GEOPOLITICA DEL MONDO MODERNO

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Mindset tribale, il nuovo mood del marketing

SOCIETA' di

Il mercato si conquista tribù dopo tribù riscoprendo l’importanza del gruppo

Sentirsi parte integrante di un gruppo, condividerne passioni, mentalità ed esperienze è da sempre un elemento distintivo dell’essere umano. Lo è oggi più che mai in una società dominata dal consumismo dove le persone sono numeri e i loro bisogni dati da raccogliere per fare profilazione e vendere. Quella comunità in cui ci si ritrova, si parla, ci si dà consigli e si condividono le proprie necessità non è più soltanto un gruppo ma il luogo in cui sentirsi protetti e compresi. È per questo che il nuovo approccio ad una strategia di marketing che funzioni deve essere etico e rispettoso delle persone, partire dai loro bisogni per capire come soddisfarli e migliorare le loro vite.

È proprio da questo bisogno che parte il nuovo libro Mindset Tribale, di Matteo Rinaldi in collaborazione con Luca Bertocci, edito da Franco Angeli, dato alle stampe a giugno e che si propone come un manuale d’istruzioni pratico, diviso in semplici step, in grado di creare, coinvolgere ed emozionare le tribù di oggi. Il libro si pone due obiettivi: da un lato quello di fornire alle aziende una metodologia per creare nuove tribù attorno al proprio brand e, dall’altro, quello di conquistare le tribù già esistenti aggiungendo valore tangibile ai loro membri.

Di fatto, nonostante il concetto di tribù sia ormai radicato nella vita di tutti i giorni, pochi esperti di marketing hanno realmente esplorato questa tematica con un approccio pratico e approfondito. 

Matteo Rinaldi, Adjunct Professor della Luiss Business School e Luca Bertocci, docente presso la Krakow School of Business, sono i fondatori di Human-Centric Group, società di consulenza di marketing che aiuta le aziende a sviluppare brand in grado di creare un legame emozionalmente coinvolgente tra i marchi e le persone. I due hanno lavorato con alcuni dei marchi più famosi al mondo, tra cui Coca-Cola, Danone, L’Oréal, Carlsberg, IKEA, Pirelli, VISA, Carrefour, Sanofi Aventis, EssilorLuxottica, Sodastream, Juventus e tanti altri. Già nel 2020, con “Human-Centric Marketing, prima di consumatori siamo tutti persone”, best seller nella categoria “brand strategy”, Matteo Rinaldi aveva affrontato il lato umano del marketing, quello che riesce ad emozionare e che contribuisce a migliorare la vita delle persone, per farle sentire meglio con se stesse e con gli altri mettendo in evidenza come le aziende di maggior successo partano dal principio che i loro clienti siano anzitutto “persone”, con le loro vite, bisogni, desideri e paure per comprendere, oltre le apparenze, perché le persone fanno quello che fanno. 

Con Mindset Tribale, l’autore, questa volta in collaborazione con Luca Bertocci, ci porta in un altro viaggio emozionante alla scoperta delle tribù moderne. I Pedalist, i Gamers, i Vegan, gli LGBTQ+, le First Time Moms, gli Sturtupper, I Crypto e NTF beliver, i Trapper, sono soltanto alcuni esempi di tribes del nostro tempo. Gruppi di persone accomunate dalla condivisione di valori comuni come il linguaggio, il carattere, la cultura. Ma se le tribù esistono da sempre, il principale cambiamento che il concetto ha subito nel tempo, è il distaccamento da quello che inizialmente era visto come il suo nucleo principale e fondante, la famiglia e, con essa, il luogo di appartenenza e il ruolo di capo. Oggi il concetto di tribù ruota intorno a un nucleo nuovo, meno materiale e più astratto, ovvero quello culturale. “Abbracciare la cultura di una tribe – evidenzia l’autore – significa rispettarne le tradizioni, saper parlare il linguaggio comune, seguire le regole e sfoggiare con fierezza la propria appartenenza a quel gruppo.”

