats il proprio Daimon. All’ombra della sua lapide nel cimitero acattolico romano, rivede lo sguardo del bambino John incontrato sulle rive dell’oceano ad Atlantic City tanti anni fa e mai più rivisto. Le tracce del destino si delineano e il cerchio si chiude.

Lo spettacolo fluttua in un’atmosfera onirica in cui si intersecano poesia, musica, danza e canzoni su immagini proiettate, segni astratti di colori contrastanti che danno forma alla parola seguendo il filo della narrazione. Una narrazione contrappuntata da brevi picchi poetici su brandelli lirici dello stesso Keats, evocati dalla voce registrata di Leo Gullotta.

Due canzoni di Franco Battiato e una di Giuni Russo, cantate dal vivo, tracciano il percorso più intimo e suggestivo di questo viaggio dell’Anima, all’ombra della luce.

Compagnia

Diretto e interpretato da Gianni De Feo

Con l’amichevole partecipazione in voce di Leo Gullotta

Arrangiamenti musicali di Alessandro Panatteri

Videoarte Roberto Rinaldi

Teatrosophia – Stagione 2023-2024

in COMUNICATI STAMPA/CULTURA/TEATRO by

STAGIONE 2023-2024

Via della Vetrina 7, Roma

https://www.teatrosophia.it/

Qualcuno ha definito Teatrosophia “uno spazio immenso in un luogo ristretto”: la stagione 2022/2023 ha confermato e avvalorato quello che Teatrosophia è. Luogo d’arte e di professionalità. Luogo che è casa, calore, accoglienza. Piazza Navona è sempre lì, a 2 passi, e sul palcoscenico tanta bellezza è pronta a mostrarsi. Mille emozioni sono pronte ad essere donate.

“Un anno fa io e tutto il mio team ci affacciavamo con entusiasmo alla prima vera stagione post pandemia, dichiara il direttore artistico Guido Lomoro, e tutto questo entusiasmo è stato ampiamente ripagato. Teatrosophia ha vissuto una stagione straordinaria in cui idee e progetti sono diventati solide realtà che hanno goduto del riscontro degli artisti ospitati e del numeroso pubblico. Merito di un lavoro di squadra eccellente, di una unità di intenti mai scalfita, di una visione, ideale ed operativa, che è andata nella giusta direzione. Sulla scia del successo della scorsa stagione ci apprestiamo a mettere sul fuoco nuova progettualità con una energia ed una convinzione rese più forti dai recenti riscontri.

Con me ancora: Maria Concetta Borgese, con la sua lunga e meritoria esperienza nel campo della danza e della coreografia, performer di esperienza internazionale. Ilenia Costanza, attrice, autrice, regista e docente, che dove si mette produce meraviglie. Lorena Vetro, organizzatrice, produttrice, poliedrica musicista, fotografa ed altro ancora, infaticabile, attenta ai minimi particolari. Marta lacopini, attrice di successo e da anni mio impareggiabile e irrinunciabile alter ego. Alessandra Di Tommaso, il nostro tuttofare, che continua a occuparsi in particolare dell’attività del dopo teatro. Una nota di merito assoluta al settore Comunicazione grazie al cui lavoro Teatrosophia ha acquisito sempre maggiore visibilità e attenzione: I Vetri Blu, ossia ancora Ilenia Costanza e Lorena Vetro, che curano in modo originale ed efficacissimo la comunicazione e la promozione social di Teatrosophia. E Andrea Cavazzini, ufficio stampa, con la sua dedizione appassionata e competente. Mi si permetta di citare altre fruttuose collaborazioni che verranno confermate.

Quella con MY Comunicazioni di Milano, nella persona di Marta Viola, fattrice e curatrice del sito e della grafica istituzionale. Gloria Mancuso, la nostra regina delle luci, E ancora Il Teatro Multilingue che ha portato alla realizzazione dei Corti Multilingue, nelle persone di Flavio Marigliani e Francesco Baj. Ed infine l’Accademia Beatrice Bracco, nella persona della sua direttrice Sabrina Galateri che ha scelto Teatrosophia come “casa” e i cui allievi vengono coinvolti nelle attività del nostro spazio.

La nuova stagione prende il via nel weekend del 6,7 e 8 ottobre con “LE NOSTRE FIGLIE SI AMANO” tratto da un adattamento di un testo di Antonio Mocciola. In scena Serena Borelli con la regia di Giorgia Filanti.

Un viaggio interiore, allucinato e palpitante nella vita di due sorelle. Costrette a convivere in un totale rapporto di dipendenza e di identificazione, una sorella maggiore sarta e piccolo borghese, ospita in casa la sorella intellettuale proprietaria di una libreria, alcolizzata e fallita. L’una contro l’altra, nella convivenza trovano finalmente il coraggio di riannodare i fili del passato, scavando negli abissi delle proprie anime, fino alle estreme conseguenze: la protagonista, Serena Borelli, interpreta entrambe le sorelle senza scadere nel grottesco e accetta di farsi sedurre dal gioco onirico e intimo di un “auto-da-fé”, rivelando – squarci di ansia liberatoria fino a raggiungere una “nemesi “inaspettata e sconvolgente.

