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Covid-19: una pedina fondamentale sulla scacchiera internazionale

Con “trappola di Tucidide” il grande storico attribuiva lo scoppio della guerra fra Atene e Sparta alla crescita della potenza ateniese, e alla paura che tale crescita causava nella rivale Sparta. Oggi mentre il mondo affronta una delle sue sfide più importanti, lo scenario internazionale ci pone di fronte alla possibilità che questa trappola scatti. Ancor prima dell’emergenza Covid-19, si scorgeva una fase storica in cui una potenza a lungo dominante -gli Stati Uniti- fronteggiava una potenza emergente -la Cina- e in molti, sullo scenario internazionale, temevano per gli effetti di questa competizione.

Un duello già visto

Quest’anno per l’economia globale sarà il peggiore degli ultimi cent’anni. Solo negli Stati Uniti il tasso di disoccupazione nel mese di aprile è passato al 14,7%, il più alto dalla Grande Depressione, e sicuramente le continue pressioni tra Stati Uniti e Cina non porteranno a sviluppi migliori. Nel giro di pochi mesi gli umori dell’amministrazione americana verso Pechino si sono più volte capovolti. Prima le battaglie su Huawei, il 5g e lo spionaggio informatico che, ad un certo punto, sembravano risolte con una stretta di mano tra i due leader, ma con lo scoppio del contagio il Covid-19 è diventato una pedina fondamentale sulla scacchiera internazionale.

Il Coronavirus appare in Cina a “fine dicembre” e per il mese di gennaio si rivela un problema solo cinese. Trump e i suoi esperti non esternano preoccupazione, anzi per tutto il mese e quello successivo, Trump elogerà la Cina: il 24 gennaio sul suo profilo Twitter il Presidente statunitense scriveva: “China has been working very hard to contain the Coronavirus. The United States greatly appreciates their efforts and transparency. I twill out well. In particular, on behalf of the American People. I want to thank President Xi”. Non solo Trump ringraziava il Presidente Xì per il lavoro svolto, ma il 10 febbraio si congratulava anche con l’Organizzazione Mondiale della Sanità, per poi accusarla a metà aprile di aver “portato avanti la disinformazione della Cina riguardo al coronavirus” e decidere la sospensione degli aiuti per un periodo tra i 60 e i 90 giorni.

La comunicazione si fa sempre più difficile

Mentre l’epidemia cresce negli Stati Uniti, a inizio marzo gli infètti sono 1300 e i morti 36, Trump dichiara emergenza nazionale e il tono nei confronti di Pechino cambia. Il Covid-19 inizia e diventare il “virus cinese” mentre il portavoce del Ministro degli esteri cinese accusa “il virus potrebbe essere partito dagli Stati Uniti e portato a Wuhan dall’esercito statunitense, quando lo scorso ottobre più di 300 soldati americani si trovavano a Wuhan per il campionato mondiale di giochi militari”.

La battaglia si sposta sul controllo della narrazione della pandemia e la comunicazione diventa la chiave per decidere chi uscirà vincitore su scala mondiale. Iniziano le ripercussioni sui giornalisti. Il 19 febbraio Pechino espelle tre cronisti del “Wall street journal”, accusati di aver utilizzato un titolo dispregiativo “China is Real Sick Man of Asia”, a cui si accoderanno più tardi anche i giornalisti del New York Times e del Washington Post. D’altra parte, Washington risponde allontanando 60 inviati cinesi dei principali media filogovernativo.

Nel frattempo, le voci che il virus possa provenire dai laboratori di Wuhan, viene smentita il 17 marzo dalla rivista scientifica “Nature medicine”. Il Covid-19 è il risultato di un’evoluzione naturale, arrivata dal pipistrello, ma questo non ferma né la propaganda americana né il Presidente Trump che annuncia l’intervento dell’intelligence americana per investigare sulle origini del Covid-19, mentre la Cina rispedisce le accuse al mittente affermando che gli Stati Uniti spostano l’attenzione dei loro ritardi nell’agire contro il coronavirus.

