GEOPOLITICA DEL MONDO MODERNO

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Milano

A #FORUMAutoMotive Anomalya, la super car made in Tuscany

INNOVAZIONE di

Il bolide 100% italiano sarà in esposizione all’evento in programma il 24-25 ottobre a Milano.

La passione per le due, quattro e più ruote è da sempre elemento propulsore delle iniziative di #FORUMAutoMotive, il serbatoio di idee e centrale di dibattiti sui temi della mobilità a motore in programma il prossimo 24-25 ottobre a Milano presso l’Enterprise Hotel, interamente trasmesso in streaming sulla pagina Facebook: https://www.facebook.com/forumautomotive.   

A rappresentare in modo eccezionale la passione per l’auto in questa edizione sarà la supercar 100% italiana Anomalya, che potrà essere osservata e toccata con mano nella sala che ospiterà i dibattiti tra gli esperti del mondo della mobilità e che sarà presentata da Sly Soldano.

Anomalya nasce da un’idea trentennale di Sly Soldano, Samuele Pasquinucci e Luca Sabatelli, maturata quattro anni fa nella sua straordinaria Sly Garage Factory. In questa realtà di Capannori, vicino a Lucca, lavora quotidianamente con vetture di alto calibro e marchi molto importanti quali Ferrari, Porsche, Bentley. Anomalya nasce dall’esigenza di creare una supercar in grado di riscoprire la vera essenza nell’essere e non nell’apparire, costruita su misura per il divertimento dei gentlemen-driver.

In essa è racchiuso tutto ciò che la tecnologia moderna permette per migliorare stabilità, handling e piacere di guida, ma senza alcun tipo di “filtro” o “bugia”.

Le sue principali caratteristiche:

  • il peso è di 1.080 chili
  • la velocità massima è di 270 km/h;
  • l’accelerazione 0-100 km/h viene coperta in 4.4 secondi
  • il piacere di guida incommensurabile.

Anomalya è, come dice il nome stesso, un’auto anomala, che letteralmente significa “non conforme”, non conforme cioè a tutti quegli stereotipi che spesso vengono proposti come politicamente corretti. 

Clicca qui per il programma completo

Di Anna Tulimieri

Milano è la candidata italiana per il Tribunale Unificato dei Brevetti, a Torino l’Istituto Italiano per l’Intelligenza Artificiale

EUROPA di

Il 3 settembre 2020, con una nota ufficiale, la Presidenza del Consiglio dei Ministri ha individuato Milano come città candidata ad ospitare il Tribunale Unificato dei Brevetti e Torino come sede principale per l’Istituto Italiano per l’Intelligenza Artificiale (I3A), con un obiettivo: creare una sinergia tra le due città e il Governo e allo stesso tempo consolidare l’asse nord-ovest del Paese. La candidatura di Milano è stata, fino all’ultimo, incerta, in quanto la stessa Torino era in competizione per essere la sede del futuro Tribunale europeo dei Brevetti, che diventerà attivo nei prossimi anni.

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Terrorismo: Arresti contro ISiS e Al Qaida in Italia e Albania

ISIS: Milano-Albania-Grosseto

Cinque le persone arrestate mercoledi 1 luglio 2015: il padre, la madre e sorella di Fatima, Sergio Sergio, Assunta Buonfiglio e Marianna Sergio, e due parenti del marito albanese Aldo Kobuzi: in Albania lo zio 37enne Baki Coku e a Scansano (Grosseto) la zia 41enne Arta Kacabuni. alias Anita. Tutti gli altri – Maria Giulia (nella foto quando era ospite della trasmissione Mediaset Pomeriggio 5), Haik Bushura (cittadina canadese), Donika Cocu, Serjola Kobuzi e Aldo Kobuzi (cittadini albanesi) – sono ricercati. Gli indagati, arrestati dopo le indagini della Digos di Milano iniziate oltre un anno fa, erano pronti per partire per la Siria: lì come Maria Giulia si sarebbero uniti ai combattenti
L’operazione Martesë (matrimonio, ndr), coordinata dal procuratore aggiunto di Milano Maurizio Romanelli ha quindi portato in carcere i familiari di Maria Giulia che vivevano ad Inzago, nel Milanese. In Albania, invece, le unità speciali della polizia di Tirana hanno fermato lo zio di Aldo Kobuzi, anche lui in Siria. Si tratta di Baki Coku, 37 anni. Domiciliato ad Arcille di Campagnatico (Grosseto), si trovava nella sua città natia, Lushnje, a circa 70 chilometri a sud della capitale. Dovrebbe essere estradato in Italia. Le persone arrestate sono cinque: i genitori di Maria Giulia Sergio (Fatima), Sergio Sergio e Assunta Buonfiglio, la sorella Marianna e due parenti del marito albanese Aldo Kobuzi: arrestato in Albania lo zio Baki Coku e la zia Arta Kacabuni, arrestata a Scansano (Grosseto).