Per info complete: Teatrosophia

“I Viaggi dell’Arte” XV Edizione – Michele!  Placido ma solo di nome

in CULTURA/MUSICA/PHOTOGALLERY/TEATRO by

“I Viaggi dell’Arte” XV Edizione – Michele!  Placido ma solo di nome

Proprio una “Serata d’onore”  !!!

Roma, 03 agosto 2023

Articolo e Foto di Grazia Menna

Il Parco Tevere Magliana ospita la Rassegna “I Viaggi dell’Arte“, giunta alla sua XV Edizione e l’indomito Michele Placido, mattatore nella serata inaugurale, regala al pubblico numeroso e calorosamente partecipativo, la sua “Serata d’Onore” che è un omaggio alla canzone napoletana e anche alle più belle poesie d’amore.

“Serata d’onore” è un recital, ideato ed interpretato dallo stesso Michele Placido, che diventa racconto, che diventa dialogo tra il Maestro e gli spettatori. Placido ha dato la sua voce e la sua interpretazione al V canto dell’Inferno della Divina Commedia (Paolo e Francesca), alle poesie di Neruda (“Ho dormito con te tutta la notte” con l’esecuzione delle musiche di Bacalov scritte per Il Postino come omaggio a Massimo Troisi),  a Leopardi (L’infinito), Montale, D’Annunzio, Trilussa (L’uccelletto), Guido Gozzano(Le Golose), Pirandello (L’uomo dal fiore in bocca); non potevano mancare poeti e scrittori napoletani come, solo per citarne alcuni, Salvatore Di Giacomo e nella lettura di un passaggio di “Napoli Milionara” l’omaggio ad Eduardo.  Ad accompagnarlo in questo viaggio due artisti , anzi due amici, che Placido conosce da tantissimo tempo e con i quali collabora da più di dieci anni: Gianluigi Esposito, voce e il maestro Antonio Saturno, chitarra e voce.

Uno spettacolo pieno di atmosfera, dove gli spettatori si sono fatti co-interpreti delle musiche eseguite e cantate da Gianluigi Esposto e Antonio Saturno, facendosi travolgere dalla musicalità e dai ritmi napoletani, sulle note della “Tammuriata Nera”, oppure di “Carmela”, “Na tazzulella ‘e cafè”, e tantissimi altri brani storici che hanno fatto la storia della musica italiana.

Durante la serata sul palco sono salite Ottavia Orticello, attrice e componente della direzione artistica, che ha letto “Il pianto della scavatrice” di Pier Paolo Pasolini , tratto da “Le ceneri  di Gramsci”  ed Anna Gargano che ha reso omaggio ad Alda Merini con l’interpretazione di “Lettere”. 

Ad aprire la serata inaugurale Gino Auriuso direttore artistico della rassegna che ha inviato sul palco Alberto Belloni, assessore alle politiche culturali dell’XI Municipio, vero padrone di casa.

Gino Aurioso oltre ad essere il direttore artistico della rassegna è anche Direttore Artistico dell’Associazione Culturale “ARTENOVA” ed il 7 agosto con “ROMA NAPOLI – ANDATA E RITORNO “ lo vedremo protagonista sul palco con uno spettacolo teatrale e musicale, con Antonello Fassari, e Sandro Scapicchio.

Qui il link per una più approfondito elenco dell’offerta culturale che “I Viaggi dell’Arte XVEdizione” offre ai cittadini romani.

Si ringrazia l’Ufficio Stampa nella persona di Andrea Cavazzini

Casa del Jazz “Summertime 2023” – Elisabetta & Sarah

in MUSICA/PHOTOGALLERY by

Casa del Jazz “Summertime 2023” – Elisabetta & Sarah

Elisabetta Serio e Sarah Jane Morris vale a dire:  il dono della sensibilità

Roma, 02 agosto 2023

Foto e testo di Grazia Menna

La Casa del Jazz di Roma per la rassegna Summertime 2023, ospita Elisabetta Serio con il suo gruppo composto da Marco De Tilla (contrabbasso), Leonardo de Lorenzo (batteria), Jerry Popolo (sax), Giovanna Famulari(violoncello) . Sul palco con lei anche la sua collega ed amica Sarah Jane Morris, con la quale la Serio collabora da anni, dopo averla conosciuta in un “dietro le quinte” del concerto del tour “Nero a metà” avvenuto al Barbican Theatre di Londra, dove Elisabetta Serio partecipava come pianista di Pino Daniele.

Le musiche eseguite, tutte composizioni originali, affondano le radici nella semplicità e complessità dei momenti che Elisabetta Serio ha vissuto nella sua vita; ogni forma e genere musicale è spunto di riflessione e creazione.