Lo scontro comunicativo si rinvigorisce con le esternazioni del segretario di Stato americano, Mike Pompeo che domenica scorsa davanti all’Abc, affermava di avere enormi prove che il virus provenga dai laboratori di Wuhan. Posizione ritrattata parzialmente pochi giorni dopo, “ci sono solo delle evidenze ma non delle certezze” e riaccusa Pechino di mancata trasparenza nella fase iniziale del contagio e di continuare a essere “opaca” e a “negare l’accesso” alle informazioni.

Il Covid-19 e la leadership internazionale

Quello che oggi appare più evidente non sono solo le conseguenze del Covid-19 nel mondo ma anche il ruolo che esso ha assunto nella contrapposizione tra Stati Uniti e Cina. Quello che la storia ci dirà è che quel “rinoceronte grigio” (espressione coniata dall’analista politico americano Michele Wucker che si riferisce ai pericoli grandi e trascurati) è già in casa nostra ed ha subito un processo di fusione. Come i tentacoli di una piovra che si legano immediatamente a qualsiasi cosa, il Covid-19 è progressivamente diventato la nuova pedina da sfruttare per respingere l’ambizione della Cina di colmare il vuoto di leadership con gli Stati Uniti. E l’Europa? La sensazione è che l’Ue abbia bisogno di un processo rigenerativo per poter acquisire quel sentimento di unione tanto promosso quanto artificioso. Nell’attesa che questo processo possa presto manifestarsi, la speranza è quella di non restare intrappolati nello scontro tra Usa e Cina. La sensazione è che l’Ue non dovrà fronteggiare solo le gravi conseguenze che il Covid-19 lascerà, oltre a far fronte a questa pandemia che colpisce in maniera orizzontale ogni paese, l’Ue dovrà contrastare da un lato, il forte euroscetticismo presente nei propri confini e dall’altro, la prospettiva di una contrapposizione sempre più forte tra Cina e Usa. Dalle sue risposte dipenderà il suo futuro, la sua leadership internazionale e la sua indipendenza rispetto ai due principali contendenti a livello globale.

Il Coronavirus irrompe in Africa: aumentano gli Stati colpiti e la preoccupazione dell’OMS

AFRICA di

La pandemia da Covid-19 è sbarcata anche nel continente africano. Nelle ultime ore quattro nuovi Stati hanno registrato pazienti positivi, portando a 23 il numero di Paesi Africani colpiti dal virus.

Secondo uno studio della rivista medica Lancet, l’Egitto, l’Algeria e il Sudafrica sarebbero gli Stati a più alto rischio di diffusione del virus, in virtù del volume dei collegamenti e delle relazioni commerciali con la Cina.

Il Direttore Generale dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), Tedros Ghebreyesus, si è detto seriamente preoccupato per la diffusione del virus in Paesi con sistemi sanitari deboli, come è il caso di molti Paesi Africani. Il timore è che, nonostante la percentuale di letalità del Covid-19 sia bassa, questa possa aumentare a causa delle condizioni di vita della popolazione di numerosi Stati del Continente. La preoccupazione degli esperti riguarda, inoltre, le effettive capacità di alcune Nazioni africane di contenere la diffusione del virus, portando ad una potenziale crisi sanitaria dagli effetti devastanti.

Secondo le stime aggiornate dell’OMS e della piattaforma online di monitoraggio Covid19-Africa, il numero più alto di casi si registra attualmente in Egitto con 126 casi, seguito da Algeria (48), Sudafrica (51) e Tunisia (18).  I casi totali sono 347, ma i dati sono in costante aggiornamento e le stime si basano sulle limitate capacità diagnostiche dei Paesi contagiati.

Il Sudan, alle prese con una grave crisi economica dopo la dittatura di Al Bashir, si trova ad affrontare anche l’emergenza Covid-19. Venerdì scorso c’è stata la prima vittima a Khartoum, ed il governo ha decretato la sospensione di visti e voli da e verso 8 Paesi, tra cui l’Italia e l’Egitto. È stata inoltre decisa la chiusura di scuole ed università, ed il divieto di eventi sociali, compresi i matrimoni.