L’operazione denominata “Martese” (Matrimonio in albanese), è stata coordinata dal prcuratore aggiunto di Milano Maurizio Romanelli. Per Maria Giulio Sergio e per altre nove persone è stata firmata un’ordinanza di custodia cautelare dal gip di Milano Ambrogio Moccia: a tutti viene contestato l’articolo 270 bis, associazione a delinquere finalizzata al terrorismo, articolo di legge che fu introdotto dopo l’11 settembre in Usa.

Le indagini condotte dagli investigatori hanno portato alla individuazione del reclutatore di foreign fighters in Europa Ahmed Abu Alharith, . Tracciando il telefono cellulare di questi e tramite le intercettazioni telefoniche, si è venuto a capo ad una rete organizzativa repida ed efficiente internazionale che collaudava la partenza, il viaggio e lo smistamento in Siria dei foreign fighters e le persone al loro seguito.  “Abbiamo individuato – spiegato Romanelli – un’utenza turca. E si è aperto uno scenario enorme che ha fornito uno spaccato sulle regole per arrivare lì: accorgimenti materiali, come ad esempio l’indicazione di non usare telefoni di ultima generazione ma solo telefoni di vecchio tipo, la necessità di procurarsi schede locali e buttare la scheda vecchia, o la regola di portarsi una sola valigia senza eccessivo bagaglio”. Ha aggiunto Romanelli “Questa persona è una persona importante nello Stato islamico e rivendica il ruolo di interlocutore con vari paesi Europei, gestisce il profilo organizzativo ed è in grado di smistare tutte le persone in arrivo e dirigerli verso lo Stato islamico, a ciascuno viene data una collocazione: gli uomini per lo più vengono addestrati in campi militari mentre le donne restano a casa e svolgono un lavoro di indottrinamento. Il reclutatore è una persona di un certo livello e in alcuni casi parla con persone del suo livello”.

I reclutatori facevano anche un lavoro di convincimento sui profitti di cui avrebbero potuto godere i combattenti in Siria, non solo indottrinamento quindi. Promesse di portata materiale, quali cure sanitarie, macchine a prezzi stracciati, armi ecc. come spiega Lamberto Giannini, direttore del Servizio Centrale Antiterrorismo della Polizia. “Considerate l’attrattiva che questo può avere su persone che vivono una debolezza psicologica e anche economica. I dati sulle origini dei foreign fighters lo dimostrano. È comunque chiaro che non basta l’idea di un’auto scontata per convincere una persona a partire per la guerra”.
Questo aspetto ricorre spesso nelle telefonate tra Maria Giulia Sergio e la madre Assunta dove la figlia assicura la madre nel vendere tutto, non parlare con nessuno, solo con Allah e che “si potrà coltivare tutta la Siria se vuole”. Al padre che chiede se gli possono procure una macchina e la patente dice “No, qua non c’è la patente… Said ha preso la patente come mujahid, come combattente per Allah… Lui guida, non c’è problema… Lui in Albania non aveva la patente, poi ha fatto due mesi di addestramento e, niente, ha fatto tutto… Pa’, se tu vai tu al fronte con Said, con la macchina ti danno anche il kalashnikov…”.

Dettagli organizzativi pratici dai quali emergono alcune peculiarità, anche il fatto che il marito, Aldo, è diventato a tutti gli effetti un mujahid, un combattente del cosidetto Califfato e che la stessa Sergio si dichiara pronta a morire se ce ne fosse bisogno “ anzi, non vedo l’ora!”

