Immigrazione: 6000 sbarchi nel weekend, strutture d’accoglienza al collasso
L’operazione Frontex e il coinvolgimento di navi di diverse nazionalità hanno permesso di svolgere al meglio le operazioni di salvataggio, grazie anche all’importante lavoro di coordinamento svolto dalla Guardia Costiera italiana. Cifre da record per Moas: “Siamo lieti di poter collaborare anche con le navi stanziate dagli stati membri”, ha affermato il direttore Xuereb.
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Sono circa 6000 i migranti salvati nel Mediterraneo e arrivati in Sicilia nel primo weekend di giugno. Grazie alle telefonate satellitari arrivate dai barconi, la Guardia Costiera, dalla sede nazionale di Roma, ha potuto coordinare i numerosi soccorsi. Decisivo l’apporto di Frontex, che si è avvalsa di imbarcazioni militari di diverse nazionalità europee. Così come importante sono stati gli aiuti forniti dalle organizzazioni non governative, come Msf o Moas, la quale, attraverso l’aiuto di navi militari e private, ha messo in salvo ben 2000 persone.
Mentre il quotidiano inglese The Guardian sostiene che almeno 500 mila migranti sbarcheranno sulle coste italiane da qui alla fine del 2015, nonostante le autorità italiane ed europee tentino di stoppare sul nascere qualunque tipo di allarmismo, la situazione è nei fatti drammatica.
Le sole Palermo e Trapani hanno accolto 860 e 548 persone a testa. Numeri destinati a salire nelle prossime ore. Se i soccorsi in mare aperto hanno funzionato grazie alla cooperazione a livello europeo delle imbarcazioni militari presenti nel Mediterraneo, soprattutto inglesi, irlandesi, tedesche e svedesi, luoghi come la Caritas o i centri di accoglienza sembrano prossimi al collasso.
“A Palermo manca una struttura ponte capace di accogliere grossi numeri. Siamo in emergenza soprattutto in vista del numero di persone pronte a partire dalla Libia. Sarà un’estate di fuoco. Noi mettiamo in campo i volontari e non ci tiriamo indietro”, ha riferito a La Repubblica don Sergio Mattaliano, Direttore della Caritas di Palermo.
Specialmente nel caso del capoluogo di regione della Sicilia, dove non fa eccezione il fatto che la maggioranza degli arrivi siano di nazionalità siriana, eritrea (coloro che dovrebbero godere del diritto di asilo politico, secondo le proposte della Commissione Europea) e sudanese, il 40% dei migranti, dopo la prima accoglienza, cercano soldi per partire alla volta di grandi centri come Roma, Milano, Torino o Bologna. E, come accade già in Grecia, molti di essi hanno intenzione di partire per mete come Germania, Svezia e Norvegia. Altri, invece, tra cui in larga parte minori, rimangono all’interno dei centri d’accoglienza, per poi essere smistati verso altri centri situati in tutta Italia.
Le cifre da capogiro hanno interessato anche Moas, l’organizzazione non governativa con base a Malta. La M.Y Phoenix è riuscita a mettere in salvo 2000 persone provenienti da cinque imbarcazioni differenti: un record per l’associazione diretta da Martin Xuereb. Salvataggi che salgono a circa 6400 se consideriamo le attività da agosto 2014 ad oggi.
“Quello a cui stiamo assistendo è un esodo senza precedenti. Migliaia di persone disperate continueranno a rischiare la propria vita se tutti noi come società civile non saremo in grado di offire alternative a questa gente” ha detto Regina Catrambone, l’impreditrice di Reggio Calabria, fondatrice di MOAS insieme al marito Christopher Catrambone.
E ancora: “Quando l’anno scorso MOAS ha deciso di solcare il Mediterraneo per salvare le persone che continuavano a morire, in tanti ci hanno detto che era un’idea folle. La verità è che questa è una soluzione semplice a un problema complesso. Finchè le persone continueranno a rischiare la vita in mare, la priorità è salvarle”, ribadisce.
“Ci fa molto piacere notare che finalmente salvare vite in mare sta diventando sempre di piú una priorità nell’agenda politica europea – afferma invece Xuereb -. Siamo lieti di poter collaborare anche con le navi stanziate dagli stati membri. Questa è esattamente la cooperazione per cui ci siamo sempre battuti”, conclude il Direttore di Moas.
Giacomo Pratali
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