Il Kenya, l’economia più ricca dell’Africa Orientale, ha individuato il paziente 0 in una donna proveniente dagli Stati Uniti. Il Governo di Nairobi ha quindi intrapreso misure atte a contenere un possibile focolaio. Ai cittadini e agli stranieri in possesso di regolare visto è permesso l’ingresso, a condizione che si sottopongano ad un periodo di isolamento nelle proprie abitazioni, o in strutture predisposte dal governo. In generale, quasi tutti i governi africani hanno iniziato ad attivare misure precauzionali: maggiori controlli agli aeroporti e quarantena per i passeggeri provenienti dai Paesi più colpiti.

Il Direttore regionale dell’OMS per l’Africa, Matshidiso Moeti ha sollecitato tutti i Paesi africani a continuare ad agire in tal senso al fine di affrontare l’emergenza e frenare il numero dei contagi. “Ogni paese può ancora cambiare il corso di questa pandemia aumentando le proprie riesposte all’emergenza. I casi sono ancora bassi in Africa e possiamo mantenerli così con solide azioni di tutti i governi per combattere il nuovo coronavirus”.

ONU: Il lavoro della Croce Rossa e di Villa Maraini come modello nella lotta alle malattie mortali

AMERICHE di

Alle Nazioni Unite si è concluso il tavolo per avviare una strategia collettiva finalizzata ad aggredire le cause di malattie mortali come l’HIV, le epatiti virali, la tubercolosi, e le conseguenze sociali, a livello mondiale, come lo stigma e l’emarginazione. Malattie cardiache, ictus, cancro, diabete, malattia cronica di Lyme, depressione sono solo alcune delle malattie prevenibili delineate dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) e che ogni anno uccidono prematuramente 41 milioni di persone, di questi l’85% sono in Paesi in via di sviluppo. Viviamo in un mondo sempre più globalizzato, con un’aspettativa di vita più lunga, un clima in rapido mutamento e con livelli crescenti di urbanizzazione. Viviamo in un mondo che vede cambiamenti di ogni tipo e che vede aumentare il numero delle malattie croniche in tutte le nazioni. Occorre affrontare il cambiamento climatico e l’inquinamento per i loro effetti sulla salute pubblica, occorre affrontare i problemi di salute mentale anche attraverso la prevenzione del suicidio, occorre affrontare l’uso dannoso di alcool e droghe, occorre affrontate i problemi di sotto- e sovra- nutrizione. “Ma possiamo cambiare rotta, potremmo prevenire 10 milioni di questi decessi entro il 2025” ha dichiarato Tedros Adhanom, direttore generale dell’OMS.  Il riferimento è ai “Best Buys” dell’OMS, una serie di 16 interventi pratici che sono “convenienti e fattibili per tutti i paesi compresi i paesi a basso e medio reddito“. L’elenco prevede misure di controllo del tabacco, campagne di vaccinazione e produzione di alimenti che contengono meno zucchero, sale e grassi. I benefici inoltre andrebbero oltre la salute: ogni dollaro investito nei “Best buy”, produrrebbe un rendimento di almeno sette dollari.

Il problema ha assunto un’importanza tale che ora è uno dei principali obiettivi degli “Obiettivi di sviluppo sostenibile” con l’Obiettivo 3.4 . Per raggiungere lo sviluppo sostenibile è fondamentale garantire una vita sana e promuovere il benessere di tutti a tutte le età. Sono stati fatti grandi progressi per quanto riguarda l’aumento dell’aspettativa di vita e la riduzione di alcune delle cause di morte più comuni legate alla mortalità infantile e materna. Sono stati compiuti  significativi progressi nell’accesso all’acqua pulita e all’igiene, nella riduzione della malaria, della tubercolosi, della poliomielite e della diffusione dell’HIV/AIDS. Nonostante ciò, sono necessari molti altri sforzi per sradicare completamente un’ampia varietà di malattie e affrontare numerose e diverse questioni relative alla salute, siano esse recenti o persistenti nel tempo.

