“Teatrosophia – “Le nostre figlie si amano”

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“Teatrosophia – “Le nostre figlie si amano”

Viaggio interiore nei vizi, nell’amore, e nel dolore di due sorelle

Roma, 06 ottobre 2023

Articolo di Leonardo De Luca

Foto Ufficio Stampa Teatrosophia

“Le nostre figlie si amano” di Antonio Mocciola è il monologo interpretato da Serena Borrelli al Teatrosophia dal 6 all’8 ottobre per la regia di Giorgia Filanti. Centro della storia è l’incontro tra due sorelle, Pia e Giordana, che hanno vissuto separate per molto tempo e, a parte per qualche visita fugace, non sono rimaste in contatto per molti anni. Questo incontro capita in un momento particolare della vita di Giordana.  Infatti, lei ha portato al fallimento un matrimonio e ha visto la sua libreria fallire per assenza di acquirenti mentre tutto si consumava nella totale indifferenza degli abitanti del suo paese, a suo dire impermeabili alla cultura. Il fumo e l’alcool sono intervenuti nella sua vita come anestetico divenendo subito vizi da cui non riusciva più a uscire. La casa è stata mantenuta dalla sorella Pia che tira avanti, adesso con il peso in più del mantenimento di Giordana, con la sua piccola sartoria. La visita di Pia si trasforma in una speranza di salvezza per Giordana che ritrova un punto saldo e stabile su cui poter fare affidamento. Dopo gli innumerevoli inviti della sorella torna nella loro vecchia casa nel loro piccolo e remoto paese natale, per ritrovare in esso un luogo di pace e serenità e per riuscire ad abbandonare i vizi che tanto la tormentano.

Il loro rapporto però si è deteriorato con il tempo e continua a farlo durante la loro convivenza, fintanto che questo muta in un mantenimento che dura fino a tre anni, alimentato da rigidità, bugie e soprattutto da una grande incomprensione di fondo. In più di due anni passati nella casa assieme a Pia, Giordana non ha nessun miglioramento nel superamento dell’alcolismo e del tabagismo, i periodi dove riusciva nella loro privazione seguivano precipitosamente altri con pessime ricadute. E con questo paradigma, che si ripete quasi ciclicamente, è messa in luce la sua totale incapacità di sapersi regolare e la totale assenza di volontà personale.

Il monologo scava molto nel loro rapporto di vicendevole ricerca nell’altro di una fonte di aiuto e liberazione dalla propria condizione di repressione che annulla ogni tipo di volontà. Questo è assecondato dal loro legame consanguineo che le porta a sentirsi entrambe parte di una stessa matrice originale e a rispecchiarsi nell’altro. L’opera pone la sua essenza all’interno di quelle oppressioni soffocanti che non lasciano aria da respirare. La canicola è una di queste, la più durevole tra tutte tanto è l’affanno che appesantisce Giordana. La subdola violazione di Pia, anch’essa forma di oppressione, la maggiore tra tutte, è nascosta dalla parsimonia che imperversa ogni suo movimento e ogni sua parola, qualunque essa sia, da una manifestazione di affetto a una richiesta o un’esortazione, anche violenta se necessario.

I due personaggi sono speculari e Simona Borelli interpreta magistralmente ognuno di loro, semplicemente mettendosi e togliendosi un cappello, rende le sorelle proprie nel loro autentico modo di muoversi e assolutamente inconfondibili. Veniamo portati in luoghi la cui realtà viene prima filtrata dalla percezione individuale delle due sorelle. Ne vien fuori un’opera di straordinaria potenza in grado di calare nella tragicità della situazione impartendo un senso il soffocamento che Pia e Giordana manifestano di percepire e che, quando arriva allo stremo, diviene forza distruttiva.

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