Il ferragosto di Virzì anticipa l’estate e certifica la “catastrofe” italiana.

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Porto ancora con me il ricordo di quel favoloso film del 1996 che Virzì raccontò con un poetico romanticismo che alternava, con i suoi protagonisti, usi e costumi di un’Italia che stava succhiando l’ultima linfa di quel nuovo modello di benessere chiamato “disastro” che dieci anni dopo avrebbe avuto il suo start e non si sarebbe mai più fermato. Chissà se Virzì l’avesse già intuito; di fatto “Un altro ferragosto” lega benissimo con il primo film, talmente bene che sembra quasi che dal 1996 ad oggi il regista livornese abbia vissuto tra le maniacali ossessioni ideologiche di Sandro Molino (Silvio Orlando) e lo “sviluppo” (se così possiamo definirlo) di quello che rimane della famiglia del commerciante romano Ruggero Mazzalupi interpretato magistralmente da Ennio Fantastichini.
Mi domando in quale altro modo avrei potuto immaginare quei personaggi trent’anni dopo, sulla stessa isola e con le famiglie allargate. Tutto in questo sequel è perfetto. Il ritmo è piacevole e secondo me girare questo secondo film è stato più difficile del primo, perché riuscire a rappresentare così bene l’Italia di oggi non è semplice. Virzì lo fa con una raffinatezza ed intelligenza unica inserendo dei personaggi nuovi che bene rispecchiano quello che oggi noi siamo. Un principio di una decadenza inarrestabile o l’inizio della stessa che apre però un lume di speranza nel nipotino di Roberto Molino (Silvio Orlando)? Guardate il film e cercate in voi la risposta.

Il ragazzino, Tito, che solo apparentemente non “invade” la storia del film è, secondo me, ciò che ci rimane di più bello. L’innocenza, le lacrime vere, l’attaccamento al nonno e l’indifferenza nei confronti della “insopportabile” maturità che passa, in questa epoca, attraverso varie generazioni, dai ventenni ai settantenni. Mi viene da dire: “Speriamo in lui”, nel nipotino, che grazie alla sua vocazione a condividere la serena lentezza con la quale il nonno lo educa al bello e ai valori insegnandogli la storia e l’opportunità che la democrazia ci ha dato li dove è addirittura possibile scrivere una lettera al Presidente del Parlamento Europeo, al di la se risponde o no, potrebbe ricostruire la nostra grande Italia, la nostra Società, la nostra scala dei valori.


La nostalgia di un’italianità vera figlia di sofferenze e coraggio che vive tutta la vita nella testa di Molino si spegne completamente nell’effimera ed espansiva notorietà di una influencer e del suo entourage. Ecco che ritorna Fantastichini seppur nella figura della primogenita Sabrina, bruttina, ignorante ma ricca e infelice. Continuamente alla ricerca di un amore sincero quasi Disneyano che sull’isola di Ventotene diventa però circo mediatico votato al profitto. I numeri sono i veri protagonisti di oggi e l’Influencer Sabrina li rappresenta al meglio grazie all’aiuto del suo vanesio e cafone fidanzato Cesare, interpretato da un super tatuato Vincio Marchioni, che sfoggia sul possente avambraccio “Memento audere semper” motto della X MAS che affonda quando l’audace Marchioni si butta in lacrime nelle braccia del ricco figlio di Molino omosessuale e miliardario.


Gli attori sono tutti formidabili, anche se un plauso vorrei farlo proprio a Paola Ferraioli Ravel che nel suo ruolo è semplicemente straordinaria. De Sica per l’ennesima volta riesce ad esprimere il suo talento alla grande. Anche se in questo film qualche rigurgito del vecchio menzognere, faccendiere rocambolesco e sbruffone che tanto ha fatto ridere nei suoi personaggi del passato, vien fuori seppur a malapena, ma diventa malinconico e deprimente e per questo risulta bravo e credibile nel ruolo dell’Ingegnere amante della Ferilli.


Infatti, andando a vedere il film non cadete nel tranello di vedere la stessa coppia Christian De Sica Sabrina Ferilli del film “Christmas in love”, qui c’è poco da ridere ma la verità è che entrambi dimostrano davvero di essere due grandi attori e De Sica certifica il suo talento al momento di una carriera che lo sta premiando per quello che davvero egli è: un grande artista.

Insomma i nostalgici comunisti finiti nelle tendenziose abitudini radical chic e “nuovi liberali” più pratici ma ignoranti in qualche modo si ritrovano, ma i cambiamenti e la rassegnazione è tanta.
“Un altro ferragosto” non è lo stesso di trent’anni fa e con una incredibile e sfacciata realtà mette in evidenza tutto quello che nel primo film dovevamo comprendere per capire poi come tutto andasse a finire. L’isola, le famiglie, la politica…l’Italia.

Non ci sono più, Ruggero (Ennio Fantastichini) e Marcello (Piero Natoli) prematuramente scomparsi, e al loro ricordo voglio dedicare questo articolo ma il nuovo cast è all’altezza e soddisfa a pieno quanto, a mio punto di vista, il racconto vuole evidenziare. Nel finale c’è tutta l’Italia di oggi che esce fuori nelle facce dei singoli. Andate a vederlo perché aiuta tutti noi a guardarci dentro e forse ad impegnarci un po’ di più verso quei ragazzini, come il piccolo Tito, ai quali magari possiamo ancora dire e lasciare qualcosa di buono.

Bookreporter Settembre

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