È così che, anche grazie ai social ed alla loro capacità di far incontrare le persone oltre ogni confine geografico, le persone sono state in grado di creare delle community, spazi astratti di condivisione di interessi e contenuti che prescindono da una dimensione fisica e il cui leader non è più l’uomo più anziano o il capo eletto ma qualcosa di diverso. 

Per spiegare questi concetti e soprattutto come riconoscere una tribù e conquistarla, il libro presenta sia casi studio in cui si passa “dalla teoria alla pratica” a cura di Luca Bertocci (Red Bull, Esselunga, Burger King, ecc.), che interviste con esperti di spicco di vari settori.

E così Tiago Santos, General Manager di Danone e Mar Serràn, fondatrice di Origin Insights ed ex Global Insight Director di Danone, attraverso un appassionato brainstorming rivelano come è nata l’idea di questo libro; Fiorella Petrì, rinomata psicologa, sociologa e psicoanalista, spiega da dove nasce l’esigenza intrinseca in ognuno di noi di riunirsi in gruppo; Francesco Lettieri, il regista del celebre film Ultras, svela i segreti di questa tribe, conosciuta solo superficialmente dalla massa, ma con dinamiche ben precise che la regolano; Jordi Guitart, marketing director di Danone, fornisce una panoramica dell’evoluzione del mercato alimentare e, attraverso il caso di HiPro, lo yogurt di Danone ad alto contenuto proteico, chiarisce l’importanza del focalizzarsi su una precisa tribù e sul fattore emozionale nella comunicazione aziendale; Livio Basoli, Chief Creative Officer & Partner di DUDE, illustra la metodologia utilizzata dalle agenzie creative per comunicare alle diverse tribes, concentrandosi su elementi culturali, sociali e umani; Massimo Monti, General Manager di Alce Nero, enfatizza l’importanza del restare fedeli a valori irrinunciabili per la propria tribù target, indipendentemente dalle tentazioni dei trend di mercato dei brand più mainstream; Jessica Abouzeid, Head of Marketing di EssilorLuxottica Middle East, Turkey and Africa, spiega come ogni marketer, attraverso un approccio tribale, possa comprendere a fondo il bisogno di appartenenza delle persone ed adattare di conseguenza le proprie strategie 

Alcuni esperti del settore, come Massimiliano Gasparotto, COO di BMW, definiscono il libro “Pratico come un manuale d’istruzioni, coinvolgente come un romanzo, che mescola analisi psicosociali, aneddoti divertenti e casi pratici per impostare strategie di marketing di successo.” mentre Valeria Casani, Direttrice Marketing Nespresso Italia, Co-Founder GirlsRestart, aggiunge che “…il libro  ispira i marketer a guardare i consumatori con occhi diversi e a creare una connessione emotiva potente e duratura”

Indipendentemente dalla propria posizione dunque e dal proprio ruolo nel mercato odierno, in continua e rapida evoluzione, Mindset Tribaleè una guida alla conquista del proprio target di riferimento, una sorta di pratico manuale di istruzioni che aiuta ad interpretare un fenomeno nuovo recuperando il principio basilare della persona come valore primo e assoluto. Scritto in modo semplice e scorrevole ma senza tralasciare dettagli importanti, è perfetto sia per gli esperti del settore che per chi si affaccia al mondo del marketing per la prima volta. 

Rosy Abruzzo

Tim Enterprise e Anci insieme per lo sviluppo delle Smart City

ECONOMIA di

Spazi urbani più vivibili, sostenibili e sicuri, grazie a nuove tecnologie capaci anche di valorizzare il ricco patrimonio culturale ed artistico. Questo il modello di Smart City emerso oggi a Milano nel corso dell’evento “L’Italia delle città intelligenti e sostenibili. Gli strumenti digitali e attuativi al servizio della PA locale”, organizzato da TIM Enterprise con ANCI con l’obiettivo di illustrare le ultime novità tecnologiche e le opportunità per i contesti urbani e territoriali a disposizione delle amministrazioni locali. Leggi Tutto