Al Qaida: Roma

Altri arresti sono stati eseguiti a Roma dove è stato sgominata una cellula di Al Qaida la quale adoperava una rete virtuale di indottrinamento e reclutamento con lo scopo di organizzare azioni terroristiche. L’indagine è del procuratore aggiunto Giancarlo Capaldo e del pm Elisabetta Ceniccola, che si sono avvalsi di investigatori del reparto antiversione dei carabinieri del Ros, del servizio segreto interno (Aisi) e della collaborazione della Fbi statunitense. In manette sono finiti un tunisino e due marocchini: Ahmed Masseoudi, residente prima a Guidonia e poi a Palombara Sabina (comuni in provincia di Roma), ma attualmente in Tunisia; Abderrahim El Khalfi, residente nel quartiere romano di Tor Pignattara e Mohammed Majene, già in carcere in Marocco per altri fatti. Nei loro confronti è ipotizzato il reato di associazione per delinquere di tipo terroristico. Stando ai riscontri investigativi, “costituivano, assieme ad altri numerosi soggetti non identificati, una cellula estremistica dedita alla jihad islamica, gerarchicamente organizzata ai cui membri venivano demandati specifici compiti di supporto all’associazione islamica affiliata ad Al Qaeda”.
Come risporta l’ordinzanza “l’organizzazione si proponeva il compimento di atti di violenza con finalità di terrorismo e di eversione dell’ordine democratico internazionale, mediante l’apertura e l’amministrazione del sito web di matrice jihadista www.i7ur.com, attivo nella propaganda, nell’arruolamento e nell’addestramento di chiunque volesse partecipare. Tale inchiesta nasce a partire dal 2009 quando era stata localizzata un’utenza riconducibile a Mohammed Masseoudi, dipendente dell’Ambasciata Tunisina a Roma e analizzando gli orari di connessione si riteneva che dietro ci fosse il figlio Ahmed. Questi era il vero amministratore del portale Ashak Al Hur (Amanti delle Uri-Vergini), con riferimento alle presunte vergini che verrebbero assegnate ai martiri del jihad.

Come spiega il procuratore aggiunto di Roma, questa “è la prima cellula affiliata ad Al Qaida a Roma, con un centinaio di membri dislocati in vari paesi”. Per il GIP “ Messaodui e El Khalfi risultano nella completa dedizione all’attività illecita. Essi dedicano la propria esistenza a sostenere Al Qaeda con ogni propria energia e con ogni mezzo, tralasciando i propri interessi personali, ovvero facendoli coincidere con il sostegno all’organizzazione terroristica. Il tutto sarebbe stato compiuto grazie a relazioni di altissimo livello con i vertici di organizzazioni terroristiche, scambiando con questi materiali, supporti, aiuti, informazioni e copertura per la jihad in Europa”.
Reclutamento Is e cellule di Al Qaida nelle mire degli investigatori questa settimana in Italia dalle quali emerge la dedizione incondizionata al terrorismo in nome della guerra “santa” da parte di questi soggetti.

“Expo e i Territori”: l’Italia chiama gli “aussies”

EUROPA di

Il console italiano Cerbo espone un’iniziativa che, attraverso itinerari personalizzati, mira a fare scoprire realtà regionali come Abruzzo, Calabria, Sicilia e Veneto.

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“Expo e i Territori”. È questa l’iniziativa presentata a Melbourne dal console italiano Marco Maria Cerbo davanti a 50 osservatori, tra giornalisti e tour operator. L’obiettivo è quello di far scoprire agli australiani i paesaggi, le bellezze artistiche e i costumi regionali, partendo da una vetrina d’importanza globale come l’evento milanese.

Sotto la lente d’ingrandimento sono state messe Abruzzo, Calabria, Sicilia e Veneto, da cui il visitatore potrà partire per costruire un itinerario personalizzato. Un turismo da incrementare, ma che parte già da una buona base. Infatti, anche a causa della forte presenza italo-australiana, circa un milione di “aussies” ogni anno decide di visitare il Bel Paese.

Giacomo Pratali

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