Questione migratoria: una guerra di religione tra poveri?
893 i migranti recuperati dalle autorità italiane nelle ultime ore. Mentre incombe il caso dei 15 musulmani arrestati per avere gettato in mare almeno 12 persone di fede cristiana.
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È tempo di sbarchi in Sicilia. La nave Fiorillo, con a bordo 301 migranti, è arrivata, nella giornata di venerdì 17 aprile, presso il porto di Pozzallo (Rg). Stessa sorte per la nave Dattilo, giunta in nottata presso il porto di Augusta (Sr). Qui i migranti identificati sono stati in tutto 592. Tra questi, una donna è stata uccisa da una bombola di gas scoppiata all’interno dell’imbarcazione, mentre altri 16 uomini sono rimasti ustionati. Le procure di Ragusa e Siracusa hanno emesso il mandato d’arresto per gli 11 scafisti coinvolti nelle due vicende. Sale a 893 il numero dei naufraghi salvati dalle autorità italiane nelle ultime ore.
In questo aumento vertiginoso degli sbarchi (altri 200 migranti sono attesi a Trapani), dopo il recupero del peschereccio Airone sequestrato da miliziani libici, la questione migratoria sta divenendo questione religiosa.
È il caso del gommone affondato il 14 aprile al largo della Libia. L’indagine, condotta dal procuratore aggiunto Maurizio Scalia e dal capo della Procura di Palermo Francesco Lo Voi, ha portato all’arresto di 15 persone accusate di omicidio plurimo aggravato dall’odio religioso. L’atto è stato firmato dal ministro della Giustizia Andrea Orlando, dato che i fatti si sono svolti in acque internazionali.
Il resoconto degli inquirenti parla di una rissa scoppiata per motivi religiosi a bordo dell’imbarcazione nella notte del 14 aprile, dove almeno 12 nigeriani e ghanesi cristiani sono stati lanciati in mare da 15 persone di origine musulmana. Dalla testimonianza resa da alcuni testimoni della scena, inoltre, emerge che altrettanti migranti si sono salvati perché hanno fatto scudo umano contro gli aggressori.
L’avanzata e la propaganda dello Stato Islamico in Libia, così come in Nigeria e Mali, stanno trasformando la questione migratoria in una guerra di religione tra poveri. Dopo le parole pronunciate da papa Francesco sul martirio dei cristiani nel mondo a poche ore dalla strage in Kenya, monsignor Nunzio Galantino, Segretario Generale Cei, parla di “un passo avanti verso l’imbarbarimento, nella strumentalizzazione della religione” e accusa l’Unione Europea di lavarsi le mani di fronte ad una dramma che sarà sempre più insopportabile dall’Italia”. Dello stesso tenore, le dichiarazioni del ministro degli Affari Esteri Paolo Gentiloni: “L’Unione europea è la più grande superpotenza economica del nostro tempo e non è possibile che destini solo tre milioni di euro al mese per il salvataggio in mare, una cifra abbastanza imbarazzante”.
Giacomo Pratali
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