Dall’Esercito, il progetto SIAT
Operazioni avanguardistiche e training simulati. E’ la chiave del Sistema Integrato per l’Addestramento Terrestre, innovazione firmata SME. Un segnale laser replica la traiettoria di un proiettile, centra l’obiettivo e ne simula gli effetti. All’estremo opposto della parabola balistica, sul bersaglio, dei sensori “passivi” individuano la zona colpita e trasmettono un primo screening del danno subito ai centri di comando schierati sul territorio. Immediato l’innesco delle unità di soccorso, che procedono al recupero di soldati feriti e mezzi danneggiati sulla base di informazioni ben precise. Questi, e non solo, i presupposti del SIAT, Sistema Integrato per l’Addestramento Terrestre, in fase sperimentale dal giugno del 2014 presso i Centri di Addestramento Tattico (CAT) distribuiti in 5 aree del territorio nazionale.
Il progetto, che raggiungerà la piena fase operativa entro la fine del 2016, risponde all’esigenza dello Stato Maggiore dell’Esercito di dotarsi di moderni sistemi di simulazione funzionali ad ottimizzare lo svolgimento simultaneo di molteplici attività: dal coordinamento delle attività operative e di comando, alla razionalizzazione di armamenti e mezzi utilizzati, passando per un’accresciuta sicurezza del personale impiegato.
Attraverso l’impiego di tecnologie informatiche, sensori e frequenze di trasmissione dati GPS e radio, il sistema simula attività addestrative consentendo notevoli risparmi in termini di tempistiche e strumentazione utilizzata. L’avanguardia al servizio della concretezza, in considerazione delle complesse missioni di risposta alle crisi tipiche del post-guerra fredda. In tal senso, il SIAT riproduce fedelmente le tipologie di minaccia che insidiano i teatri operativi in cui operano i contingenti della Forza Armata, e gli schemi comportamentali dell’avversario. Ne derivano moduli addestrativi perfettamente calibrati sulle esigenze delle unità in approntamento, e lo sviluppo di capacità ed automatismi necessari per l’individuazione e il contrasto dei pericoli.
Tecnicamente, sono tre le componenti fondamentali del SIAT. La prima è il cosiddetto “LIVE”, utile all’addestramento di unità ridotte, per esercitazioni in ambienti reali presso i CAT. In questa fase due gruppi definiti convenzionalmente Blue Force (BLUEFOR) e Opposing Force (OPFOR), si fronteggiano utilizzando armi reali che ai proiettili sostituiscono però raggi laser classe 1 (eye-safe). Le emissioni riproducono esattamente traiettorie balistiche ed effetti del fuoco su mezzi e personale. Militari e mezzi sono geo-referenziati e dotati di sensori “passivi”, in grado di interagire con il segnale laser emesso dall’arma e di determinare esattamente la parte colpita. Vi è poi il “CONSTRUCTIVE”, per il comando e il controllo di unità dipendenti in condizioni di stress elevato, che gestisce gli input alle pedine operative attraverso le attività di pianificazione svolte dai Posti Comando schierati sul terreno. Gli output sono invece determinati dall’esito degli scontri che il software del sistema simula in near real time. Ad implementare i primi due step, anche se ancora in fase di sviluppo, il “VIRTUAL”, che riproduce artificialmente scenari di guerra e teatri addestrativi con la presenza di attori virtuali, ma anche le condizioni di tenuta di un mezzo in relazione all’ambiente circostante. Tutti i dati prodotti vengono analizzati dall’EXCON (Exercise Control), cuore pulsante del sistema: in base a questi vengono evidenziati gli aspetti operativi da potenziare, migliorare o correggere.
Evidenti i benefit della sperimentazione: oltre alla contrazione dei tempi necessari all’organizzazione logistica delle unità, risulta notevole il risparmio di strumenti e risorse. Un esempio fra tutti, quello dei simulatori di guida, che abbattono i costi di carburante e l’usura dei mezzi impiegati. Risvolti significativi anche in fatto di sicurezza del personale: i nuovi sistemi di fuoco “dry-fire” escludono l’utilizzo di munizioni. Eventuali colpi “a salve” o reali impiegati nelle fasi conclusive dei training, inoltre, danno luogo a policy “military green” dall’impatto ambientale estremamente ridotto, con conseguente diminuzione delle bonifiche post-addestramento a fuoco. Secondo il principio della “simulazione distribuita”, infine, il SIAT consente di federare più reggimenti schierati in località diverse, ma accomunati dallo stesso scenario operativo.
L’intero progetto prevede la realizzazione dei seguenti Centri di Simulazione: 1 Centro di Simulazione Constructive a CIVITAVECCHIA (RM), per l’addestramento dei Posti Comando fino al livello Divisione; 5 Centri Addestramento Tattico di I e II livello per l’addestramento in ambiente di simulazione Live distribuiti tra CAPO TEULADA (CA), che sarà dotato anche di un villaggio per la condotta di operazioni in aree urbanizzate (Military Operations on Urban Terrain – MOUT); 1 Centro a MONTEROMANO (VT), dove verrà realizzato un CAT costituito da un modulo BLUFOR di livello compagnia di fanteria leggera, ed un modulo “OPFOR” di livello compagnia; 1 Centro a S. GIORGIO IN BRUNICO (BZ), dove sarà messo a punto un CAT costituito da un sistema di simulazione, un modulo di compagnia di fanteria leggera ed un modulo “OPFOR” di livello plotone per l’addestramento al combattimento delle unità in ambiente alpino; 1 a CESANO DI ROMA (RM), dov’è previsto un CAT costituito da un sistema di simulazione e un modulo BLUFOR di livello compagnia di fanteria leggera, e un modulo “OPFOR” di livello plotone; l’ultimo, infine, a TORRE VENERI (LE), il cui CAT sarà a livello Squadrone con un modulo “OPFOR” di livello plotone esplorante/carri. I sistemi destinati al CAT di Lecce sostituiranno integralmente i simulatori di tiro BT 46 per carri Ariete e blindo Centauro.
Viviana Passalacqua