Mario Draghi alla guida del paese

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Mario Draghi ha sviluppato durante gli anni della sua carriera lavorativa una visione chiara e completa dei problemi dell’economia della società contemporanea e degli strumenti da utilizzare per migliorarla.

Lo dimostra sul campo in quanto uomo d’ azione, sia al tesoro negli anni novanta che a capo della BCE in seguito. Economista dalle scelte coraggiose, convinto che le incertezze non portino altro che al dissipamento delle potenzialità economiche.

La linea politica e umana di Draghi è fortemente condizionata dall’ insegnamento della Chiesa, la dottrina cattolica è  per lui fondamentale, il fatto che l’espulsione dell’ etica dal campo dell’ indagine scientifica sia stata messa in discussione abbia generato un modello incapace di dar conto compiutamente degli atti umani in ambito economico.

Il fine ultimo per Mario Draghi è il bene comune, se per raggiungerlo si è indifferenti all’ etica il profitto rischia di generare povertà.

Propone un modello in cui il trionfo delle disuguaglianze ampiamente sviluppatosi nell’ era della globalizzazione, venga abbattuto aggiornandosi al modello di concentrazione internazionale, non dimenticando i temi dell’uguaglianza e dell’ inclusione.

In questo momento storico afferma che la necessità sia di ricostruire la fiducia delle imprese, delle famiglie, delle persone nella capacità di crescita stabile delle economie.

La sua concentrazione al momento si focalizza sul Recovery Plan, cercando di spianare le incertezze di Bruxelles nei confronti della versione dell’ esecutivo uscente.

In tutto si tratta di 224 miliardi di euro ( circa 209 miliardi dal Recovery and Resilience Facility e 14 miliardi dal fondo Reacteu) che il nostro Paese riceverà entro il 2026.

Le critiche più pesanti sono rivolte alla mancanza di punti specifici in ciascun progetto, e di un crono programma dettagliato. Il recovery Plan così come si presenta nella versione del 12 gennaio rischia di aggravare il deficit di ulteriori 35, 6 miliardi di euro. Anche il piano industriale ha destato molte perplessità dopo le audizioni parlamentari con le principali forze produttive del paese, si dovrà quindi lavorare ad una versione aggiornata del piano anche mediante il confronto con gli steack holder.

Gli obiettivi da raggiungere prefissati sono sicuramente la crescita del PIL di tre punti al 2026, così da generare un impatto positivo su occupazione e su tutti gli indicatori del benessere, selezionando i singoli progetti  d’ investimento che puntano   a concentrare gli interventi su quelli trasformativi a maggiore impatto sull’ economia e sul lavoro.

Si procederà in oltre su un’ altra questione fondamentale,  Si procederà con la scelta di qualcuno che abbia più esperienza nella gestione di situazioni emergenziali? In molti, politici e tecnici, ipotizzano un maggior coinvolgimento della Protezione Civile, fin qui rimasta ai margini

Si vuole accelerare per la vaccinazione di massa, i volontari del sistema – 800mila persone, 300mila dei quali attivi – possono essere l’arma in più. Ma al di là dei nomi, è la linea che Draghi deciderà di seguire quella che conta.

L’altro aspetto importante a cui Draghi potrebbe guardare è quello indicato nelle raccomandazioni della Commissione europea in cui si chiedono due cose all’Italia “rafforzare resilienza e capacità del sistema sanitario per quanto riguarda gli operatori sanitari, i prodotti medici essenziali e le infrastrutture; migliorare il coordinamento tra autorità nazionali e regionali”. 

F.B. Fumarola

Bookreporter Settembre

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