“La decisione più difficile degli ultimi 7 mesi”, così la definisce la governatrice Carrie Lam durante la conferenza stampa del 31 luglio, al momento di annunciare il rinvio di un anno delle elezioni legislative di Hong Kong, che si sarebbero dovute svolgere il 6 settembre.
La ragione ufficiale citata da Lam è il rischio sanitario: l’ex colonia britannica sta vivendo la più grave ondata di contagi dall’inizio della pandemia di Coronavirus. La governatrice ha dichiarato che esporre al Coronavirus milioni di persone tra funzionari elettorali e votanti minaccia di travolgere il sistema sanitario pubblico. La leader pro-establishment giustifica la mossa anche con il fatto che alcuni cittadini di Hong Kong sono bloccati in Cina e all’estero per la pandemia, e non possono fare ritorno per votare. Per poter portare avanti la decisione la governatrice ha invocato i poteri di emergenza affermando di avere tutto il sostegno dell’autorità centrale di Pechino.
Immediata la reazione di 22 deputati del movimento pro-democrazia, che secondo la testata locale South China Morning Post hanno condannato l’iniziativa ricordando che le elezioni per il rinnovo del consiglio legislativo “sono uno dei fondamenti costituzionali su cui poggia Hong Kong”. I deputati di opposizione hanno ricordato poi che la legge consente il rinvio delle elezioni “di soli 14 giorni”. Il rinvio delle elezioni costituisce un colpo durissimo per gli attivisti pro-democrazia.
Il rinnovo del Consiglio legislativo di Hong Kong, il parlamento locale, avviene ogni 4 anni e costituisce un evento di indiscussa importanza per la regione, in quanto si tratta della principale occasione di partecipazione democratica per la popolazione, nonostante siano eletti con suffragio universale solamente 35 dei 70 membri dell’assemblea (i restanti 35 sono infatti nominati indirettamente attraverso collegi professionali sulla base di elettorati limitati).
I sostenitori del movimento pro democrazia speravano di aumentare sensibilmente il loro peso nel Consiglio legislativo, dove attualmente siedono 14 loro rappresentanti. Lo scorso anno, alle elezioni dei consigli dei vari distretti cittadini, l’opposizione aveva conseguito un risultato strepitoso e puntavano a replicarlo alle elezioni del 6 settembre.
“Nessuno crederebbe che il rinvio sia dovuto esclusivamente alla pandemia”, ha affermato Alvin Yeung, deputato in carica e leader del Civic Party. “L’unica altra spiegazione logica è che stanno cercando di guadagnare tempo, perché prevedono una vittoria schiacciante del campo democratico e vogliono impedire che accada”.
Ancora più dure le parole di Joshua Wong, uno dei principali leader del movimento democratico, che ha definito la decisione di Lam: “La frode elettorale su più grande scala nella storia di Hong Kong “.
Il leader dissidente sostiene che si è trattato di un “golpe sanitario” e che le elezioni, sebbene formalmente rimandate, non si terranno in realtà mai più. Così scrive su Twitter: “la lealista di Pechino Carrie Lam ha inscenato un grande presser per fuorviare i media stranieri l’elezione è di fatto cancellata, non rimandata”.
Laura Iannello