Il bagaglio di esperienze e l’arricchimento di tante e diverse melodie,  è stato costruito attraverso le molteplici collaborazioni alle quali l’artista ha preso parte, si ricordano quelle con Pino Daniele (con cui ha collaborato dal 2012 al 2015), con  James SeneseTullio De PiscopoRino ZurzoloEnzo Gragnianello; è passata dalle meloie mediterrane al  funky blues di  Z Star, alla world music con Sarah Jane Morris

Sarah Jane Morris diventata famosa per la sua partecipazione all’album omonimo dei Communards, nel quale duetta con Jimmy Somerville nel brano Don’t Leave Me This Way, il pubblico romano l’aveva già consciuta per la sua partecipazione 1991  al Festival di Sanremo, dove ha cantato in coppia con Riccardo Cocciante Se stiamo insieme, brano vincitore di quell’edizione ed ha poi continuato ad apprezzarla negli anni sia grazie alle sue innumerevoli pubblicazioni musicali, sia grazie ai concerti che la Morris ha continuato a tenere in Italia.

Il suo stile che accosta ritmi jazz, blues, rock e africani è l’esatto compendio alle composizioni musicale di Elisabetta Serio, producendo quell’alchimia di emozioni inimitabile. 

Si ringrazia l’Ufficio Stampa di Musica per Roma

Rassegna “I Concerti nel Parco” – la “Malvarosa” di Simone Russo

in CULTURA/DANZA/MUSICA/PHOTOGALLERY by

Rassegna “I Concerti nel Parco” – la “Malvarosa” di Simone Russo

Ovvero l’armonia del Sud del Mondo

Roma 1 agosto 2023

Foto e testo di Grazia Menna

Nell’incipit “Ah! Che bell’aria fresca, cha’addore ’e malvarosa…”  del brano “I’ te vurria vasà” , scritto nel 1900 dal compositore Eduardo Di Capua con gli autori: Vincenzo Russo, Eduardo Di Capua, Alfredo Mazzucchi, si racchiude l’essenza di quanto il pubblico numerosissimo presente alla Casa del Jazz di Roma, nella serata del 1 agosto 2023, ha vissuto e partecipato con la prima assoluta dello spettacolo “Malvarosa”: una mescolanza di flamenco, tango argentino e la danza contemporanea sulle note della musicalità napoletana.

C’era quasi tutto nello spazio antistante il palco della rassegna ospitata dalla Casa del Jazz di Roma: aria fresca, le sonorità napoletane, la voce cristallina e partenopea di Salvatore Russo, il trasporto, la sensualità di un bacio desiderato.

Mancava forse solo il profumo della malvarosa, fiore che adornava gli antichi terrazzi napoletani , pianta perenne e molto resistente che nel linguaggio dei fiori ha il significato di ambizione.  Ma non si è fatto rimpiangere.

E’ Salvatore Russo, che ha scritto e diretto sia lo spettacolo quanto le musiche eseguite e ballate dal suo gruppo “Flamenco Tango Neapolis”, ad aver trasportato il tantissimo pubblico che ha riempito tutti i posti a sedere attraverso la magia e la sensualità sia del tango argentino, quanto del flamenco andaluso. Ad accompagnare la “Flamenco Tango Neapolis”, il corpo di ballo moderno della “VAD BALLET COMPANY” , cha ha danzato sulle musiche originali  create dallo stesso Salvatore Russo; queste musiche rappresentano l’essenza e la sintesi di una contaminazione che eredita musicalità antiche e ne ricrea di nuove, sonorità originali ma sempre nel rispetto della tradizione.

Brani conosciuti dal pubblico nelle loro versioni storiche, quali “Scalinatella” , oppure  “Cerasella”, oppure ancora “Rumba marenara”, ora si prestano ad essere, nella loro nuova versione, danzate in una “pasiòn flamenca”, o anche in una milonga argentina, nei gesti atletici della “VAD Ballet Company”, raccontandoci la vivacità e la bellezza dei vicoli partenopei.

Salvatore Russo e la “Flamenco Tango Neapolis” arrivano a questa “Malvarosa” dopo aver brillatemente realizzato altri tre grandi progetti artistici: “Encanto”, “Viento” e “Arrassusìa” e con questo progetto, sono vincitori dell’Avviso Pubblico biennale “Estate Romana 2023-2024” curato dal Dipartimento Attività Culturali ed è realizzato in collaborazione con SIAE.

I protagonisti della bellissima ed acclamatissima serata:

FLAMENCO TANGO NEAPOLIS  

Salvatore Russo – pianoforte, percussioni, voce

Marco Pescosolido – violoncello

Agostino Oliviero – violino, oud arabo, chitarra

Gianni Migliaccio – chitarra flamenca, percussioni, voce

Riccardo Schmitt – percussioni

 

Alessia Demofonti e Massimiliano De Pasquale – baile flamenco, palmas

Sabrina Amato e Mariano Navone – tango argentino

 

VAD BALLET COMPANY [http://visualartsdepartment.it/]

Vito Bortone, Gaetano di Noto, Elisa Liani, Giorgia Picca, Sara Buono, Chiara Ceccarelli  danza contemporanea

 

Si ringrazia l’Ufficio stampa de : I concerti nel Parco nelle persone della Dott.sa M. Nocilla e del Dott. M. Quattrini

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Grazia Menna
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