     Francesco Rocca, presidente della Croce Rossa Italiana e della Federazione Internazionale delle società della Croce rossa e Mezzaluna rossa, ha detto alle autorità presenti: “Dobbiamo riconoscere i progressi compiuti nella lotta contro queste terribili patologie a livello globale e, in particolare, in Europa. Si tratta del risultato di sforzi congiunti, programmi nazionali e internazionali. La Croce Rossa sostiene la strategia “End TB” e quella per porre fine all’epidemia di AIDS entro il 2030. Tuttavia, questi obiettivi saranno pienamente raggiunti solo se arriviamo davvero ai più vulnerabili: penso a tutte quelle persone che vivono in comunità remote o in ambienti affollati e scarsamente ventilati come le persone migranti, i prigionieri, i rifugiati o le persone che fanno uso di sostanze stupefacenti. Sono quelle che, oltre a pagare il prezzo della sofferenza della malattia, vivono anche lo stigma e la discriminazione. Non abbiamo più scuse. Le nuove tecnologie e le cure mediche possono debellare definitivamente queste patologie. La diagnosi e il trattamento, una volta più complicati, oggi sono possibili anche solo con un semplice kit da utilizzare direttamente nelle comunità o addirittura nelle abitazioni. Ma, mentre si compie questo cammino tecnologico, non dobbiamo sottovalutare il potere del ‘tocco umano’.

Uno degli esempi operativi forniti da Rocca è la Fondazione Villa Maraini, l’Agenzia Nazionale per le tossicodipendenze della Croce Rossa Italiana fondata da Massimo Barra nel 1976. La fondazione offre un insieme di servizi per la cura e la riabilitazione dalle tossicodipendenze, abuso di alcol e gioco d’azzardo, articolati su diversi livelli di soglia: bassa, media e alta, a seconda della motivazione che l’utente deve avere per poter affrontare la terapia proposta. La strategia terapeutica dell’Agenzia è adattare la terapia al soggetto e non viceversa. Qui la Croce Rossa, insieme alla Fondazione Villa Maraini, offre l’opportunità di test gratuiti per la diagnosi immediata dell’HIV e dell’epatite C, nell’ambito della campagna ‘Meet, Test & Treat’. Con questa attività è aumentato significativamente il rilevamento e il trattamento tempestivo dell’HIV e dell’epatite C. Questo è solo uno degli esempi di progetti avviati in tutto il mondo. Le Società Nazionali di Croce Rossa e Mezzaluna Rossa hanno avviato progetti in tutto il mondo per sostenere questo percorso, come la Croce Rossa bielorussa o la Mezzaluna Rossa del Kyrgyzstan.

Il contrabbando di Sigarette: un fenomeno transnazionale

EUROPA di

Il 13 luglio al Centro studi americani, a Roma, è stato presentato lo studio integrato sul contrabbando di sigarette in Italia realizzato da Intellegit, start-up sulla sicurezza dell’Università degli studi di Trento, e con il contributo di British American Tobacco Italia (BAT Italia).

