GEOPOLITICA DEL MONDO MODERNO

Tag archive

Difesa - page 3

La Difesa italiana nel contesto globale

Difesa/EUROPA/POLITICA di

Intensificare lo sforzo della Difesa italiana per mantenere stabilità nelle aree di crisi, facendo i conti con i nuovi tagli imposti al settore e massimizzando i benefit delle cooperazioni internazionali.

[subscriptionform]
[level-european-affairs]
E’ questo il nuovo indirizzo della politica militare nazionale, inserita in un sistema di relazioni globali che da un lato garantiscono il supporto di sinergie operative e tecnologiche, dall’altro esigono risposte efficienti alle nuove sfide poste dal contesto geopolitico mondiale. Mentre l’America ci chiede formalmente di impegnarci ad arginare il problema dell’Ucraina e distendere i rapporti con la Russia, l’Europa ci affida un ruolo preponderante nella risoluzione della crisi mediterranea che la minaccia da vicino.

Ciò significa instaurare un dialogo “super partes” con i Paesi del medio oriente, rinsaldare i rapporti fondamentali con l’Egitto, appianare la questione libica, monitorare le rotte dei migranti e assumerci la responsabilità di stabilizzare l’intera area. Significa, soprattutto, acquisire una leadership che garantisca l’efficacia di strumenti collettivi quali l’Unione Europea e l’Alleanza atlantica per il rafforzamento della Politica Comune di Sicurezza e Difesa, promuovere la condivisione delle risorse tra i Paesi membri, anche in termini di misure fiscali che favoriscano incentivi al comparto militare.

Come da direttive del Libro Bianco presentato dal Ministro Pinotti, l’Italia punta a preferire le partnership multilaterali a quelle bilaterali, in assoluta controtendenza rispetto al passato, allo scopo di valorizzare il legame transatlantico alla luce dell’intesa tra la dimensione europea della Difesa e la NATO. Individuate quindi nelle regioni euro-atlantica e mediterranea le aree d’intervento prioritarie su cui concentrare gli sforzi, la presenza dei nostri militari impegnati in operazioni marginali è stata considerevolmente ridotta.

Delle oltre trenta missioni sparse in tutti i continenti, dunque, ne restano attive ventiquattro, in ambito ONU, NATO e UE. Tra queste, strategiche le missioni UNIFIL e MIBIL in Libano, volte a supportare la popolazione e le condizioni socio-economiche del Paese a seguito del conflitto siriano; la Risolute Support in Afghanistan, successiva ad ISAF e incentrata sull’addestramento delle milizie afghane; la KFOR in Kosovo, che garantisce il supporto alle organizzazioni umanitarie per l’assistenza ai profughi; le missioni European Union Training Mission in Mali, contro i gruppi terroristici locali, e in Somalia, dove l’Italia partecipa alla strategia europea per la sicurezza nel Corno d’Africa; l’operazione Prima Parthica in Iraq, di contrasto all’Isis, e infine la MIL in Libia, successiva alla guerra civile scaturita dalla caduta di Gheddafi.
Viviana Passalacqua
[/level-european-affairs]

La Difesa “tecnologica”

BreakingNews/Difesa/INNOVAZIONE di

«Se gli Alleati non avessero compreso il funzionamento della macchina cifrante ENIGMA, la Seconda guerra mondiale avrebbe avuto un esito diverso», dichiarò l’Ufficiale dell’Intelligence inglese Frederick Wintherbotham, prefigurando il trend che di lì in poi avrebbe caratterizzato per sempre l’evoluzione dei conflitti. Si è parlato a più riprese di guerra “elettronica” e “tecnologica”, per indicare lo sviluppo di diverse modalità di combattimento incentrate su ricerca e innovazione.

Ma il progresso gioca un ruolo fondamentale anche in fatto di strategie di risposta all’offensiva moderna, volte a riportare stabilità in quadri geopolitici compromessi. Si pensi all’accumulo di dati biometrici per l’identificazione dei jihadisti tramite “scansione” dell’iride messo a punto dagli statunitensi, come pure ai Predator, i droni dell’Aeronautica italiana serviti a spiare le mosse di libici e afghani. Ne deriva la necessità di rafforzare la cooperazione non soltanto fra i diversi Paesi, ma anche più direttamente fra l’Esercito e i poli specifici dell’industria e dell’università. Una sinergia irrinunciabile, questa, per far fronte in maniera efficiente alle minacce del terrorismo internazionale e degli attacchi cibernetici.