Verso il pieno riconoscimento dei diritti degli insulari: l’articolo del professor Gaetano Armao su Federalismi

POLITICA di

La pubblicazione dell’articolo del professor Gaetano Armao sulla prestigiosa rivista giuridica “Federalismi” segna un importante passo avanti nel dibattito sul riconoscimento dei diritti dei cittadini insulari. Il professor Armao, delegato del Rettore dell’Università di Palermo alle questioni dell’insularità, ha presentato la sua relazione alla Conferenza annuale di ICON•S – International Society of Public Law, intitolata “Islands and Oceans. Public Law in a Plural World”, che si è tenuta il 3 luglio 2023 presso la Victoria University di Wellington, in Nuova Zelanda.

L’articolo del professor Armao si concentra sul livello europeo come chiave per completare il quadro normativo e garantire il pieno riconoscimento dei diritti dei cittadini insulari. Questo dibattito assume particolare importanza dopo l’introduzione dell’insularità nell’articolo 119 della Costituzione italiana. Tale modifica costituzionale ha posto le basi per affrontare questioni cruciali legate alle isole e alla loro condizione geografica peculiare.

Sul piano pratico, la condizione insulare impatta indirettamente sulla vita quotidiana dei cittadini in molteplici forme, non sempre  in maniera così esplicita e visibile come nel  caso degli abnormi costi del trasporto aereo che le isole devono affrontare. Questa problematica, non a caso, è oggetto di discussione presso la Commissione europea. L’alto costo del trasporto rappresenta una sfida significativa per gli abitanti delle isole, limitando la loro mobilità e l’accesso a servizi essenziali. Affrontare questa questione a livello europeo è fondamentale per garantire condizioni di parità per i cittadini insulari e favorire lo sviluppo delle comunità locali.

A livello nazionale, i temi legati all’insularità stanno emergendo nel dibattito parlamentare sul disegno di legge relativo al regionalismo differenziato. Grazie alla garanzia costituzionale acquisita con l’introduzione dell’insularità nell’articolo 119, questi temi diventeranno un elemento cruciale per la determinazione dei livelli essenziali delle prestazioni (LEP). Ciò implica che le specificità delle isole e le loro esigenze particolari dovranno essere prese in considerazione nella definizione dei servizi essenziali che devono essere garantiti a tutti i cittadini, senza discriminazioni geografiche.

Il contributo del professor Armao rappresenta un”ulteriore passo avanti nel cammino verso il pieno riconoscimento dei diritti dei cittadini insulari. La sua relazione alla conferenza di ICON•S ha permesso di evidenziare l’importanza del livello europeo e dell’approccio transnazionale nel risolvere le sfide legate all’insularità. Ora, con l’attenzione crescente su questi temi a livello nazionale e internazionale, è auspicabile che si possano trovare soluzioni concrete per garantire la piena parità di diritti e opportunità per tutti i cittadini delle isole.

Gli Stati contraenti e il loro obbligo a rispettate il mandato di arresto della Corte penale internazionale

SICUREZZA di

Si è avuto modo di affrontare la decisione della Seconda Camera preliminare della Corte penale internazionale (CPI) relativo al mandato d’arresto nei confronti del presidente russo Vladimir Putin e Maria Alekseyevna Lvova-Belova, commissario per i diritti del fanciullo della Federazione russa, per i crimini di guerra, in primis, sulla deportazione di bambini ucraini vero la Russia. Per continuare il discorso, credo che sia doveroso porre dei punti chiari sulla questione se gli Stati che hanno ratificato lo Statuto di Roma siano tenuti, in maniera vincolante, a trarre in arresto i due soggetti citati, sulle cui teste pendono i crimini avvenuti nel conflitto bellico russo-ucraino, a seguito della richiesta di cooperazione dell’organo politico giudiziario penale internazionale e se effettivamente compaiano sul proprio territorio, e quale ruolo riveste l’istituto dell’immunità di cui gode il capo del Cremlino, nella veste di capo di uno Stato sovrano e indipendente.

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SERIE A E SERIE B: AGCOM FA OSCURARE 45 SITI INTERNET PIRATA

INNOVAZIONE di

Si intensifica l’azione dell’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni per il contrasto dell’offerta illegale di contenuti sportivi live.

L’Autorità, anche a seguito delle numerose istanze pervenute da parte di DAZN, in qualità di titolare dei diritti per la trasmissione delle partite dei campionati di Serie A e Serie B, ha impartito numerosi ordini cautelari ai sensi dell’articolo 9-bis del regolamento sul diritto d’autore online (Delibera n. 680/13/CONS), procedendo, grazie anche alla fattiva collaborazione degli ISP, alla disabilitazione dell’accesso a 45 siti pirata che trasmettevano illegalmente le partite delle prime due giornate dei campionati italiani di Serie A e Serie B, sfruttando indebitamente contenuti protetti dal diritto d’autore.

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Iran: nuova diplomazia, ma stesso obiettivo

La teocrazia iraniana ha da sempre perseguito un duplice obiettivo strategico: assumere una leadership regionale affermandosi come potenza dominante nel Medio Oriente; costringere gli USA ad abbandonare l’area e allo stesso tempo detronizzare Israele. Questa è stata e rimane la direttiva geostrategica che orienta la politica dell’Iran, ciò che invece ha subito una rimodulazione è stato l’approccio della diplomazia persiana nei confronti dei Paesi del Golfo e della Penisola Arabica.

Nei mesi scorsi, infatti, la diplomazia di Teheran ha adottato una differente e nuova modalità esecutiva che ha sensibilmente modificato la posizione del Paese nei confronti dei rapporti con gli altri Stati del Medio Oriente.

Se il risultato più sorprendente dal punto di vista della ricaduta mediatica può essere considerato il riavvicinamento tra Teheran e Riyad, avvenuto grazie alla intercessione di Pechino, non devono essere assolutamente sottovalutati gli altri passi che l’Iran ha mosso nel tentativo di riconfigurare la sua posizione nell’ambito regionale.

La ripresa di relazioni diplomatiche con gli Emirati Arabi, le ricerca di un dialogo con Abu Dhabi, l’inizio di negoziati con il Bahrain, rappresentano altrettante iniziative diplomatiche volte a presentare l’Iran non come un antagonista scomodo e un vicino ambizioso, ma come un possibile interlocutore di livello e come un partner per la condivisone di progetti che soddisfino interessi reciproci.

Oltre a questi passi l’Iran si è mosso in altre direzioni, dimostrando di voler normalizzare anche situazioni diplomatiche basate sulla adozione di prospettive differenti che in passato hanno opposto Teheran sia al Cairo sia all’Oman. Nel particolare, sono state intraprese significative iniziative per la normalizzazione dei rapporti con l’Egitto, che costituisce uno dei Paesi protagonisti dell’intero MENA e antagonista principale nel ruolo di Paese guida dell’area.

Ma l’azione diplomatica iraniana è stata caratterizzata da una visione a 360°, in quanto sono stati ripresi i colloqui con la Turchia e di conseguenza con la Russia e la Siria per cercare di arrivare a una soluzione che possa risolvere le problematiche che affliggono la regione siriano irachena salvaguardando gli specifici interessi di tutte le potenze coinvolte.

A coronamento di questa serie di iniziative diplomatiche di assoluta importanza, per dare rilievo al nuovo corso della geopolitica di Teheran nei confronti dei Paesi del Medio Oriente, l’Iran ha proposto l’istituzione di un forum regionale dal quale sono esclusi gli USA e Israele, ottenendo una reazione di principio, complessivamente positiva, che potrebbe aprire a nuove prospettive di sviluppo delle relazioni nell’area.

Ovviamente, questo nuovo orientamento strategico non ha risolto d’emblée i numerosi dossier che ancora caratterizzano i rapporti tra Teheran e le Capitali Arabe; infatti, rimane elevata la tensione con il Kuwait e anche con gli stessi Emirati e l’Arabia Saudita a causa di problematiche di particolare rilievo, come rivendicazioni territoriali o il supporto a fazioni contrapposte nell’ambito della crisi yemenita.

Il nuovo contesto diplomatico vede quindi l’Iran proporsi come partner disponibile al dialogo e non come minaccioso vicino pronto a “flettere i muscoli” per conseguire i propri obiettivi.

Tuttavia, rimane insita la diffidenza degli altri attori e la circospezione con la quale le iniziative di Teheran sono accolte, in quanto, nonostante il cambiamento di atteggiamento, rimane immutato l’obiettivo strategico iraniano che punta all’ acquisizione della leadership regionale.

Ma il punto di volta che sorregge il conseguimento di un tale obiettivo rimane quello della eliminazione della presenza USA nell’area.

Solo eliminando la presenza di Washington l’Iran può sperare di assumere quel ruolo di leadership che rappresenta il centro di gravità della strategia perseguita dalla teocrazia di Teheran.

L’eclisse dell’America, inoltre, renderebbe possibile, agli occhi dell’Iran, l’eliminazione del nemico atavico del regime: Israele.

Di conseguenza, se nei confronti dei Paesi del Medio Oriente la diplomazia iraniana ha adottato un atteggiamento decisamente più conciliante e meno aggressivo che nel passato, è nei confronti degli USA e di Israele che si concentra l’azione ostile e provocatoria dell’Iran.

Azione che alterna fasi dinamiche sia dirette, contro gli interessi commerciali nell’area (flusso attraverso il Golfo), sia indirette, con il continuo e massiccio supporto alle organizzazioni terroristiche di matrice islamica che conducono una sorta di proxy war contro gli interessi USA e che agiscono ai confini di Israele mantenendo elevato lo stato di tensione.

Ma quanto risulta efficace questa nuova impostazione diplomatico – strategica da parte di Teheran e come viene percepita dai vari Paesi nell’area mediorientale?

Certamente la fiducia negli USA come garante della sicurezza e dell’equilibrio nella regione ha subito un ridimensionamento notevole a causa di una linea politica priva di visione strategica adottata dalle amministrazioni americane che si sono succedute da Obama in poi (nessuna esclusa), linea che ha dimostrato l’incapacità di Washington di adattare la propria diplomazia a uno scenario i cui parametri sono in continuo mutamento. Le azioni volte a cercare di invertire questa tendenza poste in atto dalla attuale amministrazione, anche se si sono dimostrate poco efficaci e abbastanza maldestre, hanno avuto, almeno, il pregio di cercare di recuperare il terreno perduto.

La sensazione di insicurezza creatasi ha spinto i Governi dell’area a individuare delle alternative che possano colmare il vuoto lasciato dagli USA, offrendo la possibilità alla Cina di entrare quale attore di rilievo nell’area e concedendo alla Russia un rientro da protagonista nello scenario. Contestualmente, l’acquisizione di una maggiore consapevolezza nelle capacità intrinseche di alcuni Paesi (Arabia Saudita, Egitto, Turchia) nel poter ricoprire un ruolo sempre più incisivo, ha fatto nascere il concetto di Media Potenza che sta cambiando gli assetti geostrategici generando nuovi centri di equilibrio regionale.

Nonostante la nuova impostazione diplomatica di Teheran possa essere considerata, pur con un certo ottimismo, di successo, rimane la diffidenza di fondo degli altri Paesi che temono che una volta eclissatasi la potenza USA l’aggressività dell’Iran non sia più contrastabile. La presenza della Cina, partner critico dal punto di vista commerciale ed economico, e di una Russia in difficoltà non sono considerate alternative affidabili per garantire la sicurezza e l’equilibrio.

Questa situazione genera, da un parte, un atteggiamento ambiguo nei confronti degli USA, contraddistinto da aperture caute e ricerca del massimo risultato ai fini del conseguimento dei propri interessi, cercando di evitare una situazione di completa dipendenza/sudditanza diplomatico politica alla strategia di Washington.

Dall’altra, un’azione abbastanza spregiudicata nell’intraprendere soluzioni alternative, ricercando partnership e collaborazioni dirette sia verso il Sud Emergente (Global South) sia verso l’Unione Europea, identificando in essa quelle realtà politiche in grado di formulare visioni strategiche di ampia portata.

Il successo della strategia iraniana non è affatto scontato; in primo luogo, le preoccupazioni degli altri Stati non sono state di certo ridimensionate da questo nuovo corso della diplomazia, in quanto gli artigli di Teheran sono sempre più affilati.

In secondo luogo, anche se gli USA hanno visto decadere la loro influenza regionale, rimangono comunque l’unica potenza che l’Iran considera con rispetto e teme e di conseguenza sono ancora un elemento critico nell’equilibrio della Regione.

In terzo luogo, inoltre, anche ammettendo la scomparsa della presenza USA, l’Iran si troverebbe a confrontarsi con una Cina decisamente in ascesa e desiderosa di imporre la propria leadership in quella regione che rappresenta il trait d’union tra l’Asia e il Mediterraneo, dove è puntata la direttrice strategica della Road and Belt Initiative di Pechino.

Infine, anche se Israele è attraversato e scosso da una crisi costituzionale senza precedenti e sembra aver perso la lucidità diplomatico politica che ne ha caratterizzato la storia, le sue potenzialità non possono essere sottovalutate e l’esito di un eventuale conflitto, oltre a non essere affatto scontato per Teheran, altererebbe drammaticamente l’assetto dell’intera regione e potrebbe trasformarsi in un clamoroso insuccesso per la teocrazia iraniana.

Quindi, in sintesi, il nuovo corso della diplomazia dell’Iran rappresenta il tentativo di rendere meno ostili i Paesi dell’area mediorientale, mostrando una postura meno aggressiva e più incline a forme di collaborazione locale limitate, il cui fine ultimo è comunque quello di porre le condizioni per eliminare la presenza USA, che rappresenta l’ostacolo insormontabile per poter raggiungere quella leadership regionale che l’Iran insegue dalla rivoluzione del 1979.

La diplomazia persiana ha radici millenarie e l’Iran di oggi ha ereditato questa raffinatezza di pensiero, ma lo scenario non è solamente limitato allo scontro Iran vs. USA in quanto il palcoscenico adesso ospita nuovi protagonisti le cui aspirazioni geostrategiche sono altrettanto aggressive e di portata globale.

Ma questa complessa scenografia geopolitica è estremamente fluida e quindi c’è posto anche per altri protagonisti ed è qui che l’Europa potrebbe trovare le condizioni adatte a recitare un importante ruolo in questo Grande Gioco che è in atto per costruire il Nuovo Ordine Mondiale.

Competere.eu, nubi nere sull’economia italiana

ECONOMIA di
Italia: Roberto Race (Competere.eu): “si ammassano nubi all’orizzonte sulla dinamica economica italiana, ancora non colte dai previsori. C’è il rischio che la crescita del PIL italiano nel 2023 e nel 2024 vada peggio delle attese. Se ciò si verificherà, è fondamentale valutare quali saranno le implicazioni per la NADEF e la legge di bilancio”. Secondo l’analisi del think tank, credit crunch, le conseguenze dell’inflazione, crollo dell’import e recenti dinamiche del turismo sono segnali che indicano un forte rallentamento.
 

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L’economia circolare? Si può applicare anche al turismo culturale

ECONOMIA di

CON L’INNOVATIVO PLEDGE FUND MESSO A PUNTO DA INIZIATIVA NELL’AMBITO DEL PROGETTO BE.CULTOUR

Il progetto è finanziato dalla Commissione Europea nell’ambito di Horizon2020 Aliona Lupu (partner di Iniziativa): promuoviamo un nuovo approccio in linea con le indicazioni delle istituzioni europee sulla creazione di strumenti finanziari per uno sviluppo sostenibile. Il bando scade il 31 agosto. Leggi Tutto

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