     La narrativa vede nascere il contrabbando internazionale con il soggiorno forzato a Napoli di Lucky Luciano che durante la Seconda guerra mondiale fa superare la dimensione locale al fenomeno di contrabbando camorrista. La storia successiva vede Napoli come centro del contrabbando negli anni ’70 e ’80. Successivamente l’attenzione si sposta dal tirreno all’adriatico per utilizzare le rotte esistenti, anche quelle del traffico umano. La modalità era di tipo extraispettivo, ovvero evitando di assoggettare la merce ai vincoli doganali, ma negli ultimi anni si è avuta una evoluzione di tipo intraspettiva: si sottopone la merce ai prescritti vincoli, ma effettuando manovre fraudolente tali da indurre in errore gli organi preposti all’accertamento sulla natura, quantità, qualità o destinazione della merce come, per esempio, con la presentazione di documenti falsi. Ad oggi i flussi via container partono dalla Cina e passano per la Grecia, mentre via terra seguono la rotta dell’est. La Sicilia è interessata dalla rotta del nord africa, specialmente attraverso la Tunisia, con piccole imbarcazioni o dentro autovetture sui traghetti. La Grecia è uno dei principali hub di transito delle sigarette illecite verso l’Italia, con i carichi di sigarette (sia di grandi che di piccole dimensioni) provenienti solitamente dai porti di Patrasso e del Pireo che raggiungono il nostro Paese specialmente tramite i porti di Ancona, Taranto e Bari. La maggior parte delle sigarette illecite in Grecia nel 2016 (quasi 4 miliardi in totale) è costituita da illicit whites o da pacchetti contrassegnati dalla dicitura del canale duty free. Prin­cipalmente provengono dall’Est Europa o dai Balcani (specialmente da Ucraina, Repubblica di Macedonia, Albania e Bulgaria), dall’Asia (Cina, Vietnam, Filippine), Egitto, Cipro e Turchia: spesso le spedizioni giungono in Grecia dopo aver transitato in zone di libero scambio (ad esempio Jebel Ali negli Emirati Arabi o Port Klang in Malesia). In Europa l’incidenza del consumo illecito varia molto da Stato a Stato. Nel 2016, in testa troviamo la Lettonia con più di 22 sigarette illecite ogni 100 fumate (anche se in calo rispetto al 2015). In coda Portogallo e Danimarca, dove sono illecite circa il 2% delle sigarette fumate. L’Italia si posiziona al 19° posto con 5,8 sigarette illecite ogni 100, incidenza invariata rispetto all’anno precedente ed inferiore a quella della gran parte degli altri Stati europei. Una delle principali leve del contrabbando si può identificare nella grande variabilità dei prezzi di vendita tra i vari Paesi: si passa infatti da prezzi inferiori o uguali ai 0,60 € in Bielorussia, Moldavia e Ucraina agli oltre 10 € in Norvegia e Irlanda. Il contrabbando è particolarmente radicato in alcune aree del Paese, specialmente al sud. La città più impattata è Napoli (1 pacchetto su 4 è di origine non domestica). Al secondo posto Trieste, principalmente a causa della vicinanza con il confine con la Slovenia, dove un pacchetto costa in media 1,25 € in meno rispetto all’Italia. A seguire Salerno (13,6%), Palermo (11,2%) e Messina (9%). La prima città del nord, ad esclusione di Trieste, è Milano (4,6%, con un trend in aumento). Da un’analisi dei soggetti coinvolti si nota un numero elevato di nazionalità sia di chi opera nell’offerta, sia di chi fa parte della domanda. Dal lato della domanda Filippo Spiezia, vicepresidente Eurojust, fa notare che i moti migratori offrono nuove opportunità poiché le condizioni di povertà fanno sì che per soddisfare il proprio bisogno di sigarette sia soddisfatto con le sigarette da contrabbando. Spiezia fa poi notare che Eurojust sta spostando sforzi e risorse su scenari operativi ma che servirebbe un rafforzamento del budget. Per fare ciò è necessario un appoggio politico anche da parte del nostro ministero della giustizia.