E’ necessario un sistema di sicurezza moderno, basato sullo sviluppo di “sistemi duali”, destinati cioè ad un utilizzo sia civile che militare, che rivoluzioni la cultura stessa del settore. Strumentazioni all’avanguardia e personale addestrato al loro utilizzo. In tal senso, il Libro Bianco della Difesa parla chiaro: occorre una pianificazione pluriennale trasparente, che garantisca l’efficienza delle risorse e un’adeguata valorizzazione delle eccellenze industriali nazionali importanti sia dal punto di vista dell’innovazione, sia in termini di ricaduta occupazionale. Imprese, cioè, che rappresentano un importante elemento di crescita per l’Italia, ad oggi leader di settore nei comparti dell’aerospaziale e della produzione di armi. Per far questo, specifici piani individueranno i distretti su cui puntare, dando vita a partnership delineate tra Difesa, imprenditoria, università e mondo della ricerca. La programmazione riguarderà anche le voci di spesa. Ultimo acquisto segnato sul bilancio della Difesa, quello di apparati americani per la dotazione missilistica degli aerei robot, mentre fra le novità dell’industria di settore “made in Italy”, i potentissimi droni “Piaggio”.

Viviana Passalacqua

 

 

Libro Bianco della Difesa, come cambiano le forze armate italiane

Difesa di

Lungamente atteso dal mondo politico e militare, il Libro Bianco della Difesa è stato pubblicato in versione definitiva il 21 aprile scorso. Il documento – valevole per i prossimi 15 anni – detta le linee programmatiche per il perseguimento della sicurezza nazionale e la ridefinizione del ruolo italiano su scacchiere internazionale. Una revisione del vecchio testo che si muove sostanzialmente su quattro direttive: l’analisi geo-politica dei contesti di riferimento, la riforma del personale, la riorganizzazione della governance e la pianificazione degli investimenti in tecnologia e formazione. Premesso che, rispetto al passato approccio, spetta ora alla politica l’onere di assumersi la responsabilità delle scelte di settore, mentre all’Amministrazione Difesa il compito esecutivo di attuarle.

Ne deriva la futura necessità di provvedimenti e leggi governative che diano concretezza ai cambiamenti in essere. Primo pilastro del Libro, la valutazione dello scenario geostrategico in cui impegnare o sfoltire la presenza della nostra Forza Armata. Due i contesti prioritari: quello mediterraneo, dove l’Italia è coinvolta in prima persona anche in termini di politica estera e leadership nelle coalizioni internazionali, e quello euro-atlantico, che vede minacciate le tradizionali certezze relative a riduzione degli armamenti e trattati di disarmo. Rispetto al personale, caratterizzato da un’età media elevata e da un forte squilibrio tra gradi e categorie, si propone il ricorso a risorse più giovani, meglio ripartite tra servizio permanente e tempo determinato, e più specializzate.

Corpi di quadri intermedi diversificati e vertici dirigenziali ridotti, con percorsi di carriera e livelli di retribuzione proporzionati non solo al grado e all’anzianità, ma anche allo svolgimento di incarichi specifici. Maggior impulso alla creazione di una Riserva Selezionata che in caso di emergenza potenzi le fila delle unità operative, e all’evoluzione del concetto di Servizio Civile Nazionale. Quanto alla governance, il superamento della tripartizione delle spese di bilancio lascia spazio a una futura legge pluriennale – su cui si pronuncerà il Parlamento – in riferimento a tre voci di costo: personale, missioni e cooperazioni, operatività dello strumento militare. Ultima modifica, la programmazione degli investimenti in formazione e sviluppo tecnologico, in sinergia con i poli della ricerca e dell’industria.

Viviana Passalacqua

DOWNLOAD : Libro Bianco DIfesa

 

Redazione
0 £0.00
Vai a Inizio
×