Alfredo Bosco e Andrea Sceresini bloccati a Kiev, revocati gli accrediti per seguire la Guerra in Ucraina

in Guerra in Ucraina by


Dal 6 febbraio dopo oltre un anno di attività sul campo ai due giornalisti è stato revocato l’accredito necessario per seguire il conflitto. I due reporter – che lavorano per varie testate europee, tra cui LA7, Mediaset, il Manifesto, l’emittente tedesca Rtl, l’Espresso, il Fatto Quotidiano, le Figaro Magazine, la Croix, sono esperti di reportage in zona di guerra, Alfredo Bosco ha seguito dal 2014 la crisi Russo-Ucraina ma nel suo curriculum ci sono attività giornalistiche nei punti più caldi del globo, dal medio oriente al Messico dove ha raccolto le testimonianze della lotta al narco traffico. Foto reporter di grande capacità, selezionato nel 2018 allo Joop Swart Mastercalss del World Press Photo, i suoi lavori sono stati pubblicati nei principali settimanali italiani e francesi. Secondo il loro avvocato Alessandra Ballerini, i due giornalisti dovrebbero essere interrogati dai servizi di sicurezza avendo svolto alcuni reportage sulla situazione nel Donbass. Abbiamo raggiunto Alfredo Bosco a Kiev dove è bloccato e impossibilitato a riprendere il suo lavoro.
Come avete saputo della notifica del provvedimento di sospensione dell’accredito?
Abbiamo saputo della notifica della sospensione dell’accredito il 6 Febbraio e l’abbiamo saputo tramite la ricezione dell’email proprio dal ministero della difesa ucraino che diceva a me Andrea Sceresini che i nostri accrediti erano stati sospesi. Oltretutto anche un nostro collega, Lorenzo Giroffi a cui era già stato per ben due volte di entrare nel paese, ha ricevuto la stessa notifica. L’accredito militare viene assegnato dal ministero della difesa ma passa sotto il controllo dei servizi di sicurezza ucraini SBU. Quello che ci ha però lasciato molto perplessi è il fatto che poco prima un fixer ucraino  a cui avevamo chiesto i contatti per lavorare coi militari ucraini a Bakhmut ci ha mandato un messaggio molto aggressivo dicendoci “ad uno di voi gli è stato cancellato l’accredito, non sospeso ma cancellato perché è un collaboratore russo non contattatemi in più non voglio avere a che fare con voi.”
Non conoscete ancora formalmente l’accusa che vi viene addebitata, quale potrebbe essere?
Non conosciamo ancora formalmente l’accusa la sappiamo solo in maniera ufficiosa, se abbiamo lavorato nei territori separatisti siamo sospettabili di essere propagandisti filorussi, una logica che è al di fuori del nostro senso civile e ci mette molto in difficoltà. Avremmo veramente preferito che almeno l’accusa fosse formale perchè un’accusa formale ti permette di affrontarla mentre un’accusa informale e un silenzio da parte loro ti mette in difficoltà, perché queste sono voci che girano comunque in ambienti vicino a quelli dei servizi di sicurezza e dei fixer ucraini e in un paese di guerra è una questione che può anche avere delle conseguenze molto negative per due stranieri che sono in questo paese.
Da quanto attendete notizie dalle autorità di Kiev?
Attendiamo notizie dalle autorità di Kiev proprio dal 6 Febbraio, ci sono state pochissime comunicazioni, una era  da parte dei servizi di sicurezza ucraini che ci chiedevano “ci potete dire chi vi ha segnalato o se sapete di qualcuno gli abbia segnalato?”, abbiamo risposto e non abbiamo ricevuto più nessuna risposta. Oltretutto le poche notizie che avevamo c’è le ha date ovviamente l’ambasciata italiana tramite i loro contatti con la Farnesina e con le autorità locali però diciamo che attendiamo queste notizie vere da dal 6 Febbraio.
Nei giorni scorsi il Presidente dell’Ordine dei Giornalisti, Carlo Bartoli, ha chiesto “ al Ministero degli Esteri di attivarsi al più presto per accertare la situazione e garantire ai due connazionali condizioni di sicurezza e agibilità per poter svolgere il loro lavoro” Quali sono le vostre aspettative ?
Le nostre aspettative sono quelle di riottenere la possibilità di lavorare e che quindi venga annullata la sospensione dei nostri accrediti, è un anno che io e Andrea Sceresini lavoriamo sul campo qui in Ucraina e mi auguro che anche a Salvatore Garzillo, in una situazione diversa dalla nostra, venga concesso di nuovo di accedere al paese e poter lavorare su il conflitto scatenato dall’invasione russa. Il problema è che queste sono le nostre aspettative ma siamo poco ottimisti, visto che i servizi di sicurezza ucraini continuano a non volerci incontrare, a non darci la possibilità di parlare con loro, quando sarebbe la cosa più semplice per entrambe le parti. Non volevamo che la notizia uscisse ma un certo punto è stato necessario, ovviamente tutti i colleghi presenti in Ucraina sapevano della nostra situazione e abbiamo dovuto valutare cosa era meglio fare per noi e abbiamo deciso, pesando il lati negativi e i lati positivi, che fosse meglio per noi far uscire la notizia.
Per quanto ne sapete quanti sono i colleghi italiani che stanno affrontando una situazione simile?
Io posso parlare solo per quattro colleghi me stesso Andrea Sceresini poi c’è Salvatore Garzillo e Lorenzo Giroffi, noi quattro abbiamo problemi con le autorità ucraine e parlo di servizi di sicurezza ucraini, di altri sono voci che ho ma nulla di confermato e nulla di ufficiale.


Nel frattempo in Italia si attende ancora una posizione della Farnesina sulla situazione che speriamo si possa risolvere positivamente nel più breve tempo possibile dando la possibilità ai due giornalisti e a quanto sono nella loro posizione di riprendere a lavorare e raccogliere le oggettive testimonianze su un conflitto che dopo dodici mesi ancora non vede una prospettiva di pace.

 

Iscriviti al Canale di European Affairs Magazine
Bookreporter Settembre

Lascia un commento

Your email address will not be published.

*