     Uno dei problemi che emerge è quello delle Illicit Whites e su cosa fare. Su questo punto di vista il primo problema consiste nel fatto che non vi è accordo sulla definizione e su cosa siano, quindi diventa difficile trovare una soluzione. La ricerca vuole dare una mappatura, che non esisteva, delle Illicit Whites e costruire una banca dati. Questo viene offerto come strumento di operatività. Le definizioni di illicit whites ad oggi presenti a livello nazionale, europeo e internazionale sono molto diverse tra di loro e non esiste nemmeno convergenza sulla terminologia da utilizzare (in alcuni casi si parla infatti di cheap whites). È auspicabile l’adozione di un approccio più strutturato nell’elaborazione di una definizione condivisa, che preveda un confronto tra istituzioni pubbliche, industrie private ed esperti del settore e che includa una definizione sufficientemen­te ampia da comprendere anche tutte le anomalie esistenti. Questo infatti, consentirebbe alle autorità e ai soggetti deputati di porre in essere una più efficace strategia di controllo, attraverso un intervento mirato che muova da una interpretazione univoca del fenomeno e delle basi su cui poggia. Nel rapporto sono stati catalogati, per la prima volta, i marchi di illicit whites rilevati sul mercato illecito italiano nel corso del 2017 riportando, per ciascun marchio, informazioni riguardo il pacchetto, come, ove disponibili, il produttore, il proprietario del marchio, eventuali varianti riscontrate, le città di vendita e il corrispettivo prezzo nel mercato illecito, la quota di mercato e l’eventuale presenza del tassello fiscale o dell’indicazione del canale duty free. Utile per agevo­lare la catalogazione (e dunque l’identificazione) delle illicit whites, sarebbe la creazione di un database condiviso e alimentato, a livello nazionale e sovranazionale dai diversi soggetti coinvolti, secondo regole condivise e che riporti, per ciascun marchio, dati, informazioni e annotazioni di rilievo. Le illicit whites costituiscono una fetta rilevante delle sigarette illecite in molti Stati europei. L’incidenza varia però molto da Stato a Stato: nel 2016 in Italia è stata particolarmente significativa (circa il 60% del totale delle sigarette illecite), con un deciso aumento rispetto all’anno precedente. Dall’incrocio dei dati a disposizione emerge inoltre come nel nostro Paese si consumino più sigarette contrabbandate che contraffatte, le quali sono in costante calo dall’inizio del 2016. Al sud si riscontra un consumo maggiore di illicit whites rispetto al nord. In testa Palermo (quasi il 70% del totale delle sigarette non domestiche), Napoli (59,5%), Catania (55,6%) e Messina (53,9%). La prima città del nord è Modena (50%). In Grecia il consumo di sigarette illecite è diffuso nel territorio in modo molto più uniforme rispetto a quanto non av­viene in Italia. I marchi noti principalmente presenti nel mercato illecito presenti sono Marlboro, Cooper, GR, Winston e Pall Mall. Tra le illicit whites, invece, i più diffusi sono Royal, Gold Mount, President, RGD e Raquel. Da sottolineare come, nel mercato illecito greco, vi sia una sostanziale omogeneità dei prezzi di vendita: indifferentemente dal marchio e dal fatto che si tratti di marchi noti o illicit whites, infatti, il prezzo è sempre fissato a 1,5 €.

     Carlo Sibilia, sottosegretario di Stato al ministero degli interni, ha dichiarato che questa si tratta di una possibilità importante per la politica e per poter passare da una trattazione folkloristica della Campania e del contrabbando a una trattazione fatta di dati. Secondo il sottosegretario è importante che ciò venga messo a disposizione del pubblico e delle start-up, analisi del genere contribuirebbero ad ottimizzare le forze in campo. Sibilia fa riferimento al fatto che occorre rinforzare e svegliare nel tempo le forze dell’ordine e che nel frattempo occorre utilizzare la tecnologia per poter far fruttare le risorse esigue. Occorre quindi che la politica investa sulle nuove tecnologie per spostare e concentrare risorse dove servono. Il sottosegretario ha dichiarato che vorrebbe proporre una collaborazione tra ministero degli interni e ministero per lo sviluppo economico per affrontare il tema delle Illicit Whites che vedono un consumo in Italia del 5,8% e che è destinato ad aumentare. Al momento di stima una perdita di 809 milioni euro. Sibilia ha concluso sottolineando come il fenomeno del contrabbando è collegato ad altri fenomeni come la tratta di esseri umani, il traffico di droghe e il terrorismo e ha detto che occorre “trasformare la scienza in sicurezza”.

     Il fenomeno del contrabbando rappresenta diversi problemi che vedono un minore introito della fiscalità generale e quindi del finanziamento del sistema sanitario, rischi per la salute stessa del consumatore, distorsioni sul piano della concorrenza e, infine, la problematica che vede i cospicui profitti come finanziamento delle mafie e dei gruppi armati. È l’aspetto più inquietante di questo traffico, già dopo gli attentati che hanno insanguinato Parigi nel 2015 gli esperti hanno messo in guardia sul fatto che molti dei terroristi avevano legami con la microcriminalità dedita allo spaccio di falsi e sigarette di contrabbando, e a volte erano essi stessi spacciatori. Una recente inchiesta della storica trasmissione di approfondimento Plusminus della Tv tedesca ARD ha rivelato come anche in Germania il contrabbando di sigarette sia nel mirino dell’Isis e di Al-Qaida. La guardia di finanza per contrastare il fenomeno da tempo svolge analisi di tipo strategico, di tipo tattico e di tipo operativo che vedono l’apporto della componente aeronavale, di unità cinefile e il controllo di porti ed aeroporti. Nella lotta al contrabbando è importante la cooperazione internazionale che deve passare attraverso la cooperazione amministrativa, di polizia, di intelligence e giudiziaria. Altro fattore importante da sottolineare è che da una parte il contrabbando è socialmente accettato poiché viene visto solo come un problema fiscale, dall’altra vi sono pene lievi. I rischi bassi e grossi guadagni potenziali portano l’enorme attenzione e convenienza per le mafie. Aspetti importanti quindi risultano la necessità di omogeneità tecnologica e un coordinamento con una banca dati sovrannazionale. Gli strumenti che si possono utilizzare sono il protocollo dell’OMS sul tabagismo che prevede norme sulla tracciabilità delle sostanze, il protocollo normativo che entrerà in vigore con una direttiva europea nel 2019 e le nuove disposizioni doganali. Tutto ciò serve per migliorare l’analisi del rischio e controllare i mercati anche attraverso una piattaforma elettronica. Importante è avere in futuro una armonizzazione dal punto di vista fiscale tra paesi in modo che non ci sia un incentivo al contrabbando per i differenziali dei prezzi delle sigarette.

     Ad introdurre la giornata di lavori è stato il Sottosegretario di Stato agli Interni On. Carlo Sibilia. Presenti all’appuntamento, moderato dal giornalista Marco Ludovico, oltre ai curatori dell’indagine anche Filippo Spiezia (Vice Presidente di Eurojust), Elisabetta Poso (Direttore ufficio analisi e strategie di controllo dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli), Luigi Vinciguerra (Capo Ufficio Tutela Entrate del III° Reparto Operazioni del Comando Generale della Guardia di Finanza), Eirini Gialouri (Direttore Generale del Dipartimento Dogane e Accise del Ministero dell’Economia della Repubblica Ellenica), Claudio Bergonzi (Segretario Generale di Indicam) e Paolo Messa, Direttore del Centro Studi Americani, che ha aperto i lavori. La ricerca è stata elaborata con la sinergia di Intellegit, start-up sulla sicurezza dell’Università degli studi di Trento, e di British American Tobacco Italia (BAT Italia). L’università degli studi di Treno nasce dai ricercatori e ha la volontà di coniugare ricercatori e imprenditori di capacità per produrre conoscenza che sia utile, pratica e trasmissibile alla società per cambiare il modo di operare. Con questo intento ha dato vita alla start-up Intellegit, un gruppo di ricercatori che lasciano l’approccio “disciplinare” per avere un approccio “trasversale” che vede un coro composto da criminologi, sociologi, giuristi, economisti, matematici e statistici per affrontare il tema della sicurezza. Il significato dello studio non vuole partire dalla scienza bensì dai problemi per creare una soluzione che vede la sintesi della ricerca di impresa, della ricerca universitaria e della ricerca istituzionale per fenomeni complessi e globali. La stessa ricerca parte da quattro idee: integrare i dati pubblici e privati, analisi geografica (dati italiani e transnazionali con focus sulla rotta Grecia-Italia), analisi di rischio e strumenti operativi.

Rainer Maria